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Autore: Chamomile    29/06/2011    1 recensioni
In un universo alternativo il giovane erede della famiglia Malfoy soffre per un amore non corrisposto per la dolce e poco sveglia Hermione Granger, e le sue pene aumenteranno quando scoprirà che la ragazza è promessa a Ron Weasley. Riusciranno il saggio Dobby e una nuova conoscenza a risollevarlo? [Via col Vento]
Genere: Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Nick autore: Chamomile
Titolo: Francamente se ne infischia
Pacchetto: Via col Vento 3 (Draco, Pansy, Tara, Francamente me ne infischio)
Genere: Parodia
Rating:Verde
Avvertimenti: OOC, one-shot

Introduzione: In un universo alternativo, il giovane erede della famiglia Malfoy soffre per un amore non corrisposto per la dolce e poco sveglia Hermione Granger, e le sue pene aumenteranno quando scoprirà che la ragazza è promessa a Ron Weasley. Riusciranno il saggio Dobby e una nuova conoscenza a risollevarlo? [Via col Vento]

NDA: Questa ff partecipa al Parodia Contest indetto da MedusaNoir.

Per chi conosce il film il cast sarà chiaro, altrimenti eccolo
Rossella O’Hara - Draco Malfoy
Ashley Wilkes - Hermione Granger
Melania Hamilton - Ron Weasley
Rett Butler - Pansy Parkinson
Mamy - Dobby
Gemelli Tarleton - Tiger e Goyle

La dimora dei Granger richiama Le Dodici Querce, mentre le acrobazie di Lucius sulla scopa richiamano quelle di Mr O’Hara a cavallo. I miei personaggi preferiti sono presi vergognosamente in giro, ma con Draco protagonista non potevo fare altrimenti.
A voi, e fatemi sapere il vostro parere se vi va  :)



- Io dico che la guerra ci sarà.
- Anch’io, mio padre dice che la cosa è sicura, ormai.
Draco sbuffò, indispettito.
Aveva perso il conto di tutte le volte che aveva chiesto a Tiger e Goyle di smettere di parlare di quella maledetta guerra, ma i due si erano dimostrati, in questa occasione, più stupidi e ostinati del solito.
Il che naturalmente, visti i soggetti, era tutto dire.
- Vi ho detto un milione di volte che la guerra non ci sarà - disse, cercando di rendere il suo tono il più convinto possibile - quindi fatemi il piacere di smettere di parlarne.
- Sì, ma …- cominciò Goyle.
Si interruppe, però, perché sul volto di Draco era comparso un’espressione ben nota, di fronte alla quale era saggio arrendersi.
- Dicevi? - lo incalzò Draco, la mano che stringeva già la bacchetta.
- Che la festa di domani sarà magnifica - si affrettò a rispondere Goyle, e Tiger espresse il suo accordo annuendo vigorosamente.
- Hai ragione, Goyle - sorrise Draco, compiaciuto - sarà magnifica.
Tacque per un attimo, e il suo sguardo si perse a rimirare il sole che tramontava all’orizzonte, oltre i boschi che circondavano Tara, la tenuta della sua famiglia.
La festa che si sarebbe tenuta il giorno dopo ai Dodici Faggi era l’evento della stagione. Tutte le famiglie Purosangue del mondo magico erano state invitate, oltre ad alcune influenti famiglie Babbane, secondo la moda importata da Albus Silente, il Ministro della Magia.
Nonostante fosse il mago più potente dell’ultimo secolo, Silente non sembrava avere intenzione di onorare le antiche tradizioni, e non si preoccupava di mostrare la sua simpatia per i Babbani in pubblico.
Ma d’altronde, era per forza di cose se il giorno dopo sarebbero stati presenti dei Babbani. I proprietari dei Dodici Faggi, i Granger, erano loro stessi dei Babbani.
Solo loro figlia Hermione aveva dei poteri magici.
Al pensiero di quest’ultima, le guance di Draco si tinsero di un rosa intenso.
