Scritta per il TVG!Fest
Prompt scelto: child!Matt/child!Tyler "Grazie." "Dovere. Sei
il mio migliore amico, no?"
Spin-off della one-shot Let
it Slide.
Buona lettura!
La maglietta di Chandler.
In effetti - si trovò a riflettere Matt - da bambino
era stato un tipetto piuttosto allegro.
E non piangeva mai.
Quando sua madre aveva rovinato la maglietta
autografata dal suo giocatore di football preferito(un
regalo del sindaco Lockwood) si era messo a ridere, prendendo in giro la scarsa
attitudine della donna alle faccende domestiche.
Da Let it slide.
Aggirarsi
lungo i vialetti di Mystic Falls nei torridi pomeriggi estivi poteva risultare altamente pericoloso per gli adulti più
irritabili della cittadina. C’era sempre la possibilità di venire colpiti
in testa da un pallone da football, specialmente se ci si avvicinava troppo
all’angolo fra Sewell Road e Wheat Street,
un posticino niente male che i bambini avevano soprannominato “l’angolo dei
campioni”. Era
lì che i maschietti del quartiere trascorrevano gran parte delle loro giornate.
Organizzavano tornei di rugby e si sfidavano in interminabili partite di calcio,
intervallate dalla parola “pugno” quando un giocatore doveva allacciarsi la
scarpa o dalle esclamazioni indignate dei bambini che la sorte aveva designato
per andare a recuperare la palla fuori campo.
In
quel particolare pomeriggio, un ragazzino dai capelli scuri e lo sguardo
furbetto saettava fra gli avversari a gran
velocità, in procinto di segnare il punto che li avrebbe portati alla vittoria.
“E
Lockwood ce la fa!” dichiarò Marcus Fell fingendosi uno speaker professionista,
mentre i bambini della squadra vincente si ammassavano per abbracciare il loro capitano.Tyler si lasciò
stringere, asciugandosi il sudore della fronte con il dorso della mano.
“Bella
prova, Ty!” si congratulò
il quarterback della squadra avversaria, tendendogli la mano sporca di
terriccio. Tyler la strinse con un sorriso di riconoscenza, la mano destra a
sfiorare la stoffa della maglietta che indossava ormai praticamente tutti
i pomeriggi. L’avrebbe
tenuta anche la notte se solo sua madre gliel’avesse consentito. Ogni
sera, puntualmente, Carol era costretta a sfilare di dosso la T-Shirt al
figlioletto addormentato prima di gettarla in lavatrice, assieme ai panni dello
stesso colore.
“Tu
non puoi capite, mamma!” si lamentava il bambino la mattina successiva,
accorgendosi di avere addosso la maglietta del pigiama. “Quella non è una
maglia qualsiasi. Quella è una maglia autografata da Chris Chandler in persona!
Il più mitico. Il migliore.”
Chris
Chandler era il quarterback dei Falcons: fiore all’occhiello del Football in
Atlanta, la squadra del cuore di Tyler e
del suo migliore amico Matt. Qualche settimana prima, Richard Lockwood aveva
sorpreso i due bambini regalando a ciascuno di loro una maglietta autografata
con un bel 12 stampato sulla schiena. E la firma era la
sua, proprio la sua: Chris Chandler. Per Matt e Tyler quello era stato il giorno più bello
della loro vita. Insomma,
non capita tutti i giorni che dei bambini di quasi otto anni (non erano né
sette né otto, Tyler si assicurava sempre di precisarlo) ricevano in regalo
qualcosa di così speciale.
“Non
me la toglierò mai!” aveva dichiarato Matt con gli occhi luccicanti per
l’emozione, mentre come Tyler si affettava a sfilarsi la T-shirt che aveva
addosso per sostituirla con la nuova. E in effetti, fu proprio così. Nel corso
delle ultime due settimane i due ragazzini avevano fatto il possibile per
indossare quella maglietta ogni volta che mettevano piede
fuori casa, sfuggendo talvolta per un soffio alle ispezioni meticolose delle
loro mamme .
