Le
Verità della Vita
Antis,
della contea di Blair, non era una delle città
più famose d'America, ma non era nemmeno una
città desolata e sconosciuta.
Essa
doveva parte della sua popolarità alle cheerleader della
High Jones School le quali avevano vinto tre anni di seguito i
campionati nazionali.
Ma
la città non aveva solo la High Jones School come scuola
vincente, gli allievi della Henry Military
School erano arrivati sul podio della annuale competizione fisica
regionale molte volte.
E
non dimentichiamoci delle menti note che insegnano alla Wooden Privet
School, con i corrispondenti allievi dal grande intelletto conosciuto.
Antis
non era una delle città più famose d'America, ma
di certo non era insignificante.
Ed
è “Insignificante” la parola a cui sta
pensando Daisy Mai, capo cheerleader della High Jones School
all’ultimo anno di liceo, mentre
guarda i ragazzi che incontra nel corridoio per l'aula di biologia.
Daisy
era la ragazza più popolare della scuola: snella; lunghi
capelli biondi e occhi color cioccolato. Occhi che se ti catturavano
non ti lasciavano via di scampo.
I
ragazzi al suo passaggio sembravano ebeti pesci fuor d'acqua.
Accanto
a lei c'erano immancabilmente Roy, attuale fidanzato geloso di Daisy, e
Harry, l'apatico migliore amico della ragazza.
-
Biologia è una noia, perché non troviamo una
scusa e ce la filiamo da questa prigione?- disse Roy appoggiandosi al
muro.
- Sei tu
la noia Roy.. però questa volta sono d’accordo con
te - rispose Daisy
Harry
intervenne con uno sbuffo infastidito -... e dove vorreste andare?
Ancora al Dixie? - Il Dixie's Bar era ormai il ritrovo
comune dei tre ragazzi…
passavano li quasi tutto il loro tempo, prima dopo e alcune volte anche
durante l’orario di scuola.
- No...
non ne posso più del Dixie,
oggi cambiamo…
perché non andiamo…
uhm… a casa
tua Daisy?- la buttò li Roy cercando di non far vedere
quanto fosse incuriosito - non siamo mai stati da te! -
rimarcò il ragazzo.
Harry
guardò l'amica, intorno alla sua casa aleggiava una specie
di velo misterioso, non aveva mai detto loro dove abitava, e si faceva
sempre accompagnare alla metro, non aveva mai invitato nemmeno lui, che
era il suo migliore amico dal primo anno di liceo.
Daisy
sembrò combattuta ma dopo un lungo attimo annui, si
diressero agli armadietti, misero in essi i libri e uscirono come se
niente fosse dalla scuola mentre la campanella suonava l'inizio delle
lezioni.
*-*-*-*
Mezz’ora
circa dopo i ragazzi erano davanti alla casa di Daisy, per arrivare a
destinazione avevano preso l'auto di Roy e, complice il poco traffico
di quell'ora arrivarono a casa della ragazza in poco tempo.
La casa
era in stile italiano, color bianco panna, e con un grande balcone
sulla facciata anteriore che dava sull’ ampio giardino ed un
piccolo boschetto su quella posteriore.
In casa
arrivò ad accoglierli Minerva, l'austera e rigida governante
inglese.
-
Signorina Mai, a quest'ora lei e i suoi accompagnatori dovreste essere
a scuola o sbaglio? - chiese con il suo forte accento londinese.
Daisy la
guardò con sfida e le rispose con un semplice - Ti sbagli -
ed un'alzata di spalle.
All’interno
c’era un ambiente caldo, i mobili così come le
scale che portavano al piano superiore erano di pregiato legno di noce,
da un’arcata sulla destra si poteva vedere un salottino e
sulla sinistra c’era una porta scorrevole.
Anche se
non lo davano a vedere i due ragazzi erano estremamente incuriositi
dalla villa e non vedevano l'ora di poterla scoprire per intero, ma al
contrario delle loro aspettative Daisy li portò direttamente
in camera sua.
La
stanza era dipinta di rosa chiaro con delle piccole ricamature in
arancione e sulle pareti erano attaccati poster di ogni genere, che
variavano da attori di film famosi a gruppi musicale
dell’ultimo momento.
