Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: Darkhinata    10/03/2006    1 recensioni
Allora, me è nuova di qui ... non ho mai postato. Questo dovrebbe essere l'inizio di un libro ke cominciai quando avevocirca 11 anni .. ora ne ho 15 .. sarà pieno di errori .. parekki .. però è la storia di un giovane demone , Meisei , che pur essendo solo un bambino ha una missione davvero difficile da compiere, vendicare il padre e custodire degli spiriti antichi.. ma ora non diko pù nulla, leggetelo (cosa ke io nn ho fatto ^^"") e rendetemi consapevole degli errori .. ke li correggo!!!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La giornata stava volgendo al termine, il sole con i suoi stupendi colori, giaceva calmo dietro le alte montagne;la catena del Kusari, i cui più alti monti erano il Sengoku o monte del sole e il monte Yuki detto anche il monte dei ghiacci perenni. Con la loro maestosità, da sempre, i grandi monti della catena proteggevano la valle Yasumi dai forti venti che imperversavano nella regione, favorendo però il passaggio delle pioggie, dando così alla popolazione della Yasumi la possibilità di avere un’economia fiorente basata su agricoltura e commercio, entrambi appoggiati dunque dal clima e la posizione favorevole. A garantire i traffici e gli scambi vi era il fiume Idai na, un fiume imponente, lungo miglia e miglia che attraversava la piana fino a giungere al di la della grande catena Kusari. All’ora tarda, il cielo era mutato e offriva uno spettacolo incredibilmente bello, variava e sfumava in un gioco di colori. I raggi solari, che ormai stavano per assopirsi fino al giorno seguente, offrivano alla valle un clima accogliente. Il giallo si trasformava in uno splendido e acceso color arancio che a sua volta mutava e diveniva rosso vivo, come il fuoco. Le nuvole assumevano strane forme e diversi colori che cambiavano in differenti variazioni di rosa. E mentre il cielo si trasformava, nella valle Yasumi vi era un villaggio, codesto, era la capitale dell’impero, fondato 2 secoli or sono dalla dinastia Sudari ancora regnante: la città di Shinjuku. Il villaggio, che era il punto culminante dei traffici commerciali, si stagliava sui colori del tramonto. I tetti delle abitazioni di un marroncino terra diventavano un tutt’ uno con il paesaggio circostante, le case avevano i tipici aspetti giapponesi, con una struttura in legno e carta di riso, erano tutte ben decorate e al loro esterno vi erano dei lampioni di un color rosso, auspicio di buona fortuna. Le strade di pietra si intersecavano tra di loro, su esse, i carri trainati dai cavalli sfrecciavano, facendo saltare qualche sassolino qua e là. Nella parte centrale della città, la grande piazza Hitobito, ospitava il mercato, centinaia di persone passeggiavano tra le cassette in legno che esponevano i vari prodotti, molti dei quali provenivano anche dall’esterno della regione Tomi. L’aria, che man mano si raffreddava , era ghermita di voci provenienti dalle bocche sorridenti della popolazione del luogo. Ancora, anziane persone, facevano ritorno con il loro bestiame, soddisfatte del lavoro svolto, pronte per rientrare dai propri cari e poter finalmente cenare. La popolazione però, era unione di due razze, essa difatti era abitata da Wazawarii e Soozen, esse erano due tribù che, Un tempo, circa 100 anni prima, vivevano in discordia tra di loro. I primi erano demoni sanguinari, in principio guidati dal demone Orokunta, una creatura che incitava la guerra tra le popolazioni del luogo il quale però si spense 50 anni or sono .Per questo i Wazawarii decisero di seguire la via del bene , ma resero Shinjuku anche una delle più importanti e potenti città. I secondi e cioè gli Soozen erano invece demoni pacifici, dai grandi poteri, ma la loro più grande caratteristica era quella di possedere sembianze feline. Essi ebbero origine molto prima dei Wazawarii, il primo imperatore di Shinjuku fu pertanto uno Soozen, in origine, un uomo normale, ma poi una guerra scoppiata tempo prima lo aveva costretto a fuggire in una foresta, portandolo a convivere con gli animali e