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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    25/06/2011    1 recensioni
Tutti sappiamo che, dopo che Squalo ha portato via Yamabaka per allenarlo, poco prima dei Choice, Ryohei ha colpito Tsuna con un pugno. Ma cosa è successo tra quel fatidico pugno sul naso e il giorno stesso del Choice?
Gokudera richiuse lo sportello del frigorifero con un tonfo sordo e si lasciò cadere con la schiena contro di esso: “Quel bastardo… Se l’è presa con il Decimo perché vi ha raccontato tutto riguardo ai Millefiore, ai Vongola e alla nostra battaglia…”.
Sasagawa sbiancò: “Tsuna-kun dov’è adesso?” domandò lei, sapeva che i pugni di suo fratello non erano uno scherzo.
“In camera sua, lo abbiamo portato lì io e Dino dopo averlo medicato ma continua a sanguinare.”
“E mio fratello?”
“Non voglio più vederlo!”
Attenzione, non va intesa come una 3327 ma bensì come una no-pairing.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryohei Sasagawa, Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA DEL CHOICE - MISSING MOMENTS

Haru e Kyoko erano in cucina quando videro Hayato piombare nella stanza con un’espressione furente in viso: “Dov’è il ghiaccio?!” gridò il ragazzo, cominciando a saccheggiare il congelatore e il frigorifero.

Subito, entrambe mollarono la preparazione della cena per concentrarsi su di lui: “Gokudera-kun, cosa succede?” chiese preoccupata la rossa, asciugandosi le mani nello strofinaccio, “Sembri indemoniato.”. Haru annuì convinta, “Si è fatto male qualcuno?” aggiunse lei.

“Quella testaccia a prato è del tutto impazzita…” borbottò l’argenteo tra sé e sé: “Colpire il Decimo in viso…” aveva le mani che gli tremavano e sembrava che le voci delle amiche non lo avessero raggiunto, continuava a frugare nei cassetti del freezer alla ricerca di qualcosa.

“Che è successo a Tsuna-kun?” domandò con voce roca Kyoko, sgranando gli occhi.

“Quell’idiota di Ryohei ha tirato un pugno al Decimo!”

Lo sguardo di Gokudera era pieno di rabbia e amarezza, sembrava sul punto di scoppiare per la furia cieca che pareva aver preso possesso di lui; la rossa sobbalzò a quella notizia, e così Haru, che si portò le mani davanti alla bocca, spaventata: “M-M-Ma come è possibile...?” balbettò Miura, cadendo in ginocchio dinanzi alla Tempesta, “Hanno litigato per qualcosa?” cercò di capire.

Gokudera richiuse lo sportello del frigorifero con un tonfo sordo e si lasciò cadere con la schiena contro di esso: “Quel bastardo… Se l’è presa con il Decimo perché vi ha raccontato tutto riguardo ai Millefiore, ai Vongola e alla nostra battaglia…”.

Sasagawa sbiancò: “Tsuna-kun dov’è adesso?” domandò lei, sapeva che i pugni di suo fratello non erano uno scherzo.

“In camera sua, lo abbiamo portato lì io e Dino dopo averlo medicato ma continua a sanguinare.”

“E mio fratello?”

“Non voglio più vederlo!”

Quel breve scambio di battute si concluse con Kyoko che, aperto nuovamente il congelatore, prese da un cassetto laterale un certo numero di cubetti di ghiaccio per poi avvolgerli nel grembiule che le copriva le gambe per consegnare l’involto all’argenteo: “Metti questi sul naso a Tsuna-kun fino a quando il sangue non si sarà fermato. Io vado un attimo a parlare con mio fratello. Haru-chan,” disse poi, voltandosi verso l’amica con un sorriso falsamente allegro, “Ce la fai a finire qui da sola?”.

Miura annuì e senza dire altro si alzò per tornare ai fornelli.

§§§

Ryohei era stanco.

Stava disteso nella sua camera, sul lettino, a fissare il soffitto immerso nell’oscurità e si sentiva esausto all’estremo, ogni singola fibra del suo corpo gli sembrava pesantissima: neppure quando aveva corso per tutto il Giappone alla ricerca dei suoi amici era così conciato male, e si chiedeva seriamente cosa gli stesse capitando.