Le cose
di scuola erano tutte buttate in un baule aperto da cui si
intravedevano il libro di latino e quello di algebra.
A
stonare con l'ordine apparente della stanza, oltre ai compiti messi sul
davanzale della finestra come a sperare che volassero via, c'erano
vestiti di ogni genere sparsi un po' ovunque.
I tre si
sedettero sul letto a due piazze e dopo aver acceso la televisione
cominciarono a parlare delle solite cose o a prendere in giro la
conduttrice di questo o di quel talkshow fumando alcune sigarette.
Dopo due
pacchetti di sigarette e tutte le migliori e peggiori battute della
situazione i ragazzi si accorsero che era quasi mezzogiorno.
-
Ragazzi io vado un attimo in bagno e dopo mi rimedio tre pasti ok? -
disse Daisy dirigendosi fuori dalla stanza e allontanandosi in un altro
corridoio.
I due
ragazzi rimasero un attimo fermi ma bastò un solo sguardo
prima che si precipitassero fuori dalla stanza a curiosare in giro.
Aprirono
porte dopo porte scoprendo: una stanza per dipingere, due stanze degli
ospiti, una stanza che doveva essere dei genitori di Daisy, ed infine
una stanza dipinta di verde mare con rifiniture in blu simili a quelle
delle altre stanze.
Era
strana quella stanza, sembrava abitata da un'altra teenager, ma sapendo
che Daisy era figlia unica rilegarono il fatto come una semplice
stranezza.
Scendendo
le scale scoprirono anche un’enorme sala trofei (di cui
sicuramente una parte erano di Daisy).
Dopo una
decina di minuti si decisero a tornare in stanza di Daisy, che di
sicuro si era accorta della loro scomparsa, ma non prima di aver aperto
tutte le porte.
Aprendo
l'ultima porta rimasta finirono in cucina, dove la governante, Minerva,
stava cucinando.
Non
fecero in tempo a fare dietrofront che la voce rigida della donna li
raggiunse – Voi - disse indicandoli con il lungo coltello
– sedetevi - i ragazzi non poterono che ubbidire sedendosi
sugli sgabelli che erano stati loro indicati.
- Non mi
piace che gironzoliate in casa come piccole spie - li
accusò.
- Ci
scusi ma eravamo curiosi, Daisy non ci ha mai portato a casa sua, e qui
è davvero... affascinante - cercò di scusarsi Roy
Minerva
l’osservò per un po' prima di ricominciare a
tagliare il sedano per la zuppa che stava preparando.
- Non mi
piace nemmeno che stiate qui, potreste fare del male alla mia bambina!
- disse lanciando loro un occhiataccia.
Harry si
chiese come potesse la donna davanti a lui provare un sentimento di
amore così forte da poter essere captato nella sua voce,
quando solo qualche ora prima sembrasse che lei e Daisy si odiassero.
-
Signora non ci sogneremmo mai di fare del male a Daisy! - Rispose fiero
Roy.
La
governante se avesse potuto lo avrebbe ucciso con lo sguardo.
- Che
cosa centra Daisy? Non si parla sempre di lei sapete? - disse secca la
donna.
- E
allora di chi sta parlando scusi? -
- Di
Leila ovviamente, la sorella di Daisy -
I
ragazzi guardarono in un pesante silenzio la donna.
- D-daisy ha cosa? - chiese
scioccato Roy
- Una
sorella? - chiese altrettanto scioccato Harry
Come a
rispondergli una voce femminile risuonò nella casa -
Minerva? -
- Sono
qui in cucina cara - rispose dolce la donna mentre lanciava uno sguardo
di avvertimento ai due davanti a lei.
La
seconda entrata per la cucina, quella che dava sull'entrata si apri
scorrendo.
- Ehi
che buon profum... -
colei che stava entrando si bloccò sull'ultima vocale.
Capelli
mori, fisico snello ma non alto quanto la sorella ed infine occhi
grigio ghiaccio che scrutavano curiosi i due ragazzi appoggiati
all'isola della cucina.
- Come
mai già a casa? - le chiese Minerva
- Il
professor Fögel
ha avuto
un contrattempo all'ultimo minuto, credo centri il suo lavoro come
matematico per la nazione, e dunque abbiamo libero il pomeriggio -
rispose con voce cristallina la nuova venuta - e loro chi sono? -
chiese guardando il biondo ed il moro.
