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Autore: strawberrymilk    04/07/2011    8 recensioni
Conoscere James Phelps, è stat forse la cosa più bella al mondo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Il testo è puramente frutto della mia immaginazione. E' più un sogno ad occhi aperti. La ragazza a cui mi riferisco, è una specie di mio alter-ego. La persona che in parte sono ma che in parte vorrei essere. La decisione finale di Sofia, rispecchia ciò che avrei fatto realmente io. Mi scuso per eventuali errori, abituata a scrivere in terza persona, a volte non mi ricordavo di usare la prima. In caso, fatemeli pure notare ^^
Alla mia età mi sembra un po' demenziale scrivere una cosa del genere, ma io amo quei ragazzi. Spero vi piaccia :) }


Stava realmente succedendo a me?
 

Non sempre i sogni diventano realtà. A dire il vero, non ho mai visto un sogno tramutarsi in qualcosa di solido fino a poco tempo fa.
Lavorare per il fumetto Topolino, l’ho sempre vista come una grande possibilità per il mio futuro da giornalista.
Quasi non riuscivo a crederci, leggevo e leggo tutt’oggi le pagine di quel dannatissimo fumetto da quando avevo sei anni e ora che ne avevo diciannove…beh, era decisamente molto tempo.
Ma niente faceva pensare che sarei potuta arrivare così in alto.
Quella mattina, quando Valentina De Poli mi telefonò, con la sua voce sempre piena di allegria, per avvisarmi dell’incarico che intendeva darmi, quasi ci rimasi secca.
<< Dovrai intervistare i gemelli Phelps, sai, gli attori che interpretano i gemelli Weasley in Harry Potter. >>
Dovrai intervistare i gemelli Phelps, sai, gli attori che interpretano i gemelli Weasley in Harry Potter.
Dovrai intervistare i gemelli Phelps, sai, gli attori che interpretano i gemelli Weasley in Harry Potter.
Dovrai intervistare i gemelli Phelps, sai, gli attori che interpretano i gemelli Weasley in Harry Potter.
Dovrai intervistare i gemelli Phelps, sai, gli attori che interpretano i gemelli Weasley in Harry Potter.
Ci impiegai molto a riprendermi. << Oh. >> risposi, senza sapere cos’altro dire o fare.
 
E due giorni dopo…
 
…ero a Roma.
 
Non riuscivo a crederci, non potevo. Come era possibile che io, comunissima persona dall’aspetto anonimo, da lì a poche ore avrei incontrato i miei attori preferiti!
Durante in viaggio mi ero accordata con gli altri ragazzi che avrebbero dovuto gestire l’intervista: Matteo avrebbe intervistato Oliver, Karin avrebbe intervistato Evanna e a me sarebbe toccato James. Non che mi dispiacesse, ma avrei preferito di gran lunga vederli insieme.
Raggiungemmo l’albergo nel primo pomeriggio, mentre loro erano intenti a prepararsi per la presentazione che sarebbe avvenuta in seguito.
Dopo una breve presentazione gestita da uno degli impiegati del giornalino, mi rifugiai in un salottino dell’albero a cinque stelle in cui alloggiavano.
Le poltrone erano morbide, la tappezzeria immacolata, Lui, lui era perfetto.
In tutto quello, ero io a sentirmi tremendamente inadeguata. Completamente a disagio. Non c’entravo nulla con attori famosi e vestiti costosi. Alberghi extralusso e fattorini perfetti.
Ero abituata ad una casa piccola, con un gatto grigio che faceva le fusa sul divano. Ero abituata a mangiare patatine sul letto, guardare MTV e ballare di nascosto, cadendo praticamente sempre in terra.
Sorrisi nervosamente al ragazzo tremendamente alto e affascinante che sedeva davanti a me. Stava succedendo davvero? Lui mi stava sorridendo per caso?
Mi schiarii la voce e, in un inglese accettabile –cinque anni di linguistico dovevano pur dare i loro frutti-  mi presentai.
<< Ciao, mi chiamo Sofia, conduco l’intervista per mezzo del giornalino italiano, Topolino. >> presi dalla borsa una copia del giornalino e gliela mostrai.
James lo prese e lo osservò interessato. << Da me è diverso. >> disse infine, con una specie di sorriso.
<< Ovunque lo è. >> dissi io ridendo apertamente. << Possiamo iniziare? >>
<< Certo. >>
Il ragazzo si mise comodo sulla sua poltrona, poggiando entrambi i gomiti ai braccioli e attese che lei iniziasse.
Aprii  la borsa e ne estrassi un blocchetto, sul quale avevo scritto le domande che intendevo fare, e un piccolo registratore argentato, regalo di mio nonno. Ricordo ancora quando lo avevo ricevuto, dubitavo potesse risultarle utile nella vita e invece… uscita di lì, avrei decisamente dovuto telefonargli.
<< Bene, allora… come ti è sembrata l’accoglienza qui in Italia? >>
<< Oh è stato magnifico! Non ci aspettavamo così tante persone. Ho dato un’occhiata, ancora non siamo scesi è ci sono un sacco di ragazze… spero solo che la sicurezza riesca a fare un buon lavoro. >> aggiunse pensieroso, guardandosi le mani.
<< E si sa, noi italiani siamo sempre persone molto socievoli. >> risposi io con una punta d’ orgoglio, poi tornare ad osservare le domande sul mio blocchetto. << in che modo avverrà la presentazione? >>
Lui si rimise seduto dritto e iniziò a spiegare. << Allora, innanzitutto ci sarà…>>
 
