Libri > Twilight
Ricorda la storia  |      
Autore: Sandra Voirol    25/06/2011    9 recensioni
Buon Sabato !!!
Oggi vi propongo la scuola di ballo vissuta da Edward...non è stata facilissima da scrivere... ma spero che vi piaccia comunque!!!
Buona lettura
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
- Questa storia fa parte della serie 'L' Anima di Edward...ma non solo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buon Sabato !!!
Oggi vi propongo la scuola di ballo vissuta da Edward...non è stata facilissima da scrivere..tanto che l'ho aggiustata parecchie volte.
Le cose da prendere in considerazione sono talmente tante che mi stava uscendo il fumo dalle orecchie!!!
Alla fine ...per la disperazione...l'ho lasciata così...perchè ogni volta che la leggevo trovavo qualche cosa da correggere!!!!
Quindi ve la beccate così...anche se sicuramente troverete qualche cosa per cui rimproverarmi!!!!

In pratica è il capitolo che precede CONVALESCENZA...come al solito...seguendo la mia ispirazione...faccio dei giri assurdi...scusatemi!!!

Buona lettura...e fatemi sapere cosa ne pensate ...e bacchettatemi se serve!!! Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate e se il caso...bacchettatemi!!!!















VOGLIA  DI  UCCIDERE
 

 

Camminavo agile, tra le persone che stavano lasciando l’aeroporto, affiancato da mio padre e da Emmett. Portavo un bagaglio a mano con pochi cambi, adatti ad un clima caldo. Sapevo dove avrei portato Bella. Lì nessuno ci avrebbe trovati. E sarebbe stato un posto facile da tenere sotto controllo. C'immaginavo stesi al sole o nell’acqua calda come brodo. Non mi permettevo di immaginare lei in costume, però. Feci un respiro profondo e continuai a cercare Bella o Alice fra le persone in attesa. Avevo appena lasciato il check-in, e provavo a trovare i pensieri di mia sorella o di Jasper nella marea di persone che mi circondava, avevo fretta di riabbracciare Bella. Mi mancava in modo insopportabile. La sua assenza mi mozzava il respiro, lei era la mia aria. Riconobbi i pensieri di Jasper e già mi sentii meglio, ma un istante dopo un'ondata di terrore travolse la mia mente. Bella era scappata. Jasper stava ripensando all’accaduto, e si chiedeva come avrebbe trovato il coraggio di dirmi che le era sfuggita. Come ad un principiante. Lui che aveva tenuto testa a centinaia e centinaia di vampiri neonati, si era fatto prendere in giro da una ragazzina. Si sentiva mortificato ed anche arrabbiato. Faticai a tenere un passo umano per raggiungerlo. Sgusciavo il più velocemente possibile - rimanendo nei limiti umani – fra la folla di passeggeri appena atterrati. La situazione era grave. Ma poi, perché Bella era scappata? Non capivo. Appena lo raggiunsi gli dissi senza mezzi termini: “Come avete fatto?” Quasi ringhiavo.
“Edward, calmati. Cosa è successo?”, chiese Carlisle. Dovevo controllarmi, eravamo in mezzo alla gente. Allora abbassai il tono di voce fino a renderlo un sussurro, ma la mia voce continuava ad essere rabbiosa e terrorizzata. “Dov’è Alice?”.
“E’ andata a prendere la macchina nel parcheggio sotterraneo. Sappiamo dov’è andata Bella, ma dobbiamo fare presto!”.
“Allora, che stiamo aspettando?” gli dissi in tono d’accusa. Cercammo di non correre fino all’esterno dell’aeroporto. Ovviamente, Alice ci aspettava lungo il marciapiede. Mentre stavo per arrivare all’automobile, il profumo di Bella m’investì. Era stata qui. “Bella…” il mio fu quasi un lamento. Sentire il suo profumo mi aveva colpito come un pugno nello stomaco. Era un po’ di giorni che non lo sentivo, quindi non ero più assuefatto. In più avevo capito che in quel punto era salita su qualche mezzo di trasporto, visto che la sua scia spariva lì. Mi fermai senza rendermene conto, un senso di vuoto e di terrore nello stomaco, aveva spazzato via l’effetto del suo odore su di me. Sentivo il distacco della sua fuga, molto più forte della distanza che eravamo stati costretti a mettere fra di noi per proteggerla. Mi sentivo ferito. Era fuggita via da me.
