Titolo:
Exceptions
to stereotypes
Fandom:
The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s):
Johnathan “John” Gilbert/Isobel Flemming,
apparizioni randomiche
di Logan Fell, Trudie Peterson e – udite, udite –
l'onnipresente
Katherine Pierce *facepalm*
Rating:
verde
Avvertimenti:
oneshot, het, gli ormoni di 15enne!John
Timeline:
pre-serie
Challenge/Prompt:
scritta per
il TVG!Fest
@vampiregeometry,
prompt
Isobel/John
– cheerleader
Note
iniziali: Ok, questa shot
è stata un cristo. Mi sono bloccata quelle millemila volte,
primo
perché si sa pochissimo di questi personaggi, secondo
perché, a
lavoro iniziato, m'è venuto in mente che John e Isobel
frequentavano
due licei diversi. Perciò ho dovuto stravolgere tutto il
plot
originale che avevo scritto per metà, rendendolo
più scemo e meno
realistico del previsto. Pazienza. Uhm, due cose a cui ho fatto
pesanti riferimenti. A quanto pare, Isobel era una cheerleader
famosa. Trudie, la sua migliore amica dell'epoca, racconta “Venivano
alle partite per noi. La squadra di football non vinceva da anni.
Eravamo le star. Bè, Isobel lo era...”. Bon.
Andate in pace e non tiratemi oggetti contundenti.
Dedicata assolutamente a Kary91, la donna di John ♥
E
dire che le cheerleader nemmeno gli piacciono.
Cioè,
non che gli facciano schifo gli svolazzi di gonne, le gambe scoperte
e i saltelli con movimento di davanzale annesso, sia chiaro.
È
solo che John Gilbert, a differenza della maggior parte dei suoi
coetanei, non prova che un vago interesse per quel tipo di ragazze.
Infatti,
a dirla tutta, John trova le cheerleader totalmente insipide e
irritanti, frivole gallinelle che starnazzano attorno al gallo
più
popolare del pollaio scolastico, ignorando i comuni mortali.
Carine
quanto si vuole, eh, ma niente meno che odiose.
E
allora, per l'amor del cielo, perché mai Isobel Flemming
dovrebbe
fare eccezione?
John
se lo chiede per l'ennesima volta, mentre la guarda ballare a ritmo
di musica, i pon pon che volteggiano nell'aria e i capelli scuri che
le sfiorano le spalle.
È
bella, ovvio.
Diavolo,
il solo fatto che gli studenti di Mystic Falls, compreso John
–
trascinato dai suoi amici, beninteso
- , vadano a sorbirsi le
disastrose partite della Grove Hill High al solo scopo di vederla
è
dannatamente significativo, no?
"La
Flemming è uno schianto, uh?” esclama Logan Fell,
dando di gomito
a John.
L'altro
sospira e annuisce stancamente.
"Sì”
"Però
hanno detto che se la tira parecchio”
E
qui Logan, informatissimo, si lancia in un'esaltata spiegazione su
come Isobel Flemming sia per tutti quelli del liceo Sua
Maestà
Regina delle nevi, per la fredda
indifferenza che ostenta spesso
e volentieri di fronte ai ragazzi o anche solo alla
compagnia di chi non le va a genio.
Non
è solo una cheerleader, ma è anche una snob fatta
e finita, dunque.
Inutile
perderci tempo dietro.
John
lo capisce, a differenza di Logan. E ci crede, per questo non si fa
troppe fantasie su di lei. Almeno fino al giorno in cui, con sorpresa
esagerata, non gli capita di incontrare proprio Isobel nel posto
più
impensato: la biblioteca di Mystic Falls.
*
Non
succede una volta sola.
Due,
tre, quattro – è una routine ben precisa che si
protrae per
settimane.
Isobel
arriva a testa alta, con la sua postura impettita da ballerina, e si
siede nell'ultimo tavolo in fondo all'edificio.
John,
che passa intere giornate sepolto tra quelle mura, la guarda dalle
fessure dietro gli scaffali, da sopra le copertine dei libri,
distraendosi puntualmente.
Sente
il suo passo vivace, la sedia che strofina sul pavimento, la penna
che scribacchia sugli appunti, e intanto si fa mille viaggi mentali.
Chissà
cosa diavolo scrive, Isobel Flemming.
Chissà
di che cosa si interessa Sua Maestà.
Chissà
quale motivo spinge le sue regali coscette a trascinarsi
quotidianamente fino a Mystic Falls per cose così 'out' come
vecchi
volumi muffiti.
John
è piuttosto sicuro che quella biblioteca non abbia nulla in
meno di
quella di Grove Hill.
Magari
sta facendo una ricerca in particolare, ma quale?
