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Autore: Lizzie_Siddal    27/06/2011    8 recensioni
[John/Isobel]
E dire che le cheerleader nemmeno gli piacciono.
Cioè, non che gli facciano schifo gli svolazzi di gonne, le gambe scoperte e i saltelli con movimento di davanzale annesso, sia chiaro.
È solo che John Gilbert, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei, non prova che un vago interesse per quel tipo di ragazze.
Infatti, a dirla tutta, John trova le cheerleader totalmente insipide e irritanti, frivole gallinelle che starnazzano attorno al gallo più popolare del pollaio scolastico, ignorando i comuni mortali.
Carine quanto si vuole, eh, ma niente meno che odiose.
E allora, per l'amor del cielo, perché mai Isobel Flemming dovrebbe fare eccezione?
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isobel Flemming, John Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The forgotten ones'
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isobeljohn

Titolo: Exceptions to stereotypes
Fandom: The Vampire Diaries
Personaggi/Pairing(s): Johnathan “John” Gilbert/Isobel Flemming, apparizioni randomiche di Logan Fell, Trudie Peterson e – udite, udite – l'onnipresente Katherine Pierce *facepalm*
Rating: verde
Avvertimenti: oneshot, het, gli ormoni di 15enne!John
Timeline: pre-serie
Challenge/Prompt:
scritta per il TVG!Fest @vampiregeometry, prompt Isobel/John – cheerleader
Note iniziali: Ok, questa shot è stata un cristo. Mi sono bloccata quelle millemila volte, primo perché si sa pochissimo di questi personaggi, secondo perché, a lavoro iniziato, m'è venuto in mente che John e Isobel frequentavano due licei diversi. Perciò ho dovuto stravolgere tutto il plot originale che avevo scritto per metà, rendendolo più scemo e meno realistico del previsto. Pazienza. Uhm, due cose a cui ho fatto pesanti riferimenti. A quanto pare, Isobel era una cheerleader famosa. Trudie, la sua migliore amica dell'epoca, racconta “Venivano alle partite per noi. La squadra di football non vinceva da anni. Eravamo le star. Bè, Isobel lo era...”. Bon. Andate in pace e non tiratemi oggetti contundenti.


Dedicata assolutamente a Kary91, la donna di John ♥



E dire che le cheerleader nemmeno gli piacciono.
Cioè, non che gli facciano schifo gli svolazzi di gonne, le gambe scoperte e i saltelli con movimento di davanzale annesso, sia chiaro.
È solo che John Gilbert, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei, non prova che un vago interesse per quel tipo di ragazze.
Infatti, a dirla tutta, John trova le cheerleader totalmente insipide e irritanti, frivole gallinelle che starnazzano attorno al gallo più popolare del pollaio scolastico, ignorando i comuni mortali.
Carine quanto si vuole, eh, ma niente meno che odiose.
E allora, per l'amor del cielo, perché mai Isobel Flemming dovrebbe fare eccezione?
John se lo chiede per l'ennesima volta, mentre la guarda ballare a ritmo di musica, i pon pon che volteggiano nell'aria e i capelli scuri che le sfiorano le spalle.
È bella, ovvio.
Diavolo, il solo fatto che gli studenti di Mystic Falls, compreso John – trascinato dai suoi amici, beninteso - , vadano a sorbirsi le disastrose partite della Grove Hill High al solo scopo di vederla è dannatamente significativo, no?

"La Flemming è uno schianto, uh?” esclama Logan Fell, dando di gomito a John.
L'altro sospira e annuisce stancamente.

"Sì”
"Però hanno detto che se la tira parecchio”
E qui Logan, informatissimo, si lancia in un'esaltata spiegazione su come Isobel Flemming sia per tutti quelli del liceo Sua Maestà Regina delle nevi, per la fredda indifferenza che ostenta spesso e volentieri di fronte ai ragazzi o anche solo alla compagnia di chi non le va a genio.
Non è solo una cheerleader, ma è anche una snob fatta e finita, dunque.
Inutile perderci tempo dietro.
John lo capisce, a differenza di Logan. E ci crede, per questo non si fa troppe fantasie su di lei. Almeno fino al giorno in cui, con sorpresa esagerata, non gli capita di incontrare proprio Isobel nel posto più impensato: la biblioteca di Mystic Falls.


