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Autore: luceterea    30/06/2011    9 recensioni
La fatidica sera del ballo vista con gli occhi di Fersen .
Cosa sarebbe successo se il conte svedese non avesse riconosciuto subito Oscar?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui.
Partecipe dell’ennesimo ballo a Versailles.
Ancora un’altra serata passata all’insegna del divertimento e della spensieratezza.
Ed ancora una volta mi sento così fuori posto.
Perché mai come questa sera mi ritrovo con la mente affollata di così tanti pensieri…e non ho alcuna voglia di aprire le danze con una giovane dama aristocratica…
Nessuna voglia di dimenticare tra le braccia di un’altra quello che provo per Maria Antonietta.
E così me ne sto qui, appoggiato al muro, e sorseggio del delizioso vino bianco.
Sì, l’alcool è un’ottima amante per me questa sera.
Mi aggrappo al sottile calice di cristallo come se fosse la mia unica ancora di salvezza.
Come se ubriacarmi servisse a qualcosa.
Li sento ugualmente, i mormorii dei presenti sul mio conto.
Cosa dite Marchese?
“Eccolo lì, l’amante della regina. Si atteggia da padrone ora che ha conquistato il cuore di sua Maestà”
E voi, conte? Mi credete un galletto tronfio?
 
Ecco.
L’orchestra ha attaccato un minuetto.
Com’è dolce e allegra questa melodia…
Chiudo gli occhi e mi perdo tra le note.
Tra i sussurri dei violini…com’è bella questa musica.
 
Apro gli occhi.
E il mio cuore pare fermarsi…e la sinfonia svanire.
Tutti gli sguardi sono puntati verso l’ingresso.
Chi è appena entrato?
È un angelo quello che ho davanti a me, Signore?
Hai mandato uno dei tuoi cherubini dal cielo per punire la mia anima?
 
Il suo abito è bianco e fascia perfettamente il delicato ed esile corpo che contiene.
Quanta eleganza c’è in questa eterea figura, senza la minima ostentazione.
Si copre il volto con il ventaglio, ma i suoi occhi li posso vedere.
Sono blu, profondi e meravigliosi come l’oceano.
Non porta gioielli, ma i suoi capelli sono di puro oro, raccolti in una semplice treccia che le lascia scoperto il collo da cigno.
 
Dimentico i miei pensieri di poco fa.
Come mosso da una forza misteriosa, faccio un passo nella sua direzione.
Lei se ne accorge e mi penetra con il suo sguardo di ghiaccio.
Ma non sento freddo, quando i suoi occhi si posano su di me.
Anzi, un familiare calore si impadronisce del mio essere.
Abbassa il viso, si volta.
 
“Aspettate!”
Sento queste parole varcarmi le labbra, inaspettatamente.
Cosa mi succede?
Sento il bisogno di conoscere quella donna.
 
Lei si ferma e mi osserva, curiosa e, se non mi inganno, con una certa aspettativa nello sguardo.
 
Sono davanti a lei…e mi mancano le parole.
Così ci guardiamo l’un l’altra, in silenzio, per alcuni attimi.
Sembriamo non un uomo ed una donna ad una festa, ma due avversari che si studiano reciprocamente prima di un duello.
 
Finalmente riesco a dire “Mi..mi concedete questo ballo?”.
L’orchestra comincia a suonare un valzer, e lei annuisce.
 
Le porgo la mano e ci portiamo al centro della sala.
Gli occhi di tutti sono su di noi…ma a nessuno dei due importa.
 
Cominciamo a danzare, e lei pare una libellula tra le mie braccia, che volteggia con infinita grazia senza allontanarsi.
 
Avvicino maggiormente il suo corpo al mio.
Lei, dopo un istante di diffidenza, mi lascia fare.
 
Ecco. Ora i nostri corpi quasi aderiscono e la dolce fiamma del desiderio si accende in me.
Voglio saperne di più sul suo conto.
 
“Danzate meravigliosamente Mademoiselle. Posso conoscere il vostro nome?”
 
Lei sorride malinconicamente e scuote la testa, dopo l’ennesima piroetta.
Un ricciolo biondo le sfugge dall’acconciatura.
 
“Siete straniera? Non vi ho mai visto qui a corte”
 Annuisce.
 
“Già…anche io non sono francese…questa grande nazione mi ospita da fin troppo tempo. E credo che sia quasi arrivato, per me, il momento di far ritorno nella mia patria…la Svezia..”
 
