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Autore: Tuvia    24/06/2011    4 recensioni
-What-if-
Un diario nel ripostiglio del sottoscala risveglia ricordi sbiaditi e ingialliti dal tempo. Realtà e finzione non sono mai come adesso la stessa cosa per Lily Luna.
"Lily si voltò a guardare le orme dei propri passi sul manto di neve, due. Sentirsi improvvisamente inadeguati, preda di uno scherzo tiranno che toglie la forza di pensare e riflettere razionalmente, la distruggeva. Sfiorò la bocca con la mano. Finito.
Finito o mai accaduto?"
Genere: Generale, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Lost in time
-I fantasmi di Godric’s Hollow-



Sev trascorre troppo tempo all’ interno del castello. Dovrebbe venire fuori a stendersi sul prato come fanno tutti quanti gli altri. Mi evita, non capisco cos’ abbia.”
 
Perché Severus e James non possono andare d’ accordo? Oggi hanno litigato in presenza di tutti i Grifondoro. Ho provato molta vergogna, e James è stato molto duro con lui. A volte non so dalla parte di chi dei due stare. Severus continua ad ignorarmi, non so se essere clemente con lui.”

Non so cos’ abbia Severus. Perché si comporta in questo modo? Forse c’ è qualcosa che dovrebbe dirmi e che mi nasconde. Presto lo verrò a sapere, non può fingere con me.”

Una ragazza dai lunghi capelli rosso rame era distesa sul letto dei genitori intenta a sfogliare distrattamente le pagine ingiallite di un diario risalente a numerosi decenni prima, trovato per caso tra gli scaffali polverosi del ripostiglio del sottoscala nella villa in periferia della Londra babbana.
 Rivolse un’ occhiata sospettosa al volumetto. Lo chiuse con un colpo secco e si decise ad uscire dalla stanza per raggiungere la cucina al piano inferiore.
 Varcò la soglia brandendo il diario come un’ ascia, né si fermò sorprendendo i genitori a scambiarsi un bacio, poggiati ai fornelli; il padre tossì e si voltò prendendo a rimestare in una padella, mentre la bella donna lì accanto le rivolse un sorriso timido.
“Papà –esordì la ragazza, incurante dell’ imbarazzo dei due- hai detto che questo è il diario della nonna durante il suo ultimo anno ad Hogwarts?”, domandò.
L’ uomo annuì distrattamente, troppo concentrato a non rovesciare le salsicce che sfrigolavano; la lingua tra i denti per lo sforzo disumano.
“E chi sarebbe Severus?”, chiese sventolando il diario.
L’ improvvisato cuoco si fermò di colpo ed assunse un’ espressione tremendamente seria prima di rivolgere uno sguardo furtivo alla moglie, poi alla figlia. “Albus! James!”, chiamò a gran voce poggiando l’ utensile e mettendosi seduto alla tavola, fronteggiando la ragazza.
“Allora, papà? Voglio dire, so chi è Severus Snape. Ma… chi era per nonna Lily?”, domandò ancora.
“Tesoro, è una storia che appartiene al passato. Vuoi davvero tirarla fuori ora?”, le disse rivolgendole uno sguardo dolente.
“Sì, ora”, sentenziò lei scuotendo la chioma fulva, indispettita.
Sotto uno sguardo interrogativo di Lily, fecero ingresso in cucina i due fratelli.
 Albus si poggiò allo stipite della porta ed incrociò le braccia sul petto mentre James prendeva posto, malamente, su uno sgabello accanto alla sorella e le passava un braccio intorno alle spalle, “Cosa c’è, papà?”, domandò allegramente.
 Harry prese coraggio tuffando le mani nelle tasche dei pantaloni, “Lily vuole conoscere la storia di Snape e mia madre, vostra nonna. Così mi sembrava giusto parlarne ora ed accantonare definitivamente la cosa –inspirò- Ora, ciò che sto per dirvi appartiene solo ed unicamente al passato, a quasi sessanta anni fa. Non ho intenzione di rispolverare storie antiche, quindi vi prego di non fare troppe domande e di spicciarci”. Si mise in piedi e cominciò a misurare la stanza con i passi.
Poi continuò, “Nel 1960 nascevano vostra nonna Lily Evans e Severus Snape. I due instaurarono da subito un forte legame, un’ amicizia molto profonda che presto –per Snape- sfociò irrimediabilmente in amore. Ma Lily, innamorata di James Potter, mio padre, rimase sempre cieca ai sentimenti dell’ amico. Snape non ha mai smesso di amare mia madre, ed è per lei che è morto”.
 Non appena le labbra di Harry si furono serrate intorno alla o, quelle di Lily scattarono in una violenta protesta, “Morto per lei? Credevo che Voldemort lo avesse fatto uccidere per via della Bacchetta di sambuco!”, trillò.
Alle sue spalle si levò uno sbuffo spazientito, “Snape è morto per proteggere nostro padre da Voldemort, e ha protetto nostro padre per amore della nonna Lily”, spiegò Albus raggiungendoli e poggiando le mani sui fianchi.
“E tu cosa ne sai? Perché lui lo sa e noi no?”, domandò James risentito.
“Ho solo fatto due più due, Jimmy”, rispose il fratello guardandolo gravemente.
Lily si trovò a scuotere la testa e cominciò a percorrere la stanza a grandi passi sbraitando, “Quindi lui amava Lily. Quindi ha dovuto proteggerti anche se sei nato dal matrimonio di Lily con un uomo che non era lui. Quindi…”, gli occhi le si riempirono di lacrime e in un attimo volò al piano di sopra nella sua camera da letto, sbattendo forte la porta, il diario stretto al petto. Lo guardò con odio e lo scaraventò al muro.
 Si lasciò scivolare con le spalle poggiate alla porta. Perché Severus aveva rinunciato a Lily? Perché non insegnarle ad amarlo? Se Lily lo avesse amato, cosa sarebbe accaduto?
Si sollevò e raggiunse il diario dalle pagine rovinate per via dell’ urto, le sfiorò maledicendo l’ ingenuità di sua nonna, lo raccolse e lo ripose nel cassetto della scrivania asciugando una lacrima.
 Irrimediabilmente, però, era una donna, una Potter, una testarda e temeraria Grifondoro. Le negazioni del padre -che ora cominciava a considerare da un diverso punto di vista- non avrebbero fermato il suo desiderio di sapere di più sul conto di Severus Snape. Provare qualcosa che superava l’ empatia per quell’ uomo sconosciuto, morto da decenni, la stupiva. Avrebbe rimediato all’ errore di sua nonna. Lo avrebbe compreso.