I
“gemelli Chandler”. Così avevano incominciato a chiamarli gli altri
bambini, ogni volta che i due migliori amici raggiungevano i compagni di gioco
all’angolo tra la Sewell e la Wheat: l’angolo dei campioni. Con quelle magliette
rosso fuoco e il numero 12 impresso sulla
schiena, Matt Donovan e Tyler Lockwood sentivano di essere veramente
imbattibili; probabilmente i migliori quarterback in circolazione sotto i 10
anni d’età. Ed era sicuramente merito dell’autografo di Chandler.
“Ehy Matt!” Tyler notò che il suo migliore amico gli stava
correndo loro incontro e sventolò una mano nella sua direzione. “Matt, stiamo per
cominciare la bella!”
Si
accorse subito che c’era qualcosa che non quadrava in lui. Potevano essere le
scarpe, le Superga nere dell’amico la cui tela si sfilacciava un
po’ praticamente ad ogni tiro libero (Tyler era sicuro di conoscerne a memoria
ogni buco, per via delle tante volte che si erano divertiti a contarli assieme).
Ma no, le scarpe
erano a posto. E
non erano nemmeno le guance rosse, talmente rosse che per un attimo, Tyler venne sorpreso da un interrogativo del tutto
inverosimile: che Matt avesse pianto?
Ovviamente
no, rifletté fra sé il ragazzino abbandonando il campo di gioco per correre
incontro all’amico. Matt non piangeva mai. Un brivido di orrore gli attraversò la schiena
nell’individuare finalmente il motivo per cui l’aspetto dell’amico gli era
parso tanto insolito.
La
maglia, la maglia di Chandler!
“Non dirmelo…” Tyler si fermò di fronte a Matt appoggiando le mani
sulle ginocchia per riprendere fiato. Il ragazzino biondo annuì tristemente, stropicciando
con la mano il lembo di una comunissima polo verde.
“Mamma
ha fatto un pasticcio con la lavatrice.” commentò, consegnando all’amico i resti della sua
maglietta preferita. Tyler la esaminò con attenzione, sgranando gli occhi
nell’individuare macchie di colore più chiaro all’altezza delle maniche.
“è
diventata rosa!” dichiarò
apparentemente abbattuto, voltando la T-Shirt di schiena per verificare se la
maglietta si fosse scolorita anche sul retro. Fu in quel momento che, osservando il numero dodici
chiazzato di rosso, Tyler apprese la notizia peggiore di tutte.
“L’autografo
di Chandler è scomparso!” esclamò con aria sconvolta avvicinando il tessuto agli
occhi, nella speranza che la scritta si fosse solo attenuata.
“…
Già.” Matt
si sforzò di sorridere. “Avresti dovuto vedere la faccia di Vicki. La maggior
parte dei vestiti che mamma aveva lasciato in lavatrice erano suoi e adesso
sono tutti rovinati. Si è messa a strillare come una
pazza.” raccontò
arrampicandosi sul muretto. Tyler lo imitò in silenzio, continuando a
osservare il punto della maglietta di Matt in cui solo fino a qualche ora prima
spiccava vivido l’autografo di Chris Chandler.
“Mi
dispiace Matt…” mormorò con sincerità e un po’ di imbarazzo,
non avendo idea di cosa dire per rincuorare l’amico. Sospirando, gli toccò
una spalla e il ragazzino sorrise, riconoscente.
“Non
fa niente, dai. Tanto è solo una maglietta.” commentò Matt
dando una scrollata di spalle e mettendosi a guardare la partita.
“Già…”
Tyler
si sforzò di dargli man forte, facendo picchiettare i tacchi delle sue
scarpette da calcio contro il muretto.
“Mica
è poi così preziosa… Era un’altra cosa se tua mamma ti distruggeva il fortino sull’albero. Allora lì sì che c’era da arrabbiarsi…”
Matt
annuì, tentando di apparire tranquillo. Tuttavia, Tyler non riuscì a evitare di
individuare un velo di tristezza intrappolato fra gli occhi chiari dell’amico.
