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Autore: Temari    02/07/2011    3 recensioni
- "Si è costretto a fare quei pochi metri, a girare intorno alla casa, a fermarsi davanti a quella porta scorrevole ed ora, nuovamente, la mano si contrae mentre un vago dolore gli pulsa nel petto a ritmo col battito del suo cuore. Sale il gradino che lo separa dal pavimento in legno del corridoio e riduce la distanza fra sé e la porta, una leggera incertezza gli fa tremare appena le dita mentre chiude il pugno e bussa piano una volta... Quasi spera che non risponda nessuno e al contempo non può aspettare di vedere quel viso." -
3° classificata all' 'Uchihacest Contest' indetto da madychan, RuinNoYuki e Niebo
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Shisui Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti! =D
Allora... la storia che segue è stata scritta come 'sfida personale' e come tributo ad un personaggio di
Naruto che mi è sempre piaciuto, cioè Itachi - infatti questa è la mia prima Uchihacest (siete stati avvertiti).
La fic ha partecipato all' 'Uchihacest Contest'.

Disclaimer: mi appartiene solo ciò che scrivo.

Ja ne,
Temari





One Last Time, Together

 

This is a call out,
'Cause every time I fall down,
I reach out to you, and I'm losing all control now,
and my hazard signs are all out,
I'm asking you to show me what this life is all about.


[This is a Call - Thousand Foot Krutch]

 


        E' piena notte, la Luna che splende alta in cielo - non piena, ma solo un piccolo spicchio luminoso - e le nuvole non si vedono.
        Le strade del quartiere del Clan sono deserte a quell'ora, le ombre degli edifici e delle case si allungano al suo passaggio, sembra che lo seguano furtive per cercare di capire la sua meta, o per fermarlo. Non gliene importa. Se anche tutti i membri del Clan uscissero di casa per sbarrargli la strada, non sarebbero in grado di fermarlo.
        Non stasera.
        Nemmeno un ordine diretto dell'Hokage potrebbe farlo tornare indietro. Disobbedirebbe.
        Sì, proprio lui, per stasera - per poter raggiungere la sua meta - farebbe qualsiasi cosa. Ha bisogno di poter arrivare lì.

        Cammina piano, senza fretta, un passo davanti all'altro.
        Ad un tratto si ferma, alza lo sguardo da terra e lo fissa sulla casa in fondo alla strada, ora può finalmente vederla... Un'increspatura appena accennata si forma fra le sue sopracciglia; una mano si contrae involontariamente e non riesce a capire se sia per il desiderio di andare avanti o per la paura di andare avanti.
        Non è abituato ad avere paura. Non l'aveva mai sperimentata veramente... Non fino a quella mattina.
        Era stata una tortura proseguire la giornata come al solito, come se il suo mondo non avesse appena ricevuto l'avviso dell'imminente distruzione... Il pensiero di quello che doveva fare per assicurarsi di poter portare a termine gli ordini, onestamente, lo terrorizzava.
        E nonostante tutto nulla del tumulto che lo tormentava si mostrava al mondo. Era stato addestrato, era il migliore e questo era il suo ruolo—quanto si odiava nessuno poteva saperlo.
        Nessuno poteva vederlo.

        Si è costretto a fare quei pochi metri, a girare intorno alla casa, a fermarsi davanti a quella porta scorrevole ed ora, nuovamente, la mano si contrae mentre un vago dolore gli pulsa nel petto a ritmo col battito del suo cuore. Sale il gradino che lo separa dal pavimento in legno del corridoio e riduce la distanza fra sé e la porta, una leggera incertezza gli fa tremare appena le dita mentre chiude il pugno e bussa piano una volta... Quasi spera che non risponda nessuno e al contempo non può aspettare di vedere quel viso.
Il legno scivola senza fare rumore e la voce che stava aspettando gli giunge alle orecchie ovattata, come se il suo udito d'un tratto non funzionasse più a dovere.
        "... Itachi...?"
        Ha difficoltà a costringersi a rispondere - è certo che se dovesse aprire bocca, finirebbe per dire cose che devono rimanere segrete - ed il suo corpo sembra pesare come cemento.
        L'unica cosa che riesce a fare è stare lì in piedi, a fissare quegli occhi scuri che a loro volta lo guardano cercando di capire i pensieri che gli passano per la testa. Passano due minuti, forse di più, e nessuno dei due fa o dice nulla.
        Infine, una parola gli scappa di bocca ed è un sussurro quasi inaudibile. "Shisui..." Più a lungo fissa quel viso, più il dolore sordo e vago di prima si fa pungente ed intenso, tanto da diventare impossibile per lui ignorarlo ancora; senza che lui lo noti, la sua mano destra si solleva fino a poggiarsi sulla guancia candida di Shisui che si staglia contro l'oscurità della stanza dietro il ragazzo.