- Sono
amici di Daisy... - al nome della bionda quest’ultima
entrò in cucina spalancando di botto la porta.
- Che
diavolo ci fate qui voi? - chiese incazzata guardando i due ragazzi, ma
quando si accorse della presenza della sorella spalancò gli
occhi - Leila.. ehi, che ci fai già a casa? - chiese con un
sorriso tirato.
- Mi
sono cadute delle lezioni... - rispose atona Leila.
Roy si
alzò di scatto, ormai infuriatosi anch’egli -
Perché non ci hai mai detto di avere una sorella? -
Daisy
fece per rispondere ma le parole non volevano uscirgli dalla bocca, ed
al posto suo rispose la sorella.
-
Perché si vergogna di me - il tono era forte ma atono allo
stesso tempo.
- Ma no
che dici io non... - cercò di giustificarsi la bionda.
- Non
fingere con me Daisy, non ti riesce per niente bene - gli rispose Leila.
- Bene,
Roy Harry torniamo in camera mia! - disse girandosi e facendo per
uscire seguita dal proprio ragazzo quando si accorse che il suo
migliore amico non si era mosso.
- Harry
vieni - gli disse
- Io
resto qui – le rispose senza nemmeno girarsi, il
moro, continuava a guardare Leila.
- Ma.. -
-
Vai! -
Roy
precedette Daisy che chiuse la porta sbattendo.
Rimasti
in tre Harry si azzardò a parlare – Scusami -
- E per
cosa? - gli chiese Leila
- Per
l'aver ignorato la tua esistenza - le rispose Harry
- Non
devi, è stata mia sorella a non dirti nulla e a fingere che
io non esistessi -
- Non
capisco perché l'abbia fatto -
- Come
ho già detto lei si vergogna di me, se ti ricordi fino alla
elementari Daisy frequentava un altra scuola, con me, solo che io
venivo sempre presa in giro e denigrata per il semplice piacere di
vedermi soffrire.
Non
c'era una motivazione valida, un giorno se la prendevano con la mia
cuffia e il giorno dopo con i miei compiti. Solo perché non
mi comportavo come loro, perché non cercavo di fare la
scalata sociale e diventare una di quelle mini barbie che
già a quell'età piacevano a loro..
Daisy
era il contrario... come adesso era la più popolare, la
più carina, quella perfetta, tranne per una cosa… me. Io ero il
suo difetto, l'unico neo su quella pelle incontaminata. E i ragazzi
continuavano a chiedergli come fosse possibile che io fossi sua
sorella, e lei si vergognava immensamente.
Così
chiese ai nostri genitori di venir trasferita in una scuola pubblica,
con la scusa che quelle private le toglievano il respiro, ma fece di
tutto purché io rimanessi esattamente dove ero. Lontana da
lei e dalla sua promettente vita da diva - raccontò la mora
-
È stato un gesto deplorevole, e ancora non capisco come i
tuoi genitori possano essersela bevuta! - disse alterata Minerva
- Stai
tranquilla Minni,
adesso questa faccenda non mi tocca più. È stato
un piacere conoscerti Harry - disse Leila facendo per andarsene era
giunta alla porta quando si sentì richiamare.
-
Aspetta! - la fermò il moro - Vorrei poterti conoscere,
vorrei ... poter scoprire quello che mi sono perso in questi anni -
Gli
occhi di giaccio della ragazza lo osservarono, come se potesse vedere
l'aura della sua anima, ed alla fine con un cenno acconsentì
uscendo - Sarà un piacere - .
Nella
stanza di Daisy la ragazza e Roy litigarono molto, ed alla fine dopo
aver ricevuto ripetute risposte malevole alle sue richieste di
spiegazioni, il ragazzo se ne andò ferito ed arrabbiato
contemporaneamente ad un Harry pensieroso.
*-*-*-*
Un mese
dopo Harry aspettava appoggiato alla sua moto, una Triumph Speed
Triple nera, davanti all'entrata della Wooden
Privet School.
Quando
vide che gli allievi cominciarono ad uscire dalla scuola si
spostò in avanti come se stesse aspettando qualcuno.