*

Non succede una volta sola.
Due, tre, quattro – è una routine ben precisa che si protrae per settimane.
Isobel arriva a testa alta, con la sua postura impettita da ballerina, e si siede nell'ultimo tavolo in fondo all'edificio.
John, che passa intere giornate sepolto tra quelle mura, la guarda dalle fessure dietro gli scaffali, da sopra le copertine dei libri, distraendosi puntualmente.
Sente il suo passo vivace, la sedia che strofina sul pavimento, la penna che scribacchia sugli appunti, e intanto si fa mille viaggi mentali.
Chissà cosa diavolo scrive, Isobel Flemming.
Chissà di che cosa si interessa Sua Maestà.
Chissà quale motivo spinge le sue regali coscette a trascinarsi quotidianamente fino a Mystic Falls per cose così 'out' come vecchi volumi muffiti.
John è piuttosto sicuro che quella biblioteca non abbia nulla in meno di quella di Grove Hill.
Magari sta facendo una ricerca in particolare, ma quale?
E comunque è strano, no?
Una cheerleader. In biblioteca.
Già solo l'accostamento delle parole fa proprio ridere.
E poi Isobel non dovrebbe stare proprio lì, in quel reparto – il più nascosto e dimenticato da tutti. John è uno dei pochi a frequentarlo, essendo interessato al folklore di Mystic Falls e alle leggende sui vampiri per motivi familiari – cosa che, per la verità, si premura di tener sempre ben nascosta dal resto della gente.
Già gli danno del perdente ora, figurarsi se lo vedessero tutto preso da mostri coi denti a punta e cose sovrannaturali. Non ci pensa proprio.
E però adesso c'è Isobel “cheerleader intelligente” Flemming.
La voglia di alzarsi, avvicinarla e attaccare bottone con una scusa idiota qualsiasi – fosse anche quella dei vampiri – è praticamente irresistibile.
Uno, due, tre, dieci minuti.
John osserva Isobel tutto il tempo, senza trovare il coraggio di alzarsi e agire.
Quando infine ci riesce e si avvicina a petto in fuori, col migliore dei sorrisi sulle labbra e la peggiore delle strategia di abbordaggio in mente, lei guarda l'orologio, e con un sospiro esasperato si mette a raccogliere la propria roba.
Probabilmente è in ritardo per l'allenamento di danza, o quel diavolo è che fanno le cheerleader, dal momento che indossa il maglione della divisa, ha il borsone con sé e via dicendo.
Pazienza, sarà per la prossima volta, si rassegna John, abbandonando le braccia lungo i fianchi.
Sta già per voltarsi quando vede che, nella fretta, a Isobel cade un foglio dal suo blocco di appunti. Apre la bocca per dirglielo, ma le parole gli muoiono in gola non appena incrocia il suo sguardo azzurrissimo. Lei gli sorride, enigmatica come una sfinge, e poi sparisce veloce fuori dalla biblioteca.
John si dà del coglione per almeno un minuto buono.
Poi, senza riuscire a trattenersi, si china per raccogliere il foglio e leggere.
Deglutisce e rilegge almeno tre volte, incredulo.


*


Finiti gli allenamenti, mentre si toglie la divisa da cheerleader, Isobel si sente inspiegabilmente stanca.
Inutile, come se niente di quello che ha fatto quel pomeriggio valga una qualcosa, o abbia solo minimamente senso.
Sì, il ballo le è sempre piaciuto.
La musica, la compagnia di altre persone, sguardi ammirati su di sé – sono cose che ha sempre adorato, che le gonfiano l'ego e di cui ha bisogno.
È nata per primeggiare, per vincere, per dimostrarsi la migliore.
Glielo dicono tutti.
Isobel Flemming – studentessa modello e piccola star della Grove Hill High School.
Ha successo coi ragazzi, conduce una tranquilla vita di provincia e apparentemente non ha un problema al mondo.
E allora cos'è quell'improvviso senso di insoddisfazione e di vuoto?
La verità è che a volte Isobel pensa a una vita diversa.
Avere amiche che non parlino solo di vestiti firmati, pomiciate e balli di fine anno.
Frequentare ragazzi meno noiosamente prevedibili i cui interessi non siano solo il football o il sesso.
Viaggiare, allontanarsi da Grove Hill – pigra e sonnolenta città dove non succede mai nulla.
Questi sono i desideri che agitano il cuore di Isobel da un po' di tempo a questa parte, ma non li ha mai confidati a nessuno.
Teme siano stupidi, e comunque dubita che qualcuno potrebbe capirli.
Le chiederebbero perché? Non ti basta ciò che hai?
In fondo, Isobel ha tutto ciò che una qualsiasi quindicenne americana potrebbe volere.
Ma è così sbagliato desiderare di più?
Non lo sa.
O probabilmente non ha il coraggio di affrontare quelle ambizioni, e così, consapevole della propria incoerenza, anziché osare continua a cucirsi addosso stereotipi e banalità per essere ciò che la gente si aspetta che lei sia – cheerleader e brava ragazza senza bizzarrie per la testa.
Ripiegando i vestiti e riponendoli nella borsa con uno sbuffo, Isobel pensa a come tutto sia cominciato.
Quella voglia di cambiamento, quei pensieri, sono iniziati con un sogno.
O meglio, lei s'è convinta che stesse sognando, perché razionalmente – e Isobel, per la cronaca, ha una mente parecchio razionale – non è spiegabile.
Insomma, un sogno particolarmente reale durante una nottata trascorsa in campeggio con le amiche.
Era quasi il crepuscolo, e Isobel si trovava in una fitta radura. La totale assenza di rumori di animali nelle vicinanze aveva messo in allerta i suoi sensi. Respirava affannosamente, sentendo che c'era qualcosa, una presenza vicina.
E infine l'aveva vista.
Inizialmente non era più che un'ombra, avvolta nella nebbia, ma dalla postura e dal suo profilo già si intuiva che fosse una donna.
Isobel aveva deglutito e, contrariamente a ciò che il buonsenso avrebbe dovuto suggerirle in quell'occasione, non aveva indietreggiato, ma si era avvicinata.
La donna s'era mostrata.
Aveva lunghi capelli castani, occhi neri e un sorriso ambiguo a deformarle le labbra sottili, macchiate di quello che era senza alcun dubbio sangue.