“Edward, andiamo!” M’incitò Emmett che già era salito in macchina insieme agli altri. Inspirai forte il profumo della ragazza che amavo - accogliendo con gioia il fuoco che mi bruciava la gola - e raggiunsi la mia famiglia.
Mentre Alice sfrecciava per la strade della città, mi spiegò cosa era successo. “Edward, mi dispiace tanto. Ma non ho capito. Ho “visto” che era in balia di James, ma non pensavo di dover guardare a vista lei. Pensavo che James ci avrebbe attaccato in qualche modo, non che fosse Bella a correre da lui. Sono mortificata”. La sua voce era venata dalla colpa e dalla preoccupazione. Era spaventata quasi quanto me.
Mentre vedevo il ricordo della visione di Alice - nella sua mente - la furia s’impadronì di me. Quel maledetto vampiro la picchiava e la uccideva. Bella stesa sul pavimento – sanguinante - mi distrusse. Quell’immagine mi tolse il respiro, per la violenza del dolore che mi aveva causato. Il vampiro dentro di me s’imbestialì come e più di me. Lui per la perdita di quel sangue pregiatissimo ed io per la sofferenza di Bella, della mia Bella. Nessuno e dico nessuno, doveva permettersi di sfiorarla con un dito. Tanto più se voleva farle del male. Il veleno invase la mia bocca ed un velo rosso colorò la mia vista.
Volevo uccidere quel bastardo di un vampiro.
Lo avrei fatto in mille pezzi.
Possibilmente con dolore.
Respiravo in modo affannoso, travolto dalla furia cieca e dalla voglia incontenibile di ucciderlo. Mentre un ringhio cupo e profondo, mi usciva dal petto senza soluzione di continuità. Faticavo a stare fermo e seduto. Per non artigliare i sedili della macchina e sfasciarli, mi tenevo strette le mani l’una dentro l’altra.
“Calmati Edward”, mi disse mio padre, stringendomi un braccio. “Hai bisogno di essere lucido adesso, non puoi permetterti di perdere la testa”. La sua voce era ferma e decisa, mi stava rimproverando. Cosa alquanto rara, tra l’altro. Feci uno, due, tre respiri profondi per calmarmi. “Hai ragione papà. Ma quel bast*ardo deve morire”. Non era una possibilità, doveva essere una certezza.
“Vedremo cosa succede. Ora pensa solo a Bella. Lascia James ad Emmett e Jasper”. Ringhiai cupo. “Edward, non vorrai perdere tempo con lui, mentre Bella ha bisogno di te?”, la sua voce sembrava quasi scandalizzata. Come se non potesse essere concepibile. Aveva ragione. Ma sentivo ancora che i miei occhi fiammeggiavano d’ira. Dovevano bruciare, per l’intensità con cui bramavo ucciderlo. Ma Bella veniva prima di tutto. Prima della vendetta. Prima di me. Il mio amore per lei disintegrava ogni altra necessità.
“Alice dove pensi che siano? Hai visto il posto?”. Dovevo sapere tutti i particolari, ed in più, questo mi avrebbe distratto dai miei propositi.
“Sono nella scuola di ballo che frequentava Bella da bambina”.
In effetti, nella visione di Alice avevo visto degli specchi. “E sapete dov’è?”.
“L’ho chiesto io a Bella”. S’intromise Jasper. “Mentre Alice disegnava la stanza con gli specchi, dopo la sua visione. Lei ha detto che sembrava la sua vecchia scuola di ballo. Quindi le ho chiesto dov’era. Sta fra la Cactus e la Cinquantottesima. Siamo quasi arrivati”. Annuii.