Cercò di calmarsi, accidenti, gli tremavano anche le mani!

Cosa gli prendeva?

Il pugile si rannicchiò su sé stesso, sentendo ancora la pelle tirata e appiccicaticcia per il sangue ormai raggrumato sulle nocche: aveva colpito Tsuna in pieno viso ma non si sentiva meglio, al contrario, si sentiva peggio che mai.

Aveva sbagliato, lo sapeva benissimo, la rabbia era scemata subito per lasciare il posto solo a un sordo senso di colpa nel vedere quello scricciolo dai capelli a punta buttato a terra, che lo fissava con gli occhi pieni di lacrime e dolore.

Lui se n’era andato subito dopo, non curandosi apparentemente dello stato del quattordicenne, ma Ryohei in realtà non riusciva a reggere quello sguardo spaventato.

Sasagawa nascose il viso tra le mani, incurante dell’odore ferroso del sangue.

Era un vero e proprio idiota: Gokudera aveva ragione quando gli dava dello stupido, l’aveva ampiamente dimostrato in quel frangente.

“Onii-chan, sei qui dentro? Posso entrare?”

La voce gentile e un poco preoccupata di Kyoko gli fece alzare di scatto la testa un istante prima che la rossa facesse il suo ingresso nella stanza, accendendo tutte le luci.

I due fratelli si guardarono negli occhi per un paio di secondi, la sorella minore non si era mossa dalla soglia della stanza e lo fissava con un misto di dispiacere e tristezza nello sguardo: Ryohei non riusciva a reggerlo; la rossa mosse un passo all’interno, poi un altro e un altro ancora, fino a trovarsi proprio accanto al letto del pugile.

“Onii-chan,” lo chiamò lei con tono tremante: “Perché hai colpito Tsuna-kun?” chiese con un filo di voce, “Cosa ti ha fatto?” bisbigliò la ragazzina, “Tsuna-kun non si meritava un pugno.”.

Nel vedere la sorella sull’orlo delle lacrime, Sasagawa si pentì ancora di più del suo gesto, ma al contempo, non riusciva ancora perdonare Sawada per averle rivelato tutto, per averla esposta ad ancora più pericoli.

“Onii-chan, Tsuna-kun sta cercando in tutti i modi di riportarci a casa, si sta impegnando tanto e ha tutti noi sulle spalle… Perché lo hai colpito?” ripeté Kyoko, inginocchiandosi accanto al viso del Sole: “Mi ha raccontato tutto, di ogni battaglia, di Chrome… Mi ha raccontato di come siete sempre rimasti uniti come una Famiglia e del tuo ruolo, è felice di averci accanto. Tutti.” precisò lei con un sorriso appena accennato oltre le lacrime, “E adesso ha bisogno di noi tutti più che mai, non puoi essere proprio tu il primo a mollare tutto.”.

Ryohei, sentendo quelle parole, balzò seduto, con gli occhi sgranati e sinceramente spaventati: “Kyoko, io non voglio che tu venga coinvolta in questa storia, non voglio che tu ti faccia del male.” dichiarò il ragazzo, “D’accordo, ho sbagliato a colpirlo a quel modo, ma ero arrabbiato e frustrato, ho paura che tu possa finirci in mezzo…” rivelò.

“E non hai pensato che forse io e Haru-chan vogliamo finirci in mezzo perché vi vogliamo bene e perché vogliamo esservi accanto anche nei momenti difficili? Essere amici vuol dire questo e noi vogliamo anche far parte a tutti gli effetti della Famiglia. Forse non ci piacerà, ma finché saremo con voi, con te, con Tsuna-kun, Chrome-chan, Lambo-kun, I-Pin-chan e tutti gli altri, per noi andrà bene.”.

Le parole di Kyoko, nella loro semplicità, colpirono profondamente lo sportivo, che non sapeva come replicare alla loro intensità di sentimenti.

“Ti prego, onii-chan, chiedi scusa a Tsuna, lui non ha colpa di nulla.”.

§§§

Uscito come un razzo dalla sua stanza e concentrato com’era sulle parole della sorellina, Ryohei non si era accorto minimamente della presenza di una persona dinanzi alla porta di Tsuna, a tal punto da finirci dritto contro con discreta violenza.

