Mind the Step
Il vantaggio di vivere a Londra
sono gli autobus. Gli autobus londinesi sfrecciano come proiettili nel
traffico. Rallentano appena alle fermate, senza sostare più del necessario. E’
la fortuna di vivere in questa città.
Non ci sono nemmeno quei fastidiosi
avvisi quando sali o scendi, al contrario della metropolitana. Mind the gap.
Attenzione al gradino. Che poi gradino sarebbe step, gap è più dislivello.
E comunque, lo so benissimo che c’è
il gradino, se sono un londinese. Il problema è per chi viene da fuori. Non
tutti conoscono l’inglese.
In ogni caso, autobus che corre per
la strada, gap, o step che dir si voglia, e quella stronza e
ingrata di Laurie che mi ha lasciato. Bene ho tutti gli elementi. Io lo faccio.
Metto un piede nell’aria immaginando
che ci sia un gradino spettrale a sostenermi. Il controllore mi dice qualcosa e
si allunga con la mano per afferrarmi. Capisco le sue parole soltanto un attimo
prima che la forza d’attrito mi strappi via dal bus bifamigliare.
“Mind the gap!”. Ma vaffanculo.
Il mio corpo viaggia ad una
velocità pari soltanto a quella delle montagne russe di Gardaland. Il calcolo è
frutto di una rigorosa analisi scientifica.
Sono lì che penso “Ehi, e non ho
sborsato neanche un penny per il biglietto!” quando la testa mi si impunta al
parabrezza di un cab nero, frantumando entrambi. Perché a Londra tutti i mezzi
di trasporto pubblici sono grandi il doppio?
Volteggio per aria in una sgraziata capriola prima di centrare un decoratissimo lampione e spruzzare sangue qua e là.
Un vero macello. E ho soltanto evitato di dare retta al cartello Mind the gap. Che poi è lo step. Pensavo al massimo di dare una bella grattata all’asfalto e procurarmi un forte trauma cranico che mi stroncasse sul posto. E invece, guarda qui. E’ proprio vero che gli italiani all’estero si fanno sempre notare.