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Autore: Zomi    30/06/2011    5 recensioni
“Scusa. Scusa. S-C-U-S-A. Non è una parola difficile. Due vocali, uguali tra l’altro, e tre consonanti: 2 esse e una ci...”.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:
Ad Anna 300596…
A tutti quelli che mi hanno scritto e contattato in questi giorni di puro, pazzo delirio di esami e a cui ho risposto in velocità e con parole spicce…
Agli scritti che sono andati da c**o (scusate l’anglismo)…
Agli Aerosmith e al loro lider Stiven Tayler con “It feel so good”…

Zomi92

 
 

SC + USA

 
“Scusa. Scusa. S-C-U-S-A. Non è una parola difficile. Due vocali, uguali tra l’altro, e tre consonanti: 2 esse e una ci...”. Un grido di gabbiano disturba una figura nella penombra di un albero di mandarini.  Zoro inspira profondamente, tornando a concentrarsi sui suoi pensieri. “Scusa, scusa, scusa…che cavolo, tutti riescono a dirla, perché io no? Avanti Roronoa! Impegnati per lei. Magari con un gioco di parole riesco a dirla. Vediamo… allora: “sc” più “usa”, “sc” più “usa”… avanti: SCUSA”. Si alza in piedi, rigenerato da nuova energia e si avvia, spedito, verso il ponte della sua nave.
È una splendida giornata, lungo il Grande Blu. Il mare calmo, il cielo sereno, il sole brilla illuminando le ali d’argento dei gabbiani che gli volano davanti, poche onde create dal saltare dei pesci e una piccola nave rumorosa. Si chiama Sunny, ma mi sembra inutile dirlo. Su di essa vive una ciurma di pirati molto particolari, autori del gran chiasso che disturba la strana quiete del mare.
-Buzzurro-
-Strozzina-
-Cavernicolo-
-Mocciosa-
-Ghiro-
-Ladra-
-Testa di verza-
-Mocciosa-
-L’hai già detto… Idiota-
-E te lo ripeto perché lo sei: mocciosa, mocciosa, mocciosa…-
-Cretino! Io non sono una mocciosa. Ma che te lo dico a fare che tanto non riconosceresti una donna nemmeno se ti cadesse in testa dal cielo…-
-Una donna che cade dal cielo?? DOVE? DOVE?-            si era catapultandosi sul ponte il cuoco di bordo, intromettendosi nella litigata della navigatrice e dello spadaccino in quella mattina.
–Va ai fornelli, cuoco depravato- lo aveva scacciato Zoro.
–Maleducato- lo aveva ripreso la navigatrice, intenta a sferrare un pugno al compagno biondo che si era lanciato su di lei per abbracciarla. –Io maleducato? Che ne vuoi sapere tu di “buon educazione”, mocciosa dei miei stivali?!?-.
-Di più di te di certo, ebete di Skypea…- gli aveva risposto con una linguaccia.
-Vero… la mia crostatina è una ragazza dolce e a modo…- piroettava Sanji tra un mulinello di cuoricini.
Il samurai aveva ghignato. –Sentito? Neppure quel Don Giovanni da 4 soldi ti considera una donna. Pure per lui sei una ragazza…-. Nami lo aveva fulminato con lo sguardo, per poi voltargli le spalle e incrociare le braccia al torace. –Va a quel paese Zoro… non me lo aspettavo un comportamento così cretino da te. Come ti sentiresti tu, se io continuassi a chiamarti “moccioso” o “ragazzino”? Lo sai perfettamente che io non penso veramente quello che ti dico, ma tu? Per te sono davvero solo una ladra, strozzina, mocciosa?-.
Il verde era senza parole. Stava scherzando?!? Da quando in qua voleva chiudere una discussione in questo modo? Deglutì e cercò aiuto negli occhi dei suoi compagni. Questi erano alle spalle di Nami, voltata di tre quarti verso lo spadaccino in attesa di risposta. Rufy, Usop, Franky e Chopper scuotevano la testa in segno di No. Zoro chiese aiuto mentalmente a Robin, la persona che dopo del capitano e di lui conosceva, ma soprattutto, capiva meglio la rossa. Questa gli sorrideva e faceva segno di no con la testa. Gli unici che se la ridevano della situazione di panico e di disagio del verde, erano Brooke  e Sanji che morivano nel vederlo a corto di parole. Zoro chiamò a sé tutta la sua concentrazione. Ok, l’aiuto dal pubblico gli consigliava di dire NO, quindi…
–Allora? Hai intenzione di rispondermi o di darmi ragione sul tuo conto di maleducato?-.
