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Autore: Tury    30/06/2011    3 recensioni
Storia ambientata nel cimitero delle Fontanelle di Napoli. Nonostante io non l'abbia mai visitato, mi ha sempre affascinato. Tutto ciò che troverete in questa storia è frutto di immaginazione, nulla di ciò è vero!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entro in quell’antro di morte. A circondarmi non vi sono bare o lapidi, solo teschi. Eccolo, il famoso Cimitero delle Fontanelle.

È la prima volta che vieni.

Mi volto verso la fonte della voce, una figura con una lunga tunica nera e il volto coperto da un cappuccio del medesimo colore. Brandisce una bastone nella mano destra, mentre l’altra è nascosta dietro la sua schiena.

Sì.

È la mia semplice risposta. Torno a guardarmi intorno, ma la figura incappucciata cattura di nuovo la mia attenzione. Muove pochi passi, lenti, stanchi. Cammina sulle teste di coloro che ora sono defunti. O forse spiriti.

Hai mai sentito parlare del momento sbagliato nel posto sbagliato?

Sì, tante volte.

Ne hai mai vissuto uno.

Che io ricordi no. Ma nel fato non ci credo.

Allora questa sarà la tua prima volta.


Lo guardo, incuriosita. Lui si ferma davanti a me, scrutandomi. Il suo volto è ancora ignoto alla mia vista.

Sai, sto per morire. Ma il Guardiano non può mai morire.

Non capisco ciò che dice né chiedo spiegazioni. Semplicemente resto in silenzio. Poi, improvvisamente, si toglie il cappuccio e mi mostra il suo volto. È un volto anziano, nonostante gli occhi vispi. Porta uno strano disegno che gli deturpa parte del viso.

Sai, il Guardiano non può e non deve mostrare il suo volto alle persone.

Allora perché tu l’hai mostrato a me?

Perché io sto per morire, ma il Guardiano non può morire. Io sono semplice carne, sono un semplice umano che ha messo al servizio degli spiriti la propria vita. Ma il Guardiano è un’essenza che non può mai cessare di esistere o l’equilibrio di questo luogo verrebbe rotto. E tu, sei capitata nel momento sbagliato nel posto sbagliato.

Vecchio, vuoi forse dire che mi accuseranno della tua morte? Andrò in prigione? È questa, la mia disgrazia?

Non ridere delle mie ammonizioni perché sì, vi è una prigione ad attenderti, ma non è una prigione fatta di sbarre.





Un rumore di passi rompe il silenzio spirituale di quel luogo mistico. La figura incappucciata scatta, rabbiosa, infastidita da quella frenesia vitale. Eppure, ne è sollevata. È l’ennesima scolaresca che fa visita a quel luogo, il luogo del delitto, il luogo dove è stata rinvenuta la salma di un vecchio di cui anche le carte avevano dimenticato l’esistenza. È il luogo dove mesi prima una ragazza ha fatto la sua misteriosa scomparsa. La figura incappucciata osserva quel vortice vitale dall’alto del suo trono, il bastone nella mano, un piede su di un teschio. Attende, attende che tutto finisca, così che il silenzio torni nella sua casa. Non sa quanto tempo sia passato, ma dopotutto, ha più senso parlare di tempo per lei? E così la sua attesa, lunga anni o forse solo un secondo, giunge al termine. E il silenzio torna a regnare, mentre le parole si spengono. Quelle umane, almeno. Il teschio di Sam scricchiola, si muove per poi rotolare a terra. La figura incappucciata lo guarda. E osserva, osserva l’anima uscire dalla sua dimora terrena e prendere le sembianze di ciò che fu in terra. Un ragazzo alto, i capelli lunghi che ricadono appena sulle spalle, gli occhi scuri che scrutano il Guardiano.

Cos’hai da guardare, Sam?

Sam. Un nome non comune all’Italia, ma soprattutto, non comune al Cimitero. Lì, sono custodite solo ossa italiane. Eppure, ha ancora senso parlare di nomi? Dopotutto, si tratta di spiriti.

Nulla. Solo sembri infastidita da loro.

Eppure se fosse?

Tu provieni da loro, ricordalo.


Il Guardiano lo osserva ma non parla. Immobile come una statua.

Hai perso la tua parte umana, Guardiano?

Non è dipeso da me.

C’è ancora chi ti cerca.

Si rassegnassero.

Il cuore umano non conosce rassegnazione. Nemmeno il suo, Guardiano.


Un rumore di passi interrompe il loro dialogare. Entrambi si voltano verso la fonte. Ma è il guardiano a muoversi. Cammina sui teschi di coloro che sono defunti, certamente spiriti, per poi piegarsi sulle ginocchia, il bastone dietro il collo, adagiato sulle spalle e le mani abbandonate su di esso.

Un’anima fresca. Non fai parte del gruppo che è venuto prima, dimmi, che vuoi?

La sua voce risuona stridula, quasi a deridere la dolce interlocutrice: una ragazza dai lunghi capelli.

Cerco un’amica.

Dice, in un sussurro, volgendosi a guardare la figura incappucciata.

E pretendi di trovarla tra i morti? Qui vi sono teschi molto antichi, ma se tu pensi di poterla trovare prego, cerca pure.

Chi io cerco non si trova tra i morti.

E dove allora?

Tra i vivi!


Lo guarda, quello strano individuo dal volto coperto. Lo guarda come se volesse sfidarlo. Come se non temesse nulla.

Chi è che tu cerchi.

Un’amica.


Ripete lei.

La ragazza scomparsa. Colei che sparì misteriosamente in seguito ad un furioso litigio.

Esattamente.


Continuava a fissarla con quella strana luce negli occhi.

E pensi che sia ancora viva?

Lo è. E ne ho avuto conferma. Potresti coprire il tuo volto in qualsiasi modo, ma saprei riconoscerti sempre.


Il Guardiano resta in silenzio, immobile, rigido. Solo una lacrima gli attraversa il viso. Sam si muove, silenzioso come solo uno spettro può esserlo.

Mi dispiace… sono qui per dirti questo.

Di nuovo la voce della ragazza. Di nuovo passi da parte di Sam. E il cappuccio cade, scoprendo il volto del Guardiano, quel volto deturpato da un disegno. E la voce calda e bassa del fantasma.

Dopotutto un cuore umano non sa cosa sia la rassegnazione.
  
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