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Autore: MaTiSsE    23/06/2011    7 recensioni
Londra, 1978.
Isabella Swan ha 17 anni. E' figlia di un diplomatico americano e di un' ex maestra d'asilo inglese, religiosa e moralista sino allo stremo. Frequenta con profitto una prestigiosa scuola privata ed i suoi amici fanno tutti parte di quella "Londra bene" che tanto piace a sua madre: eppure tollera poco l'etichetta dell'alta società cui appartiene e di nascosto ascolta i Sex Pistols.
La sua vita cambia il giorno in cui incontra Edward Cullen, un disadattato ragazzino della provincia inglese con un'unica passione: quella per la musica.
Perchè Edward, nonostante la vita burrascosa ed i mostri che si porta dietro, rappresenta tutto ciò che lei vorrebbe essere.
Rappresenta la ribellione, l'angoscia, quel desiderio di cambiare che si agita anche dentro di lei. E rappresenta quell'amore VERO che sta cercando da troppo tempo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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edsid2
My Ugly Boy
Capitolo 2








"Ma dove cazzo suoni, Oliver?!"

Angela non aveva smesso di lamentarsi un minuto. Cominciavo a pentirmi di essermela portata dietro.

"A Brixton Road, Miss Delicatezza."
"Brixton Road?? Ti pare Brixton Road questa?? Quella lì fuori è Brixton Road, non questa....brrr....disgustosa stradina qui!"

Dalla strada principale - quella di cui parlava Angela, nello specifico - avevamo infine imboccato un vicoletto effettivamente angusto e buio: Oliver ci faceva da guida stando sempre ben attento a non perderci mai di vista. O meglio, a non perderMI di vista giacchè sopportava Angela davvero molto poco e soltanto per compiacere me. Ero certa che avrebbe preferito di gran lunga la mia unica compagnia e certamente avrebbe tentato di approcciare durante il tragitto, magari mentre ci trovavamo in metropolitana.
Fortunatamente avevo evitato prontamente l'inconveniente trascinandomi dietro la mia amica. E tuttavia cominciavo a credere che le avances di Oliver mi sarebbero potute risultare addirittura più simpatiche delle sue continue lamentele.

"Angie....Angie...."
"....When will those clouds all disappear...?" - Scherzò lei concludendo la mia frase.
"Non era esattamente quello che volevo dire io. Non era mia intenzione compiacerti cantando la canzone dei Rolling Stones.." - Scherzai.
"Ah davvero? E cosa volevi dirmi, tesoro?"
"Volevo dirti: Angie, se non stai un po' zitta una delle mie scarpe ti finirà dritta in fronte."

Oliver rise, precedendoci lungo il tragitto.

"Tu pensa, che simpatia!" - Esclamò con tono offeso l'interessata - "...Piuttosto, ringrazia Dio che sono qui con te, ora ed in questo postaccio Isabella.."
"E tu ringrazia Dio tutte le volte che ti copro con tua madre quando esci con Ben."

Benjamin Decker: il ragazzo di Angela.
Ammutolì all'istante: effettivamente mi doveva diversi favori.


"Per di qua..." - Mormorò d'improvviso Oliver indicandoci la porta arruginita di una specie di garage in disuso.

"Suoni ....qui?" - Domandai  piuttosto titubante. Lo stabile - un edificio vecchio ed abbandonato, approssimativamente degli anni '50 - che si ergeva sopra il garage mi pareva in procinto di crollare da un momento all'altro e, francamente, cominciai a temere per la mia incolumità.
"Lo so che non è un gran posto ma è fuori mano e, ciò che conta di più, non diamo fastidio a nessuno." - Spiegò lui con un sorrisetto di scuse.

Annuii ed infine lo seguii all'interno, trascinandomi dietro un'Angela disgustata: appariva decisamente comica mentre si guardava intorno alla ricerca di possibili topi o scarabei.


