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Autore: Temari    03/07/2011    3 recensioni
Nei momenti critici, quando stai per soccombere alla tua parte un po' pessimista, la persona che ti è più vicina sembra saperlo. Anche a chilometri di distanza. E a volte basta un solo messaggio di quella persona per darti il coraggio di fare quello che esitavi a fare prima.
- "Non posso dirle che non ho il coraggio di inviarlo... ne va della mia reputazione: che esempio sarei per una ragazza due anni più giovane di me?" -
4° classificata al contest 'Nel Nome del Custode' indetto da Ss904 e 5° classificata al 'Friendship Contest' indetto da White Gundam
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! =D
La storia che segue ha partecipato al contest 'Nel Nome del Custode' - il bando girava intorno alla scelta di un angelo custode e alle sue caratteristiche, che dovevano essere riscontrate in uno dei personaggi della fic...

Intoltre ha partecipato anche al 'Friendship Contest'.

... La stesura di questa storia è stata un tantino travagliata, ma alla fine sono riuscita a buttare giù qualcosa di cui personalmente vado fiera, essendo in parte autobiografica =P

Ja ne,
Temari


 

 


Sometimes It Only Takes a Message



"Passiamo metà della vita a deridere ciò in cui altri credono,
e l'altra metà a credere in ciò che altri deridono."

- Stefano Benni -

"L'amicizia è un'anima sola che vive in due corpi."
- Aristotele -



        "Ok; ho riempito tutti gli spazi che dovevo riempire, risposto alle domande e caricato il file..." Penso mentre scorro lo schermo lentamente dall'alto al basso, dove mi fermo. "Ora non resta che..."
        Già, sono qui davanti al computer... La schermata del monitor fissa sulla pagina web della casa editrice, gli occhi fissi da più di dieci minuti su quel riquadrino minuscolo con dentro scritto [Clicca qui per spedirci il tuo romanzo], la mano sul mouse che però non ha la forza di premere quel maledetto pulsante e un'odiosa vocina in testa che mi ripete "Che fai? Sei impazzita...? Che vuoi fare, cliccare sul serio quel riquadrino? Ti renderai ridicola!" e quando la ignoro e continuo a concentrare la mia attenzione sulla frase scritta in bianco su sfondo blu - finché la vista mi si sdoppia e sono costretta a togliere gli occhiali, massaggiare gli occhi per un secondo e battere le palpebre prima di re-inforcarli di nuovo - comincia a inveire con voce isterica.
        "Oh, insomma, che palle piantala!" sbotto, battendo ripetutamente il palmo della mano in fronte, sperando di mettere a tacere quell'irritante parte pessimista di me che tende ad uscirsene in momenti come questi, ma pare proprio che stavolta non basti e il costante mantra del 'Chiudi, cosa ti viene in mente!' alla fine mi convince e faccio per chiudere la pagina, pensando "Massì, faccio un altro giorno."
        —Be-beep, be-beep.
        "Ah... un messaggio..." prendo in mano il cellulare per vedere chi mi ha interrotto e il nome che mi salta alla vista dice 'Nee-chan', al che un lato della bocca si alza da solo in un mezzo sorriso. "Oh, è Paola." dico tra me e me, mentre apro il messaggio, dimenticandomi completamente di quello che stavo per fare poco fa.
        "Heilà, Nee-san! Come va? Ti sei decisa a spedire quel romanzo o sei ancora lì che sbatti la testa al muro...? =D"
        "..." sospiro, esasperata dal fatto che effettivamente Paola c'ha visto giusto senza nemmeno volerlo. A volte ho la sensazione che sia telepatica o cose simili - mi sembra che una volta abbia detto qualcosa di simile anche lei di me... mah, forse è solo perché ci conosciamo da un po' di anni... quanti è che sono? "Uhm... sette, credo. Anche se davvero, sembra molto di più!"
        Alzo una spalla, tornando a leggere il messaggio e premo per rispondere. Senza volerlo butto un occhio di nuovo allo schermo del computer e aggrotto le sopracciglianon posso dirle che non ho il coraggio di inviarlo... ne va della mia reputazione: che esempio sarei per una ragazza due anni più giovane di me? "Insomma, ci farei una figuraccia."
        Metto giù il telefono senza rispondere, mi appoggio allo schienale della sedia con le braccia incrociate e sospiro di nuovo. Quel dannato [Clicca qui per spedirci il tuo romanzo] che sembra fissarmi divertito, quasi come se ridesse di me e della mia mancanza di coraggio.
        Però, sul serio, perché cavolo mi sono messa in testa di spedire quella che secondo me è una grande porcheria ad una casa editrice? Non mi ero mai decisa prima; non mi era nemmeno passato per la testa. Mi ero solo limitata a scrivere perché mi piaceva, senza alcun tipo di pretesa o pensiero, ed ogni volta che le persone (il giro di amici più stretto), a cui facevo leggere le mie storie dicevano che me la cavavo e che avrei dovuto mandarle a qualcuno, mi limitavo ad agitare una mano con una risata e liquidare tutto con un "Sono contenta che ti piaccia, ma non credo proprio che interesserebbe molto a degli editori...!"
        Quindi... perché oggi mi sono ritrovata ad aprire la pagina di una casa editrice? Non ne ho idea.
        ...
        ...
        No, forse è per quello che mi è tornato in mente ieri.
        Una conversazione di qualche anno fa...

