Agaph kai Erws
La sete di potere di Miraz sembrava essersi trasferita in Peter, come il sangue dell’usurpatore sulla spada del Magnifico. Era ossessionato dal pensiero di Caspian sul trono di Narnia, sul suo trono! Il suo desiderio di primeggiare, accumulato in anni di regno dissolti in un soffio, gli opprimeva la mente. Pensava e ripensava, sempre con quel pensiero fisso nella mente; alla fine, dopo lunghe notti insonni, la sua mente andò a posarsi sul figlio di Miraz e d Prunaprisma che, alla sua nascita, aveva garantito al padre la possibilità di salire sul trono di Narnia.
Un figlio, un figlio, un figlio. Un figlio narniano sul trono di Narnia, mille volte preferibile ad un figlio di Telmar.
Peter, in quanto antico re di Narnia, poteva legittimamente definirsi narniano; ma dove trovare una narniana dalla quale avere un erede? Se si escludevano gli abitanti di Telmar e gli abitanti delle terre lontane, ai confini del regno di Narnia, non esistevano altri figli di Adamo e di Eva, tranne… In quel momento, gli comparve davanti agli occhi (ho forse aveva solo pensato a lei) Susan, sua sorella.
L’idea gli parve orribile ed innaturale, eppure quel pensiero continuò ad ossessionarlo quasi quanto il pensiero di Caspian sul trono. Cercava di trovare almeno un elemento che lo giustificasse, per non sentirsi con la coscienza sporca, ma più ne cercava più non ne trovava, ed arrivò, alla fine di una lunga notte e all’inizio di un’altra, con il medesimo risultato.
Ringraziando
Poche parole, violente e lapidarie, come una condanna:
- Susan, devi darmi un erede.
***
Susan si sentiva gli occhi di tutti
puntati sulla sua
figura, soffermandosi sul ventre leggermente tondo; occhi che, dopo
essersi
posati su di lei, indugiavano su Caspian. Rifugiarsi presso di lui
sarebbe
stato un buon modo per nascondere l’innaturale
verità, ma Caspian era, forse,
l’unico ad aver capito e fu, di certo, il primo ad accorgersi
di quante
attenzioni e cure,
Presto, anche gli altri cominciarono a capire. Allora, alle occhiate si unirono i bisbigli.
Iniziò a percorrere, avanti e indietro, vuoti e silenziosi corridoi e a rifugiarsi nei suoi appartamenti privati senza nessuna presenza intorno, se non quella di Peter. Solo una volta avvertì il tocco di un’altra mano sulla spalla ed una lieve voce che le diceva:
- Susan… vorrei starti vicina… per aiutarti…
La sua piccola Lucy, l’unica che le offriva il suo aiuto e l’unica, la cui purezza non avrebbe mai dovuto essere macchiata da un contatto corrotto. Un secco rifiuto per preservare l’innocenza di un’anima.
Ma Susan non ce la faceva più: soffriva e, con lei, soffriva la sua creatura. Una sofferenza troppo grande.
Susan perse il bambino nella forma di un grumo di sangue.
Le urla non furono le sue, ma di Peter, che rimase inginocchiato presso il capezzale della sorella, percuotendosi il petto, strappandosi i capelli e invocando sul suo capo mille e mille punizioni.
Susan rimaneva inerte, sul letto, gli occhi fissi sul soffitto e le orecchie che ascoltavano le inutili invocazioni di Peter.
- Aslan! Aslan!
***
Una notte Susan si rialzò.
La prima cosa che notò fu Peter, addormentato, in ginocchio con la testa e le braccia abbandonate sul letto. Alzatasi, uscì fuori al balcone, dove un capogiro la obbligò ad inginocchiarsi, tenendosi aggrappata alla ringhiera. Quasi istintivamente le uscì dalle labbra l’invocazione che aveva sentito mentre era abbandonata nel letto.
- Aslan! Aslan!
Aveva appena pronunciato quel nome che l’interpellato era accanto a lei.
- Cosa ti turba, Susan? – le chiese, con dolcezza, il maestoso Leone.
- Oh, Aslan! – disse la giovane, con un groppo alla gola – Cosa è successo?
- Si è semplicemente incrinato uno degli ingranaggi della vita.
- Cosa vuoi dire?
- Vedi, figlia di Eva, la vita scorre grazie a vari ingranaggi, che si intersecano tra loro e si danno movimento a vicenda: c’è, ad esempio, l’ingranaggio della crescita che si interseca e da movimento all’ingranaggio dell’esperienza. Ma, alle volte, un ingranaggio può, per errore, intersecarsi con un ingranaggio col quale non ha nulla a che fare e, allora, si rischia di compromettere irreparabilmente il movimento degli altri ingranaggi. A tuo fratello è accaduto questo: l’ingranaggio dell’erws* che era in lui si è intersecato con l’ingranaggio dell’agaph**.
- Cosa vuol dire?