"È un piacere vederti, Isobel” le aveva detto con un piccolo cenno del capo, e allora, solo allora, Isobel aveva avuto realmente paura.
"Chi sei? Come fai a sapere il mio nome?”
"Non è importante. Non adesso. Ma non temere, ci incontreremo ancora”
S'era svegliata di soprassalto, accorgendosi di trovarsi in tenda con le altre ragazze e non nel bosco.
Non era successo davvero.

"Tutto bene, Izzie?” le aveva chiesto un'assonnata Trudie.
Sì, tutto bene. Magari all'apparenza.
La voce di quella sconosciuta le era rimasta in testa per settimane intere, nonostante non ricordasse molto bene gli altri dettagli. E poi c'erano state quelle morti strane, quegli 'incidenti' nei pressi di Mystic Falls, una cittadina poco distante da Grove Hill.
Isobel non aveva idea di che cosa l'avesse spinta a pensare ad una cosa del genere, ma se lo sentiva che non era una coincidenza aver fatto quel sogno e poi venire a sapere quelle notizie. Notizie fin troppo vaghe, infarcite di spiegazioni poco plausibili – attacchi di animali, regolamento di conti tra bande... Tutto è stato insabbiato in fretta.
Da quel momento, in Isobel è scattato qualcosa, un puntiglio che si sta trasformando in piccola e folle ossessione, al punto tale da spingerla a ricerche solitarie sul paranormale.
Demoni, spiriti, vampiri.
A pensarci, suona sempre ridicolo.
Somiglia al capriccio della fantasia sfrenata di una bambina – e in fondo, Isobel ha smesso di esserlo da fin troppo poco tempo.
Eppure non riesce darsi pace.
Vuole imparare ad andare oltre la superficie, nella speranza segreta di incontrare ancora quella donna misteriosa, attraverso la nebbia.


*


A John è bastato leggere poche delle frasi sul foglio dimenticato da Isobel per capire quale sia la famosa ricerca di Sua Maestà. Alla faccia della cheerleader intelligente. Quella tipa sembra credere fermamente nella possibilità che i vampiri esistano davvero.
John sulle prime s'è allarmato, poi esaltato, preso dalla foga di parlare a Isobel.
Pensava di essere uno dei pochi a sapere.
È stato obbligato a credere da suo padre, quando, per caso e per colpa della propria vivace curiosità, aveva scoperto un armamentario di balestre e paletti nascosto in cantina.
È un segreto e una tradizione dei Gilbert in quanto famiglia fondatrice, gli ha detto.
Devi rispettarlo, John.
Cacciatori di vampiri.
John aveva pensato che l'uomo fosse fuori di testa.
Un adulto che gli parlava con mortale serietà di leggende? Favole dell'orrore per bambini! Lui non ci aveva mai creduto nemmeno da piccolo. Era impossibile.
Ma c'era voluto poco tempo perché cambiasse idea. Su Mystic Falls erano tornati a imperversare, come ciclicamente succedeva, omicidi sospetti, e una volta Grayson, il maggiore dei due fratelli Gilbert, aveva rischiato la vita a causa di un vampiro.
L'intervento del padre aveva impedito la tragedia, ma la creatura era riuscita a fuggire dopo essersi ben nutrita del sangue del giovane e aver spaventato a morte John.
Constatare coi propri occhi cosa quegli esseri potessero fare – quanto fossero pericolosi e reali – aveva stravolto la mente del ragazzo.
C'era stata la negazione, associato alla paura folle. C'erano stati gli incubi ad occhi aperti, le notti insonni e infine la frenesia di saperne di più e di più.
Seguirò la tua strada, papà. Voglio combatterli anche io.
A quella richiesta era seguito un rifiuto netto ma bonario.
Quando avrai l'età giusta, Johnny boy. È ancora presto.
Sì, lui non è nient'altro che un adolescente mingherlino, a differenza di Grayson e suo padre – uomini fatti e finiti – ma se dovesse essere necessario tirerebbe fuori le unghie e si batterebbe fino all'ultimo per la propria famiglia, per la propria città.
Seguirà le orme dei suoi predecessori.
A John piace quell'idea. Lo gonfia d'orgoglio, anche se dover mantenere il segreto con tutti è frustrante, logorante.
E adesso scopre che quella cheerleader di Grove Hill, la tipa per cui – oh, maledizione, non può più negarlo - s'è preso una bella cotta, è pericolosamente vicina alla verità sui vampiri.
Quanto vicina? E perché? Ne ha forse visto qualcuno?
John deve indagare. Così, inforcata la bicicletta – non ha l'età per guidare l'automobile, né soldi con sé per l'autobus che Isobel ha preso – sta macinando miglia al solo scopo di raggiungere la ragazza alla sua scuola.
La curiosità è troppa per poter aspettare anche un solo giorno.



