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Autore: _Ella_    28/06/2011    4 recensioni
«Quella nuvola ha la forma di un cuore» lo sentì dire e i suoi occhi subito cercarono il batuffolo di ovatta, constatando che fosse vero.
Trovando quel po’ di coraggio che fino a poco fa era mancato, Axel gli prese la mano tra la sua, girando un po’ la testa per sorridergli.
«Dovremmo venire più spesso a guardare le nuvole, non trovi?».
[Per Baka_Kappa]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Nineteen Greetings-

 

1. {T- Tintura;
Sapeva per certo che alcuni dei tipi che conosceva si tingessero i capelli. Non lo diceva tanto per dire, ma di certo il rosa confetto di Marluxia e quelle strane variazioni del blu che avevano Saix e Zexion non erano naturali.
Non che a Roxas interessasse di loro, questo no.
A Roxas interessava qualcun altro.
Diceva che i suoi capelli rosso fuoco fossero naturali, possibile? E poi quel castano ramato che si vedeva alle radici dei capelli non era forse ricrescita?
Il biondo arricciò le labbra, scuotendo la testa per distrarsi.
Doveva fissarlo ormai attentamente da ore, per accorgersi di una cosa così banale.

2. {A- Antiestetico;
Axel aveva una cura maniacale per tutto ciò che lo riguardasse. Era una di quelle persone per le quali “l’abito non fa il monaco” era solo una grande, grandissima ed enorme stronzata.
Lui ci teneva all’aspetto, eccome, aveva quasi un rapporto maniacale con la sua persona.
Quando lo vide, quasi non trattenne un verso di disgusto.
Era troppo, troppo piccolo.
I capelli erano troppo, troppo biondi e il sorriso troppo, troppo bianco e splendente.
Per non parlare degli occhi! Erano schifosamente azzurri.

Beh, adesso che ci pensava non era affatto male, no?

3. {N- Nuvole;
Si morse il labbro, fissando il cielo così celeste che quasi feriva agli occhi. C’era qualche nuvola, perfetta e bianca come quelle che lui da piccolo disegnava all’angolo del foglio.
Il cuore batteva forte, mentre il ragazzino al suo fianco sembrava non accorgersi nemmeno del suo turbamento, troppo preso a fissare il cielo dal colore identico dei suoi occhi.
«Quella nuvola ha la forma di un cuore» lo sentì dire e i suoi occhi subito cercarono il batuffolo di ovatta, constatando che fosse vero.
Trovando quel po’ di coraggio che fino a poco fa era mancato, Axel gli prese la mano tra la sua, girando un po’ la testa per sorridergli.
«Dovremmo venire più spesso a guardare le nuvole, non trovi?».

4. {T- Tempo;
Erano passati giorni, settimane, mesi. Teneva il conto come se fosse di vitale importanza, come se non riuscisse a capacitarsi di stare un’ora senza aggiungere una tacchetta in più al giorno che aveva fatto quella conoscenza.
Era un anno che lo fissava da lontano ma, stranamente, non aveva mai trovato il coraggio di avvicinarsi. Poi, però, due mesi, diciassette giorni, ventitre ore e undici minuti fa gli aveva parlato.
Chissà se Roxas stava contando i giorni come lui, dal momento in cui gli si era avvicinato e gli aveva detto semplicemente “ciao”.
Più che altro Axel lo sperava, ma non poteva sapere che a fare quella conta assurda erano realmente in due.

5. {I- Idiozia;
Axel era un idiota.
Non lo diceva tanto per dire.
Era fissato coi capelli e col trucco, era capace di fumare quattro pacchetti di sigarette al giorno oppure non fumarne per mesi, decidendo improvvisamente di essere diventato un tipo con la puzza sotto al naso.
Riusciva a dimenticarsi le cose più importanti, come un compito in classe oppure di bere, ma non dimenticava mai quale fosse il suo gusto di gelato preferito – Roxas gli era segretamente grato per questo –.
Axel non era capace di imparare a memoria una semplice poesia, ma ricordava i numeri di telefono, indirizzi, le date anche meno importanti.
Ma sarebbe stato un bugiardo, se Roxas avesse detto che non lo amava soprattutto per questo.

6. {A- Allegria;
Da che lo conoscesse, non ricordava mai un giorno in cui avesse sorriso.
Aveva sempre l’espressione concentrata, seria, indifferente, come se non gli interessasse di nessuno. Axel non lo sopportava proprio per questo.
Eppure, un giorno, quando lo sentì, quando lo vide ridere ad una delle sue stupide, stupidissime battute, gli occhi lucidi di allegria, Axel dovette ricredersi.
Capì che quell’espressione seria era sì concentrata, sì indifferente ma perché la mente era del tutto altrove.
Axel cominciò pian piano ad amarlo proprio per questo.

