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Autore: Kary91    01/07/2011    10 recensioni
child!Tyler/Matt
“Non dirmelo…”
Tyler si fermò di fronte a Matt appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
Il ragazzino biondo annuì tristemente stropicciando con la mano il lembo di una comunissima polo verde.
“Mamma ha fatto un pasticcio con la lavatrice.”
Commentò consegnando all’amico i resti della sua maglietta preferita.
Tyler la esaminò con attenzione, sgranando gli occhi nell’individuare macchie di colore più chiaro all’altezza delle maniche.
“è diventata rosa!”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt Donovan, Tyler Lockwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'How far we've come.'
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Scritta per il TVG!Fest

Prompt sceltochild!Matt/child!Tyler  "Grazie." "Dovere. Sei il mio migliore amico, no?"

Spin-off della one-shot Let it Slide.

Buona lettura!

La maglietta di Chandler.

 

In effetti - si trovò a riflettere Matt - da bambino era stato un tipetto piuttosto allegro.

E non piangeva mai.

Quando sua madre aveva rovinato la maglietta autografata dal suo giocatore di football preferito(un regalo del sindaco Lockwood) si era messo a ridere, prendendo in giro la scarsa attitudine della donna alle faccende domestiche.

Da Let it slide.

 

Aggirarsi lungo i vialetti di Mystic Falls nei torridi pomeriggi estivi poteva risultare altamente pericoloso per gli adulti più irritabili della cittadina. C’era sempre la possibilità di venire colpiti in testa da un pallone da football, specialmente se ci si avvicinava troppo all’angolo fra Sewell Road e Wheat Street, un posticino niente male che i bambini avevano soprannominato “l’angolo dei campioni”. Era lì che i maschietti del quartiere trascorrevano gran parte delle loro giornate. Organizzavano tornei di rugby e si sfidavano in interminabili partite di calcio, intervallate dalla parola “pugno” quando un giocatore doveva allacciarsi la scarpa o dalle esclamazioni indignate dei bambini che la sorte aveva designato per andare a recuperare la palla fuori campo.

In quel particolare pomeriggio, un ragazzino dai capelli scuri e lo sguardo furbetto saettava fra gli avversari a gran velocità, in procinto di segnare il punto che li avrebbe portati alla vittoria.

“E Lockwood ce la fa!” dichiarò Marcus Fell fingendosi uno speaker professionista, mentre i bambini della squadra vincente si ammassavano per abbracciare il loro capitano.Tyler si lasciò stringere, asciugandosi il sudore della fronte con il dorso della mano.

“Bella prova, Ty!” si congratulò il quarterback della squadra avversaria, tendendogli la mano sporca di terriccio. Tyler la strinse con un sorriso di riconoscenza, la mano destra a sfiorare la stoffa della maglietta che indossava ormai praticamente tutti i pomeriggi. L’avrebbe tenuta anche la notte se solo sua madre gliel’avesse consentito. Ogni sera, puntualmente, Carol era costretta a sfilare di dosso la T-Shirt al figlioletto addormentato prima di gettarla in lavatrice, assieme ai panni dello stesso colore.

“Tu non puoi capite, mamma!” si lamentava il bambino la mattina successiva, accorgendosi di avere addosso la maglietta del pigiama. “Quella non è una maglia qualsiasi. Quella è una maglia autografata da Chris Chandler in persona! Il più mitico. Il migliore.”

Chris Chandler era il quarterback dei Falcons: fiore all’occhiello del Football in Atlanta,  la squadra del cuore di Tyler e del suo migliore amico Matt. Qualche settimana prima, Richard Lockwood aveva sorpreso i due bambini regalando a ciascuno di loro una maglietta autografata con un bel 12 stampato sulla schiena. E la firma era la sua, proprio la sua: Chris Chandler. Per Matt e Tyler quello era stato il giorno più bello della loro vita. Insomma, non capita tutti i giorni che dei bambini di quasi otto anni (non erano né sette né otto, Tyler si assicurava sempre di precisarlo) ricevano in regalo qualcosa di così speciale.