Sento le sue mani stringersi maggiormente al mio corpo.
Alzo gli occhi, sorpreso, e trovo i suoi velati di sorpresa e dolore, come se quello che avevo appena detto avesse sortito dentro di lei un effetto devastante.
 
“Oh no, Mademoiselle, non fate del male al mio cuore con quell’espressione così triste…quello che ho detto vi ha sconvolta?”
 
Lei abbassa gli occhi.
Si allontana di scatto da me e corre fuori.
L’incanto della musica si spezza.
Ma io la inseguo.
 
La trovo seduta sul bordo della grande fontana, all’interno degli immensi giardini della reggia.
Prendo posto sulla fredda pietra, accanto a lei, che mi guarda sottecchi.
 
Mi chiedo perché non parli…sembra avere un disperato bisogno di sfogarsi, di far uscire dalla sua bocca il fiume di parole che, lo sento, le si affollano nella mente.
 
All’improvviso alza il volto e lo avvicina al mio.
Piano, con una sorta di innata diffidenza…pare un gatto che, quando si avvicina al gomitolo, prima di toccarlo, lo annusa…
 
Solo pochi centimetri ci separano…e sento sul viso il suo lieve respiro.
E le nostre labbra si incontrano dando vita ad un tenero bacio.
 
Ma cosa mi succede?
Sento una leggera fitta al cuore al pensiero della Regina.
La scaccio via.
Prendo il suo volto tra le mani e approfondisco il bacio.
 
Lei sussulta, ma poi si lascia completamente andare, persa nel suo desiderio.
 
Ma ben presto quel leggero contatto non ci basta più, e allora la guido verso la mia carrozza e ordino al cocchiere di partire.
 
**
 
Giungiamo a casa mia.
Lei non ha proferito parola per tutto il tragitto.
Ma questo la rende ancora più misteriosa ed interessante.
 
La guardo negli occhi. Ha uno sguardo fiero.
Io voglio lei e lei vuole me.
E allora la prendo per mano e la conduco nella mia stanza.
 
La sua pelle diafana scorre, vellutata, sotto le mie dita.
Si scioglie la treccia, e la sua chioma, finalmente libera, si svolge in setosi riccioli dorati.
 
Si muove timidamente, è un po’ spaesata.
Ma bellissima.
 
La attiro contro di me, le mie mani sulla sua schiena e le sue labbra nuovamente sulle mie.
 
Mi accarezza i capelli, mi posa le mani sul petto.
Le sfioro la pelle e lei rabbrividisce al mio tocco.
 
Ah, se solo sapessi il suo nome…
Lo sussurrerei come il più prezioso dei segreti, accompagnandolo con parole altrettanto dolci.
 
**
 
Siamo distesi sul mio letto; lei raggomitolata contro di me, con la chioma riversa sulla schiena.
Si è addormentata con un sorriso dolce e l’aria appagata.
Nel sonno si è coperta con il lenzuolo, come per inconscia pudicizia. 
 
Io invece sono sveglio, e mi beo del ricordo della notte appena trascorsa.
 
Sta sorgendo un nuovo giorno sulla Francia ed i raggi del sole novello si riflettono sull’oro dei suoi capelli, e fanno luce anche sugli avvenimenti della notte.
 
E, insieme alle prime luci dell’alba, mi colpisce anche la verità.
E capisco.
 
Quei capelli.
Quell’espressione fiera.
Quegli occhi d’oceano.
Quella pelle candida.
 
“Oscar”
Il mio è un sussurro, appena udibile.
 
Eppure lei apre gli occhi.
E nel suo sguardo ora scorgo sorpresa e un lampo di paura attraversa le sue iridi.
Rimane ferma, immobile mi guarda.
 
“Oscar, voi…”
Non sono capace di dire altro.
Nella mia testa solo la consapevolezza di aver fatto l’amore con la mia migliore amica, o meglio, il mio migliore amico.
 
Poi lo sento.
Un bisbiglio, la sua voce incrinata.
 
“Perdonatemi Fersen”.
 
L’angelo raccoglie in fretta le sue cose, ed esce dalla mia stanza.
 
Rimango a fissare quella porta chiusa, che lei aveva appena oltrepassato.
 
Di una cosa sono certo.
 
Questa notte vi ho amato con tutto me stesso, Oscar.

 
 
 
 
  
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