Zoro, preso dal panico più puro, rispose con le due lettere più pericolose dell’alfabeto: -Si…-.
Nami lo fulmino con lo sguardo, facendo cadere, senza parole, lungo i suoi fianchi le braccia. –Davvero credi che io sia solo una mocciosa ladra e strozzina?!?-.
-Ecco… io… si… cioè…io penso, che si… in effetti, tu sia... una…una mocciosa… cioè…- sudava peggio che sotto il sole cucente di Alabastra. I suoi compagni si sbracciavano in segni di non dare oltre, di starsene in silenzio e non peggiorare ancora di più la situazione, ma il panico gli aveva liberato la lingua e l’aveva congiunta a tutte le scemenze che gli passavano per la testa. Pure Sanji si dimenava come un forsennato, in suggerimenti di silenzio e mutismo. Fu tutto in utile. Zoro continuò imperterrito per altri due minuti con “Si” insulsi e altre parole che fecero irritare oltre misura la navigatrice, che lo zittì con una cinquina a mano chiusa sul capo. Il verde si era ritrovato a stretto contatto con le dure assi del ponte, dolorante e confuso. Chopper lo aiutò a rialzarsi e lo medicò con cura, mentre Nami si sdraiava sul suo lettino prendi sole, insieme a Robin, chiusa in un pesante silenzio e con sul viso una triste espressione.
Zoro sapeva che doveva chiederle scusa, e spiegarle che per lui lei non era per niente una mocciosa, ma anzi una bellissima donna. Ma ahimé, quella semplice parola di scuse non gli era nata tra le corde vocali, e lui si era rifugiato nell’ agrumeto della rossa a meditare. Ma più si impegnava a far uscire dalle proprie labbra quel maledetto vocabolo, più la sua lingua si attorcigliava su se stessa. Ora più che mi voleva far pace con Nami, ma il su orgoglio glielo impediva con crampi assurdi all’organo della parola. –Cazzo- stava urlando proprio in quel momento tra i tronchi degli alberi da frutto, scagliando pugno tra le piangenti cortecce. –Possibile che non ci riesca… perché lei riesce a chiedermi perdono, quando è nel torto nei miei confronti, e io no? Perché mi è così difficile chiederle scusa? Stupido orgoglio del cavolo…-. Si alza indispettito e percorre, con lunghe falcate, il frutteto. Lo misura passo dopo passo, ripetendosi a memoria il gioco di parole per chiedere scusa alla navigatrice: sc più usa, sc più usa, sc più usa…
Lo ripete ancora una volta, e poi, sicuro di sé e pronto per quella dura prova, si dirige al bordo del terrazzo. Un ghigno sicuro e pre vittorioso sul viso.
Con un balzo scende dal piano rialzato dell’agrumeto e si dirige verso il ponte, pronto per chiedere perdono. Attraversa in fretta il balconcino davanti alla cucina e le scale che la collegano al ponte. Percorre gli ultimi metri che lo dividono dalla rossa in apnea, pronto a scansare in tutta velocità qualsiasi oggetto lanciatogli contro dalla ancora accigliata navigatrice. Il resto della ciurma sparpagliata un po’ ovunque: Rufy, Usop, Chopper e Brooke intenti a pescare seduti sul cornicione della nave; il carpentiere sotto coperta a martellare fischiettando a gran voce  e il cuoco in cucina. Il sorriso beffardo scompare, sostituito da un espressione seria e concentrata.  Doveva farcela, assolutamente. Se riusciva a chiederle scusa, avrebbe potuto poi anche trovare il coraggio e, soprattutto, le parole per esprimerle anche i suoi sentimenti per lei.
