Rons Speech
Le
cose non andavano bene. Affatto.
Erano ben due mesi che
erano alla ricerca dei frammenti dell’ anima di Voldemort, ed
erano riusciti
solo a trovarne uno, ma non a distruggerlo. La ferita al braccio gli
doleva
ancora; spaccarsi decisamente non era un’esperienza
piacevole.
Quel
giorno faceva molto freddo: le
temperature stavano
velocemente raggiungendo i valori invernali. La pioggia sferzava
violentemente il tessuto
della tenda, ed il freddo penetrava fin sotto le coperte. Era il turno
di
guardia di Harry che a breve avrebbe lasciato posto ad Hermione. Lui
non
riusciva ancora a muoversi senza provare un dolore acuto
all’arto ferito, e
così gli toccava passare tutto il giorno a letto a
rimuginare su tutta quella
situazione. Per fortuna non portava l’Horcrux al collo: i
suoi pensieri erano
già terribilmente negativi, senza che quel maledetto medaglione facesse la
sua
parte.
Hermione
era seduta su quella
poltrona ammuffita a leggere
il libro di favole regalatole da Silente da ore, e lui ovviamente non
aveva
smesso di guardarla nemmeno per un secondo. Vederla lì
così concentrata su un
libro, con quel cipiglio da Prefetto
Perfetto, i capelli legati
in una lunga treccia alla quale però sfuggivano dei
ciuffetti più corti che
disturbavano di tanto in tanto la visuale della ragazza, lo rendeva
tranquillo:
gli sembrava di poter assaporare almeno per un istante un pizzico di
quell’agognata normalità.
Probabilmente
uno dei “Dodici
Passi Infallibili” gli avrebbe rivelato
un sistema per
attirare l’attenzione della ragazza, ma Ron preferiva
guardarla leggere: lì era
nel suo elemento naturale.
Non
sapeva precisamente come fosse
successo, ma aveva
ammesso di amarla; o almeno lo aveva ammesso a se stesso. Probabilmente
la
amava da una vita, ma non aveva mai racimolato il coraggio necessario
per
accettarlo. Ma ora la situazione era diversa: la guerra diveniva sempre
più
crudele, e la battaglia finale si avvicinava: non era più il
momento di
temporeggiare, era necessario almeno far chiarezza nel suo cuore.
Quando
sette anni prima
l’aveva incontrata sul treno per
Hogwarts non avrebbe mai immaginato che un giorno, nemmeno tanto
lontano
sarebbero diventati amici… amici inseparabili. Si,
perché nonostante i continui
litigi, Ron non
poteva esistere senza Hermione, ed Hermione non
poteva esistere senza Ron! Ne avevano passate così tante
insieme!
Forse
il loro
rapporto era cambiato al secondo anno, quando la ragazza era stata
pietrificata
dal Basilisco. O meglio l’idea che Ron aveva di lei era
cambiata: non era di
certo la compagna di classe dalla quale sporadicamente copiava qualche
compito ad essere stata pietrificata; ma bensì la sua
migliore amica. Certo non era
innamorato di lei a quei tempi, ma si sa i sentimenti germogliano
lentamente,
ed hanno bisogno di attenzioni per sbocciare.
La
consapevolezza che Hermione fosse una parte importante della sua vita
di certo
non gli aveva impedito di litigarci costantemente, anzi, probabilmente
aveva
incrementato i motivi di screzio fra i due.
Era
stato al quarto anno che si era
però reso realmente
conto che Hermione
non era Harry, che era una ragazza, e meritava di
essere trattata come tale. Da quel momento in poi Ron aveva cominciato
a distinguere
il rapporto che aveva con Harry da quello con Hermione.
E
poi, bhè un altro sentimento si era scatenato nel suo cuore:
la gelosia. Quel
bulgaro era diventato il suo incubo! Vederla al suo braccio era stato
come un
pugno in pieno viso! A quei tempi non riusciva a capirne bene il
motivo, ma
dopo quella disastrosa sera, aveva preferito semplicemente non pensarci
più: in
fondo cosa importava quale fosse il motivo della sua rabbia? Hermione
in
qualsiasi caso doveva
smettere di frequentarlo!
E
poi non capiva bene come fosse
successo, ma si era
ritrovato sempre più spesso a pensare alla sua amica, in
maniera sempre meno
consona. Ma in fondo, si era detto che dopo tutti quegli anni passati
spalla a
spalla era lecito pensare cose come il regalo di Natale che le sarebbe
piaciuto
di più, i gesti più adatti per attirare la sua
attenzione, gli espedienti
sempre più assurdi per ritrovarsi soli, senza Harry.
Però
quella notte di
ottobre del suo sesto anno ad Hogwarts
aveva dovuto ammettere che probabilmente Hermione non era
più soltanto un’amica
per lui.
Si
era
svegliato di soprassalto zuppo di sudore dalla testa ai piedi nel suo
letto a
baldacchino, non riuscendo a focalizzare bene cosa avesse sognando.
Pian piano
aveva messo a fuoco le immagini confuse della precedente fase onirica;
il sogno
era molto semplice a dire il vero: camminava per i prati del castello
in una
giornata di sole. L’unica nota stonata era che la sua mano ne
stringeva una più
piccola, quella della sua migliore amica. Ma il dolce bacio che si
erano scambiati
dopo essersi guardati intensamente negli occhi lo aveva fatto
bruscamente
risvegliare.