7. {U- Unione;
I sospiri aleggiavano nell’aria, le gocce di sudore preziose come perle bianche.
Le mani intrecciate tra di loro, lo spazio tra le falangi ormai annullato, come se avessero aspettato tutta la vita di essere unite con un altro paio di mani.
Mani candide, delicate ed allo stesso tempo forti, che si spingevano nel carezzare quel corpo altrettanto candido, altrettanto delicato.
Sentire la sua voce gemere a bassa voce il suo nome era la musica più bella che avesse mai sentito.
Il tempo era fermo in quell’istante, dove il corpo e l’anima si univano diventando un’unica, meravigliosa verità.

8. {G- Giostre;
Era a dir poco terrorizzato. Ognuno aveva le sue paure, no? quindi lui aveva tutto il diritto di essere spaventato da quell’evenienza.
«Andiamo sulle montagne russe, Rox?».
No. No, no. Affatto!
Guardò l’imponente insieme di ferro, urla e morte con sguardo perso.
Axel rise.
«La prossima volta dillo che non vuoi venirci».

9. {U- Urgenza;
Che cosa avrebbe detto una qualsiasi persona, se mentre stai vicino a lei – in prossimità che succedesse qualcosa di grosso – all’improvviso scappassi via?
Avrebbe capito?
Axel non sembrava tanto un tipo che capiva, non in quei casi, almeno.
Eppure, quando lo vide avvicinarsi per dargli quel bacio che Roxas aveva tanto agognato, la sua vescica decise di non volerne sapere più nulla e, lasciando il rosso con le labbra sporte verso di lui e gli occhi chiusi, poté solo scappare via maledicendo quell’indecente urgenza che attanagliava il suo corpo.

10. {R- Ricordi;
Axel aveva pochi ricordi belli, della sua infanzia.
Uno era suo cugino Demyx, che riusciva sempre a farlo ridere nei momenti bui.
L’altro era la musica, perché con quella esprimeva tutta la sua rabbia e il suo disappunto.
Per ultimo, ma non meno importante, c’era l’amore verso il suo vicino dai capelli biondi e gli occhi azzurrissimi. Non ricordava che ci fosse una sera in cui non lo aveva spiato da dietro le tende della finestra della sua stanza, distogliendo lo sguardo quando quello cominciava a spogliarsi o faceva qualcos’altro, per non sentirsi meschino e fuori posto.
Ma Roxas non era solo un ricordo, adesso era il presente più meraviglioso che avesse mai potuto chiedere.

11. {I- Informazione;
Aveva sempre avuto vergogna di fermare qualcuno e chiedere qualcosa che non sapeva. Un po’ perché si sarebbe sentito un idiota, un po’ perché non gli andava di rompere le scatole alle persone. Quando era la gente a fermare lui, mentalmente sbuffava un po’.
Quindi, in pratica, adesso si era perso nel bel mezzo del centro della città, maledizione.
Sbuffò, abbandonandosi sconfortato su una panchina.
Ci restò quarantasette minuti,
quarantasette minuti contati.
«Si può sapere che ci fai lì da quasi un ora?» Roxas alzò gli occhi sulla figura che aveva di fronte
«Mi sono perso» borbottò, prima di farlo ridere
«Dai, se vuoi ti aiuto io a tornare a casa».
Axel non aveva dato mai alcuna informazione a nessuno, un po’ per noia un po’ perché non se ne fregava molto degli altri.
Chissà, forse l’aveva fatto perché quella volta sentiva che sarebbe successo qualcosa, se l’avesse fatto.

12. {B- Bruciore;
Ogni volta che lo vedeva, ogni volta che sentiva la sua presenza un po’ troppo vicina, Roxas credeva che il cuore gli sarebbe esploso nel petto, contro la gabbia toracica, tanto batteva forte.
Sentiva le guance imporporarsi vergognosamente, come se fosse stata una ragazzina.
Erano davvero così ridicole, le ragazze?
Eppure lui le aveva sempre trovate adorabili, quando arrossivano.
Certo, lui poi era un ragazzo ed arrossire non lo rendeva poi così adorabile.
«Ehi, bimbo, ho visto che mi fissavi».
Roxas si sentì andare a fuoco, girando la testa lentamente, gli occhi sgranati, il calore che si propagava per tutto il corpo.
«I-io... non…»
«Oh, adorabile».
Stava bruciando, lo sentiva chiaramente. Aveva un calore insopportabile dappertutto.
Eppure, adesso che glielo diceva Axel, che era adorabile, non gli sembrava poi così vergognoso il fatto che arrossisse come una ragazzina.