La settimana successiva  -completamente trascorsa a rispolverare il ripostiglio in cerca di dimenticati ricordi della bella Lily Evans- si rivelò particolarmente utile e rapida: Lily e Severus crebbero a Spinner’s End, un quartiere socialmente e geograficamente ai margini dal quale Severus non riuscì mai a separarsi. Lily, invece, dopo il prematuro matrimonio con James si era stabilita in Godric’s Hollow. Ed il resto è storia.
 Lily raccolse la borsa di pelle invecchiata dopo aver indossato un pesante cappotto e si avviò all’ ingresso avvolgendo la sciarpa intorno al collo, “Papà, mamma, io esco!”, urlò rivolta al corridoio vuoto.
Un attimo dopo Harry la raggiunse con la mano premuta sul petto, “Ragazza, hai solo diciannove anni. Dove credi di andare?”, le domandò bloccando la porta d’ ingresso con la mano libera.
“Papà, ti prego! E’ sempre la stessa storia. Vado al pub con Susan e Mandy”, rispose sbrigativa mettendo la mano sul pomello.
“E va bene, va bene! Ma non tornare tardi, Lily”, si scostò e la lasciò passare.
“Sì, buona notte!”, prima che Harry potesse rispondere, si fiondò oltre la porta. Una volta in strada si smaterializzò.
 Apparve improvvisamente su un soffice manto di neve alto almeno due palmi, affondandovi gli stivali fino alla caviglia. Bofonchiò improperi guardandosi intorno e sfilando i piedi dalla distesa bianca che la circondava. Non aveva mai visto prima Godric’s Hollow; al centro di una piazza, una statua in bronzo lisa dal tempo ritraeva un uomo ed una donna che stringevano tra le braccia un bambino. Sussultò riconoscendone i volti: la famiglia Potter.
 Si strinse nel giaccone e si avviò lungo la strada principale, alla fine della quale scorse un cottage diroccato, coperto di rampicanti, l’ erba in chiazze disordinate.
“Forse…”, mormorò avvicinandosi alla villetta. Su una colonnetta, una seconda targa dorata le confermava di essere nel luogo giusto. Il luogo dove tutto ebbe inizio.
Si guardò attorno, la strada vuota imbiancata di neve si distendeva a destra e a sinistra rendendo tutto irrealmente silenzioso. Strinse la bacchetta in pugno, l’ accese e si addentrò nella villa varcando la soglia.
Un alito di vento ghiacciato la inondò immediatamente, mentre un forte odore di polvere e fiori marci le riempì le narici disgustandola.
“Lumos maxima!”, il cono di luce prodotto dalla bacchetta si rifletté sul parquet del corridoio ed illuminò le pareti spoglie.
Avanzò lentamente fino all’ imbocco di una rampa di scale. Mentre il buon senso le suggeriva di tornare a casa e di scusarsi con suo padre per avergli mentito, poggiò il piede sul primo gradino.
“Insomma, hai un mucchio di ottimi motivi per non essere qui, adesso”, sussurrò a se stessa percorrendo le scale con la bacchetta tesa.
Raggiunto il pianerottolo si avvicinò alla porta più vicina, girò il pomello che cedette subito rivelando una stanza adibita ad ufficio; spiò dentro e poi richiuse la porta lentamente.
Contemporaneamente avvertì un rumore sordo, come un tonfo attutito, provenire da una della stanze in fondo al corridoio. Deglutì e puntò la bacchetta accesa in avanti, “Chi è? Chi sei?”, domandò con voce soffocata. Si lasciò sfuggire di mano la bacchetta, che si spense mentre un’ ombra attraversava il corridoio; si inginocchiò per raccoglierla e la tese nuovamente in avanti, “Homenum revelio!”, urlò, ma in quello stesso attimo l’ ombra svanì nel fruscio di un mantello scuro.
 Con gli occhi resi ciechi dalle lacrime di terrore percorse l’ abitazione fino alla porta d’ ingresso che non si premurò di richiudere. Una volta in strada, con il cuore in gola, si smaterializzò.
 Apparve ai piedi della sua confortante, accogliente, calda casa appena fuori la capitale. Aprì la porta d’ ingresso con mano tremante ed ignorando gli interdetti genitori, corse in camera da letto. Si fermò solo quando si ritrovò distesa, con il viso affondato nelle coperte.