        "... Sai, mi piacerebbe entrare nell'esercito."

        Ammetto che quando la sentii dire quelle parole, rimasi stupita.
        Solo un po' però, e solo per qualche secondo - forse per un minuto - perché, in fondo, era così tipico di Paola puntare in alto e soprattutto, puntare verso cose che normalmente non passerebbero mai per la testa di una ragazza.
        Poi credo di avere appoggiato il mento al dorso della mano (sono passati tre o quattro anni da allora, quindi non ricordo bene) e di aver sorriso, o meglio ghignato, maliziosamente ed aver detto qualcosa tipo "Ho idea che quella sesta ti darà non pochi problemi!" con una piccola risatina.
        Può sembrare maleducato che io abbia detto una cosa del genere, ma dopotutto non sono mai stata sdolcinata con nessuno e quello era il mio modo di dire 'Sono sicura che ce la farai.' e, ovviamente, lei mi conosce abbastanza bene da cogliere subito il significato intrinseco della mia battuta e rispondere con un sorriso e aggiungendo, "Vero... mah, i reggiseni sportivi servono a quello, no? Tanto li portavo anche quando facevo sport." per poi scoppiare a ridere entrambe.
        Pensando adesso a quella conversazione... mi sembra quasi di essere rimasta un po' indietro: Paola si è data da fare per tutto questo tempo, si è impegnata al massimo per cercare di raggiungere il suo obbiettivo, nonostante molti intorno a lei fossero contrari o la deridessero dicendo che quello che voleva fare era assurdo. Non si è mai lamentata e con tenacia e perseveranza è riuscita a far cambiare idea ai suoi genitori. Ha fatto un esame per entrare in Accademia: non è stata ammessa per una questione di pochi punti... eppure non si è data per vinta e ha tutta l'intenzione di fare i prossimi, fino a che non riuscirà finalmente ad entrare.
        Devo dire che la invidio un po'.
        Nulla di negativo ovviamente; siamo come sorelle (anzi, meglio di sorelle, altrimenti non faremmo che litigare come fanno tutti i fratelli), quindi non potrei che essere felice per lei e per i suoi risultati, starle vicina e confortarla quando le cose vanno male o incoraggiarla... fanno parte dei miei 'doveri' di migliore amica e confidente.
        Però, sì, rimane il fatto che qualche volta mi sento giù a pensare che invece io non faccio altro che star seduta qui a premere dei tasti e a scrivere, pensando che sarebbe bello se un giorno potessi vedere qualcosa di mio nelle librerie... e poi quando finalmente mi si presenta l'occasione, che faccio? Sono qui che esito a cliccare uno stupido bottone!
        "Argh...!" mi batto le nocche sulla fronte e mentalmente maledico le volte come questa in cui sono terribilmente indecisa su cosa fare.

        "... Sai, mi piacerebbe entrare nell'esercito."

        Alzo gli occhi e fisso il cellulare, anche se la luce dello schermo si è spenta da un pezzo, il messaggio di Paola è ancora lì che aspetta una risposta...
        Sospiro e scuoto la testa, sono proprio una scema. Davvero, che ho da preoccuparmi così tanto...? Certo, non sono molto sicura delle mie capacità come 'scrittrice' (mi fa ridere anche solamente mettere il mio nome e quella parola nella stessa frase, figuriamoci!) però non ho niente da perdere a tentare di mandare qualcosa ad una casa editrice: al peggio avrò perso solo del tempo e sarò un tantino dispiaciuta di non aver ricevuto risposta, ma nulla di più.
        ... Alla fin fine tra me e Paola, quella che rischia meno sono proprio ioquindi perché esito come una ragazzina paurosa del buio?
        Scuoto di nuovo la testa e mi lascio andare in una risatina di scherno verso me stessa, poi mi raddrizzo sulla sedia e clicco su quel benedetto riquadro con la scritta bianca su sfondo blu. "... Là! Fatto! Ho spedito un mio racconto!" Mi stiracchio tirando indietro le braccia e inarcando la schiena, poi prendo il telefono e rispondo a Paola.
        "Ciao Nee-chan =D Tutto ok, anzi benissimo. Grazie del messaggio, è arrivato al momento giusto! Stavo per cambiare idea, peròRacconto spedito! =3"




"Passiamo metà del nostro tempo a dubitare di noi stessi,
quando invece a volte basta la parola di un amico
a darci il coraggio di inseguire i nostri sogni."

- Io -


 
   
 
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