ATTENZIONE:
Jaden_Jesse_MJJ è mia sorella e abbiamo scritto storie con
la stessa trama per
divertimento.
Lo
trovò sdraiato a terra,
nel prato, con l’erba alta che lo nascondeva quasi per
intero: si sedette al
suo fianco silenziosamente, ma sapeva che il suo piccolo amico era a
conoscenza
della sua presenza.
“Ciao
Dite…” sussurrò
infatti Shun: aveva gli occhi chiusi e le braccia spalancate, il viso
dolce era
tirato e stanco.
“Seya
mi ha detto che hai
litigato con quella sottospecie di papero.” Fece nervoso il
cavaliere d’oro
guardando l’orizzonte triste per come stava
l’altro: “Allora, cos’ha fatto
‘sta
volta quel russo?”
Il
bel viso di Aphrodite
era mutato in un ghigno di disprezzo: come osava quel biondo platinato
trattar
male il suo piccolo angioletto?
“Ѐ
stata colpa mia.” Disse piano
l’angioletto in questione rimanendo immobile, ma
l’altro si accigliò
leggermente e fece ironico: “Si, Shun, se dovessi ascoltare
te sarebbe sempre
colpa tua…” ma poi gli prese una mano e chiese
più dolcemente: “Seriamente
tesoro, cos’è successo?”
Shun
si mise a sedere
raggomitolandosi contro il petto dell’amico e
parlò a voce bassa, gli occhi
ancora chiusi mentre Dite lo abbracciava da dietro, cullandolo
lentamente: “Sono
stato indelicato: Hyoga vuole tornare in Siberia per potersi immergere
ogni
giorno e visitare sua madre e io gli ho detto che era da stupidi farlo.
Si è
arrabbiato un sacco e se ne è andato dicendo che sono uno
stronzo insensibile e
che non lo capisco. È lui che non capisce Dite, i ghiacci lo
attirano verso la
morte, mentre qui è al sicuro con i suoi amici…
lo faccio solo per il suo bene!”
Shun singhiozzava contro la spalla di Aphrodite che lo strinse
maggiormente
cercando di dargli conforto: “Andrà tutto
bene.” Sussurrò fulminato da un’idea
improvvisa: “Vieni, ti porto dagli altri.”
Aiutò
Shun ad alzarsi e lo
accompagnò per mano fino alla residenza Kido lasciandolo
alle cure di Seya, Syrio
e Ikki; andò a cercare quel maledetto russo insensibile.
Salì
le scale due a due e
spalancò violentemente la porta della stanza di Hyoga
arredata come tutte le
stanze degli ospiti: un letto piccolo, una scrivania e un armadio che
poteva
contenere si e no dieci indumenti.
Il
biondo era sdraiato sul
letto con ai piedi una valigia vuota e teneva le mani sul viso,
nascondendolo.
“Io.
Ti. Odio.” Scandì il
cavaliere d’oro chiudendosi violentemente la porta alle
spalle: “Ma Shun no,
lui ti vuole bene per quanto questo sia da folli.”
“Ciao
Aphrodite.” Disse semplicemente
Hyoga, con voce piatta, rimanendo immobile.
“Ascolta
biondo.” Riprese Pesci
buttando in là le gambe dell’altro e sedendosi sul
bordo del letto. Gli poggiò
entrambe la mani sulle ginocchia e sibilò duro:
“Vorrei tanto spaccarti quel
bel faccino che ti ritrovi, ma mi trattengo solo per non far arrabbiare
Shun:
lui cerca sempre di fare solo il tuo bene proteggendoti, mentre tu, che
dovresti difendere lui, lo fai soffrire! Dovresti sapere quanto
è fragile,
soprattutto da quando siete tornati dall’ Hades.”
Dite adorava in modo quasi
reverenziale il suo piccolo angioletto, anche se un tempo erano stati
nemici:
lo vedeva come una creatura delicata ed indifesa che andava protetta a
tutti i
costi, per questo si accaniva tanto contro Hyoga che sembrava
dimenticarlo
troppo spesso.
“Io…”
il biondo sembrava
in difficoltà e stava per piangere: “Lo so che lo
fa solo per me e per questo
gli voglio un bene dell’anima, ma non posso proprio
dimenticare mia madre.”
Hyoga
singhiozzava e per
la prima volta da quando si conoscevano Dite si sentì in
dovere di stargli
vicino: lo fece sedere con dolcezza e lo abbracciò come
solitamente faceva con
Shun, cullandolo: “Lui non ti chiede di dimenticarla, solo di
non continuare
fra i ghiacci o prima o poi ne farai la tua tomba.”
Hyoga
lo guardò colpito da
quelle parole e Dite riprese carezzandogli i capelli: “Tua
madre non rivive
infondo al ghiaccio, ma nel tuo cuore e non hai bisogno di stare in
Siberia per
dimostrarle il tuo amore, mentre Shun è qui, vivo e
tangibile, ed ha
costantemente di te e di tutti i vostri amichetti.”
Hyoga
fece un piccolo
sorriso ed Aphrodite urlò, cogliendolo impreparato:
“Shun!”
Pochi
secondi dopo il
cavaliere di Andromeda aprì lentamente la porta quel che
bastava per infilare
dentro la testa nella stanza e vedere cosa volevano da lui, ma
l’unica cosa che
vide fu un biodo che si fiondò ad abbracciarlo scusandosi in
tutte le lingue
del mondo.
Aphrodite
si sdraiò
soddisfatto sul letto di Hyoga mentre i due piccoletti si
riappacificavano
ridendo e piangendo insieme… facendo un po’ di
tutto insomma.
Il
prode Dite, però, si
stava già preparando alla sua prossima missione: le stanze
dei piccoli bronzini
erano troppo brutte per lasciarle così!
Doveva
assolutamente
parlare con Lady Saori, anche se ormai, a suo parere, quella ragazza
aveva
perso irrimediabilmente la femminilità ed il buon
gusto… meno male che c’era
lui!