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Autore: Kary91    24/06/2011    25 recensioni
Settima classificata e Premio Tenerezza al contest "L'emozione non ha fandom di Fefy_07
Best Ficlet per il contest indetto dal forum "Never Ending Awards" (27esimo turno).
“Lo sai?”
Cinguettò improvvisamente Stefan stropicciandosi un occhio intorpidito dal sole.
“Anche la mamma era felice quando le davi la mano. Proprio come me.”
E in fondo, anche se il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di ammetterlo, a Damon non dispiaceva poi più di tanto occuparsi di suo fratello.
“Il cielo è tanto lontano? Magari papà ci porta a trovarla, un giorno.”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Giuseppe Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Come rain or shine [through hell or high water]'
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Scritta per il TVG!Fest con il prompt child!Damon/child!Stefan - “Dai la mano a tuo fratello, Damon”.
Partecipa alla challenge [Multifandom e originali] con il prompt 111. Mani.

 

 

Dedicata a Joy – anche se mi sento in colpa a dedicarle un affarino così pessimo -, perché è sempre molto pucciosa con me (proprio come i piccoli Salvatore).

 

Hold your brother’s hand.

Damon osservò con noncuranza la manina del fratellino, tesa verso di lui.

“Non sono la mamma, Stefan. Non devi tenermi la mano per forza.”

Il maggiore dei due diede un calcio a una pietra e, con espressione annoiata, la osservò rotolare per il viottolo.

Confuso, il piccolo Stefan ritirò il braccio e lo lasciò ricadere lungo il corpo. Dopo una manciata di secondi, tuttavia, la sua mano si affrettò a distendersi nuovamente, sfiorando quella del fratello. Un sorriso dolce fece capolino sul suo viso.

Sbuffando, Damon lo prese per mano e si affrettò ad attraversare la strada, mentre il piccolo Stefan gli trotterellava allegramente a fianco.

“Sei abbastanza grande per poter camminare da solo, ormai.” commentò il maggiore, dando uno strattone all’esile braccio del bimbetto. Stefan si lasciò trascinare senza commenti, con l’andatura traballante tipica di un fanciullo così piccolo.

“Non fa niente.”

Finalmente il minore dei due si decise a parlare, mentre i suoi occhi curiosi contemplavano il via vai di persone che, come loro, percorrevano il viottolo.

“Non fa niente cosa?”

Damon tentò di allentare la presa sulla mano di Stefan, ma il bimbo non volle sentire ragioni. Con espressione serena, si aggrappò maggiormente alle dita del fratello e riprese a camminare al suo fianco.

“Non fa niente, se sono grande. Adesso che la mamma è in cielo mi devi dare la mano tu.”

Tecnicamente, Damon non l’aveva dimenticato, Stefan aveva ragione.

 

“Dai la mano a tuo fratello, Damon.”

Quelle erano state le uniche parole che Giuseppe Salvatore aveva pronunciato al figlio maggiore, il giorno del funerale della moglie.

Damon aveva obbedito al padre senza ribattere, avvertendo su di lui l’incombenza di una responsabilità nuova: da quel momento in poi, il compito di badare a Stefan mentre si attraversava la strada sarebbe spettato a lui. Non era una faccenda da niente, il ragazzino lo sapeva bene. Prima di quel momento era sempre stata la mamma a prendere per mano il fratellino e, sebbene ogni tanto lo facesse anche Giuseppe, era ovvio che non fosse esattamente la stessa cosa. Il tocco della mano del signor Salvatore era ruvido e poco adatto alla pelle morbida di un bambino di quattro anni. Prendere per mano la mamma, al contrario, era come accarezzare la neve quando è ancora fresca. Di tutte le cose belle che avevano caratterizzato la signora Salvatore, Stefan rimpiangeva quelle mani più di tutto.

E le dita di Damon, candide e lisce, erano la cosa più simile ad esse che il bambino fosse stato in grado di trovare.

“Lo sai?” cinguettò improvvisamente Stefan, stropicciandosi un occhio intorpidito dal sole. “Anche la mamma era felice quando le davi la mano. Proprio come me!.”

E in fondo, anche se il suo orgoglio non gli avrebbe mai permesso di ammetterlo, a Damon non dispiaceva poi più di tanto occuparsi di suo fratello.

“Il cielo è tanto lontano? Magari papà ci porta a trovarla, un giorno!”

Damon non disse nulla, ma la sua mano si strinse in maniera un po’ più salda attorno a quella del piccolo Stefan.

Un piccolo gesto d’affetto per ricordare al fratello che la sua mano, a differenza di quella della signora Salvatore, non l’avrebbe mai lasciato andare.

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Nota dell’autrice.

Una cosetta senza pretese e anche un po’ stupida che mi è venuta in mente osservando un bimbetto che tornava a casa dall’asilo mano nella mano con la mamma (la tenerezza *_*). In teoria avrei dovuto inserire anche una seconda parte con loro da grandi, ma non ci sono riuscita. Sono terribilmente fuori allenamento con i Salvatore. Non scrivo su di loro da – tipo – secoli e mi ci vorrebbe altrettanto tempo prima di riprenderci la mano. Ci lavorerò su!

*fugge a ritirarsi in un angolino paludoso*

 

Laura

 

   
 
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