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Autore: Lilith_Lilith    03/07/2011    3 recensioni
Questa 'storia', è stata presa un po' spunto, dalla famosa fiaba di Cappuccetto Rosso. Io, ho voluto fare una versione che la rappresenta diversamente e nei nostri giorni.
Nella fiaba, Rosso è una bambina ingeua ed irresponsabile, invece la nuova Rosso, nonchè protagonista e, narratrice della 'storia', è all'incirca l'inverso. Ed ha qualcosina in più di particolare.
Bhe, dopo questa piccola descrizione, Vi auguro buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Cappuccetto rosso, fumava tabasco.


 

Immaginate, cappuccetto rosso ai nostri tempi. Adolescente con qualcosa in più, di particolare.
Indosserebbe sempre il suo bel mantello rosso di velluto, fabbricato dai cinesi. Non potrebbe certo mancare il piercing, sul suo labbro carnoso, ed i capelli bianchi, lunghi che scendono sino alle spalle. Al posto della cesta, porta con sè una bottiglia semivuota, di vodka. E' nell'altra mano, un mozzicone.
Il lupo? Ne ha fatto una splendida pelliccia.

Rosso, camminava lentamente fino ad arrivare ad una casa vecchia, con l'edera che la copriva tutta intera. Era un paesaggio spettrale e allo stesso tempo, affascinante. Cappuccetto si avvicinò alla porta dì casa dando due colpì alla porta.
<< Nonna, Nonna! >>
Furono le sue parole, ma nessuno gli rispose. Provò ancora una volta, ma nulla. Solo il silenzio.
Decise allora di girare il pomello d'ottone, lentamente e con cautela.
Quando riuscì ad aprire del tutto la porta ci mise la testa dentro, guardando intorno. Non c'era anima viva, a quanto pare sembrava essere abbandonato. Fece qualche passo in avanti, per controllare meglio che non ci fosse per davvero nessuno. Al centro della stanza, c'era una sedia a dondolo di legno, e sopra, c'era appoggiato un ricamo a maglia ancora incompleto. La sedia, stranamente, continuava a dondolare e cigolare indisturbata. Quando Rosso, decise di andarsene si voltò, ma qualcosa, o meglio qualcuno, si trovava di fronte a lei.
Aveva degli occhi enormi e rossi, un ghigno era disegnato sul volto. La ragazza sbarrò gli occhi per terrore, non riusciva a gridare, come se la bocca fosse cucita. La sagoma terrificante la chiamava, con una voce roca.

<< ra..ara...Zara...ZARA! >>

La ragazza si svegliò di soprassalto grondante di sudore, volse lo sguardo ancora terrorizzato alla madre.
<< E' tardi! >> le disse la madre, mentre metteva nell'armadio i panni di lei, ben sistemati. Era solo un sogno pensò ancora impaurita; era solo un sogno, continuava a ripetersi. Annuì deglutendo rumorosamente, si alzò dal letto senza disfarlo raggiungendo il bagno, che sembrava più uno stanzino. Si lavò velocemente il viso, con l'acqua ghiacciata che fuoriusciva dal rubinetto, si guardò allo specchio. << Faccio davvero schifo...>> tirò sul col naso.
Dopo essersi vestita con rapidità, non badando alla madre, che l'assillava in continuazione, senza smettere un attimo.
<<  Mi stai ascoltando!? Zara!!  >>
La ragazza mise per ultimo un paio di scarpe da ginnastica, sospirando. << Si, mamma.>>
<< Questo pomeriggio verranno la zia Jean e zio Walter, dall'Australia. >>

Fece una smorfia di disgusto, non aveva mai voglia di vedere parenti, sopratutto se venivano da lontano. << Posso andare a dormire dalla nonna? >> disse in tono implorante.
<< Certo che no! >>
La ragazza fece nel prendere la borsa sbottando << Ci vediamo, mà! >> sbatté la porta, non lasciando concludere il lungo discorso della madre. Raggiunse di corsa la fermata del bus, dove lo prese al volo. Si mise seduta infondo, dove quasi mai nessuno ci andava a sedersi; si mise comoda prendendo il cellulare dalla tasca. C'era un solo messaggio, sorrise. Digitò molto velocemente sulla tastiera del telefono non badando al brusio che c'era nel bus di prima mattina, staccò solo un attimo lo sguardo dal cellulare e lo spostò sul suo riflesso sul vetro. Il viso pallido e gli occhi cerchiati dal sonno, non aveva di certo una bella cera. Sembrava un cadavere vivente, sopratutto con quei capelli bianchi, che le incorniciavano il viso.
Più guardava il riflesso più era disgustata; si odiava

   
 
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