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Autore: Sayumi    12/03/2006    0 recensioni
A volte persino la più noiosa delle punizioni potrebbe rivelarsi interessante e molto spesso si colgono al volo le occasioni più preziose per scappare dalla solita routine... e poi forse anche le scommesse più stupide possono rivelarsi utili!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Capitolo 3

 

-La scommessa! -

 

Non riuscivo a togliermelo dalla testa. Quando tornai a casa la vita di tutti i giorni mi ripiombò addosso ma non bastava a togliermi quel ragazzo dalla testa. Che diamine! Non riuscivo a sopportarlo! Come faceva un ragazzo di almeno 23 anni a comportarsi come un bambino! Per giunta credendo che tutte le donne cadrebbero ai suoi piedi!

Passai il resto del pomeriggio cercando di non pensare alla mattinata rifugiandomi nelle pulizie di fine stagione. Svuotai gli armadi di mezza casa lucidando tutti i pavimenti e le superfici di bagno e cucina in un tempo talmente veloce che avrebbe potuto partecipare ai Giunnes mondiali!

La sera mi rifugiai il palestra con le arti marziali sperando con la ripresa dei miei corsi sarei riuscita a sfogare la tensione.

Effettivamente funzionò alla perfezione.

Quella sera arrivai a casa esausta ma soddisfatta.

Mi addormentai come un ghiro al tocco con il letto.

Tuttavia il mattino seguente quando fu l’ora di prendere il treno i pensieri del giorno prima tornarono.

Ma non mi stupii di incontrare David sul treno mentre ero alla ricerca di un posto dove sedermi.

Era in compagnia di una ragazza dai capelli rossi e ci provava spudoratamente davanti agli altri passeggeri.

Passai oltre senza nemmeno salutare, lanciando un’occhiata da “non ti smentisci proprio” che lo fece voltare a guardarmi.

Andai in fondo al vagone, in una posizione dove speravo non mi raggiungesse, anche se sfortunatamente per me ero fin troppo visibile.

Sentii distintamente la voce della ragazza. –Chi è quella? Una tua amica?- chiese guardandomi.

Lanciai un’occhiata di sottecchi facendo capire che non amavo essere osservata. Lui non rispose e si limitò a riprendere il discorso che doveva aver interrotto al mio arrivo.

La ragazza non apprezzò il gesto e fingendo di avere un’amica che l’aspettava in un altro vagone se ne andò con la promessa di ritornare prima dell’arrivo. Ovviamente era una patetica scusa per andarsene.

Un paio di ragazzine che avevano assistito alla scena ridevano dall’altra parte del vagone.

Lui si alzò e con le mani in tasca e lo zaino posato su una spalla, si diresse verso la poltrona di fronte alla mia per poi sedersi.

-E’ mai possibile che ogni volta che compari mi rovini i piani di conquista? E’ la seconda volta questa…- disse inacidito.

-E’ un problema tuo caro, io non faccio niente- sorrisi fintamente ingenua.

-Non è che ti sei presa una cotta per me?- disse lui ammiccando come se avesse appena scoperto l’America.

-Nemmeno se tu fossi l’ultimo uomo al mondo- risposi guardandolo con uno sguardo da “ma sei scemo?”.

Evidentemente era troppo pieno di se per poter ammettere che fosse possibile che una donna non provasse nulla per lui. Semplicemente, è un illuso. Poveretto, mi fa quasi pena… quasi.

-Dai ammettilo che vuoi chiedermi di uscire!- si alzò per sedersi di fianco a me e portare un braccio attorno alle mie spalle.

Presi la mano e dopo avergliela quasi stritolata e averla allontanata il più possibile da me aggiunsi. -Riprovaci e la mano non te la ritrovi più!-

Dolorante, in quel momento forse capì che la dura realtà era una sola. Con me non aveva speranze.

-Ma perché non te ne vai dalla rossina! Mi sembrava ci stesse con te poco fa…- dissi distratta ammiccando per poi tornare a guardare fuori dal vetro del finestrino. Quel giorno pioveva a dirotto.

-L’hai fatta scappare, che figura ci faccio se la inseguo? Devo farmi desiderare per conquistare- sorrise soddisfatto di se stesso.

-Oh ma che bravo, perché non scrivi un libro. 100 e uno modi per portarsi a letto una donna- sorrisi diabolica per poi tornare al finestrino.

