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Autore: MockingbirdBlack    23/06/2011    2 recensioni
Draco Malfoy questa volta ha commesso un reato grave, condannato ad abitare tra i babbani per un anno intero a New York..dove lo aspetta una misteriosa persona che gli sconvolgerà la vita.
Questa è una Dramione, avente una trama complicata. Piena di passione e sentimento e ovviamente magia. Spero che vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- MINISTERO DELLA MAGIA –
 
 
- Con il potere avente il Ministro della Magia io, Cornelius Caramel , dichiaro il signorino Draco Malfoy, figlio di Lucius Malfoy e Narcissa Black, accusato dal Ministero della Magia per pessima condotta di mago nella scuola di Hogwarts contro studenti e a Londra contro Babbani. Con il potere conferitomi lo condanno ad allontanarsi per dodici mesi a vivere come un babbano nella città di New York negli Stati Uniti d’America. Non gli sarà concesso fare usi impropri della magia, sebbene gli concediamo di mantenere sotto custodia la sua bacchetta personale. I suoi incantesimi ovviamente saranno controllati da alcuni dei maghi più esperti che si trovano a New York. Gli sarà inoltre concesso di smaterializzarsi e materializzarsi. Anche in questo caso sarà controllato e non potrà entrare in contatto con altri maghi tranne che con la famiglia di auror dalla quale andrà a vivere. Sarà scortato fino all’aeroporto di Londra dove la attende un funzionario del ministero che gli darà le istruzioni per partire con un aereo per l’aeroporto di New York dove i signori Marie e Robert Jonhson, che la ospiteranno nella sua permanenza, lo attenderanno lì. Prima di partire le daremo una valigia con abiti adatti al mondo babbano, un passaporto, e  una carta di identità con le sue informazioni personali. Le concederemo di farle portare degli oggetti a suo piacimento. Il Ministero Della Magia. – 
Nella sala c’era un ragazzo, sui diciassette anni, capelli biondi da albino, occhi grigi e azzurri color ghiaccio. Manteneva lo sguardo fisso sull’uomo che leggeva la lettera, ma ad ogni parola serrava i denti, come se quelle parole taglienti gli stessero causando un danno alla bocca. L’espressione rimaneva dura, senza far tralasciare nessuna emozione, anche se dentro stava esplodendo di rabbia e, anche se remoto e non visibile, di dolore.
Apparteneva a una famiglia molto ricca, tra le più prestigiose nel mondo magico. La famiglia Malfoy era conosciuta come purosangue, o meglio si chiamavano loro stessi in questo modo; era nota per aver avuto sempre tutti i membri della famiglia appartenenti alla casa dei Serpeverde nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Anche Draco vi apparteneva ed era sicuramente fiero di farne parte. A scuola era uno studente molto brillante e anche ammirato dalle ragazze per la sua particolare bellezza e mistero che possedeva.
Al termine dell’udienza si alzò con indifferenza dalla sedia e uscì dall’aula. I signori Malfoy, dopo aver stretto la mano ai funzionari del Ministero, raggiunsero il figlio. La madre era palesemente scossa e piangeva silenziosamente. Il signor Malfoy aveva un espressione dura, molto seria; provava un sentimento di disprezzo verso il figlio, ma provava molto più ribrezzo per la decisione del ministero. Posò una mano sulla spalla del ragazzo biondo ed entrarono nell’ascensore. Lucius Malfoy era sempre stato orgoglioso del proprio figlio ed era d’accordo con la sua opinione che i provvedimenti presi erano assolutamente esagerati.
- Sgradevolmente inaccettabile. – sussurrò Lucius a denti stretti.
Arrivarono davanti a uno dei tanti camini del piano centrale e tornarono a villa Malfoy, avvolti dalle fiamme verdi.
- Draco, vai a preparare i bagagli – disse Lucius al figlio, poi con disgusto disse – Dovremmo trovarti dei bagagli babbani – pronunciando quest’ultima parola quasi sputandola.
- Certo padre – il figlio andò nelle sue stanze e mise alla rinfusa i vestiti e gli oggetti che si sarebbe portato.
La mattina dopo il ragazzo si svegliò di soprassalto, aveva dormito poco,ma non si sentiva stanco. Arrivarono all’aeroporto prima del previsto. Vi trovarono un funzionario del ministero che lavorava come sociologo babbano, diede loro le istruzioni di come funzionava un viaggio in aereo e li guidò fino all’imbarco.
