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Autore: gaccia    03/07/2011    7 recensioni
Isabella, ricca e potente, proprietaria delle Industrie Explosion di Boston se la vedrà con Edward, testardo e indomabile responsabile dell'azienda vinicola di famiglia a Sonoma. Un detto latino recitava In Vino Veritas (nel vino la verità) leggete se è vero
Genere: Generale, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Primo pezzo di nuova fiction sul vino, che non bevo e praticamente non conosco, quindi sarà una bella sfida.

Il vino comunque sarà un protagonista silenzioso: la parola l’avranno i protagonisti che si affronteranno per una sfida di alta finanza e non solo.

 

In questa storia non ci saranno pensieri e fatti raccontati in prima persona, infatti sarà tutto raccontato da me (cioè in terza persona) che come una pessima pettegola, racconterò tutti i pensieri, i  sentimenti e i più infimi segreti dei nostri eterni beniamini .

 

Come è giusto dichiaro che i personaggi sono di proprietà della signora Stephenie Meyer, mentre i fatti sono miei, e non è un racconto scritto con fini di lucro.

Vi lascio il primo capitolo e ci sentiamo in fondo con il mio angolino e…

Buona lettura

---ooOoo---

 

Ricordava ancora, con vero fastidio ed imbarazzo, la sua prima riunione del consiglio di amministrazione delle industrie Explosion di Boston.

Isabella Marie Swan, ereditiera, ventiquattrenne, che non sapeva nulla di alta finanza se non quello che aveva studiato all’università e al master, che doveva cavarsela con una dozzina di caimani che sicuramente le avrebbero fatto il contropelo.

 

Non poteva certo mandare degli accidenti in paradiso, dove i suoi amati genitori erano sicuramente andati dopo l’incidente al jet privato che li aveva spazzati via dalla terra e dalla vita dell’adorata figlia. Ma accidenti! Suo padre avrebbe dovuto prepararla meglio e non farle frequentare qualsiasi tipo di festa.

“Ti devi divertire Isabella! Sei ancora giovane!”.

 

Una cosa però Isabella l’aveva imparata: circondarsi di persone fidate e capaci, e nessuno rispecchiava di più questo stereotipo che il suo amico di infanzia Emmett McCharty, il figlio della domestica che l’aveva allevata, e che era diventato un valente e temibile avvocato.

Quel giorno aveva anche assunto un assistente personale, dopo aver vagliato numerosi curriculum era arrivato al suo: Jacob Black, ottima università, ottimi voti, ottimo master in finanza ed amministrazione, ottimo primo impiego come assistente del vicedirettore di una catena di agenzie di viaggio. Insomma ottimo, anche nell’aspetto.

 

Appena entrata nell’arena, accompagnata da Jacob ed Emmett, le erano caduti i fogli con le presentazioni dell’ultimo bilancio e le proiezioni trimestrali. Nessuno dei presenti si era minimamente mosso e lei, aiutata solo da Jacob, aveva iniziato a raccogliere tutto il materiale.

Avevano messo tutto sulla enorme tavola per le riunioni, e Isabella, schiarendosi la voce, aveva iniziato a parlare. Nessuno però sembrava ascoltarla.

Jacob, intenerito dalla scena, aveva preso i documenti e con voce stentorea aveva iniziato a presentare tutto il materiale, che era davvero ottimo sotto ogni aspetto. Isabella passava i fogli che Jacob illustrava al consiglio. Le poche obiezioni vennero messe a tacere direttamente da Jacob o da Emmett e solo in un caso fu necessario l’intervento di Isabella.

 

“Ma lei chi è?” chiese infine un attempato consigliere.

“Il nuovo amministratore delegato, Jacob Black!” rispose Isabella ancora prima che qualcuno potesse intervenire.

Scoppiò un putiferio ma Emmett zittì tutti con una semplice constatazione “Isabella ha la maggioranza azionaria e può nominare chi vuole!”

 

Una cosa però nessuno aveva intuito: il piano sibillino che la mente di Isabella aveva partorito nello stesso istante in cui si era resa conto che Jacob aveva il carisma adatto per essere il front man dell’azienda di famiglia. Era riuscito a incantare il consiglio di amministrazione senza alcuno sforzo e, finché lei stessa non avesse avuto la stessa capacità, per il bene dell’impresa, avrebbe lavorato dietro le quinte.

