30/06/2011
2 recensioni
Suddenly
È tutto così veloce. Così rapido.
Sta accadendo così, all’improvviso.
Non capisco che cosa stia succedendo.
Fra il nero della notte percepisco solo una grande luce.
Un paio di fari gialli accecanti riflessi nei miei occhi.
Riesco solamente a gridare. Non sono capace di fare nient’altro.
Un boato assordante diretto proprio verso di me.
Qualcosa è mirato verso la mia direzione.
Non capisco cosa possa essere...
Non ho via di scampo.
Un impulso improvviso mi suggerisce di aggrapparmi a Kevin seduto ancora con le mani sul volante.
Un auto grigia è conficcata nel mio sportello solo a pochi centimetri da me.
Un grido di paura. Di terrore.
È tutto sfuocato. Tutto così confuso e poco chiaro.
Non riesco a realizzare cosa sta veramente accadendo.
Il mio corpo e la mia mente non reagiscono.
Senza indugio, la voce scossa di mio fratello che chiede se va tutto bene, mi fa ritornare direttamente alla realtà.
Mi fa capire che, forse, va tutto bene.
C’è lui al mio fianco.
Posso stare tranquillo.
Sono al sicuro, avvinghiato tuttora a lui gemente.
Siamo INSIEME…
I NOSTRI respiri affannati risuonano nella Bmw, praticamente accartocciata, sulla quale siamo ancora a bordo.
Voglio che sia soltanto un sogno. Un brutto sogno dal quale ci si desta facilmente. Un brutto sogno che si interrompe.
Eppure sono sveglio…
Le mani e le gambe cominciano a tremare.
Il mio cuore pulsa senza sosta nel mio petto.
Improvvisamente non sento più la testa. Si fa man mano sempre più pesante. È come se andasse via. Come se mi abbandonasse.
Pare che qualcuno mi stia chiamando. Non riesco a capire chi o che cosa…
Poi tutto ad un tratto…
IL BUIO.
<< Joe! Joe! Fratellino va tutto bene? Che hai? Che cosa hai? Stai bene!? >>
Il pianto isterico di Kevin, mentre stringe la mia mano, riesce fortunatamente a svegliarmi.
Mi trovo all’interno di un ambulanza che si muove a tutta velocità, con le sirene che risuonano nella mia testa.
Come se fossero altre grida.
Secondi rimbombi.
Sono disteso sopra una barella e appoggiata alla mia bocca c’è una piccola mascherina per l’ossigeno.
Le mie braccia sono piene di aghi.
Respiro a fatica e tremo anche adesso.
C’è mia madre accanto a me. A poca distanza dal mio viso.
Piange, e stringe forte tra le sue mani una coroncina per recitare il rosario di colore nero.
Le sorrido appena, tenendo le palpebre socchiuse come per tranquillizzarla.
<< Sono qui… >> riesco a mala pena a parlare con un filo di voce.
I suoi occhi sono estremamente rossi e gonfi.
C’è riflessa la preoccupazione.
L’ansia.
Lo spavento da aver perso un figlio…
Provo a stringerle la mano.
<< Figlio mio… è solamente un miracolo… >> mi sussurra lei nell’orecchio dandomi un bacio sulla fronte.
Pochi istanti dopo mi riaddormento, fedelmente, nel momento in cui un infermiere mi trasporta fuori dall’ambulanza dirigendosi all’interno dell’ospedale.
Sono sereno. Calmo.
So che al mio fianco c’è LUI…
Tutto ciò che posso dirTI è un semplice “GRAZIE”.
Grazie, perché TU mi hai salvato.
Grazie perché in un solo secondo, mi hai fatto capire ciò che è veramente importante.
Grazie perché sono ancora qui e non sono lassù con TE…