Tiger e Goyle, però, non sembrarono accorgersi di nulla, perché ripresero a chiaccherare allegramente.
Anche loro aspettavano con ansia la festa, seppure per motivi molto più terreni di quelli dell’amico.
- Allora, Draco, che te ne pare? - grugnì Goyle sorridendo in modo che voleva essere invitante, ma che in realtà risultava più inquietante del solito.
Draco si riscosse a malincuore dalla sua fantasticheria - Sì, certo, come dici tu - disse, senza la più pallida idea di quale fosse la domanda.
- Visto? - Goyle si voltò esultante verso Tiger - anche Draco la pensa così.
Tiger si limitò ad un’alzata di spalle. Per quanto lo riguardava, le Api Frizzole erano molto meglio delle Cioccorane, ma se Draco la pensava in modo diverso non c’era molto da fare. Non sembrava, ma il giovane Malfoy sapeva essere molto ostinato quando si toccavano argomenti come quello.
Una volta per poco non aveva cruciato uno degli elfi domestici di suo padre, per aver sostenuto che il Torrone Sanguinolento del Nord era migliore di quello di Tara.
Pensò che fosse più saggio cambiare argomento - Ehi, Draco - cominciò, con il ghigno malefico che di solito gli appariva in volto quando si accingeva ad insultare dei Mezzosangue - Hai saputo del fidanzamento che verrà annunciato domani ai Dodici Faggi?
- No, non ne so niente - rispose Draco annoiato, continuando a tenere gli occhi fissi sull’orizzonte. Era sera, ormai, e suo padre avrebbe dovuto essere lì da tempo.
Ma forse voleva approfittare del buio per darsi alle sue acrobazie spericolate sulla nuova Nimbus Duemiladue.
Draco sospirò. Se la mamma lo beccava, gli sarebbe toccato assistere ad un’altra delle scenate stile Narcissa, come quella della settimana scorsa.
- Ma come non ne sai niente? - insisté Tiger - E’ la figlia dei Granger che si fidanza.
Per la prima volta in tutto il pomeriggio, Draco si voltò a guardare gli amici con interesse.
- La Granger? Sei sicuro? - chiese, più agitato di quanto la prudenza consigliasse. Per fortuna i due interlocutori non notarono il cambiamento di atteggiamento dell’amico, e si limitarono a sghignazzare.
- Sì - confermò Goyle - E sai chi è il fortunato?
Draco scosse la testa, improvvisamente troppo agitato per articolare suono.
- Uno dei suoi cugini alla lontana, Ron Weasley. Quel rosso con la faccia da ebete.
- Già, quel morto di fame - si inserì Tiger, e i due ripresero a ridere di gusto.
Draco avrebbe voluto unirsi a loro, ma non riusciva a metabolizzare la notizia. Hermione fidanzata. La sua Hermione. Con quell’idiota di Ron Weasley, per giunta.
Si erano incontrati una volta, anni prima, e per qualche strano motivo quel ragazzone tutto lentiggini l’aveva preso in simpatia e gli si era affezionato.
Draco aveva creduto di odiarlo, allora, ma si accorse che quel sentimento non era nulla in confronto a quello che provava adesso.
E doveva davvero trattarsi di un’avversione fuori dal comune, perché Goyle chiese - Ehi, amico, non sarai mica sconvolto? Non è la prima volta che una Mezzosangue sposa un Purosangue, e poi i Weasley sono dei traditori, l’ha detto mio zio Ted.
- Sai che me ne importa se una sporca Mezzosangue si accoppia con quel pezzente di Weasley - disse Draco, con tutto il disprezzo che riuscì a chiamare a raccolta. Il suo viso si contrasse in una smorfia sofferente, che gli amici scambiarono per un’espressione di disprezzo.
                                                                 ***
- Non vorrai farmi credere che tu ne eri a conoscenza?
Sul volto di Draco apparve un’espressione di puro stupore. Perché sembrava che tutti sapessero del fidanzamento di Hermione, tutti tranne lui?
