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Autore: Firefly Of Silence    11/03/2006    17 recensioni
E se Sousuke fosse ritirato dall'incarico di proteggere Kaname? E se invece arrivasse una nuova minaccia? E se FINALMENTE non fosse il Lambda Driver a fare la differenza, ma il sentimento più forte di tutti? Parecchie persone a bordo del De Daanan saranno costrette a rifare i conti... con felicità di alcuni e decisamente meno di altri!
Genere: Romantico, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Incompiuta
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1-UNA VOCE NELLA NOTTE





I saw you standing alone

Ti ho visto startene sola

With a sad look on your face

Con il volto triste sul viso

You call him on the phone

Lo chiami al telefono

Looks like you left you

Sembra che ti abbia lasciata

Without a trace

Senza lasciare traccia

Tears falling out of your eyes

Ti scendono le lacrime dagli occhi

He’s living in a disguise

Lui sta vivendo nell’inganno

You’ve been feeling bad for so long

Sei stata male fino all’ultimo

You wonder if it’s write or wrong

Ti chiedi se sia giusto o sbagliato

Now many days have gone by

Adesso sono passati molti giorni

And you still just sit there and cry

E tu sei ancora seduta lì a piangere

You’re feeling bad for yourself

Stai male per te stessa

His memory is always dwell

Il suo ricordo rimarrà per sempre

You’re so obsessed with his love

Sei così ossessionata dal suo amore

That’s why push came to shove

Ecco perché ci vuole un chiarimento

You’ve been feeling bad for so long

Sei stata male fino all’ultimo

You wonder if it’s write or wrong

Ti chiedi se sia giusto o sbagliato









La porta si aprì con lentezza e subito Kaname entrò in casa. La ragazza si diresse verso la cucina e con un gesto fiacco, depositò pesantemente sul tavolo, le borse della spesa. Poi senza neanche preoccuparsi di disfarle, si diresse immediatamente verso la sua camera da letto. Aprì la porta della piccola stanza richiudendola subito alle sue spalle e, appoggiando la schiena ad essa, scivolò lentamente verso il basso, fino a ritrovarsi seduta sul pavimento freddo, immersa nella silenziosa oscurità della stanza.

-Ecco…- sussurrò Kaname in un sospiro. Finalmente era riuscita ad afferrare un attimo quiete, finalmente era lontano da tutto e da tutti…finalmente era sola.

Ormai il cielo era buio, ma quando quella mattina si era svegliata il sole splendeva con fervore sopra i tetti di Tokyo. Il cielo era azzurro, senza una nuvola, completamente scoperto, senza nulla che potesse nascondere i suoi segreti…ed era esattamente così che si sentiva lei... solo.. decisamente meno luminosa. Si sentiva scoperta, indifesa, fragile, aveva la sensazione che chiunque si fosse voltato a guardarla, avrebbe potuto leggere dentro di lei qualsiasi cosa. Erano giorni che andava avanti in quello stato, confusa, stanca…dilatata all’inverosimile, sentiva che sarebbe potuta andare in mille pezzi da un momento all’altro.


-Stupida…- si disse con rabbia.


Perché doveva soffrire a quel modo per uno come lui?!…Maledizione!-, ogni volta che gli tornava in mente il suo viso il cuore si metteva a battere all’impazzata e riusciva a stento a trattenere le lacrime. Quanto tempo era passato? Due settimane? Un mese forse…ma che importanza aveva? Ormai non lo avrebbe più rivisto. Sousuke…

Sollevò una mano per asciugare le lacrime che ormai uscivano copiose dai suoi grandi occhi castani. –Stupida- ripeté in un sussurro. Era felice che nessuno la vedesse in quelle condizioni, non era proprio degno di Kaname Chidori.


Non era più in pericolo. Ecco cos'era successo.


Non c'èra più bisogno che Sousuke Sagara, uno dei migliori, se non addirittura il migliore, pilota di AS della Mithril, perdesse tempo dietro a una una semplice ragazzina come lei. Gli avevano ordinato di tornare e lui lo aveva fatto. L'aveva lasciata così, senza preavviso, da un giorno all'altro era scomparso dalla sua vita come se non fosse mai esistito.


Non si era nemmeno degnato di venire da lei un ultima volta per dirle addio.


Una mattina non si era presentato a scuola e il pomeriggio la Mithril l'aveva chiamata. Dopo un gran rigiro di parole le aveva infine comunicato che il sergente Sousuke Sagara era stato sollevato dall'incarico di proteggerla. Il pericolo era passato, nessun gruppo terroristico o simili l'avrebbe presa più di mira e avevano ritenuto pertanto inutile continuare a tenerla sotto controllo. In una parola era libera...


