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Autore: Elis12    26/06/2011    3 recensioni
Che cosa succederebbe se quei pasticcioni e sbadati membri della Shinsengumi avessero a che fare con un bebè?
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kondo Isao, Okita Sogo, Toushiro Hijikata, Yamazaki Sagaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

Buongiorno a tutti, come state? Ebbene sì, dopo una lunga pausa che mi sono presa a causa degli imminenti esami che avevo quest'anno a scuola, sono tornata! Che gioia, direte voi. Maledetti! XD Ma state tranquilli ora che sono finalmente arrivate le vacanze estive, avrò molto più tempo da dedicare a Gintama e a questo stupendo sito. Sempre se avrò l'ispirazione giusta.XD Ed ecco a voi una mia nuova storiella sui mitici e non meno idioti membri della Shinsegumi!

I Babysitter

Toshiro Hijikata, il vice-comandante della Shinsengumi, aprì gli occhi di colpo, come se avesse appena avuto un incubo e si fosse svegliato madido di sudore. No, non era sudato e non ricordava di aver avuto un incubo.

‘Allora perché mi sono svegliato così all’improvviso alle prime luci dell’alba?’ si chiese pensieroso il vice-comandante. Se non era a causa dei suoi sogni, forse il problema veniva da fuori. Dall’estero. Da tutto ciò che circondava il suo caldo futon e leggero kimono che avvolgeva il suo fisico scolpito durante la notte.

Ora che ci faceva caso, c’era qualcosa d’insolito “in quell’ambiente”. Si sentiva uno strano rumore sommesso, come un piagnisteo. Forte e inarrestabile, come un pianto disperato. A pensarci bene però, sembrava proprio un pianto.

‘Ma chi cazzo è che si mette a piangere a quest’ora del mattino, per giunta svegliandomi?!’ pensò Hijikata, ‘se prendo quel maledetto lo faccio a pezzi!’

Che fosse uno scherzo dei suoi subalterni? Che ci fosse Sogo in mezzo? Che cos’era quel disperato canto sommesso che aveva svegliato non solo Hijikata, ma anche Okita, Yamazaki, Kondo e quasi tutti i membri della Shinsengumi quella mattina?

 Già quasi tutti, perché se c’era ancora qualcuno che stava dormendo, ben presto si sarebbe svegliato anche lui, a causa di altre urla, un po’ più da uomo.

“Che cos’è tutto questo casino?!” sbraitò Hijikata spalancando la porta della sua stanza e cominciando a marciare per il corridoio.

Ormai tutti quanti si erano svegliati, quindi decisero di alzarsi e andare a vedere cos’era successo. Meglio alzarsi da soli, che essere buttati fuori a calci dal futon dal vice-comandante.

“Che cos’hai da urlare a quest’ora, Hijikata? Hai la luna storta già all’alba?” chiese Sogo, con la faccia da angioletto migliore che aveva.

“La luna storta mi viene solo a vedere la tua faccia da rintronato! E spero per te che non centri questa volta!” rispose il suo superiore, come al solito adirato.

“Calma, calma ragazzi. Non cominciate a litigare a quest’ora. Basta urlare, Toshi o ti verrà il mal di gola.” Disse Kondo con fare paterno.

“Già ti viene il mal di gola.. e poi muori” completò la frase Sogo, “..magari.” continuò poi borbottando.

“Guarda che ti ho sentito!” urlò ancora il vice-comandante.

“Comunque, che cos’era quel rumore di poco fa?” chiese Yamazaki riportando l’attenzione di tutti “sul misterioso pianto”.

I battibecchi di Hijikata e Okita,  avevano sovrastato il fantomatico disturbo della loro quieta mattutina, che non era poi così insolito all’interno del Quartier Generale. Ora che tutti erano in silenzio, però, si sentì chiaramente.

Hijikata, con i suoi sottoposti al seguito, si diresse verso quel lamento straziante.

“Ora basta! Di le tue preghiere perché hai finito di fare tutto questo casino!” sbraitò di nuovo aprendo la porta principale con un calcio e sfoderando la spada.

Tutti si bloccarono stupiti trattenendo il respiro, come se l’aria che usciva dai loro nasi potesse mandare in frantumi quella fragile creatura. Davanti alla porta d’ingresso, avvolto in una coperta, era stato depositato un neonato.

“Ci manca solo la cicatrice a forma di saetta e siamo a posto” commentò Hijikata.

Sarà stato per il chiasso che avevano fatto, o per la katana del vice-comandante puntata addosso, fatto sta che il bambino scoppiò a piangere ancora più di prima.