- Ma certo signore, tutta la contea lo sapeva signore - annuì Dobby, mentre saltellava per la stanza cercando di annodare la cravatta del suo padrone, che agitato com’era misurava la camera da letto a grandi passi, assorto nei suoi cupi pensieri.
Hermione,possibile che tu sia perduta per sempre?
- Piuttosto, signore, dovrebbe smettere di ingozzarsi, o finirà con lo sporcarsi il colletto nuovo - lo rimproverò Dobby, e con un balzo raggiunse il pacchetto di Cioccorane che Draco stava mangiando avidamente da quasi un’ora.
Il ragazzo lo lasciò fare.
Dobby era la sua “balia” dal giorno della sua nascita ed era dunque l’unico elfo da cui il rampollo dei Malfoy prendeva ordini.
Anzi, si poteva dire che avesse più influenza su di lui dei suoi rispettabili genitori.
- Bene, ora che avete smesso di ingozzarvi, credo che dovreste raggiungere vostro padre di sotto, signore. Sapete che ai signori non piace arrivare tardi.
- Sì, hai ragione, vado - mormorò Draco distrattamente, e scese mesto in cortile, dove si trovavano i genitori.
Dobby lo seguì con lo sguardo mentre scendeva in silenzio le scale, e scosse la testa.
Povero padrone - pensò - sarà dura per lui, la amava da sempre.
Cominciò a rassettare, sospirando.
- Eccoti qui, ragazzo, credevo non venissi più - commentò Lucius alla comparsa del figlio in cortile.
- Draco, tesoro, che succede? - si informò ansiosa la madre, notando il pallore del figlio e il suo sguardo assente.
- Nulla, madre - rispose Draco e allontanò con un gesto brusco la mano che la madre gli tendeva.
Lucius notò il gesto e non parve trovarlo di suo gradimento, perché si rivolse al figlio con il suo tono più autoritario - Non starai piagnucolando per la Granger, vero?
Draco avvampò - Perché dovrei?
- Già, perché dovresti? - gli fece eco il padre ironico.
Alla vista dell’espressione ferita del figlio, però, si ammorbidì - Ma non c’è motivo di preoccuparsi: era solo una cotta infantile, finita da tempo, giusto?
- Certo. E poi Draco ha tutte le ragazze della contea ai suoi piedi - intervenne la madre con un sorrisetto orgoglioso - A proposito, dimenticavo di dirvi dei nuovi arrivati, i Parkinson. Sono dei ricchi industriali, vengono da New York, e pare che loro figlia Pansy sarà presente alla merenda di oggi. Non sarebbe un incontro interessante, Draco?
Narcissa si voltò verso il figlio, che scrutava pensieroso il cielo e non dava segno di aver udito neanche una parola a proposito dei Parkinson.
- Non dovevamo andare, Lucius? - chiese allora con impazienza. Odiava non essere ascoltata, e odiava ancora di più quella Hermione Granger che popolava i sogni di suo figlio fin dall’infanzia.
Non riusciva proprio a capire cosa ci trovasse di tanto interessante Draco.
Mentre sorvolavano la loro tenuta volando sui tre fiammanti manici di scopa, Lucius puntò un dito all’orizzonte - Draco, guarda, Tara! La terra della nostra famiglia da generazioni, un giorno ti apparterrà.
Draco guardò.
Distese di campi arati e coltivati, ruscelli, boschi, elfi domestici da non potersi contare.
Tutto questo era l’orgoglio della sua famiglia, Lucius glielo ripeteva da secoli.
E anche lui, seppure così giovane, aveva sempre provato un moto di orgoglio contemplando al tramonto la grande e ricca tenuta.
Eppure quella mattina Draco sentì che avrebbe mandato Tara all’inferno, se questo fosse servito a dargli l’amore di Hermione.
 ***
Il giardino dei Dodici Faggi era più affollato e rumoroso che mai all’arrivo dei tre Malfoy.
