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Autore: ThePirateSDaughter    26/06/2011    7 recensioni
Sabato pomeriggio. Straordinariamente niente da fare.
Ed ecco l'ispirazione per un'altra ff *___*
Prima su Trent (con accenni TxG), spero non faccia vomitare!
Fa parte della serie "Yesterday and Tomorrow"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Trent
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
- Questa storia fa parte della serie 'Yesterday and Tomorrow'
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trent




~ Strings of my Heart .

~ 1988

La madre si accovacciò all'altezza del bambino, che in quel momento batteva tutto convinto le manine paffute a terra, lasciandosi scappare un risolino ad ogni colpo. Non ne variava mai la cadenza, ma si divertiva un mondo. Chissà cosa si immaginava, nella sua innocenza, chissà che gli sembrava il contatto con le piastrelle del pavimento... Una qualche musica sconosciuta, un gioco di cui lei da tempo aveva smarrito il senso.
-E' veramente carino, sì- affermò il fratello della donna, poggiando la chitarra che si era portato sul pavimento e scrutando divertito il piccolino che giocava -Dall'ultima volta che l'ho visto si è fatto anche grandicello.
-E'ovvio- puntualizzò lei, ridendo -l'hai visto che aveva due mesi, ne sono passati sette!
-E sai che non è colpa mia se non ci sono stato!- Il fratello si sedette più comodamente, spalancando le braccia: -Trent! Trent! Vieni dallo zio, forza!
Al richiamo il piccino spalancò gli occhioni, di un verde totale e gattonò tutto felice in direzione dell'uomo, emettendo versetti divertiti, sotto lo sguardo ancora più divertito dei due adulti. A metà strada però, incrociò lo strumento che lo zio aveva messo a terra e si fermò, incuriosito e sorpreso, mettendosi a sedere e studiandolo. Non aveva mai visto nulla di simile.
-Levala da lì, potrebbe farsi male- disse la donna, lievemente preoccupata, spostando lo sguardo dalla chitarra al figlio 
Ma prima che il fratello potesse fare alcunchè, il piccolo Trent si era mosso senza preavviso, provando a scalare la chitarra per scavalcarla. Nel farlo mise la piccola mano sulle corde, ritraendola subito, colpito. 
Avevano emesso un suono. 
I suoi occhioni si allargarono ancora di più. Aveva scoperto una cosa eccezionale!
-Sposta quella chitarra, forza!- ripetè la mamma al fratello.
-Aspetta- le disse lui, levando una mano -Guardalo...
Trent, infatti, aveva rimesso la mano sulle corde e non appena queste avevano suonato ancora gli era spuntato un incantevole sorriso a due denti. Diede un'altra manata e poi un'altra e una ancora, ridacchiando soddisfatto ad ogni corto, basso, strappato suono.
-Però!- Lo zio ora rideva apertamente -Ha preso da me! Mio nipote ha talento!
Poi tese la mano verso lo strumento, preoccupato sia dai colpi che Trent stava infliggendo alla sua amata chitarra sia dall'effettiva possibilità che il nipotino si potesse fare male. Non appena gli sottrasse lo strumento il bimbo si offese; lo fissò stranito per un istante e due grossi lucciconi gli spuntarono ai lati degli occhi.
-Su, Trent, non fare i capricci- mormorò dolcemente la donna, prendendolo in braccio e cullandolo.
-Appunto- Lo zio si alzò e lo carezzò sulla testolina sommersa dai capelli neri, la stessa testolina che al momento lo stava fissando, a metà tra l'offeso e il triste -Non devi temere, Trent, non appena sarai abbastanza grande avrai una chitarra anche tu!


~ 2005

Nella semioscurità della stanza fissò lo strumento e riuscì comunque a vedere i segni che dimostravano i loro anni assieme. La chitarra era tenuta perfettamente, non c'erano ditate o graffietti di sorta ma lui poteva più che altro sentire, semplicemente tenendola in mano, tutte le precedenti strette sul manico, gli accordi provati, le melodie espresse.
E quanto avrebbe voluto esprimerne una ora. Con quella stessa chitarra, che amava incondizionatamente ma non poteva impedirsi di detestare un po'. 
Perchè era anche per causa della chitarra che lei gli si era avvicinata, dato che gli aveva definito l'essere, l'anima e il carattere già in tenera età. 
Ma per questo stesso motivo non poteva separarsene; gli consentiva di sfogarsi, di esprimersi, di buttare fuori tutto ciò che sentiva.
In questo caso era pura e bruciante amarezza.
L'avrebbe spaccata, da quanto faceva male, realizzò, con le guance d'un tratto umide. Ma non poteva. Non voleva.
Non era la chitarra la ragione del suo odio. La ragione era che nemmeno suonare riusciva a calmarlo dal pensiero di Lei.
Per trovare pace, per sciogliere il nodo fatto di fiamme dentro di sè non voleva la chitarra, che da sempre aveva rappresentato un punto fermo. Voleva il peggio. Voleva Gwen. Anche se per lei non era lo stesso, anche se gli avrebbe fatto male, di nuovo.
Strinse più forte il manico, cercando di trattenere un singhiozzo ma quello strisciò, infido e traditore, dai suoi denti.
Fissò di nuovo le amate, suonate, vissute corde.
Le sue dita quasi si mossero da sole a far nascere l'ennesimo accordo.
Poi un altro.
Uno ancora.
Due.
Tre.
Sempre più veloce, più disperato.
Era come se ciò che stava suonando fosse sempre stato dentro di lui, già concepito, già pensato e non improvvisato come in realtà. Nasceva dal cuore, dritto e spontaneo, aveva origine e si nutriva della sua tristezza.
Non smise di suonare. Ormai era impossibile.
La musica era intrisa di cose non ancora espresse; e più suonava, più si sentiva meglio. Accelerò il ritmo. Iniziò a cantare quasi senza accorgersene.
Non sentiva più le dita; suonava con foga e decisione, come se non avesse più nulla da perdere o da fare.
Cantò sempre più forte, sempre più forte. A volte si sentì urlare. 
Cantava. Suonava. Qualche lacrima cadeva. Senza riuscire a smettere.

Quando si fermò ansimava e tremava. Le dita vibravano, arrossate, strette sul manico. Ad ogni respiro la gola bruciava; con tutta probabilità non avrebbe avuto voce per la prossima settimana. 
Trent trasse parecchi, profondi respiri, tentando di calmarsi. Aveva suonato come mai in tutta la sua vita, mai così forte e in maniera così potente. Non avrebbe mai creduto di poter far uscire così tanto e soprattutto di provare qualcosa di così orribile.
Ma era servito a qualcosa. 
Almeno la musica non l'aveva abbandonato.

La miseriaccia. E'la depressione fatta persona questa fanfiction °-°
Però si è presentata l'ispirazione... e che faccio, non la seguo? Già la vedo raramente!
Al massimo, se fa così enormemente pena provvederò a cancellarla immediatly U^U. Specie se mi venite a dire che Trent è esageratamente depresso ò.ò. Ma penso che è così che possa essersi sentito...

Cheee dire. A voi l'ardua sentenza!

*e fu così che l'ardua sentenza si rivelò essere un carico di prodotti ortofrutticoli che si abbatterono sulla mia testa*

*scappa*

Grazie comunque per essere passati! *w*

   
 
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