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Autore: Fiamma Drakon    27/06/2011    1 recensioni
Sulla spiaggia non c’era anima viva, fatta eccezione per Inghilterra, che procedeva lentamente sul manto di sabbia chiara, beandosi della quiete dell’avanzare della sera: gli allegri cinguettii degli uccelli si erano spenti e l’infrangersi delle onde sul bagnasciuga era l’unico suono che si udiva, una nenia regolare e serena che lo rilassava.
«Ah, che pace...!» mormorò, rilassando le spalle.
«Inghilterra!».

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Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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On a beach, under a beautiful sunset La luce giallo-arancio del tramonto che striava il cielo sfumava in calde tonalità sempre più tendenti al rosso man mano che lo sguardo procedeva verso l’orizzonte, il limite estremo del mare.
Sulla spiaggia non c’era anima viva, fatta eccezione per Inghilterra, che procedeva lentamente sul manto di sabbia chiara, beandosi della quiete dell’avanzare della sera: gli allegri cinguettii degli uccelli si erano spenti e l’infrangersi delle onde sul bagnasciuga era l’unico suono che si udiva, una nenia regolare e serena che lo rilassava. Di tanto in tanto una folata di vento si levava, frusciando tra i rami degli alberi del bosco che delimitava la spiaggia, mitigando l’altrimenti a stento sopportabile calura.
Ogni tanto allontanarsi da tutto e tutti, andare a ricercare l’isolamento in mezzo alla natura gli faceva bene: lo stress che accumulava per le cause più disparate era impressionante.
Si fermò e si mise ad ammirare l’immobile distesa d’acqua, ricordando i tempi in cui solcava i mari dando l’assalto alle navi che per disgrazia incrociavano la sua rotta, derubandole e affondandole.
Erano stati tempi meravigliosi che un po’ - doveva ammetterlo - gli mancavano, ma adesso era un altro tipo di persona, un gentiluomo fatto e finito. Non gli era più permesso abbandonarsi a certi comportamenti.
Immaginava già i fastidiosi commenti di Francia se l’avesse sorpreso in simili attitudini.
Allontanò il pensiero e si sedette sulla sabbia, cingendosi le gambe con le braccia, appoggiando il mento sulle ginocchia e sospirò.
«Ah, che pace...!» mormorò, rilassando le spalle.
«Inghilterra!».
Il suddetto ebbe un tic nervoso all’occhio nell’attimo stesso in cui sentì quella familiarissima voce rompere bruscamente il suo piacevole silenzio.
«America...» sibilò, girandosi, trovando l’americano in piedi alle sue spalle, esattamente dove si aspettava che fosse.
Alfred lo fissò con la sua solita espressione allegra ed energica.
«Che cosa ci fai qui tutto solo?» chiese.
Arthur lo fulminò con lo sguardo: era sempre disponibile quando si trattava d’impicciarsi degli affari altrui.
«Cerco di riposarmi...» rispose con un tono che sottintendeva un ben chiaro “per cui vorrei che tu sparissi”.
Per sua somma sfortuna, America non era molto acuto quando si trattava di recepire i messaggi “tra le righe”; infatti si sedette accanto a lui, incrociando le gambe in modo piuttosto infantile.
Inghilterra sbuffò.
«Ci mancava solo lui...» commentò tra sé e sé.
«Che bel tramonto!» osservò Alfred ad alta voce con un sospiro ammirato, contemplando il globo solare che sprofondava al di sotto dell’orizzonte.
Seguì del silenzio, che al britannico parve fin troppo strano, considerata l’indole particolarmente attiva dell’americano - il quale era piacevolmente intento a disegnare figure strane sulla sabbia.
Era raro che riuscisse a star zitto per più di qualche secondo, a parte quando mangiava; difatti, il silenzio fu rotto quasi immediatamente.
«È da tanto che non stiamo un po’ insieme così...» osservò pacato America, con una nota lievemente nostalgica.
Arthur lo guardò, stupito di un intervento così sentimentale da parte sua.
«Già...» convenne, esitante.
«Ogni tanto è bello stare così, come prima...».
America si spostò verso Inghilterra d’istinto, finché le loro spalle non furono a contatto.
L’inglese arrossì: non si aspettava che Alfred gli si appoggiasse contro, ma se era per quello, non si aspettava neppure che tirasse fuori il suo lato tenero, che dal giorno dell’indipendenza teneva così ben nascosto quando c’era lui nei paraggi.
«C-che fai?!» chiese l’inglese, spiazzato.
«Inghilterra... non possiamo rimanere così... ancora?».
«Eeeeh?!» esclamò l’altro, allibito, tirandosi un po’ indietro «A-America, sei sicuro di stare bene?».