–Nami…- la chiama in un sussurro. Questa si gira e fissa in cagnesco lo spadaccino. Chiude la rivista che stava sfogliando per placare la calma, e si mette in ascolto. La sua sorellona, stesa nel vicino sdraio, affonda il bel viso nell’enorme volume che sta studiando, per dare maggior privacy ai due eterni litiganti. Il verde si schiarisce la voce e prende coraggio. Deglutisce a fatica e apre bocca: -Nami… io… io volevo dirti… Sc…- .”Sc più usa, sc più usa… dillo imbecille!” si ripete.
-Sc…- la lingua è immobile, le corde vocali scordate, la gola secca e infiammata. “Cretino, dille che ti dispiace o ti odierà per tutto il resto della vita, e non deve accadere. Cazzo, muoviti… non puoi permettere che la donna che ami ti odi”.
-Sc… utilizza!?!- esclama stupito anch’esso dal suo tono idiota di voce e dalla scemenza espressa ad alta voce. La rossa lo guarda con bocca spalancata e occhi sorpresi. –Mi stai prendendo in giro per caso?- chiede, sperando in uno scherzo per far pace. Il samurai resta con la mascella bloccata e le fauci completamente spalancate. Merda, e ora?
-Zoro? Mi vuoi rispondere per cortesia…-.
L’interrogato la fissa inerme. Che fare? Grugnisce e aggrotta le sopracciglia. Infossa le mani nelle tasche dei pantaloni e assottiglia lo sguardo nel suo tipico cipiglio da adirato. –Lascia perdere…- dice con voce ferrosa e cupa. Si volta veloce e si avvia di nuovo tra i mandarini della navigatrice. Nami si alza dal lettino e cerca di fermarlo, strattonandolo per la camicia, ma lo spadaccino si svincola dalla presa e la lascia lì sul ponte ammutolita.
-Buzzurro…- mormora afflitta. Si risiede sconfitta sul suo sdraio e cerca di reprimere le lacrime. Perché? Perché? Perché si comporta così con lei? Perché gli è così difficile chiederle scusa? Ormai ha perdonato la sua orrida figura di idiota riguardo a cosa pensa di lei. Accetta, anche se di mala voglia, il fatto di essere solo una mocciosa per quel suo compagno che tanto ammira e ama. Si, perché lo ama. Ha capito che quel strano sentimento che le contorce le budella e le fa scoppiare il cuore di una felicità calda e appagante, quando incrocia gli occhi con Zoro, è amore. Una starna forma di amore, ad essere sinceri. La più starna in assoluto, che li costringe a litigare in continuazione e a punzecchiarsi come bambini, per attirare l’attenzione l’uno dell’altra. Sospira, la navigatrice, ferita dall’indifferenza del compagno e dalla sua difficoltà a chiederle perdono. Perché l’amore è così complicato a volte?
-Robin, secondo te sono una mocciosa?- chiede alla sorellona.
Questa si volta sorridente. –Forse non dovresti chiederlo a me, ma all’imbronciato spadaccino che sonnecchia nel tuo agrumeto…-.
-L’hai sentito anche tu: per lui sono solo una mocciosa ladra e strozzina. Non riuscirò mai a conquistarlo…- una lacrima le corre lungo le gote, morendo sul suo delicato profilo. Lo sguardo fisso in un punto non ben definito del ponte.
 –Aiutalo a chiederti scusa e vedrai…-
-Vedrò cosa? Quanto è orgoglioso e testardo? No, grazie. Lo so già. Io vorrei tanto sapere perché è così contorto quell’uomo. È così difficile dire ”Scusa”?!? Mamma mia, se io ci riesco, perché lui no?-
-Perché se te lo dicesse, ammetterebbe che vuole fare pace con te. Ammetterebbe che starti lontano lo fa soffrire e che sta male sapere che tu sei arrabbiato con lui. Ammetterebbe che sei la sua debolezza e la sua forza, la sua unica amica e consolatrice, l’unica che lo capisce a pieno e che lo perdonerà sempre e comunque, qualunque sia il suo errore… -. La rossa rimane senza parole: da quando in qua Robin è così loquace e filosofa?!?
Scuote la testa e le salta addosso, coprendola di baci e ridendo. La mora l’accoglie divertita e si lascia coccolare.
-Ok, vado da lui e provo a parlargli, ma se solo prova a non darmi retta lo trucido…- minaccia la giovane con già il pugno alzato e un luminoso sorriso sul volto, prima di correre alla ricerca del verde.