        I piedi seguono il movimento della mano e lo portano più vicino, così che i due ora sono a pochi centimetri di distanza.
        Respirare diventa difficile per Itachi, che sente l'odore di Shisui invadergli il naso: una fragranza familiare e confortante, che lo completa in modi che non saprebbe spiegare a parole; un odore che ha il potere di muovere il suo cuore che altrimenti stenterebbe a battere.
        Si ritrova ad abbandonare la fronte contro la clavicola di Shisui ed inspirare, ad abbandonare il suo corpo contro quello che lo ha sempre accolto in passato - come cugino, come amico, come confidente... Come amante, come quella parte di sé che gli è sempre mancata fin dalla nascita.
        "Itachi, cosa ti pende?"
        La voce di Shisui nasconde una nota di preoccupazione: non capisce cos'abbia quel ragazzo, il genio del Clan, quella notte; era un comportamento totalmente diverso dal solito, raramente era Itachi a cercare la sua compagnia data la sua riservatezza. "Qualcosa ti preoccupa. Puoi dirmelo, se vuoi, lo sai che sono qui per te."
        La mano che ancora è appoggiata alla guancia di Shisui si serra a pugno per fermare l'impercettibile tremore. Perché, fra tutti, è sempre lui a capire quando qualcosa non va?
        "Non posso." Il sussurro ha un che di disperato che però viene cancellato in fretta.
        Sente che Shisui sta per rispondergli, lo sente prendere fiato, ma prima che ne abbia l'occasione Itachi alza il viso e può vedere le parole svanire nel nulla mentre gli occhi scuri di Shisui si allargano dallo sgomento... Mai e poi mai ha visto un'espressione supplichevole passare sul volto di Itachi.
        Eppure è quello che vede.
        Itachi sa che Shisui non capisce il motivo del suo comportarsi così. Lo capisce a malapena lui stesso: l'unica nozione che gli è chiara è che ha fisicamente bisogno di stare con Shisui, e non si tratta di semplice passione o istinti repressi perché uno come lui non sarebbe mai schiavo di sentimenti tanto superficiali.
        E' qualcosa di più profondo, il solo modo che conosce per dire addio alla persona che ama.
        Ed è un amore molto diverso da quello per il villaggio o per sua madre e suo fratello.
        "Non dire nulla." Gli dice Itachi, quell'espressione scomparsa come un'orma sul bagnasciuga cancellata da un'onda. Si alza in punta di piedi per sopperire alla minima differenza in altezza e lo bacia appena sulle labbra. "Solo... sta' con me stanotte."
        Shisui stavolta non risponde, si limita ad indietreggiare, portando Itachi con sé e chiudendo la porta scorrevole, avvolgendo entrambi nell'oscurità di un mondo tutto loro; poi prende delicatamente fra le mani il viso inespressivo di Itachi e restituisce il bacio, accarezzandogli le labbra con la lingua fino a che Itachi si lascia andare e risponde allo stesso modo, infondendo in quello scambio tutto quello che era impossibilitato a dire a voce.

-x-


        L'alba arriva molto più in fretta di quanto avrebbe mai voluto.
        Sa che dovrebbe sbrigarsi ed andarsene... Se qualcuno dovesse scoprire lui e Shisui nello stesso letto, senza nulla addosso, sarebbe un problema non indifferente - benché a nessuno dei due importasse davvero qualcosa - eppure non riusciva a costringersi a fare un passo per uscire da quella stanza e sapeva perfettamente il motivo.
        Dopo mezz'ora passata ad osservare il volto calmo e rilassato di Shisui mentre dormiva senza sapere del destino che lo aspettava, finalmente si alza da sotto le coperte e si veste in silenzio, gli arti di nuovo pesanti come cemento.
        Posa le labbra su quelle di Shisui e gli appoggia una mano sul cuore, che sente battere forte sotto il palmo. "Ti amo." Gli sussurra, sebbene non possa sentirlo, e un dolore diverso e peggiore di quello della notte prima gli stringe per un secondo la gola. "Mi dispiace. Mi dispiace."

        Deglutisce pesantemente mentre cammina verso casa, incapace di fare altro se non forzarsi a continuare a camminare.
        Si disprezza per aver pensato di salvare Shisui, di scappare con lui e lasciare il villaggio senza guardare indietro; per aver pensato di disobbedire all'ordine dell'Hokage; per aver pensato di seguire Shisui nel buio subito dopo averlo ucciso...
        Si disprezza profondamente. In un modo che non ha mai sentito prima.

        Era ironico come uno come lui fosse chiamato 'genio'.
        In realtà, il suo non era che l'animo di un povero ragazzino egoista.





One last time, together di Temari!
con voti:

grammatica: 8,3
originalità: 6,7
attinenza al tema:10
caratterizzazione: 8,3
stile e lessico: 7,8
apprezzamento personale: 8,2

voto totale: 49,3
 


   
 
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