E
comunque è strano, no?
Una
cheerleader. In biblioteca.
Già
solo l'accostamento delle parole fa proprio ridere.
E
poi Isobel non dovrebbe stare proprio lì, in quel
reparto –
il più nascosto e dimenticato da tutti. John è
uno dei pochi a
frequentarlo, essendo interessato al folklore di Mystic Falls e alle
leggende sui vampiri per motivi
familiari – cosa che,
per la
verità, si premura di tener sempre ben nascosta dal resto
della
gente.
Già
gli danno del perdente ora, figurarsi se lo vedessero tutto preso da
mostri coi denti a punta e cose sovrannaturali. Non ci pensa proprio.
E
però adesso c'è Isobel “cheerleader
intelligente” Flemming.
La
voglia di alzarsi, avvicinarla e attaccare bottone con una scusa
idiota qualsiasi – fosse anche quella dei vampiri –
è
praticamente irresistibile.
Uno,
due, tre, dieci minuti.
John
osserva Isobel tutto il tempo, senza trovare il coraggio di alzarsi e
agire.
Quando
infine ci riesce e si avvicina a petto in fuori, col migliore dei
sorrisi sulle labbra e la peggiore delle strategia di abbordaggio in
mente, lei guarda l'orologio, e con un sospiro esasperato si mette a
raccogliere la propria roba.
Probabilmente
è in ritardo per l'allenamento di danza, o quel diavolo
è che fanno
le cheerleader, dal momento che indossa il maglione della divisa, ha
il borsone con sé e via dicendo.
Pazienza,
sarà per la prossima volta, si rassegna John, abbandonando
le
braccia lungo i fianchi.
Sta
già per voltarsi quando vede che, nella fretta, a Isobel
cade un
foglio dal suo blocco di appunti. Apre la bocca per dirglielo, ma le
parole gli muoiono in gola non appena incrocia il suo sguardo
azzurrissimo. Lei gli sorride, enigmatica come una sfinge, e poi
sparisce veloce fuori dalla biblioteca.
John
si dà del coglione per almeno un minuto buono.
Poi,
senza riuscire a trattenersi, si china per raccogliere il foglio e
leggere.
Deglutisce
e rilegge almeno tre volte, incredulo.
*
Finiti
gli allenamenti, mentre si toglie la divisa da cheerleader, Isobel si
sente inspiegabilmente stanca.
Inutile,
come se niente di quello che ha fatto quel pomeriggio valga una
qualcosa, o abbia solo minimamente senso.
Sì,
il ballo le è sempre piaciuto.
La
musica, la compagnia di altre persone, sguardi ammirati su di
sé –
sono cose che ha sempre adorato, che le gonfiano l'ego e di cui ha
bisogno.
È
nata per primeggiare, per vincere, per dimostrarsi la migliore.
Glielo
dicono tutti.
Isobel
Flemming – studentessa modello e piccola star della Grove
Hill High
School.
Ha
successo coi ragazzi, conduce una tranquilla vita di provincia e
apparentemente non ha un problema al mondo.
E
allora cos'è quell'improvviso senso di insoddisfazione e di
vuoto?
La
verità è che a volte Isobel pensa a una vita
diversa.
Avere
amiche che non parlino solo di vestiti firmati, pomiciate e balli di
fine anno.
Frequentare
ragazzi meno noiosamente prevedibili i cui interessi non siano solo
il football o il sesso.
Viaggiare,
allontanarsi da Grove Hill – pigra e sonnolenta
città dove non
succede mai nulla.
Questi
sono i desideri che agitano il cuore di Isobel da un po' di tempo a
questa parte, ma non li ha mai confidati a nessuno.
Teme
siano stupidi, e comunque dubita che qualcuno potrebbe capirli.
Le
chiederebbero perché?
Non ti basta ciò che hai?
In
fondo, Isobel ha tutto ciò che una qualsiasi quindicenne
americana
potrebbe volere.
Ma
è così sbagliato desiderare di più?
Non
lo sa.
O
probabilmente non ha il coraggio di affrontare quelle ambizioni, e
così, consapevole della propria incoerenza,
anziché osare continua
a cucirsi addosso stereotipi e banalità per essere
ciò che la gente
si aspetta che lei sia – cheerleader e brava ragazza senza
bizzarrie per la testa.
Ripiegando
i vestiti e riponendoli nella borsa con uno sbuffo, Isobel pensa a
come tutto sia cominciato.
Quella
voglia di cambiamento, quei pensieri, sono iniziati con un sogno.
O
meglio, lei s'è convinta che stesse sognando,
perché razionalmente
– e Isobel, per la cronaca, ha una mente parecchio razionale
–
non è spiegabile.