“Non me la toglierò mai!” aveva dichiarato Matt con gli occhi luccicanti per l’emozione, mentre come Tyler si affettava a sfilarsi la T-shirt che aveva addosso per sostituirla con la nuova. E in effetti, fu proprio così. Nel corso delle ultime due settimane i due ragazzini avevano fatto il possibile per indossare quella maglietta ogni volta che mettevano piede fuori casa, sfuggendo talvolta per un soffio alle ispezioni meticolose delle loro mamme .

I “gemelli Chandler”.  Così avevano incominciato a chiamarli gli altri bambini, ogni volta che i due migliori amici raggiungevano i compagni di gioco all’angolo tra la Sewell e la Wheat: l’angolo dei campioni. Con quelle magliette rosso fuoco e il numero 12 impresso sulla schiena, Matt Donovan e Tyler Lockwood sentivano di essere veramente imbattibili; probabilmente i migliori quarterback in circolazione sotto i 10 anni d’età. Ed era sicuramente merito dell’autografo di  Chandler.

Ehy Matt!” Tyler notò che il suo migliore amico gli stava correndo loro incontro e sventolò una mano nella sua direzione. “Matt, stiamo per cominciare la bella!”

Si accorse subito che c’era qualcosa che non quadrava in lui. Potevano essere le scarpe, le Superga nere dell’amico la cui tela si sfilacciava un po’ praticamente ad ogni tiro libero (Tyler era sicuro di conoscerne a memoria ogni buco, per via delle tante volte che si erano divertiti a contarli assieme).

Ma no, le scarpe erano a posto. E non erano nemmeno le guance rosse, talmente rosse che per un attimo, Tyler venne sorpreso da un interrogativo del tutto inverosimile: che Matt avesse pianto?

Ovviamente no, rifletté fra sé il ragazzino abbandonando il campo di gioco per correre incontro all’amico. Matt non piangeva mai. Un brivido di orrore gli attraversò la schiena nell’individuare finalmente il motivo per cui l’aspetto dell’amico gli era parso tanto insolito.

La maglia, la maglia di Chandler!

“Non dirmelo… Tyler si fermò di fronte a Matt appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Il ragazzino biondo annuì tristemente, stropicciando con la mano il lembo di una comunissima polo verde.

“Mamma ha fatto un pasticcio con la lavatrice.” commentò, consegnando all’amico i resti della sua maglietta preferita. Tyler la esaminò con attenzione, sgranando gli occhi nell’individuare macchie di colore più chiaro all’altezza delle maniche.

“è diventata rosa!” dichiarò apparentemente abbattuto, voltando la T-Shirt di schiena per verificare se la maglietta si fosse scolorita anche sul retro. Fu in quel momento che, osservando il numero dodici chiazzato di rosso, Tyler apprese la notizia peggiore di tutte.

“L’autografo di Chandler è scomparso!” esclamò con aria sconvolta avvicinando il tessuto agli occhi, nella speranza che la scritta si fosse solo attenuata.

“… Già.” Matt si sforzò di sorridere. “Avresti dovuto vedere la faccia di Vicki. La maggior parte dei vestiti che mamma aveva lasciato in lavatrice erano suoi e adesso sono tutti rovinati. Si è messa a strillare come una pazza.” raccontò arrampicandosi sul muretto. Tyler lo imitò in silenzio, continuando a osservare il punto della maglietta di Matt in cui solo fino a qualche ora prima spiccava vivido l’autografo di Chris Chandler.

“Mi dispiace Matt… mormorò con sincerità e un po’ di imbarazzo, non avendo idea di cosa dire per rincuorare l’amico. Sospirando, gli toccò una spalla e il ragazzino sorrise, riconoscente.

“Non fa niente, dai. Tanto è solo una maglietta.” commentò Matt dando una scrollata di spalle e mettendosi a guardare la partita.

Già…

Tyler si sforzò di dargli man forte, facendo picchiettare i tacchi delle sue scarpette da calcio contro il muretto.

“Mica è poi così preziosa… Era un’altra cosa se tua mamma ti distruggeva il fortino sull’albero. Allora lì sì che c’era da arrabbiarsi…

Matt annuì, tentando di apparire tranquillo. Tuttavia, Tyler non riuscì a evitare di individuare un velo di tristezza intrappolato fra gli occhi chiari dell’amico.

