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Autore: Kricca    03/07/2011    1 recensioni
"Incredibile! Sono diventata iperprotettiva anche con te!
Con te, capisci?!
Mi lascio andare ad una piccola risata.
Ti rendi conto, quante cose sono cambiate?"
Spero di avervi incuriositi, buona lettura!
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti guardo, mentre sali le scale, tra gli altri ragazzi, senza accorgerti di me.

Ti osservo, aspettando che i tuoi occhi nocciola si posino su di me: sei bello.

Anche se Martina dice di no, è così.

Lo sai perché sostiene il contrario, dopotutto vi siete lasciati piuttosto malamente.

Però sei bello. Anche con le guance con quella pelle che sembra avere un’insegna al neon con su scritto “sì, sono un adolescente con gli ormoni in subbuglio”.

Mi dovrò ricordare di dirti che non devi mangiare schifezze, se no ti rovini…

Ma con quale autorità te lo posso dire? Non sono niente per te, non lo sono mai stata.

Adesso che non c’è neppure Martina a legarci, e nemmeno ci parliamo più.

Per quanto tu mi stessi simpatico, sono sua amica, e devo difendere lei e quello in cui crede di fronte agli altri.  

Anche se non sono d’accordo e lei lo sa.

Eppure sono dalla sua. Perciò tu eviti me e io evito te. Non che poi, alla fin fine, ci sia stato qualcosa da perdere.

Sono io che mi sono sempre fatta troppe fantasie.

Finalmente mi vedi, mi sorridi e in due falcate mi raggiungi.

Lo sai che sei stato il primo ragazzo veramente alto che ho incontrato nella mia vita?

Alto e allampanato, dovrei aggiungere.

<< Tutto bene?>> mi chiedi, ed io annuisco, sorridendo e lasciandoti passare.

 Non credo ti importi realmente la risposta che avrei dato; non te n’è mai importato, d’altra parte. Di me.

So benissimo che sei diretto verso le macchinette, dove speri di incontrare uno dei tuoi amici per scroccare qualche soldo. Tu ci riesci sempre.

Appoggio la schiena al muro, guardandoti con il sorriso mentre tenti di rimediare almeno venti centesimi da Giulio, per niente intenzionato a cedere.

Verrei lì e ti parlerei come se fossi tua madre. Incredibile! Sono diventata iperprotettiva anche con te!

Con te,capisci?!

Mi lascio andare ad una piccola risata.

Ti rendi conto, quante cose sono cambiate?

Un anno fa lottavo contro me stessa per dimenticarti.
 
Per cancellarti dalla mia mente.

(Per farti allontanare dal mio cuore)

Riderei ancora più forte, se non fossi nel corridoio di scuola, sovraffollato visto che è ricreazione, e tutti mi prenderebbero per una matta.
 
Mi piacevi sai? Mi piacevi tanto.
 
Sei stato il mio primo amore. Non corrisposto ovviamente.
 
Tu esteticamente sei sempre stato fuori dalla mia portata. Anche se sei uno zuccone di prima categoria.
 
Eppure io ci credevo, eri il mio sogno proibito, l’amore folle e irrazionale che tutte le ragazze prima o poi hanno. E io avevo scelto te.
 
Eri bello (e impossibile, aggiungerei ora), carismatico, bravissimo  nello sport che facevamo insieme.
 
Ti ricordi, quando giocavamo a pallavolo?
 
Sembra passato un secolo, sono ricordi che appartengono ad un’altra vita, come se non li avessi vissuti io.
 
Non era nemmeno un anno fa.
 
Eri il mio idolo in quello sport, ed è in palestra che mi sono innamorata infatuata di te.
 
Non ero innamorata. Non di te, almeno.
 
Come facevo ad essere innamorata di te, se nemmeno ti conoscevo?
 
Martina si avvicina a me, mangiucchiando distrattamente il suo pacchetto di kreacher. Ti ha visto perfettamente, e ti fissa con malcelato fastidio.
 
La cosa mi fa sorridere ancora di più.
 
Due scemi.

(Due scemi ma soprattutto due grandi orgogliosi.)

 
Lei è la mia migliore amica.
 
E tu…
 
E il bello è che per due anni ho creduto che anche tu potessi essere mio.
 
Inventavo e vivevo in un mondo parallelo dove le parole “tu ed io” potevano veramente funzionare e avere un senso.
 
Peccato che in quel bellissimo mondo paralleloio fossi alta dieci centimetri in più, avessi una fluente chioma castana e due occhi verdi che avrebbero fatto collassare anche il più figo della scuola.
 

(Che non eri nemmeno tu.)

 
Che scema che ero.
 
Sognavo l’amore, non te.
 
L’ho capito troppo tardi.
 
Sono riuscita a soffrire per te così a lungo che alla fine quasi non sapevo più perché  lo facevo, ed ero così arrabbiata con me stessa, che desideravo troppo dimenticarti.
 