Insomma,
un sogno particolarmente reale durante una nottata trascorsa in
campeggio con le amiche.
Era
quasi il crepuscolo, e Isobel si trovava in una fitta radura. La
totale assenza di rumori di animali nelle vicinanze aveva messo in
allerta i suoi sensi. Respirava affannosamente, sentendo che c'era
qualcosa, una presenza vicina.
E
infine l'aveva vista.
Inizialmente
non era più che un'ombra, avvolta nella nebbia, ma dalla
postura e
dal suo profilo già si intuiva che fosse una donna.
Isobel
aveva deglutito e, contrariamente a ciò che il buonsenso
avrebbe
dovuto suggerirle in quell'occasione, non aveva indietreggiato, ma si
era avvicinata.
La
donna s'era mostrata.
Aveva
lunghi capelli castani, occhi neri e un sorriso ambiguo a deformarle
le labbra sottili, macchiate di quello che era senza alcun dubbio
sangue.
"È
un piacere vederti, Isobel” le aveva detto con un piccolo
cenno del
capo, e allora, solo allora, Isobel aveva avuto realmente paura.
"Chi
sei? Come fai a sapere il mio nome?”
"Non
è importante. Non adesso. Ma non temere, ci incontreremo
ancora”
S'era
svegliata di soprassalto, accorgendosi di trovarsi in tenda con le
altre ragazze e non nel bosco.
Non
era successo davvero.
"Tutto
bene, Izzie?” le aveva chiesto un'assonnata Trudie.
Sì,
tutto bene. Magari all'apparenza.
La
voce di quella sconosciuta le era rimasta in testa per settimane
intere, nonostante non ricordasse molto bene gli altri dettagli. E
poi c'erano state quelle morti strane, quegli 'incidenti' nei pressi
di Mystic Falls, una cittadina poco distante da Grove Hill.
Isobel
non aveva idea di che cosa l'avesse spinta a pensare ad una cosa del
genere, ma se lo sentiva
che non era una coincidenza aver
fatto quel sogno e poi venire a sapere quelle notizie. Notizie fin
troppo vaghe, infarcite di spiegazioni poco plausibili –
attacchi
di animali, regolamento di conti tra bande... Tutto è stato
insabbiato in fretta.
Da
quel momento, in Isobel è scattato qualcosa, un puntiglio
che si sta
trasformando in piccola e folle ossessione, al punto tale da
spingerla a ricerche solitarie sul paranormale.
Demoni,
spiriti, vampiri.
A
pensarci, suona sempre ridicolo.
Somiglia
al capriccio della fantasia sfrenata di una bambina – e in
fondo,
Isobel ha smesso di esserlo da fin troppo poco tempo.
Eppure
non riesce darsi pace.
Vuole
imparare ad andare oltre la superficie, nella speranza segreta di
incontrare ancora quella donna misteriosa, attraverso la nebbia.
*
A
John è bastato leggere poche delle frasi sul foglio
dimenticato da
Isobel per capire quale sia la famosa ricerca di Sua Maestà.
Alla
faccia della cheerleader intelligente. Quella tipa sembra credere
fermamente nella possibilità che i vampiri esistano davvero.
John
sulle prime s'è allarmato, poi esaltato, preso dalla foga di
parlare
a Isobel.
Pensava
di essere uno dei pochi a sapere.
È
stato obbligato a
credere da
suo padre,
quando, per
caso e per colpa della propria vivace curiosità, aveva
scoperto un
armamentario di balestre e paletti nascosto in cantina.
È
un segreto e una tradizione dei Gilbert in quanto famiglia
fondatrice, gli ha detto.
Devi
rispettarlo, John.
Cacciatori
di vampiri.
John
aveva pensato che l'uomo fosse fuori di testa.
Un
adulto che gli parlava con mortale serietà di leggende?
Favole
dell'orrore per bambini! Lui non ci aveva mai creduto nemmeno da
piccolo. Era impossibile.
Ma
c'era voluto poco tempo perché cambiasse idea. Su Mystic
Falls erano
tornati a imperversare, come ciclicamente succedeva, omicidi
sospetti, e una volta Grayson, il maggiore dei due fratelli Gilbert,
aveva rischiato la vita a causa di un vampiro.
L'intervento
del padre aveva impedito la tragedia, ma la creatura era riuscita a
fuggire dopo essersi ben nutrita del sangue del giovane e aver
spaventato a morte John.
Constatare
coi propri occhi cosa quegli esseri potessero fare – quanto
fossero
pericolosi e reali
– aveva stravolto la mente del ragazzo.
C'era
stata la negazione, associato alla paura folle. C'erano stati gli
incubi ad occhi aperti, le notti insonni e infine la frenesia di
saperne di più e di più.