Cinque giorni dopo, eluse nuovamente la stretta sorveglianza del padre e lasciò casa per affrontare di nuovo i fantasmi di Godric’s Hollow.
La sagoma scura in fondo al corridoio non le lasciò tregua. Perché qualcuno avrebbe dovuto penetrare in una villa abbandonata e vuota da decenni?
 La pioggia le inzuppò completamente gli abiti e corse a cercare riparo nel polveroso e maleodorante atrio della casa. Si armò di bacchetta, l’ accese ed attraversò la soglia; guardandosi continuamente alle spalle, spaventata dagli sbuffi del vento e dalla sua stessa ombra sul pavimento, raggiunse il piano superiore.
Senza indugiare giunse alla fine del corridoio, all’ ultima stanza. Afferrò il pomello con decisione, lo torse ed aprì la porta. L’ inconfondibile camera da letto di un neonato era completamente immersa del buio, sulle superfici giaceva uno spesso strato di polvere.
 Lily puntò il fascio di luce sul pavimento; grandi orme di stivali si stagliavano sulla cortina argentata come passi sulla neve.
Una voce profonda e roca, come inutilizzata da anni, le parlò piano all’ orecchio, “Cosa vuoi?”.
Lily strabuzzò gli occhi e fece un passo in avanti scivolando distesa sul pavimento nella chiazza di pioggia che aveva portato con sé dall’ esterno.
Cominciò ad imprecare ad alta voce, quando la figura le si inginocchiò accanto e le puntò contro la bacchetta, illuminandola. Lo sconosciuto le osservò il viso bagnato e freddo, le labbra tremanti.
“Chi sei? Voglio vederti!”, Lily si mise a sedere e gli indirizzò contro, a sua volta, il fascio di luce tremolante della bacchetta. Il bagliore illuminò un volto asciutto e pallido attraversato da un velo di barba scura, capelli neri striati d’ argento scivolavano lungo i tratti netti, come un drappeggio, e penetranti occhi scuri la studiavano con insistenza.
“Chi sei?”, domandò di nuovo Lily.
Inaspettatamente l’ uomo si lasciò cadere sul pavimento, chinò il capo e lo prese tra le mani, “Sono morto finalmente. Sei qui per me, vero?”, domandò tornando a guardarla.
Lily si inginocchiò di fronte all’ uomo e poggiò incerta una mano sulle sue, “Sono Lily Potter, sono qui perché sono legata ai proprietari di questa casa. Tu… lei chi è?”.
L’ uomo si sottrasse al contatto, si incupì e si sollevò immediatamente mentre la ragazza faceva lo stesso, “Lily, non avrei mai creduto di vederti apparire in questo modo, dopo tutti questi anni”, disse l’ uomo soppesando le sue stesse parole.
“Signore, credo ci sia stato un errore”, mugolò Lily indietreggiando.
“Nessun errore, Lily. Ti ho aspettato a lungo, ma finalmente sei tornata. Tuttavia devo ammettere che è molto irrazionale, un comportamento davvero irrazionale… da parte mia”, commentò l’ uomo con un sorriso debole.
Lily inarcò un sopracciglio, “Lei chi è?”, chiese di nuovo improvvisamente calma.
“Severus”, replicò semplicemente, accigliandosi appena.
La ragazza spalancò gli occhi e gli si avvicinò prendendogli il viso tra le mani, “Severus Snape?”, domandò passando in rassegna i tratti del viso dell’ uomo, che annuì.
“E’ impossibile… Severus Snape è morto!”, sussurrò Lily percorrendo con dita tremanti gli zigomi marcati dello sconosciuto.
L’ uomo scosse la testa, le prese una mano e la accompagnò nella pozza di luce lunare, “Lily?”, domandò prendendo le mani tra le sue.
“Lily Luna Potter”, confermò lei.
Snape si irrigidì e lasciò la presa, “Sei la figlia di Potter –sentenziò lui mortalmente serio- Non volevo spaventarti e mi rammarico di averlo fatto. Mi dispiace. Addio”, la superò e raggiunse la porta.
Lily lo seguì e gli prese una mano, “Aspetti, la prego! Se lei è davvero Severus Snape, perché si è finto morto?”.
Il mago si divincolò dalla stretta e si voltò a guardarla, “E tu perché sei qui? Cosa cerchi?”, domandò Snape.
“Lei”, rispose Lily alzando le spalle.
L’ uomo parve disorientato, poi un sorriso tagliente gli incurvò le labbra, “Avevo capito di essere considerato morto”, osservò senza premurarsi delle buone maniere.
“Infatti. Signor Snape, la prego! Perché… forse non dovrei crederle… forse…”, mormorò titubante.
“Tuo padre ti avrà raccontato tutto, immagino. E tu, da brava Potter, non hai resistito dal venire a ficcanasare qui. Vero?”, disse con disprezzo.
“Veramente io… guardi che questa è casa dei miei nonni! L’ unico che non dovrebbe essere qui è lei”, sbottò Lily accalorandosi.
“Il mio destino è quello di essere tormentato dalla famiglia Potter. Tutti ugualmente fastidiosi –commentò sarcastico- Come ho già detto, addio”, si avviò verso il corridoio e sparì nell’ ombra.
Lily lo rincorse a tentoni nel buio, e solo quando lo ebbe raggiunto si ricordò di accendere la bacchetta, “La prego, siamo solo partiti con il piede sbagliato. Per favore, Severus”.
 “Te lo avranno detto milioni di volte, sei il ritratto di tua nonna”, ammise Snape e le si avvicinò sfiorandole i capelli con la punta delle dita.
“Sì, lo hanno fatto. Ma la prego, ora mi spieghi tutto”, insisté.
Snape scosse appena la testa e le posò un bacio sul dorso della mano, poi si smaterializzò. Lily sospirò affranta e a sua volta lasciò l’ abitazione.