Libera... quante volte aveva sognato di poter ritornare a vivere la tranquilla vita di tutti i giorni? Tante... forse troppe. E ora il suo desiderio si era avverato.


Ma aveva voglia di urlare.


Era quello che desiderava no? E allora perché si sentiva così male?!


Si chiuse a riccio, piegando le gambe e circondandole con le braccia, in modo da accostarle maggiormente al petto; poi, appoggiò il capo chino sulle ginocchia e chiuse gli occhi.

Non voleva pensare, non voleva ricordare, non voleva fare nient’altro che non fosse il semplice respirare.

DRIIIIIIIIIIN!!!

Il telefono squillò improvvisamente. Kaname alzò la testa di scattò e subito corrugò le sopracciglia, non aveva nessuna voglia di rispondere.

Rimase seduta sul pavimento pregando che quel maledetto apparecchio la smettesse di squillare.

Ma così non fu.

Al decimo squillo Kaname ne aveva abbastanza. Si alzò in piedi, e uscita dalla sua camera, si diresse infuriata verso il soggiorno dove si trovava il telefono. Sicuramente si trattava di Kyoko o di qualche altra sua compagna di classe che, come al solito, si era dimenticata di segnarsi i vari turni del doposcuola. -Mai una volta che facessero le cose per bene!- sbottò irritata mentre raggiungeva a passi svelti il telefono. Si avventò sul ricevitore con ferocia e una volta sollevatolo urlò -Ma si può sapere perché dovete scocciare sempre me?! Ora non ho nessuna voglia di mettermi a rileggere la disposizione dei turni o di mettermi a spiegare qualche stupidissimo compito a chicchessia! Io non intendo…-

-Non ci siamo, non ci siamo- la interruppe una voce sensuale dall’altra parte del ricevitore –Non è così che si salutano i vecchi amici…tesoro-.

Kaname rimase di sasso, era una voce maschile ma sicuramente non apparteneva a nessuno dei suoi compagni di scuola.

–Co…?- balbettò sorpresa.

-Che c’è? Non mi riconosci forse?-

-Chi sei?!- domandò la ragazza disorientata.

-E’ così importante?-

-Certo che lo è!- sbottò lei nervosa.

-Mmh…bé sono un uomo, ti basta come risposta tesoro?-

-Vai al diavolo! Non ho tempo per scherzi idioti! O mi dici subito chi sei, o ti sbatto la cornetta in faccia, Sono stata chiara?!-

L’uomo rise –Chiarissima tesoro!…ma non credo lo farai…- aggiunse tornando serio.

-E perché mai non dovrei?! E smettila di chiamarmi tesoro!!-

Lo sconosciuto rise nuovamente –Adoro quando ti arrabbi! Comunque sia… vuoi sapere perché sono certo che non riattaccherai?…bene, non lo farai perché io, tesoro, sono la risposta a tutti i tuoi problemi!-

-Ma che stai dicendo?!- esclamò lei sempre più agitata.

Kaname sentiva una sgradevole sensazione di freddo alla bocca dello stomaco…avrebbe voluto buttare giù il ricevitore e mettere fine alla quella sgradevole e inconcludente conversazione…ma qualcosa di più forte di lei le impediva di farlo.

-Purtroppo non posso dirti di più, dobbiamo avanzare lentamente, passo dopo passo…ma non preoccuparti quando verrà il momento saprai tutto!-

-Smettila!! Stai dicendo un mucchio di idiozie! Voglio sapere chi sei!!-

-Mi dispiace tesoro, ma dovrai aspettare-

-Aspettare che cosa?! Che cosa diavolo vuoi da me?!!-

-Ti dirò, questo non centra niente con i progetti che ho in mente per te, ma…in questo momento mi piacerebbe da morire buttarti su un letto e scoparti!-

BRANG.

Kaname riattaccò il telefono con violenza e crollò in ginocchio. Maledizione, si disse, ma chi diavolo era quel pazzo?! Per quale motivo l’aveva presa di mira?! Ma soprattutto, che cosa voleva da lei?!

La ragazza si portò una mano alla bocca, si sentiva sempre peggio e aveva una nausea terribile, così si alzò in fretta e corse in bagno. Naturalmente, visto che era da colazione che non mangiava niente, non riuscì a fare nient’altro che sputare a fatica un po’ di saliva.