Seguirò
la tua strada, papà. Voglio combatterli anche io.
A
quella richiesta era seguito un rifiuto netto ma bonario.
Quando
avrai l'età giusta, Johnny boy. È ancora presto.
Sì,
lui non è nient'altro che un adolescente mingherlino, a
differenza
di Grayson e suo padre – uomini fatti e finiti – ma
se dovesse
essere necessario tirerebbe fuori le unghie e si batterebbe fino
all'ultimo per la propria famiglia, per la propria città.
Seguirà
le orme dei suoi predecessori.
A
John piace quell'idea. Lo gonfia d'orgoglio, anche se dover mantenere
il segreto con tutti è frustrante, logorante.
E
adesso scopre che quella cheerleader di Grove Hill, la tipa per cui
–
oh, maledizione, non può più negarlo -
s'è preso una bella cotta,
è pericolosamente vicina alla verità sui vampiri.
Quanto
vicina? E perché? Ne ha forse visto qualcuno?
John
deve
indagare. Così, inforcata la bicicletta – non ha
l'età
per guidare l'automobile, né soldi con sé per
l'autobus che Isobel
ha preso – sta macinando miglia al solo scopo di raggiungere
la
ragazza alla sua scuola.
La
curiosità è troppa per poter aspettare anche un
solo giorno.
*
Il
sole sta tramontando quando Isobel, uscendo dal cortile della scuola,
ancora con la testa altrove, urta qualcosa – o meglio,
qualcuno.
Lei
rimane miracolosamente in piedi, illesa, ma lui, un tizio
dall'aspetto familiare, finisce gambe all'aria sotto il peso della
propria bicicletta.
"S-scusa,
scusami!” esclama, come se davvero fosse lui a doverlo fare,
e
Isobel sbatte le palpebre, decisamente confusa.
Ora
lo riconosce.
È
il biondino con la faccia da topo che vede sempre a Mystic Falls.
Ad
un primo sguardo l'ha catalogato come uno dei tanti che le sbavano
dietro – innocuo per lo più, solo un po' patetico.
Che ci fa lì,
comunque?
Si
rialza, nervoso, e dopo essersi asciugato la fronte sudata con un
lembo di una manica, tira fuori dalla tasca posteriore dei jeans un
foglio ripiegato.
"L'hai
lasciato in biblioteca e, bè, ho pensato di riportartelo.
Sai,
passavo di qui per caso, e so che sei una cheerleader della Grove
Hill. Insomma, tutti
al mio liceo sanno chi sei, e davvero,
non sono un maniaco che ti perseguita, volevo solo...”
Su
quel fiume di parole e giustificazioni, Isobel non sa che
dire, ma poi lo interrompe con un gesto e un paio di parole
inaspettatamente gentili.
Dubita
fortemente che quel ragazzo stesse passando per
caso da Grove
Hill – di certo è solo una scusa - ma non importa.
"Tranquillo,
è tutto okay” scandisce con calma, prendendo il
foglio e
leggendolo: appunti per la sua ricerca sui vampiri, alcuni dettagli
sul sogno riguardante quella donna misteriosa, supposizioni varie.
"N-non
l'ho letto” balbetta lui, dondolandosi da un piede all'altro.
Isobel
non replica, sorridendo maliziosamente. Non ci crede neppure per un
momento, ma apprezza il tentativo. E il rossore su quelle guance su
cui non è cresciuto nemmeno un pelo di barba la diverte.
"Okay,
d'accordo, l'ho fatto” ammette allora, arrossendo di
più,
continuando a tergersi le tempie lucide di sudore.
"...Scusa”
"Non
fa niente”
Quel
tipo sembra aver fatto le corse col diavolo allo scopo di restituirle
un foglio con scritte sopra assurdità
per cui praticamente
chiunque le darebbe della pazza.
Merita
una possibilità.
E
non le ha ancora fatto complimenti sconci o avances imbarazzanti,
dopotutto. Altro punto a suo favore.
"Grazie,
comunque” dice Isobel sincera, e quasi senza pensarci tende
la mano
per stringere la sua.
"Isobel
Flemming, ma immagino tu lo sappia già”
"J-Johnathan...
John
Gilbert”
Ha
la mano umida, ma la sua presa è presa salda, decisa
– diversa da
quelle molli e viscide dei soliti che la avvicinano.
Se
lei è una cheerleader atipica, lui è uno sfigato
atipico: due
eccezioni agli stereotipi. Anche solo per questo, Isobel crede che
andranno d'accordo.
Incurva
le labbra all'insù e lo mette alla prova ancora una volta.
"Allora
dimmi, John Gilbert, tu ci credi ai vampiri?”