Per due settimane, ogni notte alla stessa ora tornò nel cottage di Godric’s Hollow senza mai incontrare Snape. Si persuase per un momento che fosse frutto delle foglie di Platano tritate e mescolate a radici di Asfodelo dello zio George. Appuntò mentalmente di non chiedergliene ancora.
 Senza speranze, perennemente tormentata da quel nodo di pensieri, si materializzò nuovamente ai piedi della villa. Sarebbe stata l’ ultima, decisiva volta.
Schiacciò la sigaretta con il tacco degli stivali, si strinse nel cappotto ed entrò in casa. Percorse i corridoi bui, ormai familiari, fino alla camera di suo padre da bambino; lì, poggiata al davanzale della finestra, l’ alta figura di Snape stagliata contro la luce brillante della luna.
“Pensavo non l’ avrai più rivista”, disse correndo verso l’ uomo, per poi poggiargli una mano sulla spalla.
Lui si voltò lentamente e le rivolse un breve, sofferente sorriso, “Devi dimenticare di avermi visto, Lily”, disse dolcemente.
La rossa scosse energicamente la testa, “Mi dica perché. Perché si è finto morto? Perché non si è rivelato prima?”.
Snape la guardò, “Dopo gli avvenimenti del 1998 ad Hogwarts sentivo il bisogno di estraniarmi completamente dalla mia vita. Non avrei potuto sopportare  la compassione degli altri nel vedermi come una specie di eroe di guerra”, spiegò lentamente.
“Ma lei lo è. Lei è un eroe di guerra”, puntualizzò Lily prendendo ancora una volta la mano dell’ uomo, che sorrise beffardo.
“Sei molto ingenua”, si limitò a dire divincolandosi.
“Lei ha amato mia nonna. Perché l’ ha lasciata andare?”, domandò caparbia.
“Lei non ha mai amato me. Non l’ avrei mai rispettata abbastanza se non l’ avessi lasciata libera di scegliere”, spiegò Snape, stanco.
“Avrebbe dovuto scegliere lei, allora”, lo sguardo di Lily dardeggiò minacciosamente.
Snape sorrise sarcastico, ancora una volta, “Perché mi dici queste cose? Sei una ragazza. Cosa ne puoi sapere?”.
Lily lo guardò, si sentì stupida, trasse un respirò e pigolò, “Io avrei scelto lei”.
Seguì un lungo, insopportabile silenzio durante il quale Severus Snape non smise per un momento di bearsi del viso di Lily, fotografia di quello della sua Lily.
“Anche io avrei voluto che scegliesse me –si strinse nelle spalle- Ma così non è stato”, disse come se fosse stato il concetto più elementare al mondo.
“Non è giusto”, commentò Lily.
“Ti assicuro che la vita non lo è”, rispose lui duramente trapassandola con lo sguardo.
Lily sfilò la giacca e la lasciò scivolare sul pavimento, poi rivolse un sorriso spento all’ uomo che la fronteggiava e gli prese le mani tra le sue.
 Gli occhi scuri di Snape trovarono di nuovo la pace immergendosi in quelli profondamente verdi di Lily e non poté evitare di sorridere con sincerità. Arrendevolmente poggiò la schiena al muro, portando la ragazza con sé che si tuffò tra le sue braccia nascondendo il viso nel petto dell’ uomo.
“Avrebbe dovuto essere tutto diverso” mormorò tra le pieghe della giacca di Snape, che le poggiò una mano sulla nuca.
“E’ tardi per pensare a come avrebbe dovuto essere”, la corresse, sorprendendosi nell’ accarezzarle le vertebre appena sotto la sottile pelle candida.
“Dov’è stato per tutto questi anni?”, chiese Lily.
“Ovunque. Non ho mai smesso di viaggiare. Sono tornato in Inghilterra appena due anni fa”, spiegò Snape percorrendo la bianca nuca con l’ indice.
Lily assaporò per un attimo quel tocco inaspettatamente delicato e le calde braccia di un uomo che credeva di conoscere già da una vita precedente. Sollevò il viso quando le lunghe dita di Snape si poggiarono sul suo sottile collo, scandendo una presa decisa. I brillanti pozzi senza fondo che erano i suoi occhi non concessero tregua a quelli di Lily, immersa nel dialogo di sguardi e in quello che si trasformava un lungo, silenzioso abbraccio.
Severus abbassò lo sguardo, stanco e schiuse le labbra ma Lily vi premette contro l’ indice, e prima che potesse realizzare l’ assurdità di quanto stesse accadendo, le sfiorò con le sue in quello che apparve l’ eterno al rallentatore.
“No, Lily”, sussurrò in un lamento.
“Ti prego”, gli prese il viso tra le mani e si sollevò sulle punte.
“No, è sbagliato”, ma le dolci labbra di Lily racchiusero nuovamente le sue, inaridite dal tempo, immemori del calore di un bacio sincero. Lì dove la vita non era stata clemente, lasciando tracce profonde, Lily posava le labbra con gesti leggeri e autentici che disarmavano Snape completamente.
 “Non posso. Non è giusto, per te. Perdonami”, le accarezzò il viso con il dorso della mano e si allontanò da lei.
“Severus, ti prego! E’ giusto. E giusto per entrambi”, gli rivolse uno sguardo sofferente mentre lui le raccoglieva la giacca adagiata nella polvere.
“Non lo è. Lo sarebbe stato”, le porse l’ indumento e l’ accolse di nuovo tra le braccia.
“Avrebbe dovuto essere tutto diverso”, disse di nuovo.
Snape le sollevò il viso e raccolse con il pollice la lacrima che le rigava la guancia, “Anche se dovessi dimenticarlo, non credere che non sia accaduto”, le sorrise è sparì nel nulla.