Certo,
che quella maglietta era preziosa. Era stata fra le mani di Chris Chandler in
persona. Lo stesso Chandler si era preso la briga di firmare quella stoffa
rossa apposta per lui, per il suo amico Matt Donovan. Quando Matt e Tyler
indossavano le loro magliette con il numero 12,
accadeva qualcosa di strano e meraviglioso: improvvisamente il talento di
Chandler si arrampicava nei loro corpi, spingendoli a giocare come mai avevano
fatto in vita loro. Era magia. Pura magia. Con la maglietta di Chandler addosso, Tyler sapeva che
nessun avversario era temibile. E sapeva anche che se fosse stata sua madre a
rovinargli quella maglietta, probabilmente non le avrebbe rivolto la parola per
giorni.
Per
giorni? Macché. Non l’avrebbe nemmeno guardata per un anno intero. Tranne forse in quei
rari momenti in cui aveva bisogno di spiccioli per comprare le figurine.
Eppure
c’era dell’altro. Tyler
se ne rese conto osservando gli occhi tristi di Matt che in quel momento si
sforzavano di seguire la partita. Le sue mani ancora stringevano due lembi
della maglietta che un tempo era stata il
suo tesoro più prezioso – oltre al fortino sull’albero, ovviamente- .
Non
era giusto, pensò Tyler. Se Carol Lockwood avesse rovinato la maglietta di suo
figlio, la donna si sarebbe sicuramente assicurata di fare il possibile per
recuperarne un’altra identica, a costo di doversi rivolgere a Richard – Tutto
pur di accontentare Ty -.
Ma per Matt non
funzionava così. Lui
le sue cose doveva tenerle d’occhio con
attenzione, perché sapeva che se avesse perso o rotto qualcosa, non sempre
avrebbe potuto ottenerne una di ricambio.
Non
importava quanto i suoi giochi fossero importanti o preziosi per lui. Nemmeno i
capricci sarebbero serviti a qualcosa, e probabilmente era per quello che Matt
non piangeva mai. Era
tutta una questione di soldi, Tyler ormai era abbastanza grande da poterlo
comprendere. Ma
i suoi “quasi otto anni” non erano sufficienti per trovare risposta a un
interrogativo che il bambino si poneva da tempo. Se lui, Tyler, era
così ricco da potersi ricomprare le cose due volte (e ogni tanto addirittura
tre), come mai molto spesso Matt non poteva permettersene nemmeno una?
Insomma,
perché c’era tutta questa differenza tra di loro? Dopotutto lui e Matt erano praticamente identici: avevano la stessa età, erano
alti uguali. E entrambi compravano i
dolciumi allo stesso negozio, quello in fondo alla via dietro casa di Caroline.
Inoltre,
fino a qualche ora prima, avevano persino due magliette uguali, firmate da
Chris Chandler in persona. Non era giusto che Matt non potesse condividere le sue
stesse fortune. Tyler scoccò un’ultima occhiata indecisa al ragazzino che gli
sedeva vicino e si lasciò sfuggire un sospiro.
“Dai,
tieni.” annunciò
infine, portando entrambe le mani al colletto della sua T-Shirt. Matt distolse
l’attenzione dalla partita e voltò il capo in direzione dell’amico che si stava
sfilando la maglietta.
Quella maglietta.
“Che
cosa?”
Matt
scosse il capo contrariato, mentre le sue guance iniziavano a imporporarsi.
“Ty…”
“Mettitela
è grande come la tua, quindi ti va di sicuro.” il ragazzino si impuntò,
abbandonandogli la maglia fra le mani.
Matt
accarezzò con aria titubante la stoffa morbida (e di un rosso per nulla
scolorito) della T-Shirt. Analizzò con il cuore che gli batteva forte la firma
che spiccava in nero proprio sotto il colletto e scosse il capo ancora una
volta.
“Ma
Tyler non puoi…”
“Mettitela
e basta.” ribattè seccamente Tyler, aiutandolo a sfilarsi la polo. “Tanto a me
quella maglia neanche piace più…” aggiunse con aria
noncurante, infilandosi la maglietta dell’amico.
Matt
gli rivolse un’ultima occhiata incerta, mentre le sue braccia si infilavano meccanicamente nelle maniche della
T-Shirt.
“Ne
sei sicuro?” mormorò
ancora: una famigliare sensazione di conforto lo avvolse nel momento esatto in
cui la stoffa morbida della maglietta gli sfiorava la schiena.