Gli tastò la fronte, come per controllare se avesse la febbre o meno.
«Mai stato meglio di così!» assicurò Alfred, alzando lo sguardo, fissando le proprie iridi azzurre in quelle verdi dell’altro.
Era palese che la sua affermazione fosse riferita alle sue sensazioni del momento, piuttosto che alle sue condizioni di salute.
«Ehi, America sul serio... smettila» disse Arthur con voce incerta.
Era troppo imbarazzante e pregò con tutto sé stesso che tornasse presto in sé.
Che ricordasse, non si era mai comportato in modo tanto appiccicoso con lui come allora, per cui era sensato che ne fosse un po’ intimorito - anzi, spaventato. Come se non bastasse, l’ex madrepatria riuscì a leggere una traccia di tristezza nel suo sguardo, ora fisso sull’orizzonte. Era come se fosse assorto in pensieri lontani nel tempo e nello spazio da quella spiaggia.
Era inquietante, in un certo senso, se paragonato al comportamento che teneva di solito, piuttosto allegro ed indipendente.
Tutto sommato, però, trovava che quel lato del suo carattere fosse dolce e lo rendesse anche piuttosto fragile.
Alfred si scostò, raddrizzandosi, poi si volse in modo tale da poter guardare agevolmente Arthur.
Il sole era sprofondato oltre l’orizzonte e nel cielo cominciavano ad accendersi le prime stelle, mentre la luce crepuscolare avanzava sensibilmente di minuto in minuto.
L’aveva cercato per tutta la giornata, sperando di trovarlo senza altri intorno - come quel fastidioso di Francia, che sembrava quasi uno stalker tanto lo seguiva quasi ovunque - e c’era riuscito. Merito della sua ineguagliabile abilità e della sua volontà di ferro - dopotutto, lui era l’eroe, perciò niente era impossibile.
«C-che c’è?» chiese Inghilterra, notando l’espressione incuriosita ed interessata dell’altro che non si staccava da lui.
America scrollò le spalle e parve rianimarsi, riacquisire l’allegria di sempre.
«Hai mai provato qualcosa per un altro ragazzo?» domandò di getto, senza il minimo imbarazzo: era sempre stato schietto e diretto, su qualsiasi argomento.
L’inglese arrossì fino a diventare paonazzo.
«Come? Un altro ragazzo?»
«Sì»
«Ehm...» mormorò Arthur, riflettendoci un po’ su.
«Io sì» rispose subito America, come al solito vittima delle sue manie di protagonismo.
Il britannico cambiò subito atteggiamento, infastidito dal suo modo di parlare da egocentrico.
«A me no, non è mai cap...!».
Inghilterra fu interrotto da un inaspettato abbraccio - piuttosto vigoroso tra l’altro - da parte di America, che lo strinse al suo petto senza alcun preavviso.
L’inglese sgranò gli occhi, scioccato, infiammandosi. All’improvviso si sentì sopraffare da un’emozione forte, un imbarazzo misto a piacere, qualcosa che prima d’allora non aveva mai provato.
Anche l’americano era arrossito, ma sembrava completamente a proprio agio.
«A-America!» cominciò a lamentarsi Arthur, cercando di liberarsi dalla sua presa, ma fu interrotto nuovamente, stavolta da un bacio.
Un bacio che Alfred posò sulla sua bocca con trasporto ma totale innocenza, visto che non coinvolse altro se non le labbra.
Fu una cosa rapida e, quando furono separati, Inghilterra assunse un’espressione sconvolta.
«Cosa pensi di fare, stupido?!» sbottò, irritato.
Era accaldato e rosso per via del bacio e voleva sembrare profondamente indignato, magari infuriato, ma non ci riusciva fino in fondo: in realtà, per quanto gli fosse difficile ammetterlo, a lui era piaciuto.
In un primo momento America parve deluso dalla sua reazione, poi notò che la sua ex madrepatria lo stava guardando con disagio, come se stesse nascondendo qualcosa.
«Inghilterra...?» chiese.
«America sei un idiota...» mormorò l’altro per contro, appoggiandosi a lui. Posò le proprie labbra sulle sue, senza preavviso, cogliendolo piacevolmente alla sprovvista.
Si lasciarono cadere all’indietro, stesi l’uno accanto all’altro, i capelli spolverati di sabbia.
«Inghilterra mi piaci...» sussurrò l’americano all’orecchio dell’inglese, convinto e sicuro di sé.
Arthur distolse lo sguardo.
«Idiota...» mormorò, le guance imporporate.
America sorrise: nel suo modo di comunicare, quell’“idiota” era sinonimo di un “sì”.
   
 
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