Niente da dire: l'edificio, dall'esterno, prometteva molto meglio.
Ci ritrovammo, infatti, in un ambiente male illuminato, molto largo e spazioso e dal tetto basso. Sulle pareti - scolorite e divorate, negli angoli, dalla muffa - si potevano intravedere, di tanto in tanto, scritte dai caratteri grandi e distorti, fatte con vernice rossa o nera. Nonchè qualche simbolo anarchico buttato qua e là.

L'odore di chiuso era pressocché insopportabile.

"Ragazzi...sono arrivato!" - Urlò Oliver.
"Toh! Guarda chi c' è... Il nostro Piccolo Lord!" - Gli fece eco con evidente sarcasmo  un ragazzone grande e grosso, seduto dietro la cassa di una batteria di un indecifrabile color rosso sbiadito. L'unico ospite del garage oltre noi, evidentemente.
"Emmett, non rompere il cazzo!"
"Sennò che mi fai?" - Mugolò l'interessato agitando per aria una bacchetta. Più che offeso dalla risposa di Oliver mi sembrava divertito. Pensai avesse capito che punzecchiarlo dava i suoi frutti: Oliver era il classico ragazzetto permaloso di buona famiglia.

Come presupposto Oliver non rispose all'ultima provocazione. Dal canto mio immaginai che dovesse avere davvero una voce portentosa se un tipo prosaico e buffone come quello - il batterista - gli consentiva di restare nel gruppo.

"Ehy...Hai portato delle amiche, vedo! Ma tu guarda, che carine...Pupattole, la divisa vi dona!" - Fischiò con approvazione.

Angela fece una smorfia, inorridita.

"Ho saldato tutti i miei conti con te, dopo questo pomeriggio..." - Sussurrò astiosa al mio indirizzo.

Feci spallucce sorridendo: il batterista mi stava simpatico, dopotutto.
Avanzai rapidamente nella sua direzione e gli tesi la mano.

"Ciao. Io sono Bella. Piacere."

Ricambiò la stretta quasi ridendo.

"Bella?"
"Isabella..."
"Ah, ok. Piacere Isabella...ma che ragazzina educata sei! Io mi chiamo Emmett. Accomodati! Accomodatevi pure entrambe, piccole...E' casa vostra qui..."
"Piccola ci chiamerai tua sorella!" - Sbottò Angela più silenziosamente possibile. Non le diedi peso e, piuttosto, accettai rapidamente l'invito di Emmett: giacchè non c'erano sedie su cui accomodarsi realmente, gettai in terra la mia borsa dei libri e mi ci accovacciai su suggerendo ad Angela di fare lo stesso.

"E secondo te dovrei poggiare la mia schiena contro questa...parete sporca e disgustosa? La mia divisa è pulita, Bella!"
"Anche la mia! Smetti di fare tante storie e siediti, perfettina dei miei stivali! Mi stai dando i nervi..."

Emmett rise: evidentemente aveva inteso piuttosto facilmente la nostra buffa conversazione.

"Dove sono gli altri?" - Domandò Oliver.
"Sono andati a prendere le ragazze. Se ci avessi detto che portavi anche tu un paio di amiche però ce le saremmo risparmiate le nostre..."
"Non dire scemenze...Edward non può stare cinque minuti senza Marlene."
"Ah, questa è grande! Caso mai è il contrario ragazzino...Marla non muove un passo senza Edward. Quella bionda cotonata prima o poi lo incastrerà!"
"Sai che affare!" - Rise Oliver. Nello stesso istante un gruppetto chiassoso composto da quattro ragazzi fece irruzione nel garage.

"Di che affare parli, Ol?"

Mi voltai in direzione dell'ingresso, per focalizzare la persona che si era appena rivolta ad Oliver con tono divertito.
E fu allora: incontrai due occhi color dello smeraldo. Luminosi e tuttavia tristi, quasi desolati.
Gli occhi più belli che avessi mai visto.