 

Quando tornarono nell’ufficio dell’amministratore delegato Jacob, si sedette direttamente alla poltrona presidenziale con un sorriso smagliante.

“Ehm, ehm!” iniziò Isabella “Jacob … “.

“Chiamami pure Jake” disse accondiscendente come ad avere a che fare con una adolescente timida ed insicura.

Isabella incrociò le braccia sotto il seno e socchiuse gli occhi con fare bellicoso, mentre Emmett iniziava a sogghignare pregustando la tempesta in arrivo.

“Jake! Togliti immediatamente dalla MIA scrivania!” Isabella aveva usato un tono basso e calmo ma talmente freddo da congelare un cerino acceso.

“Ma … Tu hai detto … Io sono l’amministratore delegato … mi hai nominato tu”.

“Di fronte al mondo tu sarai l’amministratore delegato, rilascerai interviste, farai sorrisi smaglianti eccetera. Qui dentro, ed in realtà, tu sarai il mio assistente personale, lavorerai al mio fianco mentre IO dirigerò attivamente le Mie industrie … ” la ragazza iniziò a rilasciare un sorrisetto soddisfatto al lento sbiancamento facciale di Jake.

“Oh, Jake … tra i tuoi compiti ci sarà anche il portarmi il caffè! Se questo patto, definiamolo pure segreto, non ti soddisfa, quella è la porta: te ne puoi andare in questo istante” suo padre sarebbe stato orgoglioso di lei, esattamente come lo era Emmett in questo momento che la guardava ammirato.

 

Dopo un paio di minuti in cui tutti i presenti stavano facendo girare le proprie rotelline celebrali, Jacob Blake proruppe in una sonora risata che finì in una specie di latrato.

“Troppo bello per essere vero! Ok signorina Swan. Mi sta bene. Ovviamente il mio stipendio dovrà essere adeguato a questo nuovo status. E non dovranno esserci interferenze sulla mia vita privata” cominciò ad elencare condizioni.

“Chiamami Isabella oppure Bella, come ti pare. Lo stipendio sarà adeguato, non faraonico, e riguardo alla tua vita privata, basta che non ti prostituisci, poi puoi fare quel che vuoi. È la tua vita pubblica che mi interessa. Dovrai mantenerla immacolata come una camicia appena uscita dalla lavanderia, Intesi?” Isabella stava ordinando.

“Emmett, pensa a un contratto che rispecchi gli accordi e un sistema perché quando si firmino i contratti risulti anche la mia firma, altrimenti non sarebbero validi. Questo contratto dovrà essere mantenuto segreto, in caso di violazione, tu Jake ti ritroverai senza lavoro e con una bella causa legale sul collo. Tutto chiaro ragazzi?”.

La nuova vita di Isabella era iniziata.

 

A 4000 chilometri di distanza invece …

 

Il caldo vicino a Sonoma era insopportabile in quel momento.

Neanche nel fresco studio di Carlisle Cullen, nella casa centenaria di famiglia, si riusciva a stare senza che fastidiose goccioline scivolassero sulla schiena. E questo irritava ancora di più rispetto alla discussione, di per sé già accesa.

 

“Tu vuoi che mi occupi dell’azienda giusto?” chiese ancora Edward a suo padre.

“Edward! Sai benissimo che con le condizioni del mio cuore non posso fare altrimenti che chiedertelo!” rispose sommesso il capofamiglia appoggiandosi allo schienale della poltrona di pelle antica.

“Già da un anno ho messo la mia laurea in un cassetto con i miei sogni per questa azienda e adesso tu mi dici che devo rinunciarci per sempre!” sbatté il palmo della mano sulla scrivania imponente.

“Non ho nessun altro a cui rivolgermi!” alzò la voce Carlisle

“Certo! Non sia mai disturbare sua maestà Alice la principessina di papà! Tanto c’è sempre lo scemo del villaggio che risolve i problemi!”

“Non essere ingiusto Edward!” intervenne sua madre Esme, mentre con una mano cercava di calmare il marito prima che gli venisse un nuovo attacco.

