Capitolo 3
-La scommessa! -
Non riuscivo a
togliermelo dalla testa. Quando tornai a casa la vita di tutti i giorni mi ripiombò addosso ma non bastava a togliermi
quel ragazzo dalla testa. Che diamine! Non riuscivo a
sopportarlo! Come faceva un ragazzo di almeno 23 anni a comportarsi come un
bambino! Per giunta credendo che tutte le donne cadrebbero ai suoi piedi!
Passai il resto del
pomeriggio cercando di non pensare alla mattinata rifugiandomi nelle pulizie di
fine stagione. Svuotai gli armadi di mezza casa lucidando tutti i pavimenti e
le superfici di bagno e cucina in un tempo talmente veloce che avrebbe potuto
partecipare ai Giunnes mondiali!
La sera mi rifugiai il palestra con le arti marziali sperando con la ripresa dei
miei corsi sarei riuscita a sfogare la tensione.
Effettivamente
funzionò alla perfezione.
Quella sera arrivai a
casa esausta ma soddisfatta.
Mi addormentai come un
ghiro al tocco con il letto.
Tuttavia
il mattino seguente quando fu l’ora di prendere il treno i pensieri del
giorno prima tornarono.
Ma non mi stupii di
incontrare David sul treno mentre ero alla ricerca di
un posto dove sedermi.
Era in compagnia di
una ragazza dai capelli rossi e ci provava spudoratamente davanti agli altri
passeggeri.
Passai oltre senza
nemmeno salutare, lanciando un’occhiata da “non ti smentisci
proprio” che lo fece voltare a guardarmi.
Andai in fondo al
vagone, in una posizione dove speravo non mi raggiungesse,
anche se sfortunatamente per me ero fin troppo visibile.
Sentii distintamente
la voce della ragazza. –Chi è quella? Una tua amica?- chiese
guardandomi.
Lanciai
un’occhiata di sottecchi facendo capire che non amavo essere osservata.
Lui non rispose e si limitò a riprendere il discorso che doveva aver
interrotto al mio arrivo.
La ragazza non apprezzò
il gesto e fingendo di avere un’amica che l’aspettava in un altro
vagone se ne andò con la promessa di ritornare
prima dell’arrivo. Ovviamente era una patetica scusa per andarsene.
Un paio di ragazzine
che avevano assistito alla scena ridevano dall’altra parte del vagone.
Lui si alzò e
con le mani in tasca e lo zaino posato su una spalla, si diresse verso la
poltrona di fronte alla mia per poi sedersi.
-E’ mai possibile che ogni volta che compari mi
rovini i piani di conquista? E’
la seconda volta questa…- disse inacidito.
-E’ un problema tuo caro, io non faccio niente-
sorrisi fintamente ingenua.
-Non è che ti
sei presa una cotta per me?- disse lui ammiccando come se avesse appena
scoperto l’America.
-Nemmeno se tu fossi l’ultimo uomo al mondo- risposi guardandolo con
uno sguardo da “ma sei scemo?”.
Evidentemente era
troppo pieno di se per poter ammettere che fosse possibile che una donna non
provasse nulla per lui. Semplicemente, è un illuso. Poveretto, mi fa
quasi pena… quasi.
-Dai ammettilo che
vuoi chiedermi di uscire!- si alzò per sedersi
di fianco a me e portare un braccio attorno alle mie spalle.
Presi la mano e dopo
avergliela quasi stritolata e averla allontanata il più possibile da me aggiunsi. -Riprovaci e la mano non te la ritrovi più!-
Dolorante, in quel
momento forse capì che la dura realtà era una sola. Con me non
aveva speranze.
-Ma perché non te ne vai dalla rossina! Mi sembrava ci stesse con te poco fa…- dissi
distratta ammiccando per poi tornare a guardare fuori dal
vetro del finestrino. Quel giorno pioveva a dirotto.
-L’hai fatta scappare, che figura ci faccio se la inseguo? Devo farmi desiderare per conquistare-
sorrise soddisfatto di se stesso.
-Oh
ma che bravo, perché non scrivi un libro. 100 e uno modi per portarsi a letto una
donna- sorrisi diabolica per poi tornare al finestrino.
Il treno in quel
momento si fermò e le luci si spensero. Una pallida luce grigiastra
arrivava dai finestrini appannati.
-Guarda che per me le
donne non sono solo oggetti da portarsi a letto!- ribatté lui, decisamente poco convincete.