E fosse stato solo per quello forse sarei anche riuscita a riprendermi. La verità era che il ragazzo dagli occhi chiari che mi stava di fronte era, a trecentosessanta gradi, il più bello che avessi mai incontrato.
Se ne stava immobile come una statua sotto la porta d'ingresso, i capelli ramati portati un po' lunghi ed in disordine, le labbra carnose atteggiate ad una smorfia divertita. Le ampie spalle erano nascoste da una maglia bianca di cotone: le maniche erano strappate e sul dorso alcune frasi indecifrabili erano state riportate alla buona utilizzando - al solito - della vernice nera.

Una specie di dio greco travestito da Sid Vicious, in pratica.

"Dio se è bello..." - Considerai mentalmente. Guardai Angela con la coda dell'occhio e mi resi conto che il ragazzo in questione non aveva avuto effetti solo su di me: se ne stava anche lei a bocca aperta.
"Cazzo, Bells. E' fa - vo - lo - so!" - Sillabò piano.

Nel medesimo 'istante ci arrivò chiara e precisa la risposta di Oliver:

"Nessun affare Edward. Si scherzava..."


Edward.......Edward??
Deglutii a forza e cercai di inspirare quanta più aria possibile. Il sangue fluì velocemente lungo il corpo e sentii le mie guance avvampare senza un reale motivo.
Ero stordita.
Dunque, quel giovane perfetto che mi stava davanti altri non era che il fratello spaventoso e turbolento di Alice Cullen. Possibile si trattasse del medesimo  ragazzo disadattato e delinquente di cui mi aveva parlato Angela con tanto riserbo?
Proprio lui? Quell'angelo dagli occhi chiari  e l'espressione distante e dolcissima?
Stentavo a credere realmente che una simile meraviglia, con un viso tanto delicato e quel guizzo di innegabile sofferenza che gli illuminava gli occhi, potesse essere andato seriamente in giro a rapinare negozi e vecchiette traballanti.


Gli angeli non si macchiano di simili reati.


"Edward è un nullafacente, ovviamente. Tuttavia ha fama di essere davvero un bel ragazzo ed un dongiovanni."

Le parole che Angela aveva utilizzato soltanto qualche ora prima per descriverlo mi risuonavano in testa più di quanto non facesse ogni giorno Anarchy in the UK dei Sex Pistols; come avrei mai potuto mettere in dubbio la sua considerazione? Un essere così perfetto, per forza di cose, doveva avere una fila di ragazzine a sbavargli dietro. Ed ovviamente, da "uomo" ne avrebbe dovuto approfittare.

Matematico.

"Ehy Ed...abbiamo compagnia, hai visto?" - Esclamò il ragazzone - Emmett - facendomi sussultare, presa com'ero dai mille pensieri che mi voticavano in testa. Lo guardai puntare le bacchette nella nostra direzione ed un singulto mi colse alla bocca dello stomaco: per un qualche strano motivo non desideravo, in quel momento, essere notata da Edward.
Ma il mio desiderio fu vano:  ruotando il capo, l'interessato si rese effettivamente conto della nostra presenza e mi degnò di uno sguardo.

Mi sentii di morire.

"E loro chi sarebbero?" - Domandò voce bassa. Una voce calda e meravigliosa, proprio come l'avevo immaginata io.

"Amiche mie...ti dispiace Ed? Volevano sentirmi cantare.." - spiegò Oliver.
"No problem." - Risponse sottolineando le parole con un gesto della mano.

"Edward, chi c'è?" - Cinguettò dunque una vocina fastidiosa: mi accorsi quindi che, dietro le spalle di Edward, aveva fatto capolino una ragazza dai capelli biondi voluminosi ed il trucco pesante.

Marlene. Ovviamente.
La tipa appariscente cui aveva fatto riferimento Emmett solo pochi istanti prima parlando con Oliver. Quella che dietro Edward ci moriva.
Avvertii come un inspiegabile ed assurdo senso di gelosia nei suoi confronti.

"Amiche di Oliver, Marla. Va' a sederti assieme ad Alice adesso: noi abbiamo da fare."

Marlene annuì e corse a sedersi in terra, a debita distanza da noi, trascinandosi dietro una ragazzina dai capelli neri.

Alice Cullen.