Ripresasi si sciacquò il viso e barcollando leggermente si diresse verso la cucina per disfare le borse della spesa che aveva precedentemente abbandonato sul tavolo. Almeno, si disse, così facendo avrebbe evitato di pensare all’orribile esperienza di poco prima.

Fece per aprire la prima borsa, quando il telefono squillò nuovamente paralizzandola. –Oh no…- sussurrò terrorizzata –Non può essere..perché?!-. Poteva trattarsi di chiunque certo, ma…se era di nuovo lui? Se si trattava di nuovo di quell’uomo? Che cosa diavolo avrebbe fatto lei? Che cosa…? No, non voleva rispondere! Non voleva più sentire quella voce! Non avrebbe risposto, non lo avrebbe fatto per nessun motivo al mondo! Non voleva, non voleva…lasciò cadere la scatola di sascimi e si diresse verso il telefono. Non voleva, ma avrebbe risposto.

-Pronto?- esordì con voce tremante.

-Kaname!-

-Eh? Ma... Mao sei tu?!-

-Se non io qualcuno che ha la voce identica alla mia!- scherzò allegramente la donna.

Kaname sentì salirle un groppo alla gola e improvvisamente scoppiò a piangere.

-Mao! Oh Mao, come sono contenta di sentirti!!-

-Ehi, ehi, ehi! Che ti succede piccola? C’è qualcosa che non va?- disse l’amica preoccupata.

-No- rispose la ragazza cercando di riprendere il controllo –E’ solo che…oh Mao ti prego scusami, sono proprio una stupida!-

-Non dire così! Sono sicura che se sei ridotta in questo stato ci deve essere un motivo serio!-

-…-

-Non ti va di parlarne?-

-No, cioè sì! No, bé si ma…insomma…-

-Stop! Non dire altro ho capito. Che ne dici di vederci da qualche parte?-

-Adesso?-

-Perché che c’è che non va?-

-Ma…è solo che…bé è così tardi, è quasi mezzanotte…-

-Lo so, ma so anche che se i problemi te li porti dentro troppo a lungo, finiscono per ingigantirsi e diventare ancora più dolorosi di quanto non fossero all’inizio!-

-Melissa…-

-Se hai paura ad uscire da sola non preoccuparti, vengo a prenderti io sotto casa!-

-Co…? Sotto casa? Ma…-

-Allora siamo d’accordo, sono da te tra un quarto d’ora!-

-Un quarto d’ora? No, Mao aspetta! Come fai…-

-A tra poco, preparati mi raccomando!-

-Melissa!- cercò di richiamarla Kaname, ma la donna aveva già riattaccato.



Kaname si chiuse la porta di casa alle spalle con un colpo leggero, si infilò le chiavi in tasca e si diresse rapida verso l'ascensore. Spinse il bottone e si mise in attesa.

La ragazza abbassò automaticamente lo sguardo sulle scarpe, un paio Madigan bianche da ginnastica, dove le aveva comprate? Ma le aveva comprate, oppure gliele avevano regalate? No le aveva sicuramente comprate lei, da qualche parte. Si, da qualche parte... ma dove di preciso? Certamente in uno dei tanti negozi di Tokyo, per esempio... si sforzò di recuperare un preciso nome nella memoria, ma non le riuscì. Proprio non ricordava nulla di più preciso sull'acquisto di quelle scarpe. Sospirò, tanto che importanza poteva avere? Nessuna, si rispose mentre chiudeva gli occhi e appoggiava la testa al muro.


L'aria del pianerottolo era fresca e aveva un odore leggermente ferroso, Kaname sorrise, era da molto ormai che trovava quell'odore famigliare.

Si era trasferita in quella palazzina da circa due anni, in pratica fin da quando aveva lasciato New York per ritrasferirsi qui in Giappone. A ripensarci era stata davvero dura far fronte ad un così repentino cambiamento di vita, ma infondo non c'erano stati particolari problemi... già nessun tipo di problema, nessuno, a parte... a parte...

La porta dell'ascensore si aprì riportando la ragazza al presente. Kaname entrò nel piccolo vano dell'ascensore e subito si ritrovo davanti la sua immagine riflessa allo specchio: la sua espressione non era delle migliori, pallida e tesa teneva le labbra serrate. Indossava un paio di jeans chiari e sotto ad una leggera giacchetta di jeans più scuro, si poteva vedere una maglietta rosa, smanicata e piuttosto aderente.