“Complimenti Hijikata, ti ha visto e si è spaventato. Come dargli torto!”  disse Sogo divertito.

“Ma sta’ zitto! Non sono io quello che sembra Satana in persona” rispose l’altro.

“Basta ragazzi. Toshi, ma che diavolo fai?! Abbassa quell’arma!” lo sgridò Kondo, “ Povero piccolo, ma chi ti ha fatto una cosa del genere abbandonandoti qui?” continuò poi, raccogliendo il neonato da terra e prendendolo in braccio.

“Già, me lo chiedo anch’io. Perché tutte a noi?!” borbottò Toshiro.

“Ti da fastidio Hijikata?” chiese Sogo allegro, “allora io lo trovo adorabile!” disse accarezzando una piccola manina del bebè.

Il piccolo, che nel frattempo aveva smesso di piangere, grazie a Kondo che aveva cominciato a cullarlo; strinse nella sua manina il dito di Sogo, che per quanto possibile  per uno come lui, sembrava in estasi. E con Sogo tutto è possibile.

Hijikata sbuffò irritato. Sembrava che tutti avessero perso la testa per “quel marmocchio”. Persino Sogo.

“Yamazaki, prepara dei volantini con scritto bambino smarrito, poi attaccali per tutta Edo. Prima troviamo i suoi genitori, meglio è per tutti.”

“Che stai dicendo, Toshi?” chiese Kondo, sovrastando il borbottio di Yamazaki: “perché sempre io devo fare i lavori peggiori?”.

“Come che stai dicendo? Quel bambino avrà pure dei genitori da qualche parte” rispose lui, tirando un ceffone a Yamazaki : “e smettila di lamentarti tu, fai quello che ti ho detto.”

“Si, ma se qualcuno l’abbandonato qui ci sarà un motivo. E se i suoi genitori non lo vogliono più?” chiese ingenuamente il comandante.

“A quel punto vedremo. Cominciamo a cercare i genitori.” ‘Ma perché ragiono solo io qui?’ Si chiese mentalmente.

La situazione poteva degenerare. Dovevano trovare quei maledetti e sconsiderati genitori, anche perché sembrava che tutti quanti si stessero affezionando al “moccioso”, come lo chiamava lui.

“Che diavolo ci fai ancora qui, Yamazaki?”

“Beh vice-comandante, è così carino che non riesco a smettere di guardalo” rispose il ragazzo.

“Ma sta’ zitto e muoviti!” disse Hijikata prendendo a calci il sottoposto. Ecco appunto, dovevano agire in fretta. Più che altro per evitare queste scene disgustose.

Mentre Yamazaki correva a preparare i volantini, tanto per accontentare il suo capo, anche gli altri rientrarono nel quartier generale.

“Poverino, deve aver preso freddo”, stava dicendo Kondo. “Sogo prepara una vasca con dell’acqua calda dentro”, continuò poi rivolgendosi al ragazzino che non staccava gli occhi dal bambino. Sogo dovette fare uno sforzo immenso per capire quello che il suo capo stava dicendo, e una volta compreso corse a fare quello che aveva detto.

‘Incredibile’, pensò Hijikata. Non era strano vedere Sogo ubbidire a Kondo, del resto era forse l’unico che ascoltava, ma non in quel modo. Lui, da bravo asociale, se ne stava in disparte a osservare disgustato quelle scene pietose.

‘Bah, non ho altro tempo da perdere con questo branco d’idioti!’ e così dicendo, il nostro caro vice-comandante si diresse verso la palestra per allenarsi. Ormai era sveglio, tanto valeva darsi da fare. E poi qualunque cosa sarebbe andata bene, piuttosto che rimanere ancora in compagnia “di quelli là”.

Due ore dopo, finito di allenarsi, Hijikata decise di andare a dare un’occhiata alla situazione.

E scoprì con molto rammarico, non solo che erano ancora tutti incollati al bambino, ma che avevano organizzato una tabella con i turni per chi gli faceva il bagno, chi gli dava da mangiare, chi gli cantava la ninna nanna, e chi andava a comprare tutto il necessario per un bebè. Forse non avevano ancora capito che loro “quella bestia” non l’avrebbero tenuta lì. E sicuramente lui gliel’avrebbe impedito.

“Come lo chiamiamo?” stava chiedendo Yamazaki.

“Di certo non Toshiro, o morirà tra sette giorni”, disse Sogo scorgendo quest’ultimo.

“Sogo, tu..”. ‘No, devo stare calmo’, si disse il diretto interessato.

“Oh Toshi, vieni qui, guarda che carina che è”, lo richiamò Kondo senza staccare gli occhi dal bambino.