La fissai attentamente, chiedendomi se avesse per caso riconosciuto me ed Angela e lei, di tutta risposta, mi rivolse un sorriso a metà tra l'imbarazzato ed il gioioso. Evidentemente i nostri volti dovevano apparirle effettivamente familiari. O quantomeno la nostra divisa giacché era la stessa che indossava lei ogni mattino.

Edward, nel frattempo, raggiunse Oliver: dietro di lui veniva un altro ragazzo dai capelli biondi e scomposti- mi parve che Edward stesso si fosse rivolto a lui utilizzando il particolarissimo nome di Jasper. L'aria sognante con la quale guardava Alice mentre chiacchierava con Marla mi lasciò intendere che si trattasse del suo ragazzo.
Ma per quanto bello potesse essere quest'ultimo io avevo occhi solo per uno: Edward.

Lo contemplai trasognata mentre si massaggiava il collo prima di imbracciare il suo basso.

"Con quale partiamo?" - Domandò.
"Alla mia amica.." - Rispose Oliver indicandomi - "...Piacciono i Sex Pistols...Potremmo cominciare con una loro cover, che ne dici?"

Mi guardò, sorridendo. Un sorriso strano. Ironico e dolcissimo al contempo.

"Davvero ti piacciono i Sex Pistols?"
"S...sì...Sì...Perchè?" - Balbettai.

Fece spallucce.

"Niente. Con quell'aria da brava ragazza che hai non l'avrei mai detto.."

Avvampai mentre Marlene mi guardava in un misto di derisione e fastidio: evidentemente non sopportava che Edward rivolgesse neppure una semplice parola ad un'altra ragazza che non fosse lei. Me ne fregai, in tutta onestà, e, più che altro, maledissi quella divisa ridicola che mi dava un'aria da collegiale sfigata.

Emmett diede il via picchiettando reciprocamente le bacchette e le note di God Save the Queen risuonarono immediatamente nel grande stanzone che ci accoglieva.
Me ne innamorai all'istante: generalmente mal tolleravo l'idea che altre voci, diverse da quella di Johnny Rotten, potessero dare vita ad una delle canzoni che preferivo in assoluto dei Sex Pistols eppure mi parve giusto riconoscere la bravura dei quattro ragazzi che mi stavano davanti.


Oliver in primis, fu una vera scoperta: conoscevo perfettamente la sua bravura nel campo. L'avevo ascoltato per anni alle funzioni religiose cui mia madre mi costringeva a partecipare e dove Oliver cantava come primo vocalist del coro, anche lui sotto richiesta e pressione dei genitori. Ma in questo caso non si trattava semplicemente di talento o di possedere una buona voce. Oliver sapeva essere, con grande sorpresa mia e di Angela, un vero leader. Slacciata la severa cravatta che gli imprigionava il collo, e dopo averla buttata in un angolo, aveva afferrato il microfono energicamente, urlando letteralmente le parole della canzone con tutto il fiato e la rabbia che aveva in corpo.
Era incazzato e lo stava dimostrando al mondo. Mai come in quel momento riuscii a sentirmi vicina a lui, riuscii a comprenderlo totalmente: Oliver stava buttando fuori tutto il suo disappunto, il suo risentimento, l'insofferenza nei confronti di quelle catene con le quali i genitori lo tenevano legato allo stile di vita ed alle ideologie che avevano scelto per lui. Si tratta delle medesime sensazioni che soffocavo ogni giorno dentro di me, quelle che infine esplodevano quando mi ritrovavo sola in casa a cantare con quanto fiato avevo in corpo le canzoni che mi permettevano ancora di sentirmi viva, lanciando cuscini in giro per la stanza come avrebbe fatto una famosa rockstar, dal palco, con la sua chitarra.