facendolo così assumere la strana forma e gli strani poteri che si tramandavano tra le dinastie della sua tribù. Al centro preciso di Shinjuku, al fianco del mercato vi era infine, Il palazzo dell’imperatore della dinastia Sudari. Esso era enorme, e sovrastava l’intera città, ornato di dragoni dorati e alto 5 piani il palazzo era l’invidia di tutti gli abitanti della regione. Ma all’interno di questo, vi era l’imperatore Kootei , una figura solenne e autorevole. Era di carattere tranquillo, il suo sguardo infondeva sicurezza al popolo, i suoi capelli erano di un colore nero corvino, la sua carnagione scura lasciava trasparire i bellissimi occhi color grigio, quasi argentati, sulle labbra, aveva sempre il sorriso, sia dinnanzi ai suoi servitori, sia dinnanzi al suo popolo. La servitù gli portava molto rispetto, non perché incuteva paura o era un tiranno, ma perché egli era un uomo molto saggio e sicuro delle sue azioni. Ogni sua scelta era pensata a lungo, ed era sempre la giusta via per il popolo di Shinjuku, che si ritrovava ad ogni festività, ai piedi del palazzo per rendere omaggio al proprio sovrano. Il sole era ormai dietro le montagne, era giunta l’ora del crepuscolo, i colori accesi, avevano lasciato posto a colori più spenti, ma altrettanto spettacolari, colori quali il viola e il blu, che si fondevano tra di loro in un unico abbraccio. Erano ormai apparse anche le stelle in cielo, e la luna rischiarava il paesaggio silenzioso, tutto era quieto, la gente di Shinjuku era nelle proprie case con i familiari, dinanzi a una buona cena dopo ore di fatiche. A palazzo c’era silenzio, nelle cucine, la servitù si muoveva silenziosamente, per non svegliare il figlio dell’imperatore: il principe Meisei, reduce da una giornata parecchio movimentata. Kootei, dopo aver percorso il vasto salone si affacciò da una balconata del terzo piano, e cominciò a contemplare la luna piena. Pallida e tranquilla, brillava in cielo e rischiarava l’oscurità. L’imperatore volse lo sguardo in lontananza, sul volto , le labbra si arricciarono, dando vita ad un sorriso. “ Moglie cara, ora sei lassù, sono sicura che saresti orgogliosa di tuo figlio, sta diventando così grande” Poi socchiuse gli occhi, e tirò un forte sospiro, la brezza serale, gli carezzò i lineamenti,dando a Kootei un senso di solitudine. Dai suoi occhi cadde una lacrima, una lacrima pura e brillante, questa fu subito asciugata dalla lunga manica del sovrano. “Tra un po’…potrà addirittura regnare…” Riaprì gli occhi “Si, perchè oramai sono vecchio, e non posso più mandare avanti il popolo” I suoi occhi grigi brillarono con il riflesso lunare “Ma spero di poter rimanere al suo fianco ancora per un po’” Si fermò una terza volta e sospirò, ispirando a fondo “Vorrei che tu fossi ancora qui” Poi si voltò silenziosamente, e si sedette su una delle sedie intarsiate d’oro che si trovavano vicino al tavolo. Ma un suono, stridulo, e forte, rimbombò nell’aria. Era un corno, il corno dell’allarme, il quale suonava solo in veri e propri casi d’emergenza. Kootei, sobbalzò dalla sedia, affacciandosi di nuovo alla balconata. “Cosa succede?! Esclamò leggermente spaventato mantenendo però la calma. Ai confini della città di Shinjuku vi era del movimento, una strana luce proveniva al di là delle mura ben strutturate e resistenti della capitale. Un uomo anziano, entrò nella stanza, il suo occhio destro, era di color castano, mentre il suo occhio sinistro, era bianco, segno di essere cieco. L’anziana figura, aveva una barba lunga e molto sottile, e dello stesso bianco candido dei capelli, che lasciavano scoperta gran parte della testa. L’uomo era ricurvo e si aiutava con un bastone di legno, con uno strano ripiego all’estremità volta verso l’alto. “Mio imperatore, l’allarme” disse allarmato. Kootei lo guardò con sguardo indagatore “Cosa sta accadendo al confine con la valle?” “Sono loro, mio imperatore” disse con aria sconfitta l’anziano “Sicuro Mukasi?” Mukasi annuì. L’imperatore, scattò velocemente e attraversò la sala, scendendo le scale con la sua regalità, e giungendo al piano inferiore con uguale