Fandom: Pretty Little Liars
Timeline: Primo incontro di Emily e Toby dopo che lui è
stato messo agli arresti domiciliari.
Challenge/Prompt:
- PLL!Fest
- prompt Emily/Toby
– Sotto il portico di casa
Note
iniziali: Questa è la primissima volta che partecipo
ad un’iniziativa come il PLL!Fest, cosa che mi mette
un po’ di ansia, lo ammetto xD ho deciso di iniziare
con la mia coppia preferita e, beh, questo è stato il risultato J
Disclaimer: Personaggi e luoghi non mi appartengono,
ovviamente: se mi appartenessero probabilmente non sarei qui ;)
Semplicemente noi
È strano camminare lungo questo vialetto, dopo tutto quello che è
successo. Dopo la morte di Alison, dopo l’incidente di Jenna… questa casa è
piena di spettri, di ricordi che vorrei solo cancellare, di situazioni che
vorrei non aver mai vissuto. Eppure lo vedo lì, seduto sotto il portico, i
gomiti poggiati sulle gambe e lo sguardo su di me, e i miei piedi si muovono da
soli nella sua direzione.
-Sei sicura
di volerti avvicinare così tanto?- domanda Toby, scrutandomi con quei suoi
occhi azzurri che non riesco a ignorare –Potrei aggredirti.-
Mi mordo il
labbro, imbarazzata –Mi dispiace per quello che è successo. Ma se fossi venuta,
quella notte, tu saresti scappato e sarebbe stato come la conferma della tua
colpevolezza. Nessuno avrebbe creduto alla tua innocenza…-
-Quindi
tutto sarebbe stato esattamente come adesso, ma non sarei rinchiuso qui.- mi fa
notare quando mi fermo davanti a lui, pochi passi prima di raggiungerlo.
-Non tutti
credono che tu sia colpevole.- ribatto.
-Ah, no?-
-Io so che sei innocente.- sussurro
d’impulso.
Rimaniamo
immobili, gli occhi negli occhi, immersi nel silenzio. In lontananza risuonano
le sirene della polizia e per un istante non capisco se le sto sentendo davvero
o se sono l’eco distante dei ricordi di quella notte. Toby mi squadra per
qualche istante e sento il suo sguardo di ghiaccio pungere la mia anima, alla
ricerca di risposte che a voce non sono in grado di dargli. Alla fine abbassa
lo sguardo e per un attimo sono certa che mi chiederà di andare via: invece,
dopo pochi secondi, mi invita a raggiungerlo –Vieni, siediti con me.-
Obbedisco,
grata. So che non mi ha ancora perdonata e lo capisco, io stessa non l’ho
ancora fatto. Eppure questa vicinanza che mi concede è un segno di cedimento e lo
colgo al volo. Mi lascia un po’ di posto sullo scalino e mi accomodo, attenta a
non guardare verso di lui, ancora incerta su ciò che potrei dirgli.
Sono sicura
solo di una cosa, cioè di non volerlo perdere. Era sempre stato in qualche modo
parte della mia vita: come fratello di Jenna, come nemico di Alison. Eppure da
qualche tempo è arrivato a sfiorare il mio cuore, come mai nessuno era riuscito
a fare prima.
-So di
averti… deluso.- tento –So che non potrai più fidarti di me come prima…-
-Tu ti sei
fidata quando tutte le tue amiche credevano che fossi un assassino.- mi
interrompe, e anche se non lo sto guardando sento il suo sguardo bruciarmi la
pelle –Mi fido di te, questo non può cambiare.-
Mi volto
verso di lui e a stento riesco a parlare, trovandomelo così vicino –Non è una
cosa saggia dare la tua fiducia a chi l’ha già tradita una volta.-
Scuote le
spalle e sento il suo respiro sul viso –Non
c’è saggezza nell’amore.- mormora, e sento le sue labbra posarsi sulle mie.
Con dolcezza, solo per un istante, e chiudo gli occhi.
Non rispondo
a quel bacio, non me ne lascia il tempo. Si separa da me dopo un attimo appena
e mi mordo le labbra, cercando di trattenere il sapore dolce e amaro delle sue
labbra. Non lo guardo, se lo facessi non riuscirei a trattenere le lacrime, ma
nemmeno protesto quando mi abbraccia stringendomi a sé. Appoggio la testa sulla
sua spalla e ascolto la sua voce che mormora vicino al mio orecchio. Non
capisco le sue parole, forse non hanno nemmeno un senso, eppure quel suono mi
sembra incredibilmente perfetto in questo momento.
Definire
quello che mi lega a Toby è impossibile, come lo è comprendere i sentimenti che
pulsano nel mio cuore. Forse lo amo, o forse non riuscirò mai a ricambiare
quello che prova per me. Forse lo odio, perché è l’unico a poter spazzare via
tutte quelle sicurezze che mi sono faticosamente costruita.
Forse,
semplicemente, non esiste una parola adatta a categorizzarci, perché siamo
semplicemente noi.