Mentre ascoltavo Oliver imprecare ironicamente contro sua Maestà la Regina, d'improvviso, compresi perchè avessero scelto proprio lui come cantante.
Perchè era l'unico ad essere davvero furioso col mondo intero; gli altri tre avevano avuto certamente una vita difficile: mi bastava pensare alle vicende personali di Edward per farmi un quadro più completo e dettagliato di quel che poteva essere stata la loro esistenza sin dall'infanzia. Era vero. Ma non erano prigionieri.
Loro tre potevano permettersi di fare e dire ciò che desideravano.
Loro erano ancora liberi di vivere e di scegliere.
Oliver no.

Edward, dal canto suo, aveva l'energia e - soprattutto - la strafottenza tipica del ragazzo di strada. L'espressione assolutamente menefreghista ed - al contempo - l'impegno che ci metteva nel muovere le dita lungo le quattro corde di quel basso nero e lucido lo rendevano perfettamente corrispondente all'idea che mi ero fatta, nella mia testa, di "musicista". Edward era incondizionatamente innamorato del suo basso e totalmente appagato dalla musica. E contemporaneamente non dimenticava di far sapere al mondo intero quanto se ne sbattesse, fondamentalmente, di tutto ciò che gli ruotava intorno.

Non mi riuscì di staccargli gli occhi di dosso.
Eppure un'ansia incontrollabile stava scuotendo le mie membra: lo stomaco mi doleva e per un attimo desiderai essere altrove. Perchè mi sentivo tanto smaniosa? Perchè non desideravo altro che avvicinarmi a lui e - contemporaneamente - fuggirne via, il più lontano possibile?

La sua bellezza mi aveva colpito sino a questo punto?
Davvero mi ero trasformata improvvisamente in una ragazzina tanto superficiale e leggera da provare interesse verso qualcuno soltanto perchè si trattava di un ragazzo oggettivamente splendido?

Quando l'eco dell' ultima strofa della canzone - No future for you - si perse nell'enormità di quel garage che ci stava ospitando, ed i ragazzi si rilassarono guardandosi vicendevolmente con occhi compiaciuti, un battito di mani poco distante mi indusse a voltarmi sul mio lato sinistro.
Marlene stava applaudendo la band, mostrando in tal modo quanto avesse gradito la performance.
Eppure - inspiegabilmente - guardava me.

"Ma che carina..." - Mormorò con voce suadente ed irritante - "Allora ti piacciono davvero i Sex Pistols...Addirittura hai anche canticchiato ..."
"Non ho canticchiato..." - Ribattei subito ostile - "...Conosco perfettamente tutta la canzone. Conosco l'intero album, se è per questo."

Angela mi guardò sorridendo. Mi stava ovviamente incitando nell'affrontare quella bionda cotonata che, evidentemente, non voleva far altro che provocarmi. Forse si era resa conto dell'interesse con il quale avevo osservato Edward per tutta la durata della canzone e desiderava farmela pagare.

Maledizione! Ero davvero un libro aperto!

"Ma dai....che tesoro sei...Eppure, con quella divisina da scolaretta, non hai assolutamente l'aria di una tosta..."
"Anche io indosso quella divisa, Marla..." - S'intromise prontamente Alice, con voce gentile.
"Oh certo. Ma so chi sei tu, Alice. E certo con gente come loro non hai nulla in comune. Che diamine ci fate voi qui, ragazzine?" - Sbottò infine nervosa.

Ecco. La frase ostile che mi aspettavo.
Benvenuta in un mondo tutto nuovo, Bella.

"Che problema hai, tesoro?" - Ribattei - "... E chi saresti poi tu, scusa, per avere da ridire sulla gente che viene ad ascoltarli?"
"Qualcuno che ha molti più diritti di te, se è per questo!"
"Ma sta' zitta...piuttosto, pensa a conciarti in maniera più seria...mi sembri appena uscita dal circo con quei capelli lì!"

Qualcuno soffocò una risata. Forse Emmett, forse Angela.