Il treno in quel momento si fermò e le luci si spensero. Una pallida luce grigiastra arrivava dai finestrini appannati.

-Guarda che per me le donne non sono solo oggetti da portarsi a letto!- ribatté lui, decisamente poco convincete.

-Oh ma davvero?! Non l’avrei mai detto… avrei quasi scommesso che ti bastasse una donna che respiri e sei a posto!- commentai acida.

-Oh si certo ho capito! Tu sei il tipo che deve Amare un uomo per poterci andare a letto vero? Fammi indovinare, sei ancora vergine!- rispose lui altrettanto acido.

Perché il treno non si decideva a ripartire!?

-Pensala come vuoi, non mi conosci comunque- risposi alzando le spalle.

-Colpita ed affondata- rispose lui con un sorriso di vittoria stampato in faccia. Quanto avrei voluto strapparglielo con le unghie…. Ma ero una persona civile….

-Avrai anche ragione, ma tu quante delle donne che ti sei portato a letto hai amato veramente?- sapevo che stavo arrossendo… e pregai che le lampade non si accendessero proprio in quel momento. Grazie al cielo almeno qualcuno mi aiutò. Non si accesero.

-Tutte!- rispose lui soddisfatto.

-Certo… allora qui i casi sono due… o non te ne sei mai portata a letto nessuna e ti vanti di fantasie fittizie… oppure non hai ancora capito che andare a letto con qualcuno non vuole dire amare. La mammina non ti ha mai detto che sesso e amore sono due cose diverse?-

Per i primi cinque secondi ci fu silenzio. Poi la sua bocca riprese a sparare fesserie e con essa riprese a funzionare anche il treno… grazie al cielo!

-Ti posso assicurare che ho avuto molte relazioni e ho voluto bene ad ognuna delle donne che ho avuto!- rispose lui insistente.

-“Voluto bene” non vuole dire che le hai amate, amore ed affetto o piacere sono cose ben differenti. Ma non credo che tu possa capire la sottile differenza- risposi acida.

-La vita non è tutta rosa e fiori d’arancio lo sai?- rispose lui sarcastico.

-Nemmeno portarsi a letto la prima che ti capita a tiro è indispensabile!- imitai il suo stesso tono di voce accettando la sfida.

-Allora visto che ti credi tanto esperta dimostrami tu come si fa ad innamorarsi? Se sai bene come si fa, sarà un giochetto farmi innamorare di te!- sorrise lui vittorioso e sfidando il mio orgoglio.

Brutta cosa.

Stavo per lasciarmi sopraffare dall’istinto di competizione quando una vocina nel mio cervello mi portò alla lucidità. Non potevo, ero ancora in punizione, e non avrei mai avuto la possibilità di farlo innamorare di me se non potevo uscirci. Avrei perso nel momento stesso in cui avrei accettato la sfida.

-Non ha senso, non puoi obbligare qualcuno a farlo innamorare di te!- ribattei calma.

Ti prego non dirlo… Scongiurai tutti gli dei della Terra affinché non pronunciasse quella frase inevitabile… una frase che avrebbe decretato la mia perdita di controllo…

“Non lo dire, ti prego non lo dire

-Hai paura di perdere forse?- l’aveva detto. Le parole proibite. Il suo sorriso di soddisfazione.

Il meccanismo a catena sarebbe cominciato.

-No!- risposi indignata. Forse era più terrore ripensandoci.

-Allora perché non accetti?- continuava a sorridere.

Adesso glielo strappo dalla faccia quel sorriso!

-Non ha senso quello che mi chiedi-

Mi stavo arrampicando sui vetri… per giunta bagnati!

-Hai paura di perdere!- rideva vittorioso.

-Accetto-

Mi ero appena rovinata.

-Bene-

Imprecai in almeno dieci lingue, di cui 5 nemmeno conoscevo.

-Se perdi però vieni a letto con me!- rispose lui sorridendo.

Sapevo che c’era qualcosa sotto! Altre imprecazioni!

-Stai scherzando spero!- alzai la voce indignata.

-Visto che sei tanto sicura delle tue affermazioni non avrai problemi a vincere, per cui, perché non rendere la cosa più divertente!?- sorrideva divertito.

Non potevo, dovevo ritirarmi prima che…

-E se ti ritiri ora… sarà come se avessi perso… quindi o accetti la posta in gioco o altrimenti….-

Lo stavo davvero odiando. Dovevo recuperare il mio sangue freddo.

