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Autore: Oxis    03/07/2011    2 recensioni
Ho scritto questa storia immaginando tutte le cose pił brutte che potevo.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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E a volte mi ritrovo a pensare, senza averlo voluto, cosa farei se tu dovessi lasciarmi? Se dovessi... lasciarmi davvero, senza piu' tornare indietro. Se dovessi lasciarmi, pur amandomi, in un posto dove io non ti potrei mai raggiungere in questa vita? Cosa farei? Cosa farei...

Impazzirei. Ma cosa vuol dire impazzire? Vuol dire essere travolti da un ciclone di dolore, tutto insieme, un fiotto inarrestabile, terribile dolore. Mi spezzerebbe le ossa, i capelli, la pelle, il cuore, il cervello.

Non sentirei altro che buio intorno a me, un terrificante, distruttivo buio, il vuoto assoluto, incolmabile.

La disperazione assoluta, piu' totale, senza possibilita' di fuga, senza via di scampo.

Mi prenderebbe la gola, gli organi interni, fino a diventare dolore fisico, un assurdo dolore che mi parte dalle tempie, mi inonda il corpo e lo fa rintronare, sempre piu' forte, mi attanaglia il cuore e lo fa rimpicciolire, perche' ormai tutti i miei sentimenti, emozioni ne sarebbero usciti.

Non riuscirei a piangere, perche' le lacrime non esisterebbero piu', troppo dolci per reggere un dolore cosi' forte, troppo deboli per rendere giustizia alla tua assenza.


Sarebbe la falce del boia, che frusta l'aria, schiaffeggiandola e si abbatte su di me, la gente intorno che inneggia alla morte. Volti scuri, tetri, senza traccia di allegria. Solo una gioia folle all'idea della morte. Si staglia nel cielo coperto di piombo e cade pesante sul mio collo. Una, due, dieci, cento, mille volte. Incandescente, mi incide la pelle, mi prosciuga del sangue, mi gira la testa, mi fa vomitare.


Sarebbe un pugnale, appoggiato sul cuore, che si insinua lento fra le maglie dei miei abiti, li strappa piano, delicatamente, e incide la pelle dolcemente, poche gocce di sangue, poi sempre di piu', un fiotto rosso, spaventoso, la lama tagliente dentro di me, nel mio petto, recide i muscoli, spezza le ossa, lacera i polmoni, sempre piĆ¹' profonda, costringendomi a guardare il lago dentro a cui sto annegando, mi trapassa, da parte a parte, cado, o forse ho solo pensato di cadere, e sento il mio corpo spezzato, mutilato, inguardabile, che non mi appartiene piu'.


Sarebbe l'acqua dell'oceano che mi trascina sul fondo, la luce della superficie sempre piu' irraggiungibile, fioca, che si beffa di me, la morsa ai polmoni, affamati di ossigeno, che si contraggono, senza controllo, disperati, bisognosi di aria che non posso piu' dargli. La vista mi si appanna, diventa nera, non riesco a muovere il mio corpo, non so dove sono, mille immagini scoppiano nella mia mente, la luce, dov'e' la luce, non c'e', non esiste piu'.

Solo il buio mi circonda, infinito, invincibile, i miei polmoni che lottano, le mie labbra che soffrono, e poi, si aprono lasciano entrare l'acqua che inonda la mia bocca, la trachea e mi accorgo che sono morta.


Sarebbe una macchina davanti a me, in mezzo alla strada, lontana, lontana, un puntino scuro che diventa una bomba che scoppia, senza che io me ne accorgo, mi ritrovo distesa sull'asfalto caldo che mi brucia la pelle e io non so piu' niente. Solo un colpo, veloce, al mio corpo, un battito di ciglia, la mia mano che si chiude ad artiglio su se stessa e non capisco perche', vedo solo grigio, sento solo caldo, mi dovro' lavare la guancia che aderisce al terreno, che schifo. QualcunoĀ  grida e io vorrei dirgli che sto bene, non sento male, vedo gente accanto a me adesso, forse sto sorridendo, si portano le mani alla bocca, inorriditi, vedo l'orrore nei loro occhi, molti si voltano, conati di vomito, urlano, ma perche', io sto bene, non urlate... e il grigio diventa nero.


Sarebbe una mano che ti afferra da dietro, mentre cammino tranquilla nella sera d'estate per andare dai miei amici, mi tappa la bocca e un altro braccio che mi stringe, senza delicatezza, senza riguardo, solo con forza e violenza, mi sento soffocare, voglio svincolarmi dalla presa ma non ci riesco, quelle mani forti e sporche mi tengono stretta, mi trascinano via, non so dove, non riesco a vedere, altre mani mi afferrano, violente come le prime, in ogni parte del mio corpo, sento altri corpi contro il mio, e io penso solo a una cosa, un unico pensiero mi lampeggia nella mente, acido, cattivo, disperato... dopo questa sera, se sopravvivero', non saro' piu' una bambina.


Sarebbe una raffica di vento che mi sputa in faccia, mi fa traballare, mi avvolge e mi spinge, non so a cosa aggrapparmi, non sento piu' il terreno sotto i miei piedi, vedo il vuoto, intorno a me, vuoto dentro di me, il mio cuore perde decine di battiti, i miei polmoni si accartocciano, rigettando l'aria che avevano dentro, sto soffocando, i palazzi intorno, sfrecciano in alto, sempre piu' in alto, cosi' in alto che non vedo piu' la cima, da dove un attimo prima stavo guardando la citta' piena di luci, vedo qualcosa, sempre piu' vicino e poi sento la mia testa spaccarsi, il mio corpo esplodere, e poi solo nero.


Un soffio di vento, dolce, che mi prosciuga di tutta la mia essenza.

   
 
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