Le porte dell'ascensore si riaprirono, la ragazza si precipitò immediatamente fuori dal piccolo ascensore e dopo aver aperto il portone uscì all'aria aperta... chissà quanto ci avrebbe messo Melissa ad arrivare?


L'aria era piuttosto fresca e diverse nuvole nel cielo scuro impedivano alle stelle di fare capolino nella volta celeste. Non c'era anima viva e il silenzio le premeva sui timpani, tuttavia... non avrebbe sopportato di rimanere ancora chiusa in casa dopo quello che era successo...


-Hei!-


Per poco Kaname non si lasciò sfuggire un urlo.


-Ti ho spaventato?-


La ragazza si voltò ritrovandosi davanti una donna alta dai corti capelli neri, gli occhi viola e il fisico ben modellato.


-Melissa!-


La donna sorrise -Ho fatto presto vero?-


Kaname la fissò incredula e incapace di spiccicare parola.


-Che ne dici se entriamo e parliamo con calma?- chiese Melissa continuando a sorridere.


La ragazza si riscosse con un guizzo -Ah! Ma certo! Scusami è solo... bé non ha importanza, seguimi!- E con questo guidò la donna dentro al palazzo.



-Prego accomodati!- disse Kaname indicando a melissa il divano nel soggiorno.


-Wow! Proprio un bell'appartamento eh?- esclamò la donna guardandosi intorno.


La ragazza rise -Ma dai! Niente di speciale... Ah! Vado subito a preparare il tè!- aggiunse cominciando a dirigersi verso la cucina.


-Aspetta! Non ce né bisogno.-


Kaname si voltò sorpresa.


-Il fatto è che... purtroppo non ho molto tempo...- si scusò piano Melissa.


La ragazza sorrise suo malgrado.-La Mithril chiama?-


-Già. Ultimamente non c'è un attimo di respiro!-


Kaname tornò in soggiorno e si sedette accanto all'amica. -Bé non preoccuparti, in fondo è davvero molto tardi.-


Era ovvio, pensò la ragazza, dopotutto non poteva mica pretendere che Melissa le facesse da balia tutta la notte. Certo doveva ammettere che le sarebbe piaciuto che restasse a farle compagnia fino al mattino, fino a quando la luce non fosse tornata... ma in fondo andava bene anche così. Anche se non sarebbe restata molto, forse la presenza di una persona cara l'avrebbe comunque aiutata a sentirsi meno spaventata... meno... sola?

Kaname si rimproverò mentalmente. E' inutile continuare a fare certi pensieri deprimenti! Hai un ospite! Su con la vita!


-A-allora! Come vanno le cose?- chiese tornando a guardare Melissa e cercando di sorridere il più naturalmente possibile.


La donna la fissò in silenzio per qualche secondo -Perché non me lo chiedi?-


-Come?- domandò confusa la ragazza -Chiedere che cosa?-


Melissa sospirò e si lasciò ricadere sullo schienale del divano -Mi dispiace... credo sia anche colpa mia, in fondo non ho fatto nulla per cambiare le cose.-


-Melissa cosa...?-

-Sousuke.- disse semplicemente la donna.


Kaname provò la sensazione di essere stata appena colpita allo stomaco da un forte pugno. Lo sapeva, lo sapeva che il momento sarebbe arrivato. Da quando aveva sentito Mao al telefono sapeva di doverselo aspettare. Era ovvio che parlando con lei prima o poi quel nome sarebbe saltato fuori... non era una stupida, certo, lo aveva previsto, sì lo aveva previsto... ciò nonostante...


-S-Sousuke? Co-cosa centra ora? Perché me ne parli?-


Melissa socchiuse gli occhi con dolcezza -Non vuoi parlarne?-


-Parlarne? E di cosa? Non capisco... non c'è... non c'è nulla di cui parlare!- scattò lei nervosa.