-Oh ma davvero?! Non l’avrei mai detto… avrei quasi scommesso
che ti bastasse una donna che respiri e sei a posto!- commentai
acida.
-Oh si
certo ho capito! Tu sei il tipo che deve Amare un uomo per poterci andare a
letto vero? Fammi indovinare, sei ancora vergine!- rispose
lui altrettanto acido.
Perché il treno
non si decideva a ripartire!?
-Pensala come vuoi,
non mi conosci comunque- risposi alzando le spalle.
-Colpita ed affondata-
rispose lui con un sorriso di vittoria stampato in faccia. Quanto avrei voluto strapparglielo con le unghie…. Ma ero una persona civile….
-Avrai anche ragione,
ma tu quante delle donne che ti sei portato a letto hai amato veramente?- sapevo che stavo arrossendo… e pregai che le lampade
non si accendessero proprio in quel momento. Grazie al cielo almeno qualcuno mi
aiutò. Non si accesero.
-Tutte!- rispose lui
soddisfatto.
-Certo… allora
qui i casi sono due… o non te ne sei mai portata a letto nessuna e ti
vanti di fantasie fittizie… oppure non hai ancora capito che andare a
letto con qualcuno non vuole dire amare. La mammina
non ti ha mai detto che sesso e amore sono due cose
diverse?-
Per i primi cinque
secondi ci fu silenzio. Poi la sua bocca riprese a sparare fesserie e con essa riprese a funzionare anche il treno… grazie al
cielo!
-Ti posso assicurare
che ho avuto molte relazioni e ho voluto bene ad
ognuna delle donne che ho avuto!- rispose lui insistente.
-“Voluto bene”
non vuole dire che le hai amate, amore ed affetto o
piacere sono cose ben differenti. Ma non credo che tu
possa capire la sottile differenza- risposi acida.
-La vita non è
tutta rosa e fiori d’arancio lo sai?- rispose
lui sarcastico.
-Nemmeno portarsi a letto la prima che ti capita a
tiro è indispensabile!- imitai il suo stesso tono di voce accettando la
sfida.
-Allora visto che ti credi tanto esperta dimostrami tu come si fa ad innamorarsi?
Se sai bene come si fa, sarà un giochetto farmi
innamorare di te!- sorrise lui vittorioso e sfidando il mio orgoglio.
Brutta cosa.
Stavo per lasciarmi
sopraffare dall’istinto di competizione quando
una vocina nel mio cervello mi portò alla lucidità. Non potevo,
ero ancora in punizione, e non avrei mai avuto la
possibilità di farlo innamorare di me se non potevo uscirci. Avrei perso
nel momento stesso in cui avrei accettato la sfida.
-Non ha senso, non
puoi obbligare qualcuno a farlo innamorare di te!- ribattei
calma.
Ti prego non
dirlo… Scongiurai tutti gli dei della Terra
affinché non pronunciasse quella frase inevitabile… una frase che
avrebbe decretato la mia perdita di controllo…
“Non lo dire, ti
prego non lo dire”
-Hai
paura di perdere forse?- l’aveva detto. Le parole proibite. Il suo sorriso di soddisfazione.
Il meccanismo a catena
sarebbe cominciato.
-No!- risposi
indignata. Forse era più terrore ripensandoci.
-Allora perché
non accetti?- continuava a sorridere.
Adesso glielo strappo
dalla faccia quel sorriso!
-Non ha senso quello
che mi chiedi-
Mi stavo arrampicando
sui vetri… per giunta bagnati!
-Hai
paura di perdere!- rideva
vittorioso.
-Accetto-
Mi ero appena
rovinata.
-Bene-
Imprecai in almeno
dieci lingue, di cui 5 nemmeno conoscevo.
-Se perdi
però vieni a letto con me!- rispose lui sorridendo.
Sapevo che c’era
qualcosa sotto! Altre imprecazioni!
-Stai
scherzando spero!- alzai la
voce indignata.
-Visto che sei tanto
sicura delle tue affermazioni non avrai problemi a
vincere, per cui, perché non rendere la cosa più divertente!?-
sorrideva divertito.
Non potevo,
dovevo ritirarmi prima che…
-E se ti ritiri
ora… sarà come se avessi perso… quindi o accetti la posta in
gioco o altrimenti….-
Lo stavo davvero
odiando. Dovevo recuperare il mio sangue freddo.
-E se vinco io? Tu cosa mi dai
in cambio?- dovevo volgere la situazione a mio favore.