Lucius e Narcissa si diressero subito verso il retro della casa, dove di solito prendevano posto le migliori famiglie, che preferivano stare lontane dal grande numero di Babbani presenti ai ricevimenti dei Granger.
Draco cominciò a girovagare, cercando con gli occhi l’unica persona che per il suo bene avrebbe dovuto evitare.
I suoi gli avrebbero fatto una scenata, e Dobby sarebbe partito in quarta con le sue eterne ramanzine, ma Draco sentiva di non poter vincere un sentimento che l’aveva animato per tutta l’infanzia e l’adolescenza.
Il pensiero di Hermione così vicina, tra quelle persone, e il fatto che quella, forse, era la sua ultima possibilità di conquistarla, gli infondevano una strana eccitazione.
Aveva appena cominciato a farsi strada tra un gruppo di anziani maghi che sorseggiavano Whisky Incendiario e ridevano forte, quando una poderosa pacca alla schiena per poco non lo stese.
- Draco, finalmente! - esclamò entusiasta Ronald Weasley e lo rimise in piedi acchiappandolo per il colletto.
Draco barcollò. Possibile che una ragazza fine e delicata come Hermione fosse destinata a trascorrere il resto della sua vita con quell’energumeno?
- Salve Weasley - disse a denti stretti.
Ron sorrise incredulo, con quel suo grande sorriso da bonaccione, e Draco sentì il violento impulso di rompergli i denti con un pugno ben assestato.
- Come devo dirtelo che devi chiamarmi Ron? Dopotutto siamo amici tu ed io - insistette il ragazzo, sempre senza smettere di sorridere, e gli buttò un braccio sulle spalle.
A quel contatto così sfacciatamente amichevole, Draco sentì  la voglia di lanciarsi su quel grosso idiota rosso chiomato  e farlo a pezzi centuplicata.
E probabilmente avrebbe perso la testa se una risata cristallina non l’avesse pietrificato.
- Su Ron, ti prego, lascia respirare il povero Draco!
Hermione Granger li aveva raggiunti, e con grazia aveva liberato Draco dalla morsa di Ron.
- Non lo stavo mica pestando, ‘Mione - protestò il fidanzato.
Mione? - pensò Draco disgustato - che razza di ridicolo soprannome sarebbe?
Ma incredibilmente la ragazza lo trovava di suo gusto, infatti rise compiaciuta e si alzò sulle punte per baciare il fidanzato.
- Mi piace quando mi chiami Mione - miagolò teneramente.
Un attimo dopo sembrò riscuotersi, arrossì e si rivolse in tono di scusa a Draco - Avevo dimenticato di dirti che io e Ronald ci siamo fidanzati. Ci sposeremo il mese prossimo e Ron voleva chiederti se non ti andrebbe di fargli da testimone.
- Te- testimone? Io? - balbettò Draco con gli occhi fuori dalle orbite.
O quella ragazza era molto più stupida di quanto credeva, e non aveva davvero capito che la amava alla follia, oppure era più crudele di zia Bellatrix.
- Allora? Ci faresti questo piacere? - lo incalzò Hermione con il suo sguardo più dolce.
No, non poteva essere perversa crudeltà. Hermione Granger era la strega più stupida di tutta la contea.
Ma alla sua beata ignoranza poteva essere posto rimedio.
- Sarò lieto di farvi da testimone - disse Draco, e riuscì perfino a simulare un mezzo sorriso.
- Vieni, andiamo a dirlo ai miei - e con uno strattone separò la ragazza da Ron e la condusse lontano da lui.
- Ma che fai? - chiese Hermione cercando di liberarsi dalla sua mano, che le serrava il polso - Non posso lasciare Ronald da solo in mezzo a degli sconosciuti!
- Francamente me ne infischio del tuo Ronald - disse Draco continuando a trascinarla con tutta la forza che aveva - Devo parlarti e devo farlo subito.