leggiadria. “sapevo che un giorno sarebbe successo” Kootei chinò il capo, migliaia di pensieri gli affollavano la mente. Un piccolo rimbombo di passi avvertì l’arrivo di Mukasi al fianco dell’imperatore “Certo che è un vero problema, mio signore” disse incuriosito Musaki, come se volesse rincuorare Kootei “C’era da aspettarselo, sono passati ormai 50 anni da quando Orokunta morì” Kootei arricciò il sopracciglio “Era ovvio che i suoi discendenti un giorno avessero voluto restaurare la sua monarchia” Mukasi lo guardò con apprensione, sollevando leggermente il bastone da terra “Dovevamo intervenire prima” esclamò con serietà. Nel suo tono di voce Kootei avvertì un rimprovero. “Forse hai ragione, ma la nascita dei suoi successori è avvenuta dopo 26 anni,ad opera di quella demone, atroce come il suo sposo che li partorì pur non avendo avuto contatti… non avrei creduto che crescendo avessero potuto portare con loro ancora il rimpianto… anzi… non avrei mai creduto che avessero potuto portare con loro, ancora il rimpianto” Alle mura della città intanto vi era il caos, le sentinelle di guardia erano pronte a difendere la città a costo della loro vita e si battevano con coraggio e agilità, ma i nemici erano numerosi e potentissimi, degni della tribù dei Wazawarii. Il sangue scorreva imperterrito, tra un fendente e un altro di spada, i nemici avevano il meglio sulle guardie che massacrate cadevano al suolo permettendo al nemico di passare. Un gruppo di Wazawarii, si diresse dritto al portone della città, aprendo così le porte sulle quale troneggiava il maestoso stemma reale. La città fu invasa dai demoni, la popolazione era in tumulto. Due cavalli, con sulla sella due ragazzi sfrecciarono attraverso la folla, giungendo direttamente alle porte del palazzo, al loro seguito i rivoltosi. La popolazione si era intanto rifugiata nelle case. “Aprite il portone del palazzo” esclamò Kootei ai suoi servitori. Molti, erano insicuri. Mukasi li squadrò “Sapete che le decisioni dell’imperatore devono essere indiscusse” Due servitori sbarrarono gli occhi “Ma signore alle porte del palazzo c’è il nemico” furono interrotti. L’imperatore alzò la mano in segno di disapprovazione “la cosa importante e che non facciano del male a mio figlio, ma in tal caso, non feriranno neanche noi, sono qui per patteggiare” Mukasi fece un sorriso, l’imperatore abbassò il braccio “ Aprite il portone” La grande porta, fu subito aperta, Le luci dei fuochi delle fiaccole appartenenti agli ostili, penetrarono con grande forza nel palazzo, il portone si apriva lentamente. Tra la folla di demoni infuriati, vi erano i due cavalli, i quali, salirono in fretta per la lunga scalinata ai piedi del palazzo. “Non potete entrare così” esclamò un servitore. Uno dei condottieri gli assestò un potente calcio. I due cavalli, si fermarono, il primo era un purosangue, di un colore scurissimo, quasi come la notte, i suoi grandi occhi scuri fissavano ciò che lo circondava, le sue gambe erano molto resistenti, e il pelo del cavallo ben curato, sul volto aveva una maschera di ferro, incastonata di brillanti, tipici dei cavalli da guerra reali dei Wazawarii, il secondo cavallo, era invece di un bianco panna, la sua criniera lunga scendeva sul lato destro, coprendo le sue possenti spalle, le gambe snelle, non stavano mai ferme e gli occhi del cavallo lasciavano trasparire il nervosismo che lo ossessionava. Sulle selle dei cavalli, nella loro eleganza, vi erano due giovani sulla ventina d’anni, essi avevano uno sguardo regale. I loro corpi erano quasi come scolpiti. Un ragazzo scese da cavallo. Le luci illuminarono il suo volto che era pallido, di un pallore pari alla luna . I suoi capelli erano dorati. come fili d’oro, lunghi fino alla schiena, la frangia gli copriva la fronte e due grandi ciuffi di un giallo paglierino gli scendevano ai lati coprendogli per metà le orecchie appuntite, segno di essere un demone. I suoi occhi erano due sottili fessure, adornate da ciglia di medie dimensioni, l’azzurro acceso era diventato di uno strano colore cobalto illuminato dalle luci. La bocca del ragazzo