13. {A- Ancora;
Non lo aveva mai sopportato, non troppo. A lui i figli di papà non piacevano, quelli che venivano a scuola con ogni singolo indumento pulitissimo e nuovo di zecca, quelli che avevano persino le converse pulitissime e la camicia abbottonata sino all’ultimo bottone.
Eppure, quando si ritrovò a baciare quelle labbra così rosa, così morbide, Axel non poté fare a meno di volerne di più, non poté fare a meno di rendersi conto di volerne ancora e ancora, fino allo sfinimento, finché il respiro non gli fosse venuto a mancare.
Aveva ragione quando diceva che Roxas era perfetto, perché lo era per lui.

14. {K- Karma;
Non aveva fatto cose poi molto belle, nella sua vita. Roxas era pressoché egoista e non riusciva a pensare anche agli altri. Forse era la pigrizia.
Si rese conto di star pagando tutto, da quando si era fidanzato con quell’egocentrico
ti-infilo-le-mani-nei-pantaloni-anche-se-siamo-in-mezzo-alla-strada.
Axel doveva essere ciò che il karma gli aveva mandato per fargli pagare tutti i guai che aveva fatto.

15. {A- Anatra;
«Non avrai intenzione di tenere questa…cosa, vero?».
Axel aveva il terrore di quelle bestie, davvero. Erano bianche, umide, avevano gli occhietti malvagi come le galline e facevano un verso orribile.
«Ma… non possiamo abbandonarla!»
«Hai ragione, la facciamo sotto il forno».
Sia Roxas che l’anatra fecero un verso orripilato, guardandolo poi male.

Non poteva… non poteva!
Sospirò:
«E va bene, basta che la tieni lontana da me».

16. {C- Cucina;
Non aveva mai messo piede in quella stanza, mai.
Non che gli facesse schifo o altro, però non aveva mai cucinato e sua madre tendeva sempre a tenerlo lontano dai fornelli perché con la sua fissazione del fuoco “potresti essere pericoloso”.
Ma dico, mica era scemo?
Non sempre, almeno.
Eppure si rese conto che per un certo verso era la stanza più bella di tutte.
Perché vedere Roxas col grembiulino e il viso sporco un po’ di cioccolata, un po’ di panna era uno spettacolo che non si vedeva ovunque.

17. {H- Humor;
Gli piaceva un casino far ridere la gente; forse per vanto, forse perché vederli sorridere lo rendeva automaticamente di buon umore.
Era una forza, comunque.
Ma non aveva mai trovato qualcuno che, alle sue battute, lo fissasse con sguardo atono e se ne uscisse con un “Beh? A me non fa ridere, pensa a quel poverino la figuraccia che ha fatto, se fossi al suo posto rideresti?”.
Roxas non aveva molto senso dell’umorismo, no davvero.

18. {A- Amicizia;
Le cose a cui Roxas teneva davvero si contavano sulla punta delle dita.
Il suo gemello, per esempio – nonostante fosse un rompiscatole – ed alla sua famiglia.
Teneva tantissimo ai suoi libri e ai suoi videogiochi preferiti.
Probabilmente, la cosa a cui teneva più di tutte – forse più di quanto tenesse a se stesso – era l’amicizia con Axel, perché sentiva, perché sapeva che era molto, molto di più.

19. {N- Notizia;
«Axel, sono incinto».
Il rosso per poco non scoppiò a ridere ma la stranezza della situazione gli impedì di fare altro se non arcuare un sopracciglio ed uscirsene con un brillante “Eh?”.
«Tra poco saremo in tre!»
«Roxas, ma che cazzo stai dicendo?»
«…Okay, va bene. Domani viene mia madre qui, resta per una settimana».
Silenzio.
«Beh?»
«Preferivo una pulce tutta latte, cacca e pianti».


asdfghjkl
ZANZAN!
Ed eccomi con un'ennesima stUriella che NON serve ma che ho voluto scrivere *balla senZualmente*
Allora.
Questa è per Baka_Kappa, ovviamente, che oggi compie 19 anni - da cui il numero delle drabble - *u*
TANTE ANGURIE! *O*
Sta invecchiando, porella.
Tengo a precisare che questa stUria è stata pubblicata precisamente a mezza notte.
Cioè 00:00
Oppure le 24:00.
Un po' come vi pare.
Non avete idea di quanto ci ho messo a trovare la frase giusta che contenesse precisamente 19 lettere XD
A dire il vero questa non è la fic che volevo regalare alla cara buon vecchia Baka, quella che avrei dovuto regalarle è ancora in fase di produzione e la scrivo da 7 schifosissimi giorni, ma ho notato che non c'entrava molto e quindi stamattina mi sono detta: MA FAMONE UN'ARTRA!
Ed eccola qui.
Mi raccomando, fatemi sapere se vi piace *u*
TANTI AUGURI ARBE!

See ya!

   
 
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