Nel frattempo continuavo a respirare l’odore di Bella all’interno dell’abitacolo. Ma mi sembrava più intenso di quanto mi aspettassi. Non come se lei fosse stata in macchina - nei giorni precedenti - ma come se qualcosa di suo, fosse in macchina in quel momento. “Alice, ma c’è qualche cosa di Bella, qui dentro?”, chiesi sconcertato.
“Ah, è vero!”, esclamò mia sorella. “Bella mi ha lasciato una lettera da consegnare a sua madre”.
“Dov’è?”, le chiesi concitato.
“Nella tasca esterna della mia borsa. Deve stare dalle tue parti, entrando l’ho buttata sul sedile dietro di me”. Emmett la prese e me la passò. Tolsi la lettera dalla tasca della borsa, e ne aspirai l’intenso odore di Bella ad occhi chiusi. L’aprii e cominciai a leggere. Non era per sua madre, era per me. Dopo aver letto “Ti amo”, sospirai. Ma da lì in poi il ringhio che uscì dal mio petto, diventò sempre più forte e rabbioso. Quando avevo finito di leggere il biglietto scuotevo la testa con disapprovazione e sconcerto. Oltre a proteggere sua madre, pretendeva di proteggere anche me. Da un vampiro, per di più. Non avrebbe dovuto essere il contrario? Senza dire niente - tanto tutto era superfluo – passai la lettera a mio padre.
Dopo averla letta, la rimise nella borsa di Alice e sospirò. “Almeno sappiamo perché è scappata” disse mesto Carlisle. “Dovremo essere prudenti, se tiene in ostaggio sua madre, le cose si complicano ancora di più”.
“Già” fu la mia laconica risposta.
“Ci siamo!”, disse mia sorella, parcheggiando al volo. Sentii un urlo terrificante. Era la voce di Bella distorta dal dolore. Mentre la macchina era ancora in movimento, io già mi ero fiondato fuori. Veloce, silenzioso e mortale entrai nella scuola di ballo.
Sentii la voce di James. “Penso che ora vorresti che il tuo Edward si vendicasse?”.
“Edward, ti prego, no!”. L’urlo di Bella sembrava senza energie. Sentire la sua voce così in sofferenza, era come una coltellata in pieno petto.
Mi ero fermato per una frazione di secondo. Dovevo capire dove fosse la mamma di Bella. Ma di lei non c’era traccia. In un sessantesimo di secondo ero entrato nell’aula da dove proveniva la sua voce. James si stava avventando sopra di lei. Un ruggito devastante - distorto dall’ira - mi uscì dalla gola infiammata dall’odore di sangue fresco. E non un sangue qualsiasi, ma quello di Bella. Ma il terrore di perderla era ben al di sopra del desiderio del suo sangue. Almeno al momento. Mi scagliai addosso a James e lo strappai con violenza da sopra il corpo abbandonato e ferito di Bella.
“Ci pensiamo noi”, sentii dire ad Emmett e Jasper, che mi erano corsi dietro. E senza perdere neanche un secondo lo scaraventai contro gli specchi, che si frantumarono in mille pezzi all’impatto.
M’inginocchiai accanto a Bella. L’incendio nella mia gola era un sottofondo sfocato al terrore. Sembrava svenuta. Il suo cuore batteva ancora, ma non era cosciente. “Bella! no, No, NO…!”. Una parte del mio cervello sentiva la fine di James. Il ringhio feroce di Jasper ed Emmett. Lo squarcio delle sue membra. Il sibilo acuto della sua morte. La morte di un vampiro. Una parte del mio cuore gioì. La vendetta era compiuta. Anche se il rimpianto di non averlo fatto io, mi disturbava. Non mi rendeva soddisfatto. Il vampiro dentro di me lottava ferocemente, sia per vendicarsi che per nutrirsi. Sconvolto dalla paura di perdere Bella, lo soffocavo con violenza. “Ti supplico Bella! Apri gli occhi! Guardami ti prego!”. Ero terrorizzato. “Papà!...Ti prego Bella!...Non mi lasciare!”. Un lamento strozzato usciva dalla mia gola, senza che lo volessi razionalmente. Carlisle nel frattempo si era dato da fare per capire le condizioni di Bella. Cercava di fermare il sangue - che copioso – usciva da una ferita che aveva alla testa. Reagì al dolore che sentiva, urlando disperatamente una richiesta d'aiuto.
