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Autore: Acidia    23/06/2011    2 recensioni
[Charles/Erik]
Ricordi lontani si accavallano nella tua mente mentre il tuo sguardo continua a perlustrare il cielo.
Ricordi belli, felici, dolorosi e nostalgici.
Memorie di giornate spensierate, di risate gioiose, di baci e morsi, tanti, forse troppi.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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And we'll run for our lives

And we'll run for our lives

 

 

 

 

 

 

To think I might not see those eyes
Makes it so hard not to cry
And as we say our long goodbye
I nearly do

 

 

 

 

 

 

 

Ricordi lontani si accavallano nella tua mente mentre il tuo sguardo continua a perlustrare il cielo.

Ricordi belli, felici, dolorosi e nostalgici.

Memorie di giornate spensierate, di risate gioiose, di baci e morsi, tanti, forse troppi.

Giornate passate ad esercitarvi assieme, ad arruolare ragazzi insicuri e paurosi di un presente e forse anche di un futuro crudele.

Le vostre ore trascorse a parlare di voi, di loro, della vostra lotta giusta contro la criminalità e la crudeltà. Ore passate a giocare a scacchi, a ridere come adolescenti, ad accarezzarvi per la prima volta. Erik ti manca da morire. Ti manca la sua presenza, la sua ironia spiccata, la sua sofferenza, ti manca prenderti cura di lui nei momenti bui, vorresti poterlo ancora abbracciare e baciare.

E quando la mattina ti svegli nel tuo letto quasi pensi di esserti sognato tutto quello che è successo su quella maledetta spiaggia, poi però ti rendi conto che non riesci ad alzarti perché le tue gambe sono immobili, paralizzate, morte, e la realtà si abbatte su di te come un ciclone.

Erik non c’è più, ti ha lasciato solo a combattere una lotta più grande di quanto pensassi.

Non puoi più sentire i suoi consigli o le sue decisioni affrettare e forse un po’ troppo sconsiderate.

Il tempo è volato in fretta e le vostre vite con esso. E quindi l’unica cosa che ti rimane è quella di ricordare quei momenti felici.

 

~

 

Siete come al solito seduti attorno al tavolino in legno a giocare a scacchi. Tocca a te muovere il pedone e sinceramente non sai proprio che mossa fare. La tua mano freme per poter raggiungere la tempia, giusto quel tanto per sapere le intenzioni di Erik. Per sapere che mosse avrebbe fatto. Mentre guardi la scacchiera senti distintamente il suo sguardo posato su di te, ti sta controllando forse, oppure vuole solo metterti un po’ d’agitazione e di fretta.

‘Non ci provare neppure, Charles’ ti dice mentre ora i suoi occhi sono fissi sulla tua mano che automaticamente si stava alzando per arrivare alla tempia.

‘Cosa? Voglio solo grattarmi la testa?’ ti giustifichi offeso.

‘Certo, come l’ultima volta, immagino’ risponde conoscendoti fin troppo bene ormai.

Ma sul serio la tua intenzione non era quella di barare, sei una persona onesta, tu. Quindi alzi le mani in segno di resa e torni a guardare gli scacchi mentre un piccolo sorriso si allarga sul tuo volto. Finalmente decidi di muovere l’alfiere, è decisamente la cosa giusta da fare.

Ma il sorriso vittorioso di Erik non promette nulla di buono.

‘Scacco matto, sono spiacente’ e con un colpetto ti butta già la regina.

‘Non ricordo di aver mai visto il tuo re davanti alla mia regina, hai barato’ dici guardandolo tra l’incredulo e l’esterrefatto.

‘Ha parlato quello che stava cercando di entrare dentro la mia testa per capire come fregarmi’ risponde stiracchiandosi, facendo scrocchiare qualche osso.

E in quel momento potresti benissimo entrargli dentro la testa per capire se davvero ha barato come pensi tu, ha gli occhi chiusi, sarebbe un gioco da ragazzi, ma devi ammettere che preferisci di gran lunga guardarlo allungarsi sulla schiena e inclinare il collo prima da un lato e poi dall’altro, preferisci guardargli i pettorali tesi sotto la maglietta e le spalle larghe muoversi appena per quei movimenti. I tuoi occhi sono come ipnotizzati, persi, alla vista di tutta quella meraviglia.

‘Perverso’ la sua voce ti riscuote dalla trance che ti aveva annebbiato la mente. Non ti sei accorto che Erik aveva aperto gli occhi ormai da qualche secondo.

Un leggero imbarazzo ti riscalda le guance e le orecchie, speri solo che non se ne accorga, quindi cerchi di sembrare il più disinvolto possibile e alzi appena le spalle.