Dopo
qualche minuto si avvicinò all'entrata e
abbracciò una ragazza che gli dava le spalle.
- Toc toc - disse
- Chi
è ? - rispose ridendo la ragazza senza girarsi
- Il
lupo mangia frutta -
- Che
frutto vuoi? -
- Una
bella mora... - disse girandola - dai dolci occhi grigi -
La
ragazza, che si rivelò essere Leila, rise allegra.
- Questa
mi è nuova - disse
- Sempre
felice di sorprenderti - gli rispose Harry.
In
quell'unico mese Harry era andato più volte, diciamo pure
quasi ogni giorno, a trovare Leila davanti a scuola.
Erano
cambiate molte cose, principalmente il legame tra Harry e Daisy si era
raffreddato molto, la media scolastica del ragazzo era migliorata di
almeno due note grazie all'aiuto di Leila, la quale nei loro incontri
aveva insistito affinché si trovasse del tempo per studiare.
Roy e
Daisy erano ancora insieme, anche se il loro rapporto non era
più come quello di una volta, Roy era innamorato della
bionda ma ormai aveva smesso di credere a tutto ciò che gli
diceva ciecamente.
In quel
mese si era creato un fragile legame tra Leila ed Harry, i
due non sapevano dare un nome a quello che provavano, era un legame
solare e libero, ma sotto tutto quello c'era timore. Timore che quella
felicità fosse passeggera, timore di non poter sopportare
una delusione, timore di essersi lasciati troppo andare.
Difatti
i due ragazzi pian piano si erano "sciolti", la maschera che
indossavano era pian piano scivolata via dal volto ed il Harry apatico
era diventato scherzoso e canzonario
a volte e
- Che
facciamo oggi? - chiese Leila
Harry la
guardò come pentito dall'idea che stava rimuginando, finche
prendendo coraggio non le disse - Potremmo andare a casa tua, e passare
del tempo insieme li.. -
-
Harry... - disse titubante lei
- Okay
scusa, richiesta stupida, è ovvio che tu non.. - Leila gli
mise una mano sulla bocca per farlo tacere.
- Non
sto dicendo questo! Solo... sei pronto? Intendo dire a casa
c'è Daisy e... -
- Non
è Daisy che conta, sei tu! - la interruppe lui
- Allora
andiamo - gli rispose Leila prendendo il secondo casco e aspettando che
Harry montasse in moto per salire dietro di lui.
Daisy
non apprezzò affatto la visita di Harry che l'ha vista
ignorata dal, a quanto pareva, suo ex migliore amico.
Il
giorno dopo infatti prese da parte Harry, in un aula al momento vuota,
per discutere di quella situazione.
- Si
può sapere che stai facendo? che sta succedendo? -
- Non so
di cosa stai parlando Daisy -
- Si
invece! Cosa è questa storia che frequenti mia sorella e
ignori me? -
- Non
sono affari tuoi se frequento Leila, e con te mi comporto come mi
comporterei con chiunque finga di essere mia amica ma allo stesso tempo
mi inganna non rivelandomi una parte importante della sua vita! -
- Non
potevo dirtelo! -
-
Perché? perché ti vergogni? - le chiese secco
Harry, a quelle parole Daisy indurì lo sguardo.
- Devi
stare lontano da lei, non voglio mai più vedervi insieme -
- Non
sono il tuo servetto
Daisy, io la mia vita la conduco da me, e se voglio stare con Leila
farò quello che voglio -
- Non te
lo ripeterò più Harry, devi stare lontano da lei!
- gli ripeté la ragazza.
- Io
l'amo! - le rispose con rabbia il ragazzo, realizzando dopo che le tre
parole da lui appena pronunciate erano la verità - e tu non
puoi fare niente al riguardo - detto questo il ragazzo uscì
dall'aula sbattendo la porta.
Qualche
ora dopo, durante la pausa pranzo, Harry e Leila si incontrarono al
parco in centro città. Harry si dondolava pensoso su di
un'altalena quando Leila arrivò.
- Ehi,
come mai mi hai chiesto di vederci qui? - gli chiese lei, poi vedendo
che il ragazzo non rispondeva continuò- c'è
qualcosa che non va? -
Harry la
osservò cercando di capire se era una buona idea dirgli la
verità, alla fine decise che non voleva avere segreti con
lei e disse la verità.
