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Autore: Channy    26/06/2011    5 recensioni
Kyle ha fatto la sua scelta: Jessi. I due passano dei mesi indimenticabili, in cui scoprono anche l'amore intimo, fin quando Kyle tradisce la fiducia di Jessi e lei è costretta a mollarlo. Pochi mesi dopo lei decide di lasciare casa Trager. Anni dopo i due si incontrano inaspettatamente dove avevano passato quei momenti felici, e Jessi porta con sè un segreto troppo grande da nascondere, un segreto che si chiama Adam... Spero di aver attirato la vostra attenzione. Questa è la mia prima fanfic e spero veramente che vi piaccia. E' ambientata dopo la fine della terza serie ed è ovviamente una Kessi.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jessi XX, Kyle XY
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 16: “Io ti amo”

 
Jessi’s POV.

“Adam dobbiamo andare.” La mia voce si fece ancora una volta agitata. Cos’era successo a Kyle?

“Mamma, stai bene?” Adam domandò preoccupato.

“Sta tranquillo, amore. Ora andiamo all’ospedale da tuo padre e poi torniamo a casa.” Lo rassicurai. Presi la sua manina e feci per andarmene quando la segretaria mi fermò.

“Deve firmare—“

La interruppi “Si, certamente.” Mi feci dare il modulo, lo firmai e glie lo consegnai. Ripresi la mano di Adam nella mia e insieme uscimmo dalla scuola. Una volta saliti in auto presi il mio cellulare e controllai. Avevo un sacco di chiamate perse da parte di Kyle, di Sophie, e di Blake. Misi l’auricolare nell’orecchio per poter ascoltare i messaggi in segreteria telefonica mentre guidavo.

Il primo era di Kyle: “Jessi, sono Kyle....chiamami...fammi sapere che stai bene....ho sentito le tue sensazioni....so che c’è qualcosa che non va....Jessi, cazzo, chiamami, non farmi stare in pensiero.”

O mio Dio....Kyle...chissà come stava ora.

Il secondo era di Sophie: “Jessi....” stava piangendo. “Per favore, chiamami al più presto. Kyle si è sentito male. Sembra gli sia venuta l’ipertensione e non smetteva di agitarsi e a dire il tuo nome.....vieni al più presto. Ho già chiamato Nicole...” e il messaggio si concluse.

I miei occhi si inondarno di lacrime.

“Mamma? Stai bene?” Adam chiese di nuovo, sempre più preoccupato.

“Sì, tesoro, sto bene.” Gli mentii.

Lui mi guardò poco convinto.

“Va tutto bene.” Lo rassicurai. Presi a riascoltare alcuni messaggi.

Jessi....devi venire in ospedale. Kyle è stato male e...” questo era Blake.

Sospirai quando vidi il parcheggio dell’ospedale. Parcheggiai alla cavolo prima di slacciarmi la cintura. Adam mi fissò perplesso ma imitò il mio gesto. Scendemmo immediatamente dall’auto. Io sbattei la portiera dell’auto con forza, mentre Adam ripeté l’azione meno bruscamente. Una volta chiusa a chiave l’auto presi la mano di Adam e cominciai a correre vero l’entrata dell’ospedale, mentre mio figlio faceva fatica a tenere al mio passo.

“Mamma! Rallenta!” mi disse ma io lo ignorai. Appena entrati, andai verso la reception.

“Mi sa dire dove posso trovare il Dottor Trager?” domandai quasi istericamente.

“Il Dottor Trager non è raggiungibile al momento.” Un’infermiera mi informò...mi pare si chiamasse Camilla....quella che faceva il filo a Kyle!

“Questo lo so! Sta male! Potrebbe dirmi se sta meglio? Qualsiasi cosa?!” la mia pazienza aveva un limite e se questa stronza non avesse parlato l’avrei anche torturata per estorcerle le informazioni che volevo, dovevo ottenere.

“Non sono data a dare risposte a coloro che non sono famigliari.” Disse lei freddamente.

Presi in braccio Adam “Sono la madre di suo figlio!! Ed ora mi dica quello che voglio sapere! Cazzo!”

“Mi dispiace, ma io...”

“Estrassi il mio cellulare dalla borsa e chiamai il cercapersone di Sophie e poi quello di Blake.

In pochi minuti entrambi ci raggiunsero.

“Grazie a Dio sei qui, Jessi.” Sophie disse dopo aver esalato un sospiro di sollievo.

“Sì davvero, Jessi.” Blake disse guardandomi ansioso e preoccupato.

“Questa infermiera non voleva darmi informazioni su di lui!” dico esasperata.

“Io non sapevo---“ cercò di difendersi.

“Ma cosa sta dicendo! Se le ho anche detto di essere la madre del figlio del Dottor Trager!” la accusai.

“Camilla....” Sophie disse con aria di rimprovero.

“Scusi.” Disse evitando il mio sguardo.

“Andiamo, Jessi.” Disse Blake dirigendosi verso un ascensore. Io e Sophie lo seguimmo.

“Mamma, perché non mi hai detto che papà sta male?” domandò Adam. Era arrabbiato.

“L’ho fatto per proteggerti, amore. Non volevo che tu...” cercai di trattenere le lacrime. “Puoi avercela con me quanto vuoi...ma ora dobbiamo pensare solamente a stare accanto a tuo padre.” Salimmo sull’ascensore.

“Come sta? Le sue condizioni?”

“E’ stabile. Si è ripreso. Adesso è sedato....dovrebbe svegliarsi fra un po’.” Sophie rispose.