 

“Ok! Accetto! Per la famiglia! Ma avrò il controllo finanziario totale, visto che il caro zio Marcus prima di tirare le cuoia ha sperperato tutti nostri fondi!” anche lo zio da morto gli metteva i bastoni tra le ruote della sua vita.

“Tu papà potrai consigliare sulla produzione del vino, ma nulla di più. Queste sono le mie condizioni. In caso contrario uscirò da questa casa senza rimpianti e non tornerò più”.

Carlisle sembrò pensarci mentre Alice rimaneva seduta sul divano con il capo chino e le mani sul grembo. Non voleva intervenire, avrebbe fatto arrabbiare ancora di più Edward.

Lei era ancora giovane, andava al college e non sapeva della situazione finanziaria dell’azienda.

“Ok! Accetto le tue condizioni!” sospirò Carlisle: lasciava il comando della vigna a suo figlio dopo oltre trenta anni di lotte, dopo averla ereditata da suo nonno. Ora era stanco e malato.

“Qui fuori ci sono Jasper Hale, un mio amico del liceo, esperto agronomo, ci sarà utile nell’azienda, e Rosalie Hale sua sorella avvocato. Li ho assunti. Domani andremo in banca per l’ipoteca sulle terre, perché abbiamo bisogno di fondi” disse Edward con tono autoritario. Sapeva che si era appena assunto una grossa responsabilità ma la sua famiglia era tutto per lui, e doveva salvare il patrimonio di quattro generazioni di Cullen.

“Potremmo ipotecare anche la casa” propose Esme

“No! La casa e la dependance sono intestate a te per proteggerle e se anche andremo falliti quelle non si devono toccare, o me ne vado, come ho detto prima!” non poteva permetterlo quelle erano la sua casa, dove era nato e per nulla al mondo avrebbe permesso a chiunque di portargliele via.

Esme sospirò ma annuì.

Edward si voltò per andare verso la porta, poi ci ripensò e tornò al divano dove sua sorella ancora non alzava la faccia.

“Vieni con me Alice” disse dolcemente tendendo la mano. Non era mai stato cattivo o geloso di sua sorella, ma non aveva mai sopportato la diversità di trattamento che gli aveva sempre riservato suo padre: lui figlio maschio destinato alla tenuta per dovere di nascita, lei figlia femmina coccolata e vezzeggiata come un fiorellino, destinata ad essere amorevole moglie e madre ma guai a sporcarsi le mani. Criteri giurassici!

 

Nessuno dei due fratelli era così: Edward, introverso appassionato di elettronica, felice di restare dietro una scrivania mal sopportava il periodo della vendemmia, Alice spensierata iperattiva, adorava la campagna, amava i colori, aveva una fantasia sfrenata e non tollerava restare chiusa in quattro mura. Che scherzi crudeli fa il destino.

 

I fratelli uscirono dallo studio e si diressero verso la veranda dove i fratelli Hale aspettavano.

“Allora? Come è andata?” chiese Rosalie impaziente.

“Sono il capo! E voi mi dovete il giusto rispetto come miei sottoposti” rispose Edward sorridendo

“Scordatelo Ed. Ti mettevo KO a scuola, fuori da scuola, e con le ragazze. Non sarò mai sottoposto a te!” rispose fiero Jasper

“Collaboratori allora?” propose Alice.

“Collaboratori!” confermarono Edward e Jasper stringendosi la mano mentre Rosalie sorrideva felice con Alice.

“Domani andremo in banca per l’ipoteca. E che il Signore ce la mandi buona!” sospirò il  nuovo capo.

La nuova vita di Edward era iniziata.

 

---ooOoo---

Angolino mio:

Sono tutta presa dall’altra fic. Sakura, quindi non ho molto tempo per questa. Chiedo quindi la vostra opinione su questo sfogo che mi è uscito di getto (e dopo qualche altra parola si è esaurito) Mi ci devo impegnare?  O lascio perdere chiudendo il tutto nel prossimo capitolo? (mai lasciare le fic. senza la parola FINE mi fa arrabbiare)

Attendo vostre notizie … Numerose …

baciotti

 

  
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