- Draco, non combinare altri guai lì a New York. So che sarà pieno di babbani e sarà molti difficile per te ma davvero, ne varrebbe il nobile nome della nostra famiglia. – disse Lucius e diede una pacca sulla spalla del  figlio. Draco capì che quello era il maggiore sforzo del padre per dargli un addio affettuoso.
- Oh, Dracuccio! – Narcissa abbracciò forte il figlio. Lo lasciò andare e lo salutò con un cenno della mano. – Ci mancherai tantissimo, Draco. – Non appena il figlio non fu più visibile, le lacrime trattenute della madre iniziarono a scivolare silenziose.
Draco si guardava intorno, scettico. Il ragazzo era già dell’idea che i treni fossero roba da babbani e pensare di andare vivere per un anno intero da babbano, per lui era la più ingiusta delle punizioni.
Diede il biglietto all’hostess, come spiegatogli dalla loro guida, ed uscì all’aperto. Respirò a pieni polmoni l’aria fredda londinese. Entrò nel piccolo autobus che l’avrebbe portato all’aereo. Scese e, con un’espressione ormai fredda ed impassibile in volto, salì sull’aereo sedendosi al posto segnato sul biglietto.
Per tutto il viaggio si chiese perchè mai non si avrebbe potuto smaterializzarsi per poter raggiungere New York. Altro che utilizzare mezzi babbani. Sul suo volto, mentre osservava i passeggeri, si disegnava un’espressione di disgusto, la quale, però, non imbruttiva i suoi lineamenti.
Passarono le ore, lente e fastidiose. Finalmente l’aereo atterrò all’aeroporto di New York. Draco prese il suo bagaglio a mano, attraversò il tunnel connesso con l’edificio e si fermò davanti al ritiro bagagli. Si guardava intorno, evidenziava la stupidità dei babbani per ogni loro azione che ai suoi occhi era sbagliata e sciocca.
Uscendo notò una coppia sui quarant’anni che con un cenno della mano lo incitava a raggiungerli. Il ragazzo prese un respiro profondo e li raggiunse.
- Piacere, Robert Jonhson. – Un uomo alto, folti baffi marroni, stesso colore dei capelli corti. Occhi verde muschio, e in viso un’espressione cordiale.
- Piacere, Draco Malfoy, – disse il ragazzo incerto, guardandolo negli occhi.
- Io sono Marie Jonhson, moglie di Robert. – Una donna con capelli marroni ramati che sfioravano le spalle, occhi colore del cioccolato, caldi ed accoglienti. Porse la mano al ragazzo che la strinse.
- Adesso andiamo a casa, ti mostreremo dove abiterai per il prossimo anno. – Robert prese il bagaglio di Malfoy, ma lui con scontrosità lo afferrò.
- Posso benissimo portarlo da solo. –
Entrarono in una Porche Cayenne nera lucida che sfrecciò per le vie di New York fino ad arrivare in una strada, silenziosa e illuminata quanto basta. La coppia e il ragazzo uscirono dalla macchina.
- Draco, questa, - l’uomo indicò un portone, - è casa nostra. Entra dai. -
I tre entrarono nella casa. L’ingresso era spazioso e accogliente. Una rampa di scale saliva verso il piano di sopra, sia a destra che a sinistra vi erano due porte scorrevoli in vetro che portavano in altre stanze.
- La tua camera è al piano di sopra. – Disse gentilmente la donna.
- Grazie, – sussurrò Draco, dopotutto era un ragazzo educato.
Si fece mostrare dove era la sua camera ed entrò, passando prima per un corridoio elegante con ritratti e lampadari costosi. La sua camera era semplice, ma al contempo elegante. Entrando risaltava immediatamente all’occhio la grande finestra che offriva una notturna New York illuminata, che contribuiva ad una parziale illuminazione della stanza. Il ragazzo, incantato da quella vista, avanzò, tastando la parete per cercare un interruttore. Si accese la luce dopo aver premuto un piccolo pulsante al lato della porta. Nella stanza c’era un letto da una piazza e mezzo, una scrivania ordinata, un armadio vuoto con le ante aperte ed una libreria contenente qualche libro.