“Ma com’è possibile che alla sua età gli venga l’ipertensione?” domandai.

“Non lo sappiamo. Conduce uno stile di vita sano, perciò...” rispose Blake passandosi una mano fra i capelli biondi già scompigliati.

L’ascensore raggiunse il piano desiderato e noi scendemmo.

“Si rimetterà, vero?” chiese Adam, la sua voce risultava nervosa.

“Certo.”rispose Sophie sorridendogli.

“Bene.” Adam sorrise. Cominciò a divincolarsi tra le mie braccia, al che lo misi con i piedi per terra. “Posso vederlo?”

“E’ nella stanza 357.” Disse Blake.

Adam corse verso la stanza del padre. Io mi voltai verso Blake e lo abbracciai. Le lacrime cominciarono a solcarmi il viso.

“Shhh.” Sussurrò “Va tutto bene, Jessi. Non è successo nulla.” Mi rassicurò ricambiando l’abbraccio.

“Ho avuto così paura...prima Adam e poi Kyle—“

“Cosa? Adam? Perché?” domandò perplesso. Si allontanò un po’ da me così da potermi vedere in faccia.

“Me lo vogliono portare via. Capisci?” singhiozzai.

“Chi, Jessi? Gli assistenti sociali? Kyle?” mi guardò perplesso e ansioso.

“No! Non loro....” lasciai la frase in sospeso. Non potevo dirgli nulla. Rischiavo di metterlo in pericolo.

“Chi allora?” domandò, i suoi occhi verdi preoccupati.

“Non posso dirtelo...” dissi sincera.

“Perché no?” chiese allontanandosi da me così rompendo il nostro abbraccio. “Non ti fidi di me, forse?”

“Certo che mi fido...ma è per la tua salvaguardia che non te lo dico. Ci sono cose che è meglio che tu non sappia.”

“Sono in grado di salvaguardarmi da solo, Jessica. Dì piuttosto che non ti fidi di me. E’ più credibile.” Disse deluso. “Vai a vedere Kyle. Ha bisogno di te, ora.”  Si voltò e se ne andò.

Non poteva capire. In parte aveva ragione. Non mi fidavo al cento per cento di lui...ma non potevo rivelargli determinate cose. C’erano già troppe persone immischiate in questa faccenda. E meno erano, meglio sarebbe stato per tutti.

 

Kyle’s POV

Mi svegliai con un mal di testa allucinante. Aprii gli occhi ma li richiusi immediatamente. La luce era troppo forte. Li riaprii lentamente, giusto il tempo perché i miei occhi mettessero a fuoco lo scenario.

Ero in una stanza di ospedale.

“Kyle?” sentii dire.

Mi voltai verso la direzione in cui pensavo la voce provenisse. “Jessi? Come stai?” chiesi, la mia voce roca. “Adam sta bene?” domandai ansioso.

“Sì, sta giocando con Sophie nel tuo ufficio. Non è un fan degli ospedali.” Rispose sorridendo lievemente.

“Tu invece? Allora?” l’incalzai.

“Dovrei essere io a domandarti come ti senti. Sei scemo? Farti venire l’ipertensione, Kyle..” mi guardò con uno sguardo di rimprovero, ma sentivo che era tutta una facciata. Era sollevata, e anche preoccupata.

“Mi dispiace, Jessi. Non volevo farti preoccupare, ma... cos’è successo?”

“I Latnok vogliono Adam.”

Mi misi a sedere. “Devo chiamare Foss.”

“Questo può aspettare, Kyle.” Mi disse prendendo la mia mano nella sua. “Ora, sei costretto a rimanere sotto osservazione stanotte, ma domani potrai tornare a casa...e solo allora affronteremo l’argomento, okay?”

“D’accordo.” Strinsi la sua mano in segno di conforto. “Jessi, non preoccuparti. Ce la faremo anche questa volta ad avere la meglio su di loro.”  Dissi ottimista.

“Spero sia come dici tu.” Abbassò lo sguardo.

“Hey.” Con l’altra mano le accarezzai la guancia. I suoi occhi incontrarono i miei. I suoi erano pieni di lacrime. “Li sconfiggeremo, Jessi. Ora pensiamo solo a mettere Adam al sicuro.”

“Giusto.” Rispose, la sua voce appena un sussurro. Una lacrima solitaria le rigò la guancia. L’asciugai con un dito.

Lei si avvicinò a me e mi abbracciò. Cercai di ricambiare l’abbraccio ma era abbastanza impossibile. Jessi ruppe l’abbraccio. Io mi spostai di lato così da fare dello spazio sul letto.

“Sdraiati accanto a me.” La invitai.  Lei non se lo fece ripetere due volte. Poggiò la testa sul mio petto dopo essersi sdrataia. Le mie braccia circondarono le sue spalle. “Jessi, non preoccuparti. Ci sono io qui con te, amore. Non sei sola.” Mi ero lasciato sfuggire quella parola, ma non me ne importava. Le posai un bacio sui capelli. “Ci sono io.” Strinsi la stretta sulle sue spalle.

Jessi non rispose. E sentii il mio cuore frantumarsi. Non mi amava più, forse?

“Kyle?” mi chiamò.

“Huh?”

“Grazie di esserci, davvero. Io ti amo...ma è tutto così complicato ora....perché io amo anche lui.”

“Capisco, Jessi. Ma lo sai che sta a te decidere.” Sussurrai con il cuore in gola.

“Lo so.” Rispose e sospirò.

  
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