La donna la osservò -D'accordo, forse ho sbagliato a dirtelo così... se per adesso non te la senti di parlarne va bene. In ogni caso...-


Kaname si alzò in piedi con uno scatto e si voltò dandole la schiena -Senti non so cosa tu ti sia messa in testa, in ogni caso mi dispiace deluderti, ma non c'è nulla che io abbia bisogno di dire o di ascoltare riguardo Sousuke.- Tornò a fronteggiare Melissa. -Lui è stato incaricato dalla Mithril di proteggermi per un certo periodo giusto? Ok. Lo ha fatto! E dopo tutto neanche tanto bene! Sono stata rapita, dei terroristi mi hanno frugato nel cervello e sono stata presa in ostaggio rimettendoci quasi la pelle! E poi come se non bastasse non faceva altro che cacciarsi nei guai e crearmi fastidi anche quando non ero in pericolo! Ma ora è finita! Quel periodo è terminato! Lui ha adempiuto ai suoi doveri da bravo soldato e se ne è tornato nel suo mondo da maniaco della guerra! In tutta onestà non posso che esserne felice!!-


Non ce l'aveva fatta. Tutta la rabbia, tutto il dolore... erano venuti fuori con la forza di un fiume in piena. E... oh quante bugie! Quante maledette bugie! Ma non le importava. In quel momento erano la sua unica ed ultima difesa...

Durante tutto lo sfogo la ragazza aveva continuato ad alzare sempre più la voce e inconsapevolmente, lacrime calde avevano cominciato a scenderle lungo le guance.


-Oh bambina mia...- Melissa si era alzata a sua volta e aveva abbracciato la ragazza con delicatezza.


-Lasciami... non ho bisogno di essere consolata! Sto bene!-


-Davvero?- chiese piano l'amica senza lasciarla andare.


-Sì!- urlò Kaname liberandosi dall'abbraccio e accorgendosi per la prima volta delle sue lacrime. Si asciugò il viso con la manica del giacchetto che non si era ancora tolta. Si ricompose.


-Kaname ...-


-Sto benissimo Melissa. Benissimo, non sono mai stata meglio! Finalmente non dovrò più preoccuparmi di quell'idiota. Finalmente potrò tornare alla mia vita di tutti i giorni! Una vita senza stress, senza pistole, senza bombe negli armadietti, senza preoccupazioni assurde, senza...- sentì un'improvvisa fitta al petto -Senza di lui...-


In quel momento lo realizzò come non aveva mai fatto prima. Fu come un fulmine a ciel sereno.


Lui non ci sarebbe più stato.


Non l'avrebbe più aspettata per accompagnarla a scuola. Non l'avrebbe più assillata con i suoi discorsi assurdi su tutti i percoli che si correvano anche semplicemente camminando per strada. Non sarebbe più spuntato all'improvviso da chissà dove per combinare qualche pasticcio. Non l'avrebbe più messa nei guai con i suoi piani inverosimili. Non l'avrebbe più pedinata ogni sacrosanto minuto della giornata. Non l'avrebbe più protetta. Non le avrebbe più parlato. Non le avrebbe più detto: ”Nessun problema!”


-Senza Sousuke ...- sussurrò la ragazza, poi le gambe le cedettero e crollò in ginocchio scossa dai singhiozzi.


Melissa le fu subito accanto e l'abbracciò con forza. -Shhhhh... è tutto a posto. Andrà tutto bene. Risolveremo ogni cosa.-


-Non... non mi ha nemmeno salutata!-


-Sono certa che avrà avuto un ottimo motivo per non farlo...-


-Sicuro! Infatti io per lui ero soltanto un peso!- urlò Kaname piangendo con più forza.


-Non dire sciocchezze!- la rimproverò gentilmente la donna -E' vero che è uno stupido, ma ti assicuro che una cosa del genere non la penserebbe mai!-


-Come fai a dirlo?! Lui...-


Melissa bloccò la sua frase a metà scostandola leggermente da se -Ascolta Kaname. Lo so che forse ora ti sembrerà difficile da credere, ma ti posso giurare su quello che vuoi che tu per lui non eri affatto un peso.- le spostò una ciocca di capelli blu dalla guancia umida. -Sousuke ti vuole bene. E per quanto faccia fatica ad ammetterlo persino con se stesso, una volta tanto è qualcosa contro cui non può combattere!-


Kaname abbozzò un sorriso -Forse...-


Melissa annuì ridendo -Bene. Così va meglio! Allora... dicevi che ci sarebbe del tè?-


La ragazza che stava facendo del suo meglio per ricomporsi, la guardò stupita -Ma non avevi detto...-


-Ah bé, in fondo non ho tutta questa fretta!- disse allegra la donna agitando una mano di fronte alla faccia -E poi... mi vergogno un po' ad ammetterlo, ma devo confessarti che la mia visita non è proprio una semplice visita... c'è qualcosa di cui dovrei parlarti...- ora sembrava leggermente imbarazzata.