Hijikata si avvicinò sbuffando. Il ‘coso’ stava dormendo tranquillamente con un ciuccio in bocca. ‘Da dove cavolo è saltato fuori quel ciuccio?’

Una settimana dopo, i genitori non si erano ancora fatti vivi, e nonostante i tanti volantini che Yamazaki aveva dovuto spargere per Edo, nessuno era ancora venuto a cercare il piccolo, e lui era ancora lì.

Ormai tutti si erano abituati alla sua presenza. Tutti tranne qualcuno.

Una mattina mentre gli uomini erano in giardino ad allenarsi sotto gli ordini di Kondo, Hijikata che aveva appena finito di allenarsi da solo, stava rientrando per farsi una doccia, quando all’improvviso il bambino cominciò a piangere.

“Phew..” sbuffò Hijikata. Perché cavolo non c’era in giro nessuno che lo faceva stare zitto? E’ impossibile che fossero tutti fuori lasciando da solo il bambino. E intanto continuava a piangere. Il vice-comandante si avvicinò alla tabella dei turni: Sogo.

‘Tanto per cambiare, il solito lavativo! Dove cavolo è?!’ pensò, maledendo mentalmente il suo secondo.

E intanto il bambino continuava a piangere.

“Oh stai zitto tu!” lo sgridò lui, “uffa, va bene vieni qui.” Hijikata, per la prima volta, prese in braccio quella piccola creatura. Dovette ricredersi, non era poi così male tenerlo in braccio e coccolarlo. Toshiro cominciò a ondeggiare per cullarlo, ma quello non aveva intenzione di smettere di piangere.

“Che c’è? Perché piangi?” chiese, come se il bambino potesse rispondergli. Poi si accorse dell’odore che emanava il pannolino del bambino. ‘Oh no, questo no!’ pensò.

“Eh va bene, va bene, ma smettila di piangere”, disse recandosi in bagno, dove Kondo aveva fatto sistemare il fasciatoio.

Hijikata gli tolse la tutina, e poi il pannolino..

“Ma…ma.. tu..sei…UNA FEMMINUCCIA?!” urlò Hijikata.

“Che c’è Hijikata? Non hai mai visto una donna nuda? Eppure hai una certa età, che vergogna”, disse Sogo divertito, sbucando da chissà dove.

“Idiota che stai dicendo?! Non dire cazzate! E poi non sono vecchio!” sbraitò lui per risposta.

“Lo sapevo io, che sei...gay!” disse Sogo scoppiando a ridere e cominciando a correre.

“Maledetto ti faccio a fette!!” e così dicendo, abbandonò il bambino..anzi la bambina, e rincorse il suo sottoposto per tutta la sede della Shinsegumi.

Una volta riuscito a raggiungerlo, entrambi senza fiato, Hijikata tirò un ceffone a Okita per vendicarsi, e poi tornò finalmente dalla piccola, che per mancanza di attenzione aveva ricominciato a piangere.

Hijikata la pulì per bene, le mise un nuovo pannolino, e la rivestì prendendola in braccio e cullandola.

Era talmente concentrato sulla bambina, che non si era accorto che qualcun altro era entrato nella stanza.

“Ehi Hijikata, al volo!” disse Sogo con un’espressione molto sadica in viso, tirando il pannolino sporco addosso al superiore e centrandolo in piena faccia.

“Ma che cazzo faii!! Come osi tirarmi in faccia pannolini sporchi di merdaa?! Deficiente questa volta ti ammazzo!” e, di nuovo, così dicendo, passò la bambina a Kondo entrato in quel momento richiamato dal frastuono, e cominciò a inseguire il ragazzino, che intanto stava ridendo a crepapelle.

Chissà se alla fine Hijikata sia riuscito a prendere Okita, fatto sta che dopo qualche mese, la bambina era ancora lì, e ormai tutti, persino il freddo vice-comandante, si erano abituati alla sua presenza.

 Angolo dell'Autrice:

Quanto tempo che non scrivevo "angolo dell'autrice". XD Allora che cosa ne dite di questa nuova fiction? Vi sono mancata dite la verità. XD Scherzo. La sadica è tornata, e Toshi si è già beccato un bel pannolino sporco in faccia. ahah

Oh Sogo, quanto mi sei mancato! Direi che ho usato tutti i possibili e immaginabili modi per chiamare la bambina dal punto di vista di Hijikata.

Ora lascio a voi i commenti. Grazie a chi recensirà, e anche a chi ha solo letto. 

Sto scrivendo un'altra fiction, quindi a presto! ^^

 

  
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