And we'll run for our lives
To think I
might not see those eyes
Makes it so hard not to cry
And as we say our long goodbye
I nearly do
Ricordi lontani si accavallano nella tua mente mentre il
tuo sguardo continua a perlustrare il cielo.
Ricordi belli, felici, dolorosi
e nostalgici.
Memorie di giornate spensierate, di risate gioiose, di baci e morsi,
tanti, forse troppi.
Giornate
passate ad esercitarvi assieme, ad arruolare ragazzi
insicuri e paurosi di un presente e forse anche di un futuro crudele.
Le vostre ore trascorse a parlare di voi, di loro, della vostra lotta
giusta contro la criminalità e la crudeltà. Ore passate a giocare a scacchi,
a ridere come adolescenti, ad accarezzarvi per la prima volta. Erik ti
manca da morire. Ti manca la sua presenza, la sua ironia spiccata, la sua
sofferenza, ti manca prenderti cura di lui nei momenti bui, vorresti poterlo
ancora abbracciare e baciare.
E quando
la mattina ti svegli nel tuo letto quasi pensi di
esserti sognato tutto quello che è successo su quella maledetta spiaggia, poi
però ti rendi conto che non riesci ad alzarti perché le tue gambe sono
immobili, paralizzate, morte, e la
realtà si abbatte su di te come un ciclone.
Erik non
c’è più, ti ha lasciato solo a combattere una lotta più grande di quanto
pensassi.
Non puoi
più sentire i suoi consigli o le sue decisioni affrettare e forse un po’ troppo
sconsiderate.
Il tempo è
volato in fretta e le vostre vite con esso. E quindi l’unica cosa che ti rimane
è quella di ricordare quei momenti felici.
~
Siete come
al solito seduti attorno al tavolino in legno a
giocare a scacchi. Tocca a te muovere il pedone e sinceramente non sai proprio
che mossa fare. La tua mano freme per poter
raggiungere la tempia, giusto quel tanto per sapere le intenzioni di Erik. Per
sapere che mosse avrebbe fatto. Mentre guardi la scacchiera
senti distintamente il suo sguardo posato su di te, ti sta controllando forse,
oppure vuole solo metterti un po’ d’agitazione e di fretta.
‘Non ci
provare neppure, Charles’ ti dice mentre ora i suoi occhi sono fissi sulla tua
mano che automaticamente si stava alzando per arrivare alla tempia.
‘Cosa?
Voglio solo grattarmi la testa?’ ti giustifichi offeso.
‘Certo,
come l’ultima volta, immagino’ risponde conoscendoti fin troppo bene ormai.
Ma sul
serio la tua intenzione non era quella di barare, sei una persona onesta, tu. Quindi alzi le mani in segno di resa e torni a guardare gli
scacchi mentre un piccolo sorriso si allarga sul tuo volto. Finalmente decidi
di muovere l’alfiere, è decisamente la cosa giusta da
fare.
Ma il
sorriso vittorioso di Erik non promette nulla di buono.
‘Scacco
matto, sono spiacente’ e con un colpetto ti butta già la regina.
‘Non
ricordo di aver mai visto il tuo re davanti alla mia regina, hai barato’ dici
guardandolo tra l’incredulo e l’esterrefatto.
‘Ha
parlato quello che stava cercando di entrare dentro la
mia testa per capire come fregarmi’ risponde stiracchiandosi, facendo
scrocchiare qualche osso.
E in quel
momento potresti benissimo entrargli dentro la testa per capire se davvero ha
barato come pensi tu, ha gli occhi chiusi, sarebbe un gioco da ragazzi, ma devi
ammettere che preferisci di gran lunga guardarlo
allungarsi sulla schiena e inclinare il collo prima da un lato e poi dall’altro,
preferisci guardargli i pettorali tesi sotto la maglietta e le spalle larghe
muoversi appena per quei movimenti. I tuoi occhi sono come ipnotizzati,
persi, alla vista di tutta quella
meraviglia.
‘Perverso’
la sua voce ti riscuote dalla trance che ti aveva annebbiato la mente. Non ti
sei accorto che Erik aveva aperto gli occhi ormai da qualche secondo.
Un leggero
imbarazzo ti riscalda le guance e le orecchie, speri solo che non se ne
accorga, quindi cerchi di sembrare il più disinvolto possibile e alzi appena le
spalle.
‘Vuoi un bacio
di consolazione?’ ti domanda divertito mentre si allunga sul tavolo, giusto
quel tanto per averti più vicino.