“Ma il potere del grande Chandler…”
“Non mi serve il potere del grande Chandler.
Sono il giocatore di football più in gamba del quartiere ormai. Fra quelli sotto i dieci anni, intendo.” dichiarò Tyler, sistemandosi
il colletto e scivolando a terra con un balzo. “Adesso vedi!” annunciò con un
sorriso scherzoso, indicando con un cenno del capo i compagni di gioco. Matt balzò a terra al
suo fianco e si prese un attimo per lisciare con le mani il tessuto morbido
della sua nuova T-Shirt.
“Grazie.” dichiarò infine con un
sorriso sincero, chinando lo sguardo, un po’ in imbarazzo. Tyler gli circondò le
spalle con un braccio.
“Dovere.” ribattè con aria decisa, sistemandosi fiero il
colletto della polo verde di Matt. “Sei il mio migliore
amico, no?” aggiunse,
scoccandogli un’occhiata solenne mentre gli amici incominciavano a correre
verso di loro.
Matt
annuì con vigore, dimenticando all’istante la tristezza che lo aveva
punzecchiato con prepotenza solo fino a qualche minuto prima.
“Sì.” Confermò, mentre un
sorriso spontaneo correva a illuminargli il viso, contribuendo a portare alla
luce il Matthew Donovan di sempre. Il
Matthew Donovan che non piangeva mai. “Sì, lo sono.”
I
due ragazzini scoppiarono a ridere, mentre circondati dai compagni di gioco, si
avviavano a gran velocità in direzione del campo di gioco.
E
mentre la gomitata scherzosa di Tyler gli pungolava un fianco, Matt si sorprese
nel riflettere che forse, in fondo, aveva trovato qualcosa di ben più prezioso
della sua maglietta autografata da Chris Chandler.
E
no: non stava pensando alla sua casetta sull’albero.
Nota
dell’autrice.
*papapa*
Quando
pubblicai Let it slide, l’avevo detto che avevo in serbo qualcosina dedicata a questi due piccoli mascalzoni ed
eccola qui. Mi è venuta fuori più lunga del previsto, ma come al solito, era prevedibile.
Piccola,
ma essenziale
postilla: devo dire che io di football americano non ci capisco una beata
mazza. Chris Chandler esiste davvero ed è seriamente l’ex Quarterback degli Atlanta Falcons. Che centrano i Falcons con due
pargoli che abitano in Virginia? Mi direte
voi. E avete ragione. Inizialmente mi sono confusa, perché TVD viene girato in Atlanta (Georgia) e ho fatto ricerche
su wikipedia per trovare il quarterback dei
Falcons all’epoca (fine anni ’90, inizio 2000). Solo in seguito mi sono resa
conto di aver commesso una cavolata, in quanto nonostante
sia girato in Georgia, TVD è ambientato in Virginia ed è normale che i bambini
tifino per una squadra che rappresenti la loro zona. Ma non sono riuscita a
trovare la squadra della Virginia che giocasse nella NLF (sicuramente c’è ma
sono interdetta io) e così ho deciso di lasciar perdere.
I Falcons comunque sono una squadrona quindi tutto sommato la cosa può anche andare.
Detto questo, baby
Tyler mi era mancato e mi ha fatto piacere tornare a trattare con lui, perché
si scrive praticamente da solo. Ho provato
talvolta ad inserire anche nei momenti
narrativi il suo punto di vista in maniera tale che molto spesso anche le
descrizioni risultino adattate a un’ottica infantile.
Fuggo e vi abbandono.
*l’asilo ormai è quasi pronto*
Oh un’ultima cosa! Il
riferimento alle scarpe sfilacciate di Matt: insomma, non è che cadano proprio a pezzi. Ma un bambino come Tyler abituato sempre ad avere tutto
in ordine e alla moda, è normale che amplifichi un po’ le cose. E così un paio
di scarpe semplicemente un po’ bucherellate diventano un autentico scempio a
punto tale che lui e Matt si divertono a contare i mille buchi *la fantasia dei fanciulli, eh*
Un abbraccio
Laura