-Ah, sti mocciosi innamorati…- ridacchia sottovoce l’archeologa, tornando a leggere il suo libro e controllando che i suoi compagni lì presenti non abbiano sentito la loro conversazione.
Zoro se ne sta a fissare il cielo. Ripensa alla sua ennesima figuraccia e si maledice. –Demente…- si chiama d’un tratto. Si mette a sedere e continua a riflettere. Perché si è bloccato? Perché non è riuscito a fare pace con Nami? Perché il suo maledetto cuore ha iniziato a battere così forte da assordarlo e farlo cadere nel panico? Perché non ci riesce? È così debole?
Sferra un pugno al terreno. –Merda… se non riesco a dirle scusa come faccio a dirle anche il resto!!!- urla esasperato. –Bhè scusa me l’hai appena detto…-.
Lo spadaccino si volta esterrefatto verso la fonte della voce: Nami è lì, bella come il sole che splende sopra le loro teste. Lo fissa, sorridente. Lo spadaccino deglutisce a fatica e si alza da terra, arretrando di qualche passo. Riprende il controllo di sé e plasma l’espressione del suo volto nella più irritata e collerica di sempre. –Che vuoi?- ruggisce scontroso. La rossa, da prima imbarazzata per lo sfogo del compagno appena espresso maltrattando il suolo, ora lo guarda attonita. Assottiglia lo sguardo e con passo da marine, si avvicina a Zoro pronta allo scontro più sanguinoso nella loro storia di litigi.
-Ascoltami bene, razza di cretino dalla chioma erbosa, io mi sono rotta. Ok! Ne ho totalmente le balle piene di questo tuo continuo e repentino cambio di umore nei miei confronti. Sei peggio di me quando ho le mie cose. Ora, escludendo che pure tu soffra di questo fastidio mestruale, esigo, pretendo, comando una spiegazione!-
Sono a pochi centimetri l’uno dall’altro in quanto la navigatrice lo strattona per il colletto per attirare la sua attenzione, i loro occhi incrociati tra loro, i visi vicinissimi che quasi si sfioravano, grazie anche al fattore tacchi-vertiginosi-spacca-cavilgie di lei, i respiri accaldati fusi in un unico alito di rabbia.
-Nami, lasciami in pace. Va bene? NON TI VOGLIO TRA I PIEDI MENTRE STO MEDITANDO!!!!!- in un singolo respiro, Zoro le aveva risposto,  liberandosi dalla sua stretta e voltandole le spalle. Pessimo errore. Nami respira pesantemente e, con una mossa agile e ben piazzata, sferra un pugno di Magnitudo 9.9 sul capo dello spadaccino. Questi si gira lentamente, molto lentamente, troppo lentamente e con altrettanta agilità prende per i polsi la compagna.
-Sei un idiota…- lo insulta adirata e sull’orlo del pianto Nami.
-È tu una mocc…- Zoro si zittisce da solo. Ci stava per ricadere. Stava per chiamarla ancora con quel nomignolo che la infastidiva tanto. Abbassa lo sguardo, lo spadaccino disarmato della sua unica arma contro la donna che gli ha rubato il cuore.
- Zoro… Zoro guardami…- gli alza il volto con una leggera spinta della mano la navigatrice, liberandosi dalla presa del compagno che ora tiene le braccia inerme lungo i fianchi.
-Mi vedi? Vedi che tremo toccandoti? Percepisci il mio fremito? La senti la mia voce instabile e insicura? Riconosci i miei occhi tesi e quasi impauriti? Vuoi che ti spieghi il perchè?-.
Il verde annuisce, annegando nei profondi occhi color cioccolato della donna.