(“Io e Te” non esisteva. Né su questo, né su un altro pianeta.)

 
Tuttavia, non mi sembrava possibile rinunciare ad una sofferenza così dolce-amara come quella di desiderarti da lontano, di osservarti in giro per la scuola, non potevo rinunciare alle gambe molli quando ti vedevo, o all’imbarazzo di essere vicina a te da sola, ai mille sguardi abbassati per paura di incrociare i tuoi occhi furbi.
 
Non potevo rinunciare all’aspettarti la mattina, a cercarti con lo sguardo, a riconoscerti e a sorridere mentalmente pensando: “Quella felpa giallo evidenziatore è assurda, solo tu potevi comprarla.”
 
-Ti ha salutata?- mi chiede Martina, mettendosi di spalle, appositamente per non vederti.

- Sì. – rispondo laconica, guardandoti oltre la sua spalla.

Martina non risponde, immersa nei suoi pensieri. Probabilmente sta pensando al duecentosettantaseiesimo modo per ucciderti con lentezza e crudeltà.

Lo so. Lo sappiamo. E’ fatta così.

E ci è sempre andato bene. A me e a te. Cavoli se ti piaceva. Ti faceva impazzire. Il suo gioco ti faceva impazzire.

Lo so, siete fatti così, al contrario della sottoscritta. Voi giocavate, io facevo sul serio.

                                                                                                                                                     (Facevo sul serio? Sì, Sognavo.)

Infatti mentre io sognavo ad occhi aperti la mia meravigliosa storia d’amore con te, il mondo girava vorticosamente e succedevano cose, per gioco, che nemmeno potevo immaginare

O forse non volevo.

Non immaginavo che a te piacesse lei.

Ora, con la mente lucida, capisco che le poche volte che parlavamo, probabilmente, lo facevi per avvicinarti a lei.

(O forse no. Dopotutto, non sono una cattiva amica.)

Ed è buffo, perché a realizzare questo fino all’anno scorso mi sarei messa a piangere, frustrata e abbattuta, mentre adesso, mentre ti vedo ridere come uno sbruffone e usare i trenta centesimi scroccati, mi viene da ridere anche a me.

Giuro! Mi viene da ridere.

(D’altra parte la tua risata è sempre stata contagiosa)

Masochista come sono, mi dico di aver sbagliato, ma alla fine non sono poi così tanto pentita.

Sono cresciuta, grazie a te. Anche se non ne sei nemmeno consapevole.

Perché il bello è che di tutta questa storia, tu non sai niente.

Alla fine ero addirittura contenta che ti fossi messo con lei!

Ricordo ancora l’euforia. Ero più contenta quando ho saputo che vi eravate messi insieme che quando ho baciato io per la prima volta un ragazzo!

Eppure, cavoli quanto mi avete fatto soffrire.

Che poi, non è stata colpa tua. E’ stata tutta colpa mia. E di Martina, che per proteggermi mi ha illusa quando avrebbe dovuto dirmi tutta la verità.

Ma va bene così.

Ormai è tutto un ricordo sbiadito, confuso a molti altri.

Tanto che, a volte, mi sembra di non riconoscerti. Certo, sei cambiato moltissimo, sei irriconoscibile dall’anno scorso, ma è come se fossi legata a te, senza saperne il motivo.

(Conosco solo il ricordo di te.)

Mi ritrovo a volerti bene come ad un fratello, cosa assurda, ma unico tipo di affetto che nutro nei tuoi confronti.

E’ stato bello avere la tua sagoma nei miei sogni.

E una parte di me ti ringrazia di questo.

O forse sto semplicemente ringraziando me stessa.

(Masochista.)
 

Bello e altrettanto finito.

Incredibile, ma ne sono uscita, completamente. Eri come una droga.

E per quanto mi manchi quella sensazione che mi dava soffrire per te…

Sto bene, veramente.

Sono felice.

(Anche senza te di te.)

 
Dopo aver scroccato a sufficienza per oggi, credo te ne sia reso conto, ti allontani dalla macchinetta tutto baldanzoso, senza salutarmi questa volta.

Con la coda dell’occhio tu e Martina vi incenerite, come se non foste stati insieme e te ne vai.

Lo so, per voi quelle tre settimane insieme non sono significate nulla.

E, incredibilmente, mi sta bene.

Ti ricorderò per sempre, anzi, io e Martina ti ricorderemo.

Probabilmente non saranno le stesse cose, ma non importa: tu per me sarai sempre quella sagoma che piano piano si andrà a sbiadire nel corso degli anni che spiccava il volo e schiacciava un pallone a tre centimentri dalla linea di fondo del campo avversario, o che si buttava a terra pur di salvare la palla e riuscendo, magari, con il nostro aiuto, a fare anche punto.

Sarai sempre alto e allampanato, nei miei ricordi. E tremendamente, completamente scemo.

Non ho rimpianti.

Adesso, mi basta.

Sorrido, perchè sto benissimo così.
  
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