Non era il sogno in sé che aveva preoccupato Ron,
ma bensì le sue
idee in proposito! Si era sentito terribilmente frustrato,
perché, miseriaccia,
si era risvegliato sul momento più bello! E poi aveva
desiderato ardentemente
correre nel dormitorio di Hermione per portare a termine quello che era
cominciato solo nei suoi sogni.
Da quella notte si era sentito sempre
più
attratto dalla sua amica, in modi anche disdicevoli spesso! La sua
gelosia era
diventata una vera e propria malattia. Ed era stata proprio quella a
rovinare
tutto! Probabilmente se non avesse saputo che la sua migliore amica
aveva
baciato Krum, non si sarebbe buttato tra le braccia di Lavanda, ma
sarebbe
andato alla festa di Natale di Lumacorno con lei, e chissà
che non fossero
finiti insieme.
Dopo
la rabbia iniziale però, aveva capito di aver fatto un
grosso errore: quella
volta aveva sul serio rischiato di perderla per sempre.
Quando
si era risvegliato in infermeria dopo aver ingerito del veleno
nell’ufficio di
Lumacorno, la prima persona che aveva visto era stata proprio lei: gli
stringeva
forte la mano, ma il capo era dolcemente posato a lato delle sue gambe,
e i
suoi meravigliosi occhi erano chiusi, il respiro regolare. Non gli era
mai
sembrata così bella. Si era ripromesso in
quell’istante che non avrebbe mai più
rischiato di perderla.
Da
quel momento sii erano
avvicinati sempre di più. Più le cose intorno a
loro precipitavano, più si aggrappavano l’una
all’altro.
Ma
il momento esatto in cui
probabilmente aveva dovuto
ammettere di amare la sua migliore amica era stato qualche mese prima.
Hermione
era appena arrivata alla
Tana; tutti erano in
fermentazione per i preparativi del matrimonio di suo fratello Bill.
Come
sempre si era mostrata gentile e disponibile, ma Ron aveva notato la
profonda tristezza in fondo ai suoi occhi. Così un
pomeriggio, mandando
all’aria tutti i consigli del manuale regalatogli dai suo
fratelli, l’aveva
presa dolcemente per mano e l’aveva trascinata in camera sua.
Lei lo aveva
guardato sorpresa di quel gesto, ma aveva subito capito le sue
intenzioni: del
resto era la strega più brillante della sua età!
L’aveva fatta accomodare sul
suo letto, e dopo aver chiuso la porta a chiave e borbottato un Muffliato, l’aveva affiancata
guardandola dritta negli occhi. Non c’era stato bisogno di
molte parole. Dopo
aver accennato al fatto di aver cancellato la memoria ai suoi genitori,
gli si
era buttata tra le braccia in lacrime. Incredibilmente Ron aveva capito
subito
cosa fare, così senza alcun imbarazzo l’aveva
stretta forte a se senza parlare.
Erano rimasti così per ore, ore durante le quali il ragazzo
poté riflettere:
non aveva mai conosciuto una ragazza come Hermione. Lei era coraggiosa,
forte,
intelligente, sensibile e di certo quel suo bel visino poteva solo
essere un
ulteriore punto a suo favore.
Dopo
aver pianto probabilmente tutte le sue lacrime la ragazza si era
distaccata dal
suo abbraccio, con suo grande dispiacere, si era asciugata gli occhi
rossi e
gli aveva proposto di programmare il loro viaggio.
Il
pensiero si formò così velocemente che non gli
parve suo: lui amava
profondamente la sua migliore amica! Amava
la sua forza, la sua tenacia, l’espressione acida e divertita
che riservava
solo a lui, la sua caparbietà e addirittura la sua
diligenza. Probabilmente non
aveva mai amato nessuno come amava Hermione; l’amava
così profondamente che
quasi il cuore gli faceva male, e la testa gli scoppiava al solo
pensiero.
Ed
ora non poteva sopportare di
vederla coinvolta in quella
guerra, esposta più di chiunque altro a gravi pericoli.
Avrebbe preferito di
gran lunga saperla a casa, sotto protezione, ma non si era mai
azzardato a
proporre l’idea ad alta voce: sapeva che poi non sarebbe
rimasto vivo per
raccontare la reazione della ragazza.E
la sua gelosia era ritornata
più potente di prima: il suo migliore amico e la ragazza
passavano fin troppo
tempo insieme per i suoi gusti!
Sentì
una carezza leggera
sul volto; non si era nemmeno
accorto che la ragazza gli si era avvicinata.
-Hermione…-
provò a dire, ma le parole gli si bloccarono in
gola. La paura che gli attanagliava il cuore era troppo forte.
Hermione
parve intuire cosa scuoteva
l’animo del giovane,
così lo aveva guardato negli occhi e gli aveva semplicemente
detto:
-Te
lo prometto Ron, te lo prometto-
Non
capì cosa intendeva la
ragazza, ma le sue parole gli
regalarono una pace interiore che non riusciva a provare ormai da
troppo tempo.
Si
erano odiati, si erano voluti
bene, si erano aiutati e
supportati sempre… e le parole di Hermione sembravano tanto
assomigliare a quel
sempre… così normale, così loro.