era sottile e rosea, la pelle lattea, scompariva all’ altezza del collo. Il corpo era coperto da una possente armatura in acciaio, di un colore violaceo, e dalle spalle, ornate da due spalline argentee scendeva all’altezza delle caviglie un mantello color porpora. All’altezza del bacino vi era un fodero, il quale conteneva una spada. “Credo che il motivo della nostra venuta sia chiaro a te e al tuo popolo” rispose Tyonan, la sua voce era orecchiabile, dolce e calma anche se in essa si avvertiva del sarcasmo. Kootei rimase impassibile “La prego di perdonarmi figlio di Orokunta, ma non sono al corrente del motivo della vostra venuta” affermò. L’altro ragazzo scese da cavallo “la nostra intenzione è quella di ripristinare il governo del nostro padre” “Tu devi essere Musaku, secondogenito del re Orokunta” Musaku sorrise beffardamente. Anch’egli era un ragazzo molto affascinante, i suoi capelli erano di colore castano, lunghi per pochi centimetri non toccavano le spalle, tra i capelli aveva una fascia di color rosso. Il viso ovale aveva lineamenti sottili, gli occhi a mandorla di un colore quasi dorato sembravano quelli di un gatto, anch’egli possedeva orecchie a punta, ma a differenza del fratello aveva una carnagione più scura. sul volto, quasi all’altezza del mento aveva una cicatrice, che non sfigurava affatto la sua bellezza. Era vestito molto più semplicemente del fratello, non possedeva infatti un’armatura, ma una maglietta giallo ocra , su di essa era ricamato il simbolo degli Orokunta. e cioè un elmo scuro trafitto da una spada, dal quale spuntavano due corni arcuati, di colore bianco avorio. Il pantalone, di Musaku era grigio intenso stracciato alle estremità, lungo fino alle caviglie, fino a coprire la parte superiore dei suoi stivali, congiunti con una fibbia dorata. Una cinghia in pelle, gli cingeva il corpo dalla spalla destra al lato opposto del bacino, essa serviva a contenere una lunga lancia di legno, alla cui estremità vi era una punta biforcuta. “Non fare l’indifferente!” esclamò Musaku. “Il governo di vostro padre, intendete? Avrei giurato che dopo la sconfitta delle quattro pianure dell’Ogawa la monarchia Orokunta non avrebbe mai più recato danni” “Tu vaneggi vecchio” esclamò con arroganza Tyonan “La monarchia di nostro padre, il grande re Orokunta, avrebbe portato il popolo della regione di Tomi al massimo splendore, infondo anche tu sei un monarca!” “Un monarca? Se mi si può considerare così… io non governo con tirannia” disse componendosi Kootei. “è per questo che l’intero popolazione sta cadendo in miseria, Orokunta non avrebbe mai stanziato la capitale a Shinjuku, un inutile cittadina come questa, abitata da semplici contadini” disse Musaku. “A quanto pare ad arroganza siete come vostro padre, come potete vedere, sia i Wazawarii che gli Soozen, possono convivere in armonia adesso. “Ah, gli Soozen una razza di mentecatti, sono loro che hanno portato i Wazawarii in Rovina” gridò Tyonan, avvicinandosi all’imperatore. “Ecco un altro maggiore difetto di vostro padre, egli era di parte, odiava tutte le razze che non fossero Wazawarii, Gli Soozen, gli stregoni, gli esseri umani!” disse con grande calma e con superbia Kootei. “Taci” Musaku perse il controllo “Tu non puoi capire, sono i Wazawarii la vera razza di demoni, non capisci. Veri e propri guerrieri, esperti nell’arte della guerra, l’intera regione avrebbe vinto ogni battaglia, allargando sempre di più il proprio dominio, ma con la sconfitta degli orokunta e con la salita al trono della dinastia Sudari , Tomi ha perso tutta la sua importanza” “Esperti nell’arte della guerra, fu proprio vostro padre a morire in battaglia o sbaglio? E si da il caso che un tempo, con la monarchia Orokunta, la Tomi non era affatto nel suo splendore, continue guerre angosciavano la popolazione che si spopolava sempre di più, tutti gli uomini di ogni famiglia venivano mandati in guerra, persino i bambini, e la capitale Keshiki , era portata fuori da ogni tipo di commercio” La servitù fissava la scena allibita, anche i demoni nemici guardavano la scena e pur essendo