Un sospiro e un respiro profondo prima di aprir bocca di nuovo, per aprire quel cuore fragile di donna che le batte passionale nel petto: -Perché io senza di te non vivo, muoio. Perché lo starti lontano mi deteriora. Perché la tua indifferenza mi brucia peggio di una ferita. Perché le tue parole non mi offendono, mi uccidono. Ma io sopporto tutto, sono nata per resistere e sopravvivere ad ogni avversità. Sono nata per starti accanto e assecondare ogni tuo capriccioso stato d’animo e compiacere ogni tuo desiderio di scontro e litigio. Per te nacqui, per te ho la vita, per te morirò, per te muoio… Lo faccio perché ti voglio bene, e molto. Ma sono arrivata al limite. Non riesco più a sopportare, a sorreggere questo nostro rapporto. Ho bisogno di sapere che almeno un poco tu mi voglia bene, anche come amica o conoscente,  e che io non sia per te solo una Mocciosa ladra e strozzina, per andare avanti. Tu lo sai perfettamente che per me non sei, e non lo sarai mai, un semplice spadaccino maleducato e buzzurro. Come minimo sei il MIO spadaccino maleducato e buzzurro…-.
Le lacrime le pizzicano i begli occhi e le labbra le tremano incapaci di ricordare altre parole. Ma lui rimane fermo, immobile, lo sguardo fisso e l’espressione seria. “Uno sbaglio. Un enorme sbaglio” pensa tragica la rossa, rimpiangendo la sua confessione. Allontana le mani dal viso del compagno e cerca di arretrare, ma questi la ferma, delicatamente le accarezza il polso e riporta la mano chiara e fresca di Nami sul suo rude e caldo viso.
-Nami… Scusa se sono così idiota da non riuscire a chiederti perdono senza impiegarci un intero giorno o senza farti incazzare di nuovo o senza farti piangere. Scusa. Lo sai che non ti considero affatto una mocciosa o tutte le assurdità che ti dico quando litighiamo. Affatto, anzi. Io… tu… tu per me sei… Non so come spiegartelo- lo spadaccino fissa il bel volto della compagna e accarezza ancora la sua esile mano sul suo di viso. La sente, la percepisce, riesce ad ascoltare il suono del passaggio dl sangue tra le sue vene. Piano la fa scivolare sul suo collo, lungo poi la carotide fino a farla giungere a livello del cuore sulla maglia bianca. –Lo senti?- le chiede chiudendo gli occhi. –Il mio cuore non batte mai così forte. Solo per te lo fa… e io so cosa vuol dire, so da che sentimento è provocato tutto ciò ma non riesco a trovare la forza e il coraggio a dirtelo. Ho bisogno del tuo aiuto…-.
Nami gli sorride, avvicinandosi ai suoi lineamenti. Li liscia con la mano libera e poi, a fior di labbra mormora-Ti amo Roronoa Zoro-. Silenzio intorno a loro, l’unico suono che riecheggia nell’aria è prodotto dalle loro labbra che per la prima volta si sfiorano. S’incontrano, anime di carne sognate a lungo, petali di fiore da cui sboccia l’amore. Si baciano con semplicità e devozione. Il verde stringe forte la mano della rossa al suo petto, per farle sentire l’andamento impazzito del suo cuore. Lei ridacchia e appoggia la fronte a quella del compagno. –Mi basta un solo “Anch’io” per ora, alla frase vera e propria ci arriveremo col tempo…-.
-Ok piccola…- sogghigna riprendo gli occhi e incatenandoli a quelli di lei. -Ci provo: A-Anch’io…- ansima spompato Zoro.
-Visto? E sei ancora vivo…- lo canzona Nami accarezzandogli il viso e baciandolo ancora. –Come premio potrai chiamami Mocciosa tutte le volte che vorrai, purché poi tu mi chieda scusa con un bacio…-
-Tutte le volte? Ma allora staremmo a baciarci per giorni interi…- la stringe forte a sé, alzandola da terra e prendendola in braccio.
-Affari tuoi Roronoa. Adattati!-
-La solita strozzina. Ma che vuoi io ti voglio soprattutto perché sei così…-
-Contento tu, contento il mondo…- gli risponde mentre si siedono all’ombra nel suo agrumeto, -Spero solo che a dirmi che mi ami, impiegherai meno fatica e tempo che a chiedermi scusa…-
-Bhè, per “Scusa” ho usato una formula del tipo: sc più usa. Per “Amore” potrebbe essere… A più more, no?-
-Zoro…-
-Mmh?-
-Lascia perdere ste menate e lascia fare a me…- lo zittisce con un nuovo bacio la rossa, riuscendo finalmente a far comparire sul volto di Zoro uno splendido sorriso innamorato.
   
 
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