Kaname rimase in silenzio per qualche secondo poi disse piano -Lo immaginavo... voglio dire, venire fin qui a tarda notte e poi... sei venuta con un AS non è così? In nessun altro modo saresti arrivata così in fretta.- la sua voce aveva mantenuto un tono calmo, ma conteneva un'aspra punta di sarcasmo decisamente malcelata.


Melissa se ne accorse e senza troppi sforzi ne intuiva il perché -Ehm già... senti ti assicuro che non è davvero niente...- cercò di prevenire la donna, inutilmente.


-Che cosa vogliono ancora?-

-Bé...- temporeggiò il giovane sergente maggiore -Perché prima non ci prendiamo un tè?-

-Il tè può aspettare- disse la ragazza scattando in piedi -Voglio sapere tutto e subito. Sono stufa di essere presa in giro!-

Melissa lasciò andare un sospiro -D'accordo, forse è meglio così... ma almeno... sediamoci sul divano- alzò lo sguardo verso l'amica -Ti va?-

Kaname non rispose, ma entrambe si diressero verso il piccolo divano e presero posto una di fianco all'altra, un po' staccate, in modo da potersi guardare in faccia durante la spiegazione.

-Dunque...- esordì Melissa.

In alto, nel cielo buio al di fuori della finestra, così lontano che chiunque avesse guardato in quella direzione avrebbe visto solamente un puntino, c’era qualcuno, o meglio qualcosa, che aveva osservato tutta la scena.


Quando le due donne si sedettero sul divano, decise che i dati raccolti potevano essere sufficienti per quel giorno. La creatura, se così si può chiamare, alzò lo sguardo verso la luna, ma la luce di quest’ultima non poteva riflettersi, nelle vuote cavità metalliche, che la fissavano al posto degli occhi. Quando quella Creatura era stata creata le avevano detto che erano sensori, e in effetti attraverso di essi poteva analizzare la composizione di ogni cosa che incontrava sul suo cammino. Più dati raccoglieva più i sui padroni erano contenti e più alto era il rispetto e i privilegi a lei concessi…ma era pur sempre prigioniera. Però questo alla Creatura non importava, non le era stato insegnato il significato delle parole prigionia e libertà, quindi dato che non c’è motivo di desiderare quello che non si conosce, lei non se ne preoccupava. Il suo unico scopo era quello di portare più informazioni possibili e di ogni genere ai padroni. Quella volta però, le avevano chiesto di trovare qualcosa in particolare…una ragazza. Non conosceva i progetti dei padroni, ma sapeva di doverla studiare attentamente in ogni suo aspetto. L’aveva cercata per ben tre giorni e finalmente oggi l’aveva trovata, proprio di fronte a quel palazzo. Sì, i padroni sarebbero stati contenti e per la Creatura non esisteva gratificazione più grande, finalmente aveva trovato l’oggetto delle sue ricerche. Una ragazza, una giovane donna di 17 anni, fisico atletico e in salute, lunghi capelli blu, grandi occhi castani. Qual'era il suo nome? Ah sì, certo, la Creatura aprì la bocca (sì ne aveva una, proprio sotto ai due sensori esterni) in un, se così si può chiamare, sorriso tirato. Lei non dimenticava mai niente, lei no falliva mai. Emise un suono acuto, metallico, quasi indecifrabile, ma se qualcuno si fosse trovato solo a pochi centimetri dalla Creatura, avrebbe potuto distinguere chiaramente due distinte parole. Un nome, il mantenimento di una promessa sbagliata, il compiersi di una profezia, l’inizio di una storia, il preludio di un gioco rischioso, la scelta di un destino, un nome…-Kaname Chidori-, ripeté soddisfatta la Creatura.



Wow, il primo capitolo è terminato! Roba da non crederci eh? In effetti conoscendomi non ci credo nemmeno io!XD A parte gli scherzi spero che, siccome siete riusciti ad arrivare fin qui, riusciate a trovare il coraggio di leggere anche i futuri capitoli, di cui, per mio personale diletto (che svela tutta la mia sadica personalità) per ora non vi svelerò assolutamente nulla! ;) Bè se vi va di lasciare anche solo un piccolo commento (suggerimenti e critiche comprese ovviamente!) mi fareste davvero molto mooooolto felice!!!


P.S. Questa volta il pezzo di testo musicale (ripeto preso non a scopo di lucro) che vedete all’inizio appartiene a quegli unici, mitici, fantastici, inimitabili e strafighi dei Green Day!! La canzone in questione è “Why do you want him? (“Perché vuoi lui?”) tratta dal loro primo CD “1,039 smoothed out slappy hours”!!!

  
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