"Come cazzo ti permetti, idiota...?!" - Mi rispose avvampando. Si alzò da terra di scatto - in un moto del tutto improvvisato - e mi pareva già in procinto di raggiungermi per suonarmele di santa ragione - effettivamente mi ero spinta molto in là in termini di offese con una tipa che neanche conoscevo -  mentre io mi dibattevo tra la tentazione di fuggire a gambe levate e quella di restarmene buona ad attendere la sua prossima mossa per farle capire che non aveva a che fare con la solita ragazzina di buona famiglia, quando una voce nota ci riportò all'ordine:

"Ma la volete smettere?! Noi qui ci siamo venuti per suonare, non per assistere a queste scene patetiche! Marla, finisci di comportarti come una ragazzina, mi stai dando i nervi!"

Marlene si bloccò immediatamente. Il viso pallido e le labbra tremanti la dicevano lunga sulla considerazione - meglio sarebbe stato dire "adorazione" - che provava nei confronti di Edward. Ogni sua parola doveva essere ordine per lei giacchè si immobilizzò letteralmente - mentre Alice, prontamente correva a recuperarla - ed ogni abominevole intenzione nei miei confronti sparì come una bolla di sapone.

Sospirai di sollievo guardando un'Angela ad occhi sgranati.

Oliver mi fu accanto in un istante.

"Bella! Tutto a posto?" - Esclamò allarmato, stringendomi. E poi aggiunse, a voce più bassa - "Non dovresti rispondere mai in maniera così sgarbata...Marlene è la ragazza di Edward...ed è una tipa..particolare. Non dovresti farla arrabbiare."
"Me ne sbatto di chi è.." - Risposi in un sibilo, stando bene attenta a farmi ancora sentire dall'interessata. - "E' stata lei per prima a rivolgersi male nei nostri confronti..."
"Ti prego, Bella.."

"La tua amica ha ragione, Oliver..." - Ammise dunque Edward. - "E' stata Marla a cominciare, senza motivo. Ovviamente non vi chiederà mai scusa pertanto...mettiamoci una pietra sopra. Oliver, torna qui...abbiamo un paio di pezzi da riarrangiare prima di stasera..." - Aggiunse infine con indifferenza, come se nulla fosse accaduto.

Oliver assentì titubante, lasciando la presa sul mio polso. Piuttosto che rispondere con un sorriso alla sua occhiata apprensiva, tuttavia, rivolsi nuovamente uno sguardo truce e - conteporaneamente - soddisfatto a Marlene. Il suo ragazzo l'aveva data vinta a me, una perfetta sconosciuta.
Mi parve quasi di sentirla ringhiare.

"Ok. S'è fatto tardi!" - Esclamò d'improvviso Angela, alzandosi di scatto. - "Grazie mille per averci ospitate, avete suonato davvero alla grande. Ma per noi è ora di tornare a casa."

Tremai mentre una frasetta stupida "..Eccole..Le santarelline.." giungeva al mio orecchio da una direzione ormai nota.

"Angela, che ti prende?!" - Bisbigliai avvicinandola al mio viso.
"Te lo spiegherò appena saremo fuori di qui!" - Sillabò con nervosismo.

"Andate già via?" - L'espressione contrita di Oliver era eloquente.
"Sì, Ol...Domani abbiamo interrogazione con Miss Winson, ricordi? Dobbiamo necessariamente ripassare..."
"Abbiamo a che fare con due premi Nobel..." - Ironizzò Marlene. Ero certa che fosse soddisfatta e felice all'ennesima potenza del nostro imminente allontanamento. L'avrei strangolata volentieri. Accanto a lei, Alice la guardò in tralice.
"Può essere." - Rispose dunque la mia amica - "Sai cosa? Noi siamo destinate ad altro, per questo dobbiamo studiare. Mentre te...non so neanche se sei in grado di contare! Andiamo Bella!" - Esclamò infine con mia grande sorpresa, tirandomi per un braccio.
"Ma io..."
"IO nulla. Fuori di qui!" - M'intimò con uno sguardo che non le era proprio e che mi diede i brividi. Per un momento mi parve di riconoscere, nei suoi, gli occhi di mia madre quando m' impartiva un comando con quel suo tono che non ammetteva repliche.

E come sempre accadeva anche con Renèe, annuii senza controbattere, più spaventata dalla reazione di Angela che dal battibecco con quella provincialotta di Marlene.

