La principessa nel fiore notturno
In un regno
lontano e misterioso nacque, in un giorno di sole e primavera, una piccola
bellissima principessa, così minuta e delicata che le fu dato il nome di un
fiore, Campanula.
La
principessina cresceva felice e raggiante nel suo castello quando un giorno un
principe dagli occhi azzurri la vide e ne sentì il suono delicato della voce ,
e se ne innamorò perdutamente.
Ma una
strega brutta e malvagia aveva già posato gli artigli sul principe, e richiesto
il suo cuore, ed era da lui già stata rifiutata. Colma di rabbia per il
diniego, la strega decise che né il principe né alcun altro avrebbero mai più
amato la giovane principessa. Così, con un malefico incantesimo, ridusse la
principessa ad una minuscola bambolina, e la rinchiuse nella corolla di un
fiore notturno, la campanula.
Ogni giorno,
alla splendida luce del sole, il fiore restava chiuso e dall’interno la giovane
principessa continuava a cantare le sue note d’amore strazianti, e a sognare il
suo bel principe innamorato, tra le foglie di quel fiore colorato, chiuse
intorno alla sua corolla, per proteggerla e incatenarla allo stesso tempo.
E quando il
timido sole al tramonto lasciava spazio alla luce della luna, quegli stessi
petali che erano prigione si aprivano a formare un fiore bellissimo e
profumato, e la principessa poteva finalmente godere dalla sua prigione della
vista dell’erba bagnata di rugiada, della luce dolce delle lucciole di
passaggio, e della lenta melodia delle cicale. Per poi tornare, alle luci dell’alba,
chiusa nella corolla del suo fiore, per restarci fino alla notte successiva.
La giovane
principessa era ormai certa che niente e nessuno l’avrebbero mai più trovata,
eppure non sapeva quanto forte può essere il richiamo dell’amore.
Così, un
giorno d’autunno, quando il sole era coperto dalle nuvole, e i petali dischiusi
dall’ombra, il principe cavalcava lungo il ruscello, e si era fermato ad
abbeverare il cavallo. Nel silenzio rotto solo dal fruscio del vento, sentì
ancora il canto della sua amata, quella canzone d’amore che lo aveva ammaliato
e reso schiavo del suo cuore.
Cercò per
giorni e giorni, la chiamava, e lei, chiusa nel suo fiore, gli rispondeva di
amarlo, lo implorava di continuare a cercarlo, e continuava il suo canto
d’amore sperando che lui potesse seguire il suono della sua voce e trovarla.
E una notte,
al chiaro di luna, il giovane principe si accostò a quella campanula azzurra, e
quando i petali lentamente si dischiusero, vide apparire la sua principessa in
catene nella corolla del suo fiore. I suoi occhi si riempirono di lacrime alla
vista della donna che aveva amato e cercato tanto a lungo, ma subito dopo la
gioia dell’averla ritrovata si tramutò nell’angoscia di non poterla portare via
con sé.
Il principe
interpellò maghi e stregoni in ogni dove, ma nessuno riuscì a spezzare
l’ignobile incantesimo della strega. Vinto dal dolore, il giovane principe si
distese accanto a quella campanula, godendo del suo canto, e della bellezza
della sua principessa, ogni notte.
E un giorno,
proprio quando ormai ogni speranza era persa, una giovane strega passando di lì
chiese al principe quale fosse la cosa per lui più preziosa, e a cosa fosse
disposto a rinunciare per la giovane principessa. E il principe, senza
esitazione, le rispose – la vita –
Così, con un
tiepido tocco della mano, la strega buona trasformò il principe in un minuscolo
esserino e lo depose nella corolla della campanula,
accanto alla sua giovane e bellissima principessa.
E i due
giovani principi poterono finalmente vivere il loro amore per sempre, chiusi
alla luce del giorno, intrappolati nel canto dell’amore, e all’ombra del
riflesso della luna che li aveva fatti innamorare.