I due caddero a terra, lamentandosi di dolore e il pugile ruzzolò contro il muro, attutendo con il proprio corpo l’impatto all’altro.

“S-Scusa!” cercò di giustificarsi Sasagawa, combattendo contro il dolore alle costole: “Non vole…” ma una risata lo interruppe e solo in quel momento il ragazzo notò la biondissima capigliatura dell’altro, che poteva voler dire solo una cosa: era andato dritto a cozzare contro Dino.

 “Mi stavo chiedendo in effetti in quale angolo buio della base fossi finito,” disse l’italiano, mettendosi cautamente seduto, e poi in piedi: “Ti ho cercato un po’ dappertutto ma non sono riuscito a trovarti.” spiegò Cavallone, tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

Mano che Ryohei non afferrò.

Anzi, il pugile abbassò ulteriormente lo sguardo, cosa che sorprese estremamente il compagno più anziano, non era assolutamente da lui.

Con un sospiro, si poggiò alla parete accanto a lui, guardando distrattamente il volo di un moscerino sopra le loro teste ed entrato lì da chissà dove: “Se ti dicessi che Tsuna sta bene e che non hai nulla di cui rimproverarti perché lui per primo mi ha chiesto di cercarti per chiederti scusa da parte sua, ti farebbe sentire meglio?” dichiarò con voce tranquilla l’altro.

Sasagawa sgranò gli occhi ma non rispose: “Sarebbe venuto a cercarti anche di persona ma Hayato è stato irremovibile e lo ha obbligato a stare sdraiato, secondo lui aveva perso troppo sangue,” aggiunse Dino con una mezza risata per stemperare la tensione, spostando lo sguardo sulla porta chiusa che separava il “fratellino” dal resto del mondo, “Così mi sono mosso io. Ma non sono riuscito a trovarti.”.

Ci fu un lunghissimo istante di silenzio, poi finalmente il pugile si decise ad aprire bocca: “Mi spiace…” balbettò lui, alzandosi in piedi, “Kyoko mi ha già rimproverato abbastanza e solo adesso ho capito quanto Sawada sia sotto pressione. È strano, non ci avevo mai riflettuto.” aggiunse il quindicenne, guardandosi le mani che sembravano per fortuna aver smesso di tremare, “Fino a questo momento, non avevo mai realizzato quanto fosse difficile la posizione di Sawada: in fondo, ha seriamente la responsabilità di tutti noi in questa battaglia e io sono riuscito a ripagarlo con un pugno.”.

Dino scosse la testa: “Siamo tutti tesissimi, e Tsuna l’ha capito da solo, per questo mi ha chiesto di venirti a cercare, era preoccupato per te, temeva facessi qualche stupidaggine.” spiegò, non trattenendo un sorriso malinconico a quelle parole, “È maturato parecchio in queste ultime settimane, sai? Più di quanto potessi mai immaginare, e se da una parte sono fiero di lui, dall’altra avrei preferito non vedere quell’espressione corrucciata e pensierosa sul suo viso. Sai che anche lo Tsuna di questa linea temporale la aveva?” disse l’italiano.

Ryohei alzò la testa sorpreso: “Il mio fratellino era perennemente immerso nei suoi pensieri contorti, e a volte non bastavano neppure gli sforzi congiunti di Takeshi e Hayato per dargli una svegliata. Allora lo prendevo con me, sparivamo per un paio d’ore, in qualche luogo che ero sicuro non potesse conoscere nessuno dei nostri, e lo obbligavo a sputare il rospo. Ha funzionato spesso.” assicurò Dino, “Ora purtroppo siamo in una situazione veramente brutta e non posso fare lo stesso con la versione più tenera e bimba del mio adorabile otooto,” disse, incupendosi, “Però troverò sicuramente un altro modo per farlo sfogare, almeno prima che mi esploda tra le mani come uno dei candelotti di Hayato.”.

“Vado io.”.

La replica di Ryohei fu così improvvisa, che Dino ci mise qualche secondo prima di realizzarne l'esatto significato, ma non disse nulla, si limitò a sorridergli e a poggiargli una mano sulla spalla con affetto: “Io intanto vado a vedere se Hayato non si è messo a tirare bombe a destra e a manca.” e con un ultimo sorriso, Cavallone lo lasciò solo, davanti alla porta ermeticamente chiusa.