-E se vinco io? Tu cosa mi dai in cambio?- dovevo volgere la situazione a mio favore.

-Avere il mio cuore non ti basta? Sei così cattiva?- rispose lui fintamente offeso.

-Non mi prendere in giro! Cosa offri tu?- insistetti.

-Diventerò il tuo schiavo, qualsiasi cosa vorrai la farò per tutta la vita.- disse lui.

Alzai un sopracciglio perplessa.

-Ne sei proprio sicuro?- chiesi scettica per conferma. Avevo acceso il lettore mp3 che avevo al collo nella modalità registrazione per assicurarmi di avere una prova concreta. Certe abitudini erano dure a morire…(capirete più avanti ndA)

-Giuro! Se vincerai tu sarò il tuo schiavo!- ripeté lui sollevando una mano e posando l’altra in segno di giuramento.

-Perfetto, se non manterrai la promessa avrò qualcosa che te lo ricorderà- sorrisi diabolica. –Se invece perderò io…- divenni seria –farò quello che mi hai chiesto- confermai.

-Bene- annuì lui.

Il treno arrivò pochi istanti dopo.

Nell’intento di scendere mi posò una mano sulla spalla. –Comincia pure anche adesso se preferisci- sorrise e mi aiutò a scendere. –Tanto perderai, ma comunque ti do la possibilità di provarci- sorrise diabolico prima di raggiungere Ginny e Daniel che ci aspettavano davanti alla biglietteria.

 

Il resto della giornata la passai tra una lezione e l’altra cercando disperatamente di trasformare le parole del prof in frasi di senso compiuto che a quanto pareva il mio cervello non riusciva ad elaborare.

Nella mia mente c’era un solo disperato pensiero. Trovare un modo per incastrare quell’essere insopportabile… non sapevo nemmeno dire, in quel momento, se lo facevo per una questione di principio o più semplicemente perché se avessi perso, cosa che temevo sarebbe successa, avrai dovuto pagare un prezzo troppo alto.

Avevo un disperato bisogno di aiuto.

Pensai subito ad un'unica persona che poteva aiutarmi in quel momento. Ginny. Solo lei poteva.

Tornammo a casa fortunatamente questa volta senza David che a quanto pareva aveva un seminario da seguire.

Sorrisi. Un sorriso disperatamente supplichevole mentre lei era assorta nel suo libro pieno di appunti a margine della pagina.

Non osavo chiamarla. Sapevo che si sarebbe arrabbiata. Però dovevo provare.

-Cosa hai combinato sta volta?- chiese dopo dieci minuti abbondanti guardandomi torva da sopra il suo libro, si era sforzata di non farci caso, mi ero fatta venire i crampi facciali ma alla fine la sua attenzione era stata catturata.

-Niente! Volevo solo dirti che ti voglio tanto bene!- sorrisi ancora di più sempre che fosse umanamente possibile.

-Avanti di cosa hai bisogno?- mi guardò rassegnata sospirando.

-Di un aiutino….- alzai gli occhi con aria angelica.

-L’ultima volta per un aiutino per poco non tiravi le cuoia!- esclamò sarcastica.

-Non è niente del genere sorellina! Niente che possa farti rischiare l’osso del collo o rischiare spargimenti di sangue!- almeno… tecnicamente parlando… ma preferivo non rassegnarmi ancora al peggio.

Lei alzò un sopracciglio attendendo che le spiegassi la cosa.

Iniziai con il racconto. Poi al resto lasciai fare al lettore mp3 che aveva registrato per me.

Rimase in silenzio ascoltando tutto il racconto. Poi sospirò.

Sempre senza dire una sola parola.

-Potevi anche rifiutare… -disse rassegnata.

-Mi ha provocato!- cercai di giustificarmi.

-Avrà sicuramente scherzato… non penso che sia davvero così… determinato…- cercò di ragionare lucidamente.

-Non ne sono altrettanto sicura… non mi va di rischiare- dissi disperata.

-Se lo sanno i tuoi ti uccideranno…- ammise lei.

-Se non mi hanno ammazzato sei mesi fa non lo faranno ora…- risposi.

-In effetti… comunque posso indagare e chiedere una mano a Daniel… mi ha invitato ad uscire sabato pomeriggio.- sospirò rassegnata.

-grazie, cosa farei senza di te!- dissi sorridendole grata.

-Saresti già morta sorellina!- ammiccò lei.

 

  
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