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Autore: Tuvia    28/06/2011    4 recensioni
"Remus si strinse nella coperta e guardò fuori; i figli dei vicini babbani rotolavano sulla coltre di neve, imbiancando completamente i cappotti e i pantaloni. Un sorriso malinconico colorò il piccolo viso pallido e stanco, avrebbe venduto il suo manico di scopa giocattolo pur di poter essere con loro".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Solo.

 

"Cominciai a sognare anch'io insieme a loro
poi l'anima d'improvviso prese il volo -
Da ragazzo spiare i ragazzi giocare
al ritmo balordo del tuo cuore malato
e ti viene la voglia di uscire e provare
che cosa ti manca per correre al prato,
e ti tieni la voglia, e rimani a pensare
come diavolo fanno a riprendere fiato
"
Un malato di cuore -  Fabrizio De André



 

Londra era coperta da un soffice manto di neve candida, e scie di luci colorate brillavano vivaci sui tetti rossi delle case. Mancavano ancora pochi giorni al Natale ma la gioia della festa era palpabile nell’ aria quasi quanto il freddo che aleggiava ormai da settimane.
  Camden Town era inghiottita dal crepuscolo, Albert Street risuonava delle grida dei ragazzini che giocavano a rincorrersi lanciandosi palle di neve. Ma il numero 117 sembrava aver respinto la vitalità dei festeggiamenti, e avesse deciso –per scelta, o per causa di forza maggiore- di oscurarsi completamente nell’ ombra mesta di un lutto.
Una esile figura infagottata se ne stava rannicchiata sul davanzale della finestra della misera cucina, al buio. I suoi brevi, faticati respiri appannavano il vetro sottile attraverso il quale sbuffavano soffi di vento ghiacciato.
Remus si strinse nella coperta e guardò fuori; i figli dei vicini babbani rotolavano sulla coltre di neve, imbiancando completamente i cappotti e i pantaloni. Un sorriso malinconico colorò il piccolo viso pallido e stanco, avrebbe venduto  il suo manico di scopa giocattolo pur di poter essere con loro.
 Passi leggeri e rapidi gli annunciarono l’ arrivo di sua madre che gli strofinò le spalle e gli posò un breve bacio sulla guancia, “Perché non vai a letto, eh, Remie?”, sussurrò.
“No, mamma. Sto bene”, rispose, incapace di distogliere lo sguardo dai bambini sul marciapiedi.
“Dovresti riposare, tesoro. Appena due giorni fa c’ è stata la Luna Piena”, spiegò la donna. L’ arresa che le si leggeva in volto aveva invecchiato i suoi
lineamenti belli e freschi, i capelli trapuntati d’ argento le ricadevano  in una treccia scomposta sulle spalle curve.
“Lo so bene, mamma. Ma ti prego, lasciami stare alla finestra”, insisté.
La donna gli accarezzò i capelli con un gesto delicato, lo baciò di nuovo e si allontanò, lasciandolo solo. Per godere unicamente della gioia altrui.
 Ora la vita non sarebbe stata che osservare. Non sarebbe più stato padrone delle proprie azioni di ragazzino di appena dieci anni. Non avrebbe più potuto giocare con i vicini babbani. La sua vita, relegata dietro il vetro opaco della finestra; in una casa buia e cupa trascorrere il resto dei propri giorni.
E poi, la consapevolezza improvvisa e reale della propria, disumana condizione di Lupo mannaro gli irrigidì il corpo e i pensieri. Sentiva ancora il fiato caldo di Greyback sul collo, quell’ odore nauseante di sudore e tabacco marcio.
 Scosse improvvisamente la testa per allontanare la dolorosa memoria prima che lo afferrasse completamente attirandolo nel suo oblio; alitò sul vetro e con il polpastrello tracciò una sola lettera, R. Remus.
 Era solo.



• Tuvia



Tuvia's corner: L' altro giorno ascoltavo la canzone del grande Faber e non ho potuto fare a meno di pensare al piccolo Remus! E' vero, non è malato di cuore, ma allo stesso modo è costretto a vivere in una campana di vetro; per lo meno fino a prima del suo arrivo ad Hogwarts!

  
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