C'ERA UNA VOLTA UNA BAMBINA
Luna
Lovegood ha paura dei fuochi d'artificio.
Sono belli. Ma sono mostruosi.
Tutto iniziò con una favola.
C'era una volta una bambina che una notte si svegliò con una gran sete alle undici e cinquantasei, ma non una sera qualunque: quella che precedeva il suo nono compleanno.
La sua mamma stava lavorando, eh sì, lavorava anche di notte a volte, e la bambina sapeva che odiava essere disturbata.
Ma ogni notte in cucina il Mostro dell'Armadietto Dietro il Sofà si faceva un giretto per il pianerottolo, e lei aveva paura ad andarci da sola.
Così scese dal letto, uscì da camera sua e salì le strette scale a chiocciola che portavano allo studio della sua mamma.
Tip tap tip tap tip tap, saliva e saliva.
Sentiva la voce al piano superiore borbottare qualcosa, quegli incantesimi che adorava tanto.
Ecco l'ultimo gradino.
Mezzanotte meno uno.
Tese la manina, aprì la porta.
La bambina vide che la stanza piccola e tonda era illuminata tutta da una fastidiosa luce gialla.
Poi vide che sua madre, al centro dello studio, brandiva la bacchetta.
Dalla punta si stava scaturendo una bolla, come quelle di sapone, ma tutta d'argento.
Quando la vide, le si dipinse sul viso un'espressione terrorizzata e inorridita insieme.
-Luna!!! Non devi entrare qui...- urlò con una voce terribile.
Bang.
La bolla argento esplose, con un rumore simile al colpo di una pistola.
Mille luci multicolori vorticarono per la stanza, lampeggiando veloci.
Prima blu, poi rosse poi viola poi verdi poi rosa poi...
Svanirono.
Un tonfo, attutito dal tappeto.
E la sua mamma era lì per terra, ancora più pallida di prima, il corpo rigido e freddo abbandonato come quello di una bambola, gli occhi azzurri e profondi sbarrati orribilmente in un'espressione di paura e sconcerto.
Era bella, i capelli biondo chiaro mossi simili alle onde del mare sparsi a ventaglio sul pavimento.
Ma era mostruosa.
La bacchetta le era scivolata dalle dita, ormai morte e senza presa.
La mezzanotte venne scandita in lontananza da un campanile.
Il giorno in cui Luna Lovegood compì nove anni, o per meglio dire la notte, Lilianne Lovegood morì, lasciando in eredità alla figlia una mente acuta e sveglia, un paio di occhioni grandi, sporgenti e sognanti ed un sorriso misterioso.
Ed in quel momento, sei anni più tardi, nel letto a baldacchino del dormitorio femminile di Corvonero, non c'è più una bambina.
C'è una ragazza che ha paura dei fuochi d'artificio.
Sono belli. Ma sono mostruosi.
Tutto iniziò con una favola.
C'era una volta una bambina che una notte si svegliò con una gran sete alle undici e cinquantasei, ma non una sera qualunque: quella che precedeva il suo nono compleanno.
La sua mamma stava lavorando, eh sì, lavorava anche di notte a volte, e la bambina sapeva che odiava essere disturbata.
Ma ogni notte in cucina il Mostro dell'Armadietto Dietro il Sofà si faceva un giretto per il pianerottolo, e lei aveva paura ad andarci da sola.
Così scese dal letto, uscì da camera sua e salì le strette scale a chiocciola che portavano allo studio della sua mamma.
Tip tap tip tap tip tap, saliva e saliva.
Sentiva la voce al piano superiore borbottare qualcosa, quegli incantesimi che adorava tanto.
Ecco l'ultimo gradino.
Mezzanotte meno uno.
Tese la manina, aprì la porta.
La bambina vide che la stanza piccola e tonda era illuminata tutta da una fastidiosa luce gialla.
Poi vide che sua madre, al centro dello studio, brandiva la bacchetta.
Dalla punta si stava scaturendo una bolla, come quelle di sapone, ma tutta d'argento.
Quando la vide, le si dipinse sul viso un'espressione terrorizzata e inorridita insieme.
-Luna!!! Non devi entrare qui...- urlò con una voce terribile.
Bang.
La bolla argento esplose, con un rumore simile al colpo di una pistola.
Mille luci multicolori vorticarono per la stanza, lampeggiando veloci.
Prima blu, poi rosse poi viola poi verdi poi rosa poi...
Svanirono.
Un tonfo, attutito dal tappeto.
E la sua mamma era lì per terra, ancora più pallida di prima, il corpo rigido e freddo abbandonato come quello di una bambola, gli occhi azzurri e profondi sbarrati orribilmente in un'espressione di paura e sconcerto.
Era bella, i capelli biondo chiaro mossi simili alle onde del mare sparsi a ventaglio sul pavimento.
Ma era mostruosa.
La bacchetta le era scivolata dalle dita, ormai morte e senza presa.
La mezzanotte venne scandita in lontananza da un campanile.
Il giorno in cui Luna Lovegood compì nove anni, o per meglio dire la notte, Lilianne Lovegood morì, lasciando in eredità alla figlia una mente acuta e sveglia, un paio di occhioni grandi, sporgenti e sognanti ed un sorriso misterioso.
Ed in quel momento, sei anni più tardi, nel letto a baldacchino del dormitorio femminile di Corvonero, non c'è più una bambina.
C'è una ragazza che ha paura dei fuochi d'artificio.