 Lily si voltò a guardare le orme dei propri passi sul manto di neve, due. Sentirsi improvvisamente inadeguati, preda di uno scherzo tiranno che toglie la forza di pensare e riflettere razionalmente, la distruggeva. Sfiorò la bocca con la mano. Finito.
Finito o mai accaduto?
Stolidamente aggrapparsi al calore vivo sulle labbra per dare corpo a quella che inconfutabilmente era stata una fantasia. Ma lo aveva stretto tra le braccia, lo aveva amato in quell’ attimo di assoluta armonia e perfetta giustizia.
 Affondò i pugni nella tasca della giacca, girò su se stessa e si lasciò alle spalle
i fantasmi di Godric’s Hollow.




• Tuvia
 

 

 

 

Tuvia's corner: E' molto sbagliato quello che ho scritto, ma è frutto del caldo soffocante che c' è a Napoli! Avessi potuto, avrei risparmiato "piccoli problemi di cuore" al sessantaquattrenne Snape. Ma evidentemente, non ho potuto! >w<
Spero vi sia piaciuta l' ennesiba robaccia da me proposta.
Ringrazio Firewhisky per "Come deve essere la voce?", "Pofonda?", "E' roca?", "No, non roca". E infatti -alla fine- ho inserito entrambe le cose!
Per spiegare la mia visione dell' "amore" in questa FF mi basta dirvi che per me amore non è essere innamorati; amore è espressione massima di qualsiasi sentimento. Si manifesta in qualunque ambito, e certamente in un incontro\scontro del genere.

 

  
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