- L’erws e l’agaph sono gli ingranaggi più importanti: essi danno movimento agli altri ingranaggi e danno loro equilibrio. Quando capita che questi due ingranaggi si incontrino, allora la vita sembra più bella, ma solo se questi ingranaggi si sono conservati puri ed incorrotti. Nel caso di tuo fratello, l’ingranaggio dell’erws era stato corrotto da quello della cupidigia che è, anche, una forma minore dell’erws e, in un certo senso, tuo fratello ha cercato di purificarlo unendolo all’ingranaggio dell’agaph. Ha cercato di rendere pulita la sua ambizione accostandola al suo amore per te.
- Ma non è servito a niente – disse Susan, con amarezza.
- Purtroppo no: quando l’ingranaggio dell’erws si corrompe non può essere purificato in questo modo, anzi può solo corrompere a sua volta. Di ciò, tuo fratello si è accorto troppo tardi e, come le tue orecchie hanno sentito, si è pentito ed è disperato.
A quelle parole, Susan si voltò in direzione di suo fratello; alla luce della Luna poteva vedere i suoi occhi chiusi, cerchiati ed infossati, il volto pallido ed emaciato e i capelli, sulle tempie, sembravano attaccati alla cute.
- Cosa si può fare, allora? – chiese Susan, nello stesso tono di prima, ad Aslan.
- Bisogna riportare l’ordine e c’è un solo modo: come l’ingranaggio corrotto dell’erws ha preso il sopravvento sull’ingranaggio dell’agaph, così l’ingranaggio puro dell’agaph deve prevalere su quello dell’erws, e solo tu puoi farlo.
-Ma, non so cosa fare.
- Vai da tuo fratello e lo capirai da sola.
Susan, quasi meccanicamente, si rialzò e fece per rientrare nella sua stanza ma, ad un tratto, ritornò verso Aslan.
- Aslan – gli disse – posso chiederti un’ultima cosa?
- Dimmi tutto quello che vuoi, Susan.
- Se fosse possibile – disse Susan, con un tono di voce che tradiva la paura di un rifiuto – vorrei poter vedere, anche per un solo istante, il figlio che avrei potuto avere.
Aveva appena terminato la sua richiesta che sentì il caldo respiro di Aslan sul volto e, davanti ai suoi occhi, apparve un bambino; poteva avere uno o due anni e si reggeva a malapena sulle sue piccole gambe. Susan non rimase a lungo a guardare i tratti del volto del bambino per trovare una qualche somiglianza che lo accomunasse a lei o a Peter, ma si strinse subito al seno suo figlio, tenendolo forte a sé, come per paure di perderlo di nuovo. Dopo un po’, l’esile corpicino del bambino si dissolse nel nulla; Susan rimase con le braccia incrociate sul petto, cercando di raccogliere la più piccola traccia rimasta su suo figlio chiedendosi, poi, quanto tempo fosse passato. Quando, alla fine, si rialzò e si rese conto che anche Aslan era scomparso assieme al bambino, dalle labbra le uscì un “grazie” pieno di gratitudine.
Varcò, quindi, la portafinestra della sua stanza e andò a sedersi sul letto, dove il capo e le braccia di Peter erano ancora posate. Con delicatezza materna, Susan attirò a sé il fratello che, come fanno i bambini già addormentati che vengono portati a letto, si trascinò pigramente sul letto e ricadde addormentato, con la testa posata sul grembo della Dolce.
La ragazza già prima aveva notato il volto stanco e provato del giovane ma, visto da vicino, la stanchezza sembrava mille volte più grande e ciò le toccò il cuore. In quel momento, seppe cosa doveva fare.
Incominciò ad accarezzare il volto di Peter, a passargli, delicatamente, le dita tra i capelli e a dargli dei piccoli baci sulla fronte, sugli occhi e sulle guance. Infine, accostò le sue labbra a quelle di lui e gli sussurrò le parole più belle che siano mai state dette:
- Ti perdono.
* in greco,
viene in
questo modo definito l’amore; io ho ripreso il termine,
secondo il contesto
neoplatonico, di “amore carnale”.
** in chiave
cristiana
definisce l’amore fraterno, contrapposto, sempre dai
neoplatonici, all’erws.
Note
dell’autore:
Questa
fanfiction
risale ad alcuni anni fa, quando la mia mente stava risentendo della
lettura de
“Le Cronache di Narnia”, della visione del film
“Il principe Caspian” e delle
prime lezioni di Filosofia al Liceo… quindi frutto di una
mente sull’orlo di
una crisi di nervi. Abbiate quindi compassione della prima esperienza
del
liceale che sono stato fino ad un anno fa.
Accetto
recensioni
positive e, soprattutto, critiche.
Lusio
P.S. Ai miei
colleghi
del classico; perdonate l’errore del sigma breve alla fine di
erws,
ma proprio non sono riuscito a trovare il sigma lungo sulla mia
tastiera. Non è
stato un errore inconsapevole.