“Amore mio!”, le risposi sollevato nel costatare che era tornata cosciente. Mentre mio padre mi faceva il resoconto delle sue ferite non potei soffocare un ringhio di rabbia cieca. La furia non passava, visto che lei aveva subito l’attacco di James. Sembrava che tentasse di dirmi qualche cosa. “Carlisle ti farà guarire. Ascoltami! Ti amo!”.
“Edward”. Finalmente sentivo la sua voce.
“Eccomi”. Sentire di nuovo il mio nome sulle sue labbra era un gran sollievo.
“Che dolore!”.
“Carlisle, fai qualche cosa!”. Sapere che stava soffrendo mi distruggeva. Mio padre chiese ad Alice di trattenere il respiro e portargli la sua borsa.
“La mano!” mi urlò sofferente, Bella.
“Mio padre ti darà un antidolorifico. Passerà presto”, cercai di calmarla.
“La mia mano sta bruciando!”, insistette.
“Amore…”. Come? Una paura latente mi assalì.
“Sento il fuoco nella mano! Spegnetelo!”, gridava.
Allora vidi il morso. E il terrore mi bloccò il respiro. “Papà! Guarda!”.
“No!” esclamò mio padre.
Alice vicino alla testa di Bella, cercava di consolare la sua amica: “Edward sapevi che sarebbe diventata una di noi”.
“Non voglio!”, ero sconvolto. Non volevo questo per lei. Le mie peggiori paure si stavano avverando tutte insieme.
“Si potrebbe provare a fare una cosa…” disse Carlisle.
“Cosa?” supplicai.
“Potresti tentare di succhiare via il veleno dal taglio” mi disse, mentre continuava a prendersi cura della sua ferita alla testa. Come succhiarle via il veleno? Come si fa con il veleno dei serpenti?
“Si può fare?” chiese Alice scettica.
“Forse” rispose mio padre. “Ma dobbiamo fare in fretta”. E mi guardò negli occhi. Mi stava chiedendo di sentire il suo sangue in bocca. Senza affondare i miei denti nella sua pelle. Avrei dovuto succhiare il sangue misto a veleno, fino a provare a toglierlo tutto dalle sue vene. E tutto questo senza dissanguarla ed ucciderla. A lei! Alla mia cantante! Il vampiro dentro di me esultava senza ritegno. L’ora del suo pasto era finalmente arrivata. “Papà…non credo di riuscirci”. Ero lacerato.
“Devi decidere tu. Non posso farlo al posto tuo. Se tu tenterai di portarle via il veleno, io dovrò occuparmi delle altre ferite, soprattutto del sangue che le esce dalla ferita alla testa”.
Come ne sarei potuto essere capace? Già così sentivo la gola ardere come se fossi io stesso in un rogo. E il vampiro era tenuto a bada quasi per miracolo. Dovevo tenermi rigido, con i muscoli bloccati. Per impedirgli di avventarsi sulla sua preda preferita. Non avevo potuto bloccare la respirazione - per parlare così tanto - quindi l’odore del suo sangue mi avvolgeva, dentro e fuori. E mi sconvolgeva. Solo il mio amore per lei mi dava la forza sufficiente ad imbrigliare il mostro. Ma erano catene deboli - perché minate con forza dal mostro - non sapevo quanto avrebbero retto. E soprattutto, se sarebbero state tanto forti da reggerlo, con il sapore del suo sangue nella gola. Il vampiro dentro di me era impaziente, non vedeva l’ora di gustarsi il tanto agognato banchetto. Spingeva esasperato le sbarre della prigione nella quale lo avevo rinchiuso. Ringhiava e minacciava la mia volontà di preservare l’umanità e la vita della sua cantante. Reclamava il suo diritto a godere di ciò che era nato per lui.