dalla parte della dinastia Orokunta, ammiravano la saggezza dell’Imperatore Kootei. Ci fu silenzio, ma fu interrotto dalla voce di Tyonan “ Kootei, sei sempre ingenuo, proprio come ci diceva nostra madre! La vera importanza di un impero, si vede dalla forza e dall’estensione di questo” Kootei sorrise “L’ingenuo sarei io? I veri ingenui siete voi, la potenza in guerra, l’estensione di un impero, non è tutto, la cosa davvero importante è la fiducia che il popolo ha nel proprio governante” “La fiducia?” disse esplodendo in una risata Musaku, al suo seguito tutti i demoni cominciarono a ridere. “Hai sentito Tyonan? La Fiducia!” “Già la fiducia, dove si può arrivare con la fiducia, se il popolo, neanche ti rispetta” anche Tyonan cominciò a ridere” “Stolti, avere fiducia da parte del popolo, significa anche essere rispettato. Il mio popolo ha sempre rispettato le mie leggi, avendo fiducia in me e sapendo che la mie decisioni vengono prese sempre a fin di bene. E se per caso qualcosa non andasse bene, io chiederei l’ausilio dei miei fedeli aiutanti” Tutti smisero di ridere “parole degne di te Kootei” esclamò Tyonan.. Musaku, aprì la bocca, ma poi la richiuse, come se non sapesse cosa dire, poi si avvicino a kootei. “Mi fai ribrezzo, vecchio” e sputò. Kootei rimase immobile ignorando il gesto del giovane. “L’educazione non è cosa tipica degli Orokunta, ma io sono riuscito a far capire ai Wazawarii cosa è giusto e cosa no!” Musaku si allontanò, a passo lento, Mukasi, il servitore di Kootei, perse la calma, alzò il bastone e prese a correre verso l’avversario. “Come osi, vile!” il servitore si scagliò contro Musaku con tutte le sue forze, ma quest’ultimo prese con velocità la sua arma, puntandola contro Mukasi “Mi fate tutti ribrezzo” e, lanciò l’anziano a terra con un colpo secco, ferendolo gravemente. Questo cadde pesantemente con un tonfo ai piedi di Kootei. “Mukasi” l’imperatore si chinò verso il suo servo. “Che cosa indegna, per un imperatore” esclamò Tyonan, portandosi indietro il mantello che era stato mosso dal vento. “Aiutare una persona non è affatto una cosa indegna” esclamò Kootei. “Come avete osato” si lanciò a capofitto contro Tyonan, che però estrasse la spada. “No, no, mio caro imperatore” gliela puntò alla gola, poi la rimise con un veloce gioco di polso nel fodero, si tirò indietro una ciocca di capelli e risalì a cavallo, al suo seguito Musaku “Vecchio, bada che ciò che è successo al tuo amico, accadrà anche al te e al tuo popolo” disse “Ma cosa volete” il viso di kootei era velato dalla disperazione. “Ancora non ci sei arrivato, vogliamo la monarchia e l’unificazione dell’impero.” Disse Musaku. “Ti diamo un giorno, quando il giorno sarà giunto e la luna riapparsa in cielo . Domani sera ! Vogliamo una risposta e se rifiuterai, il tuo popolo…” Tyonan si interruppe. “Ho capito” disse a bassa voce l’imperatore. “Ho capito!” “Bene, un giorno… vecchio” Tyonan strattonò il cavallo, che si impennò sulle zampe posteriori, e con un nitrito si allontanò, i capelli di Tyonan, furono spostati dal vento, che gli carezzò il volto, mentre a tutta velocità, si allontanò dal palazzo. “Ci accamperemo qui fuori” disse Musaku “Ci vediamo domani! Con un ghigno si allontanò “Avanti, seguitemi” I rivoltosi si lanciarono a capofitto al seguito del cavallo bianco, che con altrettanta velocità del primo si allontanò, prima di uscire dalle mura, Musaku estrasse la lancia e la alzò in alto “Ti converrà darci la giusta risposta Vecchio”e sparì nell’oscurità che divorava tutto ciò fosse fuori da Shinjuku. Kootei, si alzò e accorse dal suo fedele servitore Mukasi “Mukasi, perché lo hai fatto?” dal suo volto regale, cominciarono a cadere delle lacrime, lacrime amare e piene di dolore. La servitù osservava la scena, molti avevano le lacrime agli occhi. “Mukasi, non puoi lasciarci” kootei provava a parlare, la sua voce tremava e cercava di combattere il forte dolore che gli costringeva la gola. “Come farò?” chinò il capo. Mukasi aprì gli occhi, il suo corpo era sporco di sangue che sgorgava a frotte dalla sua ampia ferita “Mio signore, ricordate cosa vi dissi? … “Qualunque cosa accadrà, io sarò pronto a difendervi, anche a costo della mia vita” una lacrima gli scese dagli occhi e andò a bagnare la guancia. Kootei teneva l’amico tra le braccia “Ma perché?”