Certo, che quella maglietta era preziosa. Era stata fra le mani di Chris Chandler in persona. Lo stesso Chandler si era preso la briga di firmare quella stoffa rossa apposta per lui, per il suo amico Matt Donovan. Quando Matt e Tyler indossavano le loro magliette con il numero 12, accadeva qualcosa di strano e meraviglioso: improvvisamente il talento di Chandler si arrampicava nei loro corpi, spingendoli a giocare come mai avevano fatto in vita loro. Era magia. Pura magia. Con la maglietta di Chandler addosso, Tyler sapeva che nessun avversario era temibile. E sapeva anche che se fosse stata sua madre a rovinargli quella maglietta, probabilmente non le avrebbe rivolto la parola per giorni.

Per giorni? Macché. Non l’avrebbe nemmeno guardata per un anno intero. Tranne forse in quei rari momenti in cui aveva bisogno di spiccioli per comprare le figurine.

Eppure c’era dell’altro. Tyler se ne rese conto osservando gli occhi tristi di Matt che in quel momento si sforzavano di seguire la partita. Le sue mani ancora stringevano due lembi della maglietta che un tempo era stata il suo tesoro più prezioso – oltre al fortino sull’albero, ovviamente- .

Non era giusto, pensò Tyler. Se Carol Lockwood avesse rovinato la maglietta di suo figlio, la donna si sarebbe sicuramente assicurata di fare il possibile per recuperarne un’altra identica, a costo di doversi rivolgere a Richard – Tutto pur di accontentare Ty -.

Ma per Matt non funzionava così. Lui le sue cose doveva tenerle d’occhio con attenzione, perché sapeva che se avesse perso o rotto qualcosa, non sempre avrebbe potuto ottenerne una di ricambio.

Non importava quanto i suoi giochi fossero importanti o preziosi per lui. Nemmeno i capricci sarebbero serviti a qualcosa, e probabilmente era per quello che Matt non piangeva mai. Era tutta una questione di soldi, Tyler ormai era abbastanza grande da poterlo comprendere. Ma i suoi “quasi otto anni” non erano sufficienti per trovare risposta a un interrogativo che il bambino si poneva da tempo. Se lui, Tyler, era così ricco da potersi ricomprare le cose due volte (e ogni tanto addirittura tre), come mai molto spesso Matt non poteva permettersene nemmeno una?

Insomma, perché c’era tutta questa differenza tra di loro? Dopotutto lui e Matt erano praticamente identici: avevano la stessa età, erano alti uguali. E entrambi compravano i dolciumi allo stesso negozio, quello in fondo alla via dietro casa di Caroline.

Inoltre, fino a qualche ora prima, avevano persino due magliette uguali, firmate da Chris Chandler in persona. Non era giusto che Matt non potesse condividere le sue stesse fortune. Tyler scoccò un’ultima occhiata indecisa al ragazzino che gli sedeva vicino e si lasciò sfuggire un sospiro.

“Dai, tieni.” annunciò infine, portando entrambe le mani al colletto della sua T-Shirt. Matt distolse l’attenzione dalla partita e voltò il capo in direzione dell’amico che si stava sfilando la maglietta.

Quella maglietta.

“Che cosa?”

Matt scosse il capo contrariato, mentre le sue guance iniziavano a imporporarsi.

Ty…

 “Mettitela è grande come la tua, quindi ti va di sicuro.” il ragazzino si impuntò, abbandonandogli la maglia fra le mani.

Matt accarezzò con aria titubante la stoffa morbida (e di un rosso per nulla scolorito) della T-Shirt. Analizzò con il cuore che gli batteva forte la firma che spiccava in nero proprio sotto il colletto e scosse il capo ancora una volta.

“Ma Tyler non puoi

“Mettitela e basta.” ribattè seccamente Tyler, aiutandolo a sfilarsi la polo.  “Tanto a me quella maglia neanche piace più… aggiunse con aria noncurante, infilandosi la maglietta dell’amico.

Matt gli rivolse un’ultima occhiata incerta, mentre le sue braccia si infilavano meccanicamente nelle maniche della T-Shirt.