Ignorando le proteste della ragazza e le sue esclamazioni scandalizzate, Draco la condusse dentro la villa e trovato uno dei salotti meno in vista vi si infilò dentro e chiuse la porta.
- Spero che tu abbia una buona spiegazione - disse Hermione incrociando le braccia e ansimando pesantemente per la corsa.
- Ce l’ho. Ti amo.
Hermione sgranò gli occhi e sussurrò - Cosa?
- Ti amo. Ti amo da sempre - ripeté Draco. Le prese una mano - Hermione, possibile che tu non te ne sia resa conto?
- Draco, non so cosa dire, è una tale sorpresa che davvero..- tentennò la ragazza.
- Dimmi che non sposerai quell’idiota di Weasley. Dimmi che sposerai me.
- Te? Ma come posso sposarti se amo un altro? - chiese Hermione - Draco, questa discussione non ha senso - liberò la mano da quella del ragazzo.
- Sì, ce l’ha per me! - Draco si vergognò all’istante di quel tono di supplica, ma non poteva lasciare che Hermione sposasse un altro, anche se il tentativo doveva costargli la sua dignità.
Hermione, però, non diede segno di voler cedere.
- Draco - disse, e il suo viso non era mai stato più serio - Non ti posso sposare. Amo Ron, lo amo da sempre. Tu sei sempre stato il mio più caro amico - sorrise dolcemente - ed eri sempre circondato da altre ragazze. Non potevo immaginare che tu mi amassi.
- Adesso lo sai però - Draco fece l’ultimo disperato tentativo.
Hermione lo guardò, e il ragazzo lesse solo compassione nei suoi occhi -E’ troppo tardi, Draco.
Una Maledizione Cruciatus l’avrebbe ferito di meno.
- Mi dispiace tanto - mormorò Hermione prima di scivolare fuori dalla stanza, lasciandolo solo.
Draco si lasciò cadere su una delle eleganti poltrone del grande salotto.
Non poteva credere che fosse successo davvero.
Hermione l’aveva rifiutato, avrebbe sposato Ron Wesley e lui sarebbe rimasto in disparte, nel buio.
- La mia vita è finita - mormorò, nascondendo il viso tra le mani.
- Ma fammi il piacere!
Draco saltò su, come colpito da una scossa elettrica. Di fronte a lui c’era una ragazza sconosciuta, che si stava chiudendo alle spalle la porta lasciata aperta da Hermione.
- Chi sei tu? E cosa ci fai qui dentro? - chiese il ragazzo sconvolto.
- Sono Pansy Parkinson - ripose la ragazza - E tu sei il figlio dei Malfoy.
- Come lo sai? - chiese Draco mettendosi sulla difensiva.
- Si vede dai capelli decolorati - disse la ragazza.
Draco si alzò in piedi, offeso. Quella sconosciuta lo stava insultando come mai nessuno aveva osato fare.
Ma non se la sentiva di litigare. A dire il vero non se la sentiva  di fare niente.
- Cosa sei venuta a cercare?
- Te.
- Me?
- Già. Di sotto il signor Granger sta per dare il via alla Gara delle Scope, e tuo padre mi ha mandata a cercarti. Dice che sei imbattibile e che devi partecipare.
- Non sono imbattibile e odio correre sulla scopa - si schermì Draco. Come poteva partecipare a una stupida gare quando voleva solo tornarsene a casa e mettersi sotto le coperte per l’eternità?
La ragazza sembrò intercettare il corso dei suoi pensieri.
- Non vorrai davvero chiuderti in una stanza buia per l’eternità? Non hai un po’ di dignità?
- Ho il cuore a pezzi - sibilò Draco.
- Per quella lì? Deve proprio essere stupida se non si è mai accorta che l’amavi - osservò Pansy.
Draco non aveva mai visto una persona più maleducata e insensibile in tutta la sua vita.
- Io parteciperò alla Gara, comunque - disse Pansy - e ti consiglio di fare lo stesso, Malfoy.



  
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