. “Quando venni qui, non ero che un mendicante, un wazawarii che non aveva uno scopo nella vita, che credeva solo nella guerra, e non aveva un cuore. Ma lei mio signore mi ha insegnato a vedere le cose positive del mondo, le bellezze di questa terra, alchè io…” Mukasi si interruppe bruscamente e cominciò a tossire. “Non parlare, ti affaticherai” disse Kootei affascinato dalle sue parole. “Chi vuole prendere in giro, sa benissimo che è giunta la mia ora” “non dire così, ho perso mia moglie a causa di una rivolta da parte di alcuni demoni che volevano la monarchia e ora devo perdere te, per lo stesso motivo, non è giusto!” “Sappia mio signore che questi ultimi anni, sono stati i più belli della mia vita” Mukasi tirò un forte respiro, chiuse gli occhi e si addormentò in un sonno profondo, che non sarebbe mai terminato. “Mukasi” esclamò Kootei triste, ma allo stesso tempo con il cuore colmo di rabbia “Svegliati!” cominciò a strattonarlo per la tunica ,poi però vide l’espressione sul volto del servo, egli era stato contento di servirlo, e aveva un aria soddisfatta, il suo sonno profondo si celava di fatti, dietro ad un volto rilassato. Le lacrime, cominciarono a scendere dagli occhi di Kootei che aveva le mani sporche di sangue. Poi spostò la barba dal volto dell’amico e si rialzò. “Dategli una degna sepoltura” fece cenno ad uno dei domestici che osservavano la scena. “Lui non era come gli altri” disse il sovrano asciugandosi le lacrime “Me la pagheranno, mi vendicherò, fosse l’ultima cosa che faccio” Poi si portò indietro la lunga fascia che gli scendeva dalle spalle e si allontanò, per sedersi sul trono. Intorno a lui c’era il più totale silenzio, non una mosca, anche se fuori, nella città, la gente piangeva disperata, per aver perso i suoi cari forse appartenenti alle sentinelle decedute. Adesso, ciò che prima era scuro e inghiottiva il paesaggio al di fuori delle mura di Shinjuku, era ancora più cupo e tenebroso, lì nel buio i nemici dei Sudari erano in agguato, pronti a tornare per mietere altre vittime. Il volto dell’imperatore si deformò, lasciando trasparire dal suo sguardo e dai suoi linea menti, terrore e preoccupazione, cominciò a pensare. “Tutto ciò che succede è assurdo, in effetti Mukasi aveva ragione, avremmo dovuto intervenire subito, appena Orokunta morì, molto prima che l’intero impero Teikoku si scindesse e formasse i due attuali imperi, la regione Tomi, e la regione Teki… presa forza dai seguaci di orokunta .. nella quale.. penso vivamente sia stanziato il quartier generale dei due fratelli…”. Kootei si alzò e fissò il vuoto. “Non gli bastava il loro impero, no adesso vogliono portare lo scompiglio anche qui. La mia gente non avrebbe mai dovuto firmare il patto per la scissione dei territori, avrebbe dovuto combattere” Poi si rigirò, sbattendo un pugno sul tavolo di legno. “E io, che mi illudevo che quei due avrebbero deciso di intraprendere la via della pace come molti wazawarii, no, loro hanno approfittato del periodo pacifico che stavamo attraversando e hanno rovinato tutto. Venti quattro ore, ho solo ventiquattro ore per decidere se affidare il mio impero nelle loro mani o combattere dignitosamente andando però incontro ad un’amara sconfitta” per la prima volta, l’imperatore di shinjuku, era indeciso, non sapeva quale soluzione scegliere, e dopo la sepoltura delle salme dei loro cari, la popolazione sarebbe sicuramente giunta a protestare o a chiedere consiglio. Era ormai tardi, Kootei decise di tornare nella sua stanza, mentre i suoi servi cominciarono a sistemare l’androne principale che era stato devastato. L’imperatore si sedette sul suo letto prima di coricarsi “Ma la cosa più importante e che non facciano del male a mio figlio” Si stese e chiuse gli occhi, immergendosi in un sonno profondo, martellato però da numerosi incubi.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Darkhinata