Con un sospiro, il pugile si alzò, scuotendosi i vestiti da granelli di polvere invisibili e portò il proprio sguardo sul metallo lucido dinanzi a sé: oh, al diavolo!

“Sawada, sei qui?” chiese con voce insolitamente bassa per i suoi standard.

Senza aspettare una risposta, mosse un passo in avanti, di modo che la fotocellula lo rilevasse e permettesse ai meccanismi di far scivolare la lastra metallica su sé stessa: dentro la camera, la luce era accesa e l’unico letto occupato era quello più basso.

Tsuna era disteso sopra il copriletto, col viso arrossato e le labbra socchiuse: doveva essersi addormentato da poco e, quando Ryohei si allungò a sfiorargli lo zigomo tumefatto, ne sentì la pelle gelata.

Ricordò le parole di Kyoko, Gokudera era passato in cucina a prendere del ghiaccio: doveva essere quella la causa di quel gelo innaturale.

“Mi dispiace…” sussurrò appena Sasagawa, senza però riuscire a incrociare con i propri occhi il volto del suo Boss.

“Anche a me… Non volevo che finisse in questo modo… Scusami, niisan.”

La voce bassa e mezza addormentata del Decimo lo fece sobbalzare: i loro visi si incontrarono per un attimo, di sfuggita, ma Ryohei era certo di aver visto del sollievo su quello del più giovane, “Però Kyoko-chan e Haru avevano diritto di sapere…” disse il quattordicenne, cercando di mettersi seduto, “Anche loro sono parte della Famiglia.”.

Il Sole si allungò ad aiutarlo e gli cinse i fianchi con le braccia per farlo poggiare con la schiena contro i cuscini: “Sono stato un idiota io, non tu. Kyoko è venuta a rimproverarmi per quello che ho fatto…” ammise lui, “È che ho avuto paura che potesse succederle qualcosa, che qualcuno potesse farle del male, non volevo che lo sapesse.”.

Tsuna annuì, piegando leggermente il capo in avanti: “Hai ragione, e anche io non volevo che lo sapessero per questa stessa ragione. Ma se siamo arrivati fino a questo punto è stato anche grazie a loro, avevano tutti i diritti di essere messe a parte di quello che dovremmo affrontare da qui in avanti. Anche perché Byakuran vuole che siano presenti tutti coloro che sono venuti qui dal passato, non potevo evitarlo.”.

“Ritornare a casa sarà un traguardo che raggiungeremo tutti assieme, nessuno escluso.”

A quelle parole, Ryohei si lasciò sfuggire una mezza risata: “Sawada, sei incredibile.” notò con una sorta di orgoglio nella voce, “Sei la persona più incredibile che io abbia mai conosciuto.”.

“Tutto merito di Reborn.” replicò tranquillo il Decimo, ma subito il pugile scosse la testa: “Secondo me, invece, tu sei sempre stato così, solo hai avuto bisogno… di un piccolo aiuto per esprimere all’estremo la tua forza!” esclamò con allegria Ryohei, cingendogli le spalle con un braccio.

I due ragazzi risero assieme, lasciando che tutto il nervosismo accumulato semplicemente scomparisse con la stessa rapidità di una dozzina di takoyaki nello stomaco di Lambo, fino a quando entrambi non si sentirono meglio, più liberi.

A quel punto, Tsuna sciolse delicatamente l’abbraccio e si rimise in piedi: “Andiamo, convincerò io Gokudera-kun a perdonarti, vedrai che presto potrai riprendere gli allenamenti con lui e Lambo. Quanto a me…” disse, spostando lo sguardo sulla Box color arancione brillante ancora sul comodino, “Ho un appuntamento con qualunque cosa ci sia lì dentro.” affermò con un sospiro rassegnato.

“Sicuro di potercela fare?” chiese preoccupato Sasagawa, mentre lo afferrava per le spalle: “Devo farcela,” replicò con un sorriso Tsuna, “Devo completare l’addestramento ed essere pronto alla battaglia contro Byakuran. Solo così potrò proteggere tutti e riportarvi a casa. E poi, Kyoko-chan mi ha dato un valido e prezioso aiuto” disse, prima di uscire a larghi passi dalla stanza, con il viso rischiarato da un sorriso e il cuore infinitamente più leggero.

   
 
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