"Ciao....ragazzi. Alla prossima." - Balbettai. Alice, di tutta risposta, mi sorrise gentilmente.

"Ciao Oliver! Ci si vede a scuola." - Si limitò viceversa a dire Angela. L'interessato rispose con un cenno della mano, evidentemente perplesso. Jasper, tenendo fede al silenzio che l'aveva caratterizzato sino a quel momento, neppure si degnò di guardarci, mentre il più espansivo in assoluto fu Emmett che mi lasciò andar via con grandi moine, sorridendo ed agitando per aria le bacchette.
Il mio ultimo sguardo fu per Edward che se ne stava in disparte ad accordare il basso. Scuoteva il capo divertito. Un sorrisetto sghembo sul suo volto perfetto fu tutto ciò che mi riuscì inoltre di cogliere: per il resto non pronunciò una sola parola.

Evidentemente ci aveva etichettato per quel che eravamo: due sciocche ed altezzose ragazzine della Londra bene che lasciavano il campo appena la battaglia si faceva più complessa.
Non avrei mai potuto dargli torto.

Quando uscimmo dal garage c'era ancora luce: sul finire di maggio le giornate andavano allungandosi con molto piacere di tutti i londinesi.
Londra era una città piovosa per buona parte dell'anno: poter godere almeno di un maggior numero di ore di luce ci compensava, seppur in parte, del cattivo tempo a cui da sempre eravamo abituati.

Respirai a pieni polmoni l'aria di fuori e, nonostante lo smog e l'odore bruciante de gas di scarico delle automobile, la trovai comunque più piacevole e fresca dell'aria che stagnava nel garage. Incredibile quanto fosse satura e pesante.

Prima ancora che potessi aprir bocca, Angela, trascinandomi a gran velocità nella strada principale, mi guardò attentamente negli occhi. Poi sbottò:

"Ascoltami bene, Isabella Swan. Questa è stata la prima ed unica volta in cui avrai il mio sostegno per fare certe sciocchezze. E non m'importa se questo mi costringerà a trovarmi altre strade per vedere Ben!"
"Non capisco...che ti prende??"
"Che mi prende?! Stai scherzando spero! Ma ti rendi conto del posto in cui siamo finite per colpa tua?? Ci servivano soltanto i topi per completare il quadro...E fosse solo questo! Poco ci mancava che facevi a botte con quella...con quella orribile ragazza! Marlene....andiamo! Il classico nome da puttana! Cosa avresti raccontato tornando a casa tua con un occhio nero, dimmi?! Perchè è così che sarebbe andata a finire....Ti avrebbe ammazzata!"

Deglutii a fatica.

"Non m'interessa di quanto tu abbia voglia di evadere o frequentare ambienti diversi dal solito.." Continuò nervosamente - "...Questa volta sarò costretta a dar ragione a tua madre, Isabella! Il tuo posto non è qui e non è con questa gente, per cui smetti di fare la bambina capricciosa...E per quel che mi riguarda spero che anche Oliver lo comprenda il prima possibile altrimenti taglierò anche quel minimo legame che c'era tra noi! Ed ora..." - M'intimò a voce più bassa - "...Andiamo via di qui prima che faccia buio...Non voglio restare in questo squallido quartiere un minuto di più!"