“Ne sei sicuro?” mormorò ancora: una famigliare sensazione di conforto lo avvolse nel momento esatto in cui la stoffa morbida della maglietta gli sfiorava la schiena.

Ma il potere del grande Chandler…

“Non mi serve il potere del grande Chandler. Sono il giocatore di football più in gamba del quartiere ormai. Fra quelli sotto i dieci anni, intendo.” dichiarò Tyler, sistemandosi il colletto e scivolando a terra con un balzo. “Adesso vedi!” annunciò con un sorriso scherzoso, indicando con un cenno del capo i compagni di gioco. Matt balzò a terra al suo fianco e si prese un attimo per lisciare con le mani il tessuto morbido della sua nuova T-Shirt.

“Grazie.” dichiarò infine con un sorriso sincero, chinando lo sguardo, un po’ in imbarazzo. Tyler gli circondò le spalle con un braccio.

“Dovere.” ribattè con aria decisa, sistemandosi fiero il colletto della polo verde di Matt. “Sei il mio migliore amico, no?” aggiunse, scoccandogli un’occhiata solenne mentre gli amici incominciavano a correre verso di loro.

Matt annuì con vigore, dimenticando all’istante la tristezza che lo aveva punzecchiato con prepotenza solo fino a qualche minuto prima.

“Sì.” Confermò, mentre un sorriso spontaneo correva a illuminargli il viso, contribuendo a portare alla luce il Matthew Donovan di sempre. Il Matthew Donovan che non piangeva mai. “Sì, lo sono.”

I due ragazzini scoppiarono a ridere, mentre circondati dai compagni di gioco, si avviavano a gran velocità in direzione del campo di gioco.

E mentre la gomitata scherzosa di Tyler gli pungolava un fianco, Matt si sorprese nel riflettere che forse, in fondo, aveva trovato qualcosa di ben più prezioso della sua maglietta autografata da Chris Chandler.

E no: non stava pensando alla sua casetta sull’albero.

 

Nota dell’autrice.

*papapa*

Quando pubblicai Let it slide, l’avevo detto che avevo in serbo qualcosina dedicata a questi due piccoli mascalzoni ed eccola qui. Mi è venuta fuori più lunga del previsto, ma come al solito, era prevedibile.

Piccola, ma essenziale postilla: devo dire che io di football americano non ci capisco una beata mazza. Chris Chandler esiste davvero ed è seriamente l’ex Quarterback degli Atlanta Falcons. Che centrano i Falcons con due pargoli che abitano in Virginia?  Mi direte voi. E avete ragione. Inizialmente mi sono confusa, perché TVD viene girato in Atlanta (Georgia) e ho fatto ricerche su wikipedia per trovare il quarterback dei Falcons all’epoca (fine anni ’90, inizio 2000). Solo in seguito mi sono resa conto di aver commesso una cavolata, in quanto nonostante sia girato in Georgia, TVD è ambientato in Virginia ed è normale che i bambini tifino per una squadra che rappresenti la loro zona. Ma non sono riuscita a trovare la squadra della Virginia che giocasse nella NLF (sicuramente c’è ma sono interdetta io) e così ho deciso di lasciar perdere. I Falcons comunque sono una squadrona quindi tutto sommato la cosa può anche andare.

Detto questo, baby Tyler mi era mancato e mi ha fatto piacere tornare a trattare con lui, perché si scrive praticamente da solo. Ho provato talvolta ad inserire anche nei momenti narrativi il suo punto di vista in maniera tale che molto spesso anche le descrizioni risultino adattate a un’ottica infantile.

Fuggo e vi abbandono. *l’asilo ormai è quasi pronto* 

Oh un’ultima cosa! Il riferimento alle scarpe sfilacciate di Matt: insomma, non è che cadano proprio a pezzi. Ma un bambino come Tyler abituato sempre ad avere tutto in ordine e alla moda, è normale che amplifichi un po’ le cose. E così un paio di scarpe semplicemente un po’ bucherellate diventano un autentico scempio a punto tale che lui e Matt si divertono a contare i mille buchi *la fantasia dei fanciullieh*

Un abbraccio

Laura

 

   
 
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