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Autore: ginevrag_    27/06/2011    7 recensioni
Arthur/Gwen/Lancelot
un ipotetico matrimonio, la disperazione di un uomo, l'amore che lo lega ad una donna.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen, Lancillotto, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Eccomi qui, di nuovo con una ff su Merlin.

Come avevo detto, ho scritto una Gwen/Arthur/Lancelot, è un pochino triste e leggermente più lunga delle mie solite.

Lasciate un commento, fatemi sapere se vi è piaciuta o cosa ne pensate,mi farebbe piacere (non mordo se commentate :3)

suggeritemi anche un'altra eventuale ff su Merlin, sarei felice di scrivere ancora.

Baci, Gin.

P.S.: 
 
Il più grande sogno, il più grande incubo. è seguito di questa storia.

  

  

 

 

Quello che c'è di buono in questo mondo.

 

“Tu sei quello che c'è di buono in questo mondo” queste poche parole che riuscirono a riaccendere la speranza di un uomo che ormai aveva rinunciato alla sua vita, che aveva perso qualsiasi cosa. Quell'uomo ero io, Lancillotto.

Forse però non era stato proprio quello a stravolgere tutto, ma era stata lei: Ginevra. Le avevo salvato la vita, ma lei contemporaneamente aveva salvato la mia, mi aveva reso un uomo migliore.

L'odio che provai per me stesso quando la lasciai ad Artù, nessuno lo potrà mai capire, nessuno potrà mai rendersi conto quanto avrei voluto restare con Gwen, condividendo con lei il resto dei miei giorni.

“Tu non puoi offrirle nulla” mi ero ripetuto ad ogni esitazione per riuscire ad andare avanti, ma ciò non era mai abbastanza forte da battere il ricordo di noi due che bruciava dentro di me.

Ho continuato a vivere sperando che il destino serbasse per me un colpo di scena, quello che sistema ogni problema, e così è stato. Camelot stava cadendo, la figlia del re, Lady Morgana, aveva preso il potere, la città aveva bisogno di me, Merlino aveva bisogno di me, Artù aveva bisogno di me.

L'uomo che aveva sempre avuto tutto quello che voleva, l'uomo dai mille vizi, ora necessitava del mio aiuto; arrivare al principe significava arrivare a Ginevra, non esitai nemmeno un attimo.

Quando la vidi, tutto cambiò e la fiamma nel mio petto riprese ad ardere; “Lancillotto” il mio nome uscì dalle sue labbra come un sussulto, ma bastò per scatenare una tempesta nel mio cuore. Il suo sorriso, semplice e puro, non aveva abbandonato il suo viso, i riccioli neri le ricadevano sulle spalle.

Fui talmente stolto da credere che mi avesse aspettato, che i suoi sentimenti per me non fossero cambiati, come mi aveva promesso, ma non fu così. Ginevra aveva il suo principe, io non contavo più nulla.

Provai il pazzo desiderio di mollare, di andarmene di nuovo, eppure non lo feci.

Ebbi la conferma del loro amore con un bacio d'addio; poco dopo iniziò la battaglia di Artù per Camelot, poco prima finì la mia battaglia per il cuore di Ginevra.

 

Al termine della guerra, tornai alla città che mi aveva impedito di realizzare il mio sogno più grande, far parte degli uomini del re, ma questa volta ero un cavaliere. Sir Lancillotto, Dio come suona strano.

Dopo poco tempo dalla vittoria, la mia felicità venne nuovamente sbriciolata: Artù chiese la mano di Ginevra.

 

Manca ormai mezz'ora al loro matrimonio e io sono seduto nella mia stanza, bloccato in un punto non ben delimitato tra la mia mente e la realtà. La verità è che, pur se la ragione mi dice di lasciarla stare, il mio cuore mi costringe ad amarla. Io amo Ginevra, non posso negarlo.

Lei però, tra poco tempo diventerà la moglie di Artù Pendragon, futura regina di Camelot.

Il suo nome sarà scritto nella storia, accanto a quello del suo re, e saranno ricordati per sempre; nessuno si ricorderà di Sir Lancillotto, il quale rimase a guardare mentre un altro gli rubava la donna che amava.

Rimanere nei ricordi di chi verrà, ora è il meno; io ho perso Gwen, questo è più importante.

 

Mi dirigo verso la stanza centrale del castello, luogo della cerimonia. Indosso la mia uniforme da cavaliere e il mantello rosso, indosso anche un grande sorriso, mentre la gelosia e la rabbia mi consumano dentro.

“Lancillotto” è Galvano che mi chiama, è seduto in seconda fila insieme a Sir Leon; li raggiungo e mi siedo.

“Ho sentito dire che Gwen sarà bellissima” mi dice Gwaine lanciandomi uno sguardo ammaliato. E' sempre bella lei, ma correggerlo significherebbe smascherare i miei sentimenti, no non posso, mi limito a sorridere.

Le persone accanto a me iniziano ad applaudire, Artù è appena entrato nella sala. Porta anche lui il mantello rosso, sul capo ha la sua corona da principe, bella e scintillante, cosa che io non potrò mai avere. Un grandissimo sorriso illumina il suo volto, è l'uomo più felice del mondo in questo momento.

Si sistema accanto all'altare, dopo aver fatto un cenno di saluto a suo padre.

Il cuore batte forte, l'attesa di Gwen è snervante; voglio vederla, ma allo stesso tempo voglio che abbia deciso di non farlo e di tornare da me.

Mi sento male.

Una voce femminile rompe il silenzio, è una donna che ha iniziato a cantare, ciò significa... Ginevra.

Mi volto, come tutti nella stanza.

Gauis appare sulla porta, e poi lei, bella come non mai. Un raggio di sole le illumina il viso, è raggiante e lievemente truccata; i capelli sono sciolti, lunghi e appoggiati tutti alla spalla destra. Ha un abito bianco fino ai piedi, con dettagli in rosa, della stessa tonalità del fiore che ha dietro l'orecchio.

Inizia a camminare, ha gli occhi di tutti i presenti addosso; mi passa accanto e mi guarda, percepisce il dolore nei miei occhi e subito volta lo sguardo, in direzione del suo futuro sposo.

Lei sarà sua nel giro di una manciata di secondi, io sarò solo un suo ricordo.

Mi alzo, non posso rimanere lì, raggiungo la fine della sala. Sento dei passi, leggeri, dietro di me; no, non può essere lei.

“Lance, aspetta non te ne andare” è Merlino; alzo il viso, e una lacrima mi tradisce, scivolando fredda fino al mento.

“Merlino, lei ha scelto lui. Lei ha scelto di passare il resto della sua esistenza con lui. Non me, lui Merlino. Devo restare qui a vederla mentre preferisce un altro? Scusa, ma io non ce la faccio.”

Volto le spalle e riprendo a camminare.

Il "sì" di Ginevra risuona tra le mura, e come una freccia mi colpisce qui, proprio sul cuore.

No, non ce la faccio.

 

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P.S.: grazie ad elyxyz per le correzioni e il piccolo aiuto :)

 

  
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