A distanza di tempo non fui in grado di spiegarmi perchè non reagii neppure minimamente alla ramanzina di Angela. Forse il tono autoritario - materno, a dirla tutta - che aveva utilizzato per rimproverarmi mi aveva indotto inconsciamente a non ritrovare in lei l'amica strafottente con la quale amavo prendere in giro la gente ed ascoltare la musica, bensì una figura quasi sacra, verso la quale provare profonda riverenza. Senza ombra di dubbio l'assurda maturità che scaturiva dalle sue parole mi aveva fatta sentire piccina ed insignificante, una sorta di bambinetta capricciosa rimproverata dalla mamma. Sapevo che Angela aveva avuto paura: nonostante la mia iniziale risposta derisoria nei confronti di Marla l'avesse indotta a farsi una grassa risata schierandosi dalla mia parte, la piega successiva che avevano preso gli eventi l'aveva inevitabilmente intimorita e da tale timore era nato quell'innegabile senso di rabbia e nervosismo che stava alla base delle sue parole. Angela sapeva che, in uno scontro tra le due, sarei stata io a "perire" sotto i colpi - anche minimi - di quella ragazzaccia di periferia. Per la mia amica noi non eravamo all'altezza di uno scontro fisico con gente come quella e neanche avremmo mai dovuto abbassarci ad un livello tanto meschino: per quanto annoiati potessimo essere dalla nostra esistenza borghese e perbene, per quanto potessimo essere animati da un forte senso di ribellione, era innegabile che la nostra vita fosse altrove. In altri luoghi, tra altre persone più composte, educate e delicate abituate a parlarsi a voce bassa, a discutere sempre in maniera diplomatica.
Quella che avevamo conosciuto in un caldo pomeriggio sul finire di maggio del 1978 altri non era che gentaglia. E con quella gentaglia non avremmo mai dovuto mischiarci, per nessuna ragione al mondo.

Seguii Angela sino alla metropolitana senza fiatare. Percorsi rapida i gradini della stessa e salii senza indugio alcuno in treno, trovando rapidamente posto accanto alla mia amica. Mi sistemai composta, con le mani in grembo e non pronunciai parola.
Mi limitai a guardare l'orlo della mia divisa a pieghe.
Color verde oliva, opaco ed angosciante.
E non potei fare altro che odiarla profondamente.
Perchè se non avessi mai indossato quella divisa, se non avessi mai vissuto nel quartiere di Kensigton, se non fossi mai stata una Swan sarei stata una persona libera.
Forse con qualche problema esistenziale in più e qualche sterlina in meno nel portafogli ma comunque libera di pensare, parlare ed agire a mio piacimento. Più libera e per questo più felice.

Invidiai Alice. Perchè lei poteva esserlo, nonostante i problemi ed i mostri che si portava dietro.
Invidiai persino quella ragazza villana che era Marlene. Perchè poteva permettersi di passare il suo pomeriggio in una sala prove piena di muffe e ragnatele. Poteva arrabbiarsi e picchiare qualcuno se lo desiderava.
E poteva abbracciare Edward, baciarlo e tenerlo con sè a suo piacimento.
Questo era davvero un gran vantaggio: Edward era bellissimo. Era un musicista. E non era mio.





*

Allora....Giusto una nota piccola piccola...Ad inizio capitolo Angela canticchia una canzone pensando che Bella fosse sul punto di dedicargliela...La canzone in questione s'intitola "Angie", per l'appunto...è una bellissima ballata dei Rolling Stones contenuta nell'album Goats Head Soup del 1973 (sono stata attenta con le date! ^^)
Per quanto riguarda le due canzoni dei Sex Pistols che ho citato in questo capitolo sono le più famose del loro (unico) album... Se vi va, potrete ascoltarle a questo indirizzo:

Per God Save the Queen:

http://www.youtube.com/watch?v=MeP220xx7Bs


Mentre, per Anarchy in the UK:

http://www.youtube.com/watch?v=pOe9PJrbo0s

Godetevi il video, godetevi Johnny (il cantante), Sid (il bassista) ed il pogo sfrenato!! ^^

Detto questo, ho una domandina...Qual è il vostro (se ne avete) gruppo/cantante preferito? Per quel che mi riguarda avrete compreso che adoro i Sex Pistols così come Clash, The Smiths, The Strokes...ma soprattutto amo smodataente i Verdena che sono italiani e sono il mio amore più grande (Eli, so che stai sorridendo in questo momento! ^^)
vi lascio ringraziandovi per le 4 precedenti recensioni (vi rispondo fra poco) e per tutto l'interesse mostrato! Grazie a chi mi ha già inserita, con questa storia, tra le preferite/seguite/ricordate...e grazie anche a chi legge in silenzio!

A presto
Matisse.
   
 
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