‘Vuoi un bacio di consolazione?’ ti domanda divertito mentre si allunga sul tavolo, giusto quel tanto per averti più vicino.

E tu lo vuoi eccome quel bacio, perché ti ricordi fin troppo bene com’è baciare Erik Lehnsherr, o forse vuoi semplicemente farlo stare zitto per un po’, chiudergli quella bocca impertinente e sentire il suo sapore addosso. Quindi con un sorriso simile al suo lo imiti allungandoti sul tavolo, lo prendi per la maglietta e con uno strattone lo avvicini alle tue labbra.

Il bacio che segue è inizialmente calmo, soffice e delicato. Poi Erik ti avvolge una mano dietro alla nuca, accarezzandoti i capelli e il bacio diventa sempre più impaziente e passionale. E davvero non hai il tempo di pensare alle tue azioni perché lui non te lo permette affatto, quindi con una pedata sposti il tavolino di mezzo e finalmente puoi abbracciarlo. Gli mordicchi le labbra facendole arrossare appena, le tua mani ora si sono prese il permesso di andare ad accarezzargli la pelle sotto la maglietta, graffiandola di tanto in tanto. Senti il suo respiro sulle tue labbra e le sue mani che cercano di toglierti la camicia. Quella non è propria la posizione più comoda che esista, quindi con calma ti sollevi dalla sedia trascinando anche lui con te e lentamente lo avvicini al primo muro che ti capita vicino. Continui a baciarlo sulla bocca, sul collo, lasciandogli anche qualche segno rosso sulla pelle, mai pensato di essere tanto possessivo. Affatto. Erik intanto con uno strattone ti ha aperto la camicia fiondandosi subito con le labbra a morderti il petto. Nemmeno lui scherza.

Rimanete ancora un po’ appoggiati al muro, a mordervi e a baciarvi, tanto sai che i ragazzi sono a letto, quindi potete prendervela con calma.

Ormai anche i vostri pantaloni sono aperti, lui non ha più la maglietta, ti sei premurato personalmente che sparisse dal suo corpo e la tua camicia, ciò che ne è rimasto, è aperta del tutto. Dopo ancora qualche minuto decidete quasi in simbiosi di spostarvi da quella superficie scomoda e di andare a distendervi sul divanetto della stanza. La comodità innanzitutto. Lì continuate ad esplorarvi, i bacini che si strusciano, i gemiti che si liberano dalle vostre bocche, mani che toccano quanta più pelle possibile. E davvero vorresti continuare a fare ciò che stai facendo ma un rumore di distrae, uno scricchiolio leggero, ma pur sempre presente.

‘Fermo, sento dei passi’ dici affannato mettendoti però a sedere.

‘Non mi avevi detto di avere anche il super udito’ risponde ironico il tuo compagno.

Velocemente porti due dita alla tempia per percepire di chi è la presenza in corridoio.

‘E’ Banshee’ mormori concentrato, poi all’ improvviso inarchi un sopracciglio.

‘Sta andando da Havoc’ e qui Erik non riesce proprio a trattenere una risata divertita.

‘E scommetto che non è andato da lui per chiedergli di guardare assieme la tv’ questa volta è il tuo turno di scoppiare a ridere. Ormai la passione è scemata quindi ti accoccoli affianco a lui e lo abbracci, sentendo ora le sue labbra sulla fronte. Il sorriso ancora presente sul volto.

 

~

 

Non riesci a trattenere un sorriso nemmeno ora al ricordo di quella serata.

Il divertimento ancora impresso nei tuoi occhi, le risate lontane che risuonano nelle orecchie.

E poi di nuovo il ricordo di quel giorno, sulla spiaggia, la fine di tutto.

Il suo sguardo triste e combattuto che ti stava dicendo addio. E la tua voglia di disperarti per lui, per le tue gambe, per Mistica.

Per aver perso una parte della famiglia. La parte più importante.

Forse avresti potuto fare qualcosa in più per salvare quello che eravate, forse avresti dovuto leggergli di più la mente, influenzarlo magari.

O semplicemente avresti dovuto dirgli più spesso quanto era importante per te.

‘Professore…?’ la tua classe è arrivata, è inutile ora perdersi nei ricordi, lo fai già la sera, prima di andare a letto.

Forse un giorno Erik tornerà da te, pentito della sua decisione. O forse semplicemente ti stai solo illudendo, per la decima volta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so come sia venuta, ma è così che volevo svolgerla. Un po’ deprimenti in effetti, ma che ci volete fare, ultimamente gira così. Ù.ù

 

 

   
 
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