E tu lo vuoi eccome quel bacio, perché ti ricordi fin troppo bene
com’è baciare Erik Lehnsherr, o forse vuoi semplicemente farlo stare zitto per
un po’, chiudergli quella bocca impertinente e sentire il suo sapore addosso. Quindi con un sorriso simile al suo lo imiti allungandoti
sul tavolo, lo prendi per la maglietta e con uno strattone lo avvicini alle tue
labbra.
Il bacio
che segue è inizialmente calmo, soffice e delicato. Poi Erik ti avvolge una
mano dietro alla nuca, accarezzandoti i capelli e il bacio diventa sempre più
impaziente e passionale. E davvero non hai il tempo di pensare alle tue azioni
perché lui non te lo permette affatto, quindi con una
pedata sposti il tavolino di mezzo e finalmente puoi abbracciarlo. Gli
mordicchi le labbra facendole arrossare appena, le tua
mani ora si sono prese il permesso di andare ad accarezzargli la pelle sotto la
maglietta, graffiandola di tanto in tanto. Senti il suo respiro sulle tue
labbra e le sue mani che cercano di toglierti la camicia. Quella non è propria
la posizione più comoda che esista, quindi con calma ti sollevi dalla sedia
trascinando anche lui con te e lentamente lo avvicini al primo muro che ti
capita vicino. Continui a baciarlo sulla bocca, sul collo, lasciandogli anche
qualche segno rosso sulla pelle, mai pensato di essere tanto possessivo.
Affatto. Erik intanto con uno strattone ti ha aperto la camicia fiondandosi
subito con le labbra a morderti il petto. Nemmeno lui scherza.
Rimanete
ancora un po’ appoggiati al muro, a mordervi e a baciarvi, tanto
sai che i ragazzi sono a letto, quindi potete prendervela con calma.
Ormai
anche i vostri pantaloni sono aperti, lui non ha più la maglietta, ti sei
premurato personalmente che sparisse dal suo corpo e la tua camicia, ciò che ne
è rimasto, è aperta del tutto. Dopo ancora qualche minuto decidete quasi in
simbiosi di spostarvi da quella superficie scomoda e di andare a distendervi sul
divanetto della stanza. La comodità innanzitutto. Lì continuate ad esplorarvi, i bacini che si strusciano, i gemiti che si
liberano dalle vostre bocche, mani che toccano quanta più pelle possibile. E
davvero vorresti continuare a fare ciò che stai facendo
ma un rumore di distrae, uno scricchiolio leggero, ma pur sempre presente.
‘Fermo,
sento dei passi’ dici affannato mettendoti però a sedere.
‘Non mi
avevi detto di avere anche il super udito’ risponde ironico il tuo compagno.
Velocemente
porti due dita alla tempia per percepire di chi è la presenza in corridoio.
‘E’
Banshee’ mormori concentrato, poi all’ improvviso
inarchi un sopracciglio.
‘Sta
andando da Havoc’ e qui Erik non riesce proprio a trattenere una risata
divertita.
‘E
scommetto che non è andato da lui per chiedergli di guardare assieme la tv’ questa
volta è il tuo turno di scoppiare a ridere. Ormai la passione è scemata quindi
ti accoccoli affianco a lui e lo abbracci, sentendo ora le sue labbra sulla
fronte. Il sorriso ancora presente sul volto.
~
Non riesci
a trattenere un sorriso nemmeno ora al ricordo di quella serata.
Il
divertimento ancora impresso nei tuoi occhi, le risate lontane che risuonano
nelle orecchie.
E poi di nuovo il ricordo di quel giorno, sulla spiaggia, la fine di
tutto.
Il suo
sguardo triste e combattuto che ti stava dicendo addio. E la tua voglia di disperarti per lui, per
le tue gambe, per Mistica.
Per aver
perso una parte della famiglia. La parte più importante.
Forse
avresti potuto fare qualcosa in più per salvare quello che eravate, forse
avresti dovuto leggergli di più la mente, influenzarlo magari.
O
semplicemente avresti dovuto dirgli più spesso quanto era importante per te.
‘Professore…?’
la tua classe è arrivata, è inutile ora perdersi nei ricordi, lo fai già la
sera, prima di andare a letto.
Forse un
giorno Erik tornerà da te, pentito della sua decisione. O forse semplicemente
ti stai solo illudendo, per la decima volta.
Non so come sia venuta, ma è così
che volevo svolgerla. Un po’ deprimenti in effetti, ma che ci volete fare,
ultimamente gira così. Ù.ù