*


Il sole sta tramontando quando Isobel, uscendo dal cortile della scuola, ancora con la testa altrove, urta qualcosa – o meglio, qualcuno.
Lei rimane miracolosamente in piedi, illesa, ma lui, un tizio dall'aspetto familiare, finisce gambe all'aria sotto il peso della propria bicicletta.

"S-scusa, scusami!” esclama, come se davvero fosse lui a doverlo fare, e Isobel sbatte le palpebre, decisamente confusa.
Ora lo riconosce.
È il biondino con la faccia da topo che vede sempre a Mystic Falls.
Ad un primo sguardo l'ha catalogato come uno dei tanti che le sbavano dietro – innocuo per lo più, solo un po' patetico. Che ci fa lì, comunque?
Si rialza, nervoso, e dopo essersi asciugato la fronte sudata con un lembo di una manica, tira fuori dalla tasca posteriore dei jeans un foglio ripiegato.

"L'hai lasciato in biblioteca e, bè, ho pensato di riportartelo. Sai, passavo di qui per caso, e so che sei una cheerleader della Grove Hill. Insomma, tutti al mio liceo sanno chi sei, e davvero, non sono un maniaco che ti perseguita, volevo solo...”
Su quel fiume di parole e giustificazioni, Isobel non sa che dire, ma poi lo interrompe con un gesto e un paio di parole inaspettatamente gentili.
Dubita fortemente che quel ragazzo stesse passando per caso da Grove Hill – di certo è solo una scusa - ma non importa.

"Tranquillo, è tutto okay” scandisce con calma, prendendo il foglio e leggendolo: appunti per la sua ricerca sui vampiri, alcuni dettagli sul sogno riguardante quella donna misteriosa, supposizioni varie.
"N-non l'ho letto” balbetta lui, dondolandosi da un piede all'altro.
Isobel non replica, sorridendo maliziosamente. Non ci crede neppure per un momento, ma apprezza il tentativo. E il rossore su quelle guance su cui non è cresciuto nemmeno un pelo di barba la diverte.

"Okay, d'accordo, l'ho fatto” ammette allora, arrossendo di più, continuando a tergersi le tempie lucide di sudore.
"...Scusa”
"Non fa niente”
Quel tipo sembra aver fatto le corse col diavolo allo scopo di restituirle un foglio con scritte sopra assurdità per cui praticamente chiunque le darebbe della pazza.
Merita una possibilità.
E non le ha ancora fatto complimenti sconci o avances imbarazzanti, dopotutto. Altro punto a suo favore.

"Grazie, comunque” dice Isobel sincera, e quasi senza pensarci tende la mano per stringere la sua.
"Isobel Flemming, ma immagino tu lo sappia già”
"J-Johnathan... John Gilbert”
Ha la mano umida, ma la sua presa è presa salda, decisa – diversa da quelle molli e viscide dei soliti che la avvicinano.
Se lei è una cheerleader atipica, lui è uno sfigato atipico: due eccezioni agli stereotipi. Anche solo per questo, Isobel crede che andranno d'accordo.
Incurva le labbra all'insù e lo mette alla prova ancora una volta.

"Allora dimmi, John Gilbert, tu ci credi ai vampiri?”

   
 
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