-Avere il mio cuore
non ti basta? Sei così cattiva?- rispose lui
fintamente offeso.
-Non mi prendere in
giro! Cosa offri tu?- insistetti.
-Diventerò il
tuo schiavo, qualsiasi cosa vorrai la farò per
tutta la vita.- disse lui.
Alzai un sopracciglio perplessa.
-Ne sei
proprio sicuro?- chiesi scettica per conferma. Avevo acceso il lettore
mp3 che avevo al collo nella modalità
registrazione per assicurarmi di avere una prova concreta. Certe abitudini
erano dure a morire…(capirete più avanti ndA)
-Giuro! Se vincerai tu sarò il tuo schiavo!- ripeté
lui sollevando una mano e posando l’altra in segno di giuramento.
-Perfetto, se non
manterrai la promessa avrò qualcosa che te lo ricorderà- sorrisi diabolica. –Se invece perderò
io…- divenni seria –farò quello che mi hai chiesto- confermai.
-Bene- annuì lui.
Il treno arrivò
pochi istanti dopo.
Nell’intento di
scendere mi posò una mano sulla spalla. –Comincia pure anche
adesso se preferisci- sorrise e mi aiutò a scendere. –Tanto
perderai, ma comunque ti do la possibilità di
provarci- sorrise diabolico prima di raggiungere Ginny
e Daniel che ci aspettavano davanti alla biglietteria.
Il resto della
giornata la passai tra una lezione e l’altra
cercando disperatamente di trasformare le parole del prof in frasi di senso
compiuto che a quanto pareva il mio cervello non riusciva ad elaborare.
Nella mia mente
c’era un solo disperato pensiero. Trovare un modo per incastrare quell’essere
insopportabile… non sapevo nemmeno dire, in quel momento, se lo facevo
per una questione di principio o più semplicemente perché se
avessi perso, cosa che temevo sarebbe successa, avrai dovuto pagare un prezzo
troppo alto.
Avevo un disperato
bisogno di aiuto.
Pensai subito ad
un'unica persona che poteva aiutarmi in quel momento. Ginny.
Solo lei poteva.
Tornammo a casa
fortunatamente questa volta senza David che a quanto pareva aveva un seminario
da seguire.
Sorrisi. Un sorriso
disperatamente supplichevole mentre lei era assorta nel suo libro pieno di appunti a margine della pagina.
Non osavo chiamarla.
Sapevo che si sarebbe arrabbiata. Però dovevo
provare.
-Cosa hai combinato sta volta?- chiese dopo dieci minuti
abbondanti guardandomi torva da sopra il suo libro, si era sforzata di non
farci caso, mi ero fatta venire i crampi facciali ma alla fine la sua
attenzione era stata catturata.
-Niente! Volevo solo dirti che ti voglio tanto bene!- sorrisi ancora di
più sempre che fosse umanamente possibile.
-Avanti di cosa hai bisogno?- mi guardò rassegnata sospirando.
-Di un aiutino….- alzai gli occhi con aria angelica.
-L’ultima volta per un aiutino
per poco non tiravi le cuoia!- esclamò sarcastica.
-Non è niente
del genere sorellina! Niente che possa farti rischiare
l’osso del collo o rischiare spargimenti di sangue!- almeno…
tecnicamente parlando… ma preferivo non rassegnarmi ancora al peggio.
Lei alzò un
sopracciglio attendendo che le spiegassi la cosa.
Iniziai con il
racconto. Poi al resto lasciai fare al lettore mp3 che aveva registrato per me.
Rimase in silenzio
ascoltando tutto il racconto. Poi sospirò.
Sempre senza dire una
sola parola.
-Potevi anche rifiutare…
-disse rassegnata.
-Mi ha
provocato!- cercai di giustificarmi.
-Avrà
sicuramente scherzato… non penso che sia davvero
così… determinato…- cercò di ragionare lucidamente.
-Non ne sono altrettanto sicura… non mi va di rischiare- dissi
disperata.
-Se lo sanno i tuoi ti uccideranno…- ammise lei.
-Se non mi hanno
ammazzato sei mesi fa non lo faranno ora…-
risposi.
-In effetti… comunque posso indagare e chiedere una mano a Daniel…
mi ha invitato ad uscire sabato pomeriggio.- sospirò rassegnata.
-grazie, cosa farei senza di te!- dissi sorridendole grata.
-Saresti
già morta sorellina!- ammiccò lei.