- Oggi
Daisy mi ha ordinato di starti lontano - Leila trattene il respiro
bruscamente e quando fece per parlare il ragazzo la precedette - Ma io
gli ho detto che decido io della mia vita, e che io voglio starti
accanto -
Leila
guardò seriamente Harry - Vorrei poter dire "non posso
crederci" ma ormai non mi stupisco più di ciò che
fa Daisy -
- Leila
io.. -
-
Tranquillo, anche io tengo molto al nostro rapporto, ed è
per questo che devo fare una chiacchierata con mia sorella. Tu sai dove
si trova? -
- Ancora
a scuola credo, fra poco dovrebbe uscire dalla mensa -
- Bene,
mi puoi per favore accompagnare da lei? È ora che io e la
mia sorellina mettiamo in chiaro un paio di cose -
Il
viaggio in moto fu teso, e lo furono ancora di più i passi
nel corridoio per raggiungere l'aula di biologia, testimone chiave
dell'inizio di tutta quella faccenda.
Daisy
era al centro del corridoio, e si stava dirigendo di fianco a Roy
all'aula di Biologia.
- Daisy!
- urlò Leila, facendo fermare ed in seguito girare la
sorella sconvolta.
- Che
diavolo ci fai qui? - disse Daisy prima di accorgersi della presenza di
Harry accanto alla mora e rabbuiarsi in volto.
- Devo
dirti due paroline sorellina! - a quelle parole, ironicamente dette
apposta per creare scalpore, i ragazzi presenti nel corridoio
cominciarono a bisbigliare pettegolezzi.
- Leila
che cosa stai facendo? -
- Sto
mettendo in chiaro le cose, sorella. E la verità
è che io non ti sopporto, tenti ogni volta di rovinarmi la
vita, e io ti lascio fare anche da troppo tempo.
Non so
cosa abbia fatto di tanto grave da meritarmi tutto il tuo disgusto ma
sappi una cosa, io valgo molto più di te.
Perché
io ho sempre avuto le palle di dire NO alle cose che non volevo, di
dire NO a quelli che volevano che fossi una delle tante bamboline in
fila pronte per loro, di dire NO a chi credeva di sapere tutto di me.
Io non
sarò mai come te, e neppure lo desidero. Essere te vuol
dire, stare sempre attenta a cosa pensa di te la gente, vuol dire
essere crudele con chi non se lo merita affatto, essere spietata con i
sentimenti degli altri, e soprattutto vuol dire fingere con tutti su
tutto.
Perché
tu sei falsa, falsa come una di quelle pubblicità in cui ti
promettono mari e monti ma alla fine ti ritrovi con in mano solo terra.
Sai cosa
ti dico? Volevi essere la migliore? Bene ora lo sei, sei la migliore
sorella rovina vite, spero tu sia contenta!- e dopo un ultimo respiro,
Leila le diede le spalle e andandosene pronunciò la frase
finale - goditi la tua finta vita, superstar -
Harry
raggiunse in pochi secondi Leila fuori dalla scuola e la vide
avvicinarsi alla sua moto.
Con un
ultimo scatto, la fermò e si strinse a lei.
- Sei
stata... stupefacente! - le disse lui.
- Mi
sento più libera adesso - gli rispose lei - andiamo a casa
per favore? -
- Certo
- le rispose Harry rafforzando la presa prima di lasciarla andare.
Quando
furono in sella alla moto Harry si azzardò a fargli una
domanda.
- La
odi? - le chiese riferendosi ovviamente a Daisy.
- No,
dopotutto è sempre mia sorella - rispose con un sospiro
Leila.
Ed Harry
sorrise, quella era la sua Leila, e quando si sarebbe sentito pronto
avrebbe dichiarato alla ragazza quello che provava per lei, ma non era
ancora il momento.
Mettendo
in moto i due si diressero verso ciò che li attendeva,
vivendo ogni istante lasciandosi andare, ed essendo solamente loro
stessi.
Antis non era una città famosa, ma quel che contava era che per i suoi abitanti era una città molto speciale.
Autrice:
Non so come mi sia uscita questa storia, ma mi piace e spero che sia così anche per voi.
Ditemi cosa ne pensate :)
Baci
Badluna