Bella urlò nuovamente il mio nome. La fissavo, sconvolto dalla portata della decisione che dovevo prendere.
“Se non lo farai ora, sarà tutto inutile” m’incalzò Carlisle.
Dovevo decidere subito. Non è così. Risposi al mostro. Lei è nata per me, non per te. E lo ricacciai con violenza, nelle celle sotterranee del mio essere dove lo chiusi a doppia, tripla mandata.
Presi la mano di Bella e tenendola ferma avvicinai le mie labbra al morso di James.
L’impatto fu violentissimo. Come un ariete che ti prende in pieno. Il piacere immenso, devastante, sconvolgente. Tentare di mantenere la lucidità e tenere a bada il mostro era un’impresa titanica. Già impedire ai miei denti, di affondare nelle sue vene e limitami a succhiare veleno e sangue era difficilissimo, quasi impossibile da gestire. Il vampiro tentava ripetutamente di annebbiare la mia mente, in modo da potersi liberare e prendere il sopravvento. Già così esultava. Il sapore del sangue che sentivo scendermi dolce e ipnotizzante lungo la gola, minava gravemente la mia lucidità, la sentivo scivolare via. Mentre il mostro gioiva senza ritegno e m’istigava a succhiare più avidamente. Il godimento viscerale che sentivo, al passaggio del sangue nella mia gola - seppure guastato, prima dal veleno di James e poi dalla morfina, che avvertivo sempre più presente – rendeva ad ogni secondo che passava, il vampiro più forte. E me, più debole. Conscio che stavo provando anch’io un piacere immenso, indescrivibile. Godimento allo stato puro. Ma mentre succhiavo il suo sangue, la guardavo. Dovevo fare in modo da non dimenticare – perché – dovessi staccarmi dalle sue vene. Perché non volevo dissanguarla. Il mio immenso amore per lei. Con uno scatto di volontà - usandomi violenza -mi staccai dal morso di James. Ero sfiancato dalla prova. Il vampiro dentro di me era imbestialito. Gli avevo interrotto il pasto quando ci stava prendendo gusto. Quando sentiva che avrei ceduto. Invece avevo vinto io. Lo sentivo ribollirmi dentro, pieno di rabbia repressa. Mi odiava. Almeno quanto io odiavo lui. Ma avevo vinto. L’avevo abbattuto un’altra volta. E questa volta la vittoria era stata un trionfo. Era valsa la salvezza di Bella. Mi sentivo un gladiatore, sfinito, sfiancato, ma vittorioso.
“Resta vicino a me…”, mi disse Bella in un flebile soffio.
“Sono qui…”, la rassicurai.
“Sei riuscito a togliere tutto il veleno?” mi chiese mio padre.
“Credo di sì, avvertivo il gusto della morfina”. Ne sentivo abbastanza la certezza da sapere che avevo vinto. Che l’avevo salvata dal diventare un vampiro. Che ero riuscito a lasciarla umana.
Stava per essere avvolta dall’effetto della morfina. Ma mio padre riuscì a farsi dire dove fosse sua madre. Non era mai tornata. James ci aveva imbrogliati tutti. Bast*ardo. Bella riuscì anche ad avvisare Alice che James la conosceva, che tutto era registrato nella videocamera. Questa non me l’aspettavo. Alice mi guardò sconcertata e corse a recuperare la casetta.
“Possiamo andare” mi disse Carlisle. Mentre il rogo di James, stava per allargarsi a buona parte della sala, anche a causa della benzina che Emmett e Jasper avevano sparso. Le prove andavano distrutte.
“Ho sonno…” disse Bella in un flebile lamento.
“Dormi tranquilla, amore, ti prendo in braccio”, le dissi con voce dolce e rassicurante. La presi delicatamente tra le braccia, facendo attenzione a non farle male. Si abbandonò sul mio petto e si lasciò andare al sonno.
  


   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Sandra Voirol