Draco si lasciò andare sul letto posando le valige per terra. Non scese per cenare quando Marie lo chiamò. Odiava stare lì, odiava non essere ad Hogwarts, odiava non usare la magia. Odiava di non poter volare sulla sua scopa, di sentire il vento agitare i suoi capelli. Odiava di non essere salito sull’espresso per Hogwarts, odiava tutta quella situazione, quella città, odiava se stesso.
Si addormentò vestito, sul letto ancora non disfatto e un libro di pozioni aperto a metà appoggiato sul letto.
La mattina dopo qualcuno bussò alla porta dopo che un piccolo affare sul comodino iniziò a suonare rumorosamente facendo sobbalzare il ragazzo biondo che si alzò pigramente dal letto.
Scusa Draco, - una voce maschile proveniva da fuori, - ieri sera mi sono dimenticato di dirti che avevo attivato la sveglia sul tuo comodino per le sette e mezzo. Appena sei pronto scendi a fare colazione, ok? Le frittelle di Marie sono davvero ottime. –
Il ragazzo rispose con un lento monosillabo. Si passò una mano sugli occhi, mettendo meglio a fuoco la vista. Si alzò dal letto, accorgendosi di essere ancora vestito. Aprì il suo baule, da dove prese dei vestiti puliti. Mentre, però si dirigeva verso il bagno si accorse di un biglietto posizionato sulla scrivania della sua camera. Lo aprì e lesse la scrittura tonda e ordinata.
 
Draco, questa è la tua divisa che dovrai indossare per andare a scuola. Spero di aver indovinato con le taglie e spero anche che ti piaccia. Con affetto, Marie.
 
Draco notò i vestiti appoggiati sulla poltrona: dei pantaloni lunghi, una camicia, una cravatta, una giacca e un gilet con uno stemma elegante. Guardò disgustato gli abiti Babbani, li prese e si diresse verso il bagno.
Dopo una doccia fredda e aver indossato i vestiti scese al piano di sotto, entrò in cucina. Era molto spaziosa, pulita ed ordinata. Una donna di spalle stava armeggiando con una padella e delle frittelle, il cui odore si era espanso in tutta la casa.
- Buongiorno caro, - fece scivolare le frittelle su un piatto. – Dormito bene? -
- Buongiorno, sì – disse, sedendosi su uno sgabello posizionato davanti al bancone della cucina.
Nel frattempo Robert stava bevendo lentamente un caffè allungato leggendo un giornale, Draco si sporse cuorioso, ma sentì un profondo senso di vuoto e delusione quando notò che era un inutile giornale babbano, e che le foto sulla copertina non si muovevano.
- Perchè non cucina con la magia, signora? – disse il ragazzo, cercando di nascondere un tono schifato. – E perchè lei, signore, non legge giornali babbani? -
- Oh, dammi del tu ragazzo, - disse Marie gentilmente, probabilmente capendo la confusione del ragazzo. – E’ un hobby per me, è divertente, no? – Sorrise, tornando a mettere apposto la cucina.
- Draco, io sono interessato a quello che succede nel mondo magico quanto quello che accade nel mondo babbano, ho molte amicizie babbane ed ho fatto la scelta di viverci, tutto qui. – Gli mostrò un sorriso gentile tornando a sorseggiare il suo caffè e leggendo il giornale.
Draco annuì e finì di mangiare le frittelle bevendo infine il caffè. Robert gli diede le informazioni per raggiungere la scuola.
Il giovane Malfoy uscì di casa, dirigendosi verso la scuola. Fortunatamente era vicina e poteva arrivarci a piedi senza problemi. Con le mani in tasca e la borsa a tracolla camminava per le strade affollate di Manhattan. Si guardava intorno, osservava i Babbani camminare e guidare le macchine frettolosi. Si sentiva incredibilmente vuoto, non percepiva nessuna fonte magica, aveva il desiderio di prendere la bacchetta, nascosta bene nella tasca interna della giacca, e fare un qualsiasi incantesimo. Sentire quel calore rassicurante che gli trasmetteva la magia. Avrebbe voluto smaterializzarsi in quel momento esatto. Immerso nei suoi pensieri si scontrò con qualcuno. Non si girò per vedere chi fosse, non gli importava, era una persona Babbana, i Babbani non avevano il privilegio della sua attenzione. Continuò a camminare diretto alla sua nuova scuola babbana. 

  
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