 
Dopo circa due ore finalmente finimmo. Avevo un sacco di materiale da convertire subito in file audio sul mio computer. In seguito, avrei dovuto stendere l’intervista.
Sarebbe stato un duro lavoro ma ne valeva la pena. Avevo scoperto, che James non era per niente un ragazzo montato.
Ovviamente era un po’..un po’…beh era un attore milionario, ovviamente non era come me.
Però era un ragazzo simpaticissimo, si metteva allo stesso livello delle persone che incontrava e non si montava mai la testa. E dire che se lo poteva permettere.
La cosa strana, che mi aveva lasciata maggiormente sbalordita, era che non si limitava a rispondere alle mie domande, ma iniziava veri e propri dialoghi, dove spesso era lui a porre domande: sulla mia vita, sui miei interessi. Più che un’intervista, mi era parsa una vera e propria chiacchierata.
<< Bene. >> dissi sorridendo e rimisi in borsa il registratore.
<< E’ già finita? >> domandò lui stupito.
<< Beh. >> presi il cellulare e glielo misi davanti agli occhi. << Sono già passate quasi due ore e voi adesso dovrete sicuramente andare. >> mi alzai dal divanetto, tenendo stretta al petto la borsa.
<< Oh. >> disse lui, sembrava vagamente smarrito.
<< E’ tutto ok? >>
<< Certo, certo! >> si affrettò a dire, alzandosi in piedi anche lui. Beh, era molto più alto di me. Non che fosse difficile la cosa, quando misuravi poco più di un metro e sessanta.
<< Bene, allora io vado. E’ stato un piacere. >> dissi con un sorriso.
<< Piacere mio. >>
Mi si avvicinò e baciò entrambe le guance, poi, scossa terribilmente dall’accaduto, mi voltai e feci per andare via.
<< Ehm, Sofia? >> mi chiese lui, esitante.
<< Si? >> domandai voltandomi verso i lui.
<< Mi farebbe piacere, se tu stasera potessi tenermi compagnia, a cena. >> disse molto lentamente, osservando ogni mia reazione.
Rimasi quasi senza fiato. Era quello che credevo o…o cos’altro avrebbe potuto essere?
<< L’intervista l’ho finita… >> dissi aggrottando la fronte, come se non avessi colto.
<< No no, niente intervista.  >> si affrettò a dire lui. << Solo…cena. >>
<< Oh. >> dissi sorridendo, ma dentro di me ero terribilmente combattuta. << Non credo che il mio ragazzo ne sarebbe felice… >>
Lo sapeva che ero fidanzata, lo avevo detto mentre parlavamo, durante l’intervista.
<< Non è nulla di che, solo una cena… non credo ci sia nulla di male. >> replicò lui.
Sospirai. Solo una cena.
Bene, sarei andata. Un’occasione del genere, dopotutto, non sarebbe capitata nuovamente.
<< Va bene allora. >>
<< Per le nove? >> domandò lui.
<< Per le nove, qui in albergo. >> aggiunsi io e me ne andai, senza guardarmi indietro.
Non riuscivo a crederci, James Phelps mi aveva appena invitata a cena. Ero sveglia?
Mi riempii di pizzichi, camminando velocemente verso la macchina che avevo noleggiato dal mio albergo e parcheggiato giusto fuori.
Mi pareva di sognare. Stava realmente succedendo a me?
 
 
 
Quella sera ci misi il triplo del tempo che impiegavo solitamente per prepararmi. Fortunatamente, avevo portato con me un abitino elegante, avrei dovuto indossarlo per una cena, la sera successiva, ma chi se ne fregava. Andavo a cena con James Phelps!
Per telefono avevo detto ad Alessandro, il mio fidanzato, che sarei andata per terminare l’intervista. Non mi piaceva l’idea di mentirgli, ma era la cosa più giusta da fare, sarebbe stato difficile da spiegare che andavo “semplicemente a cena con l’attore per cui sbavavo da quando avevo dodici anni”. No, si sarebbe preoccupato, inutilmente anche.
Lo amavo, non avrei mai fatto nulla che lo avrebbe fatto soffrire.
Alle nove meno un quarto mi trovavo nella hall dell’albergo, stretta nel mio abitino nero e torreggiante sui miei tacchi. Avevo cercato di rimanere il più anonimo possibile e effettivamente, ci ero riuscita.
Lui arrivò poco dopo, era vestito di tutto punto ma la cosa più bella che aveva indosso, era quel magico sorriso che si portava sempre dietro.
<< Bel vestito. >> commentò sorridendo, mentre mi raggiungeva.
<< Dici davvero? >>
<< Certamente, molto raffinato. Di chi è? >> mi chiese mentre ci dirigevamo alla macchina.
<< Oh ehm… >> mi sarebbe piaciuto rispondere “nel negozio dei cinesi dietro casa.” Che oltretutto, era la verità, invece dissi semplicemente: << Un negozio in centro a Milano, sai, io sono di lì… >>
<< Oh, capisco. Dovrò farci un giro una volta tanto. >>
Sinceramente, mi auguravo che si dimenticasse al più presto del mio vestito.
Raggiungemmo in breve tempo il ristorante, elegantissimo anche quello, ed entrammo.
Molti curiosi si voltarono ad osservarci, ma mi rifiutai di guardarli. Ero lì, felice, a disagio, nervosa, felice, felice e ancora felice.
Mi sedetti al tavolo che lui aveva prenotato e osservai con attenzione il menù che il cameriere ci aveva portato. Conoscevo forse solo un quarto dei piatti citati.
<< Cosa prendi? >> mi domandò lui allegro.
<< Credo..credo…si, la pasta con l’astice. >> dissi timidamente, posando il menù sul tavolo.
<< Nient’altro? >>
<< Vuoi farmi ingrassare? >> chiesi divertita.
<< Hai ragione, solo la pasta può bastare. La prendo anche io. >>
 
 
Ordinammo, mangiammo, parlammo. La serata si stava evolvendo in modo perfetto.
Era un continuo ridere e scherzare, con tanto di volo di cibo proveniente dalla forchetta di James direttamente nei miei capelli e una camicia, perfettamente bianca, ridotta a chiazze d’olio. I camerieri ci guardavano tremendamente vale, tutti gli altri clienti erano perfetti: silenziosi, educati…il contrario di noi due.
<< Ma in che posto ci hai portati? >> domandai mentre uscivamo dal ristorante, a braccetto.
<< Mi avevano consigliato il posto, non credevo fosse così, scusami. >> disse ridendo e mi lasciò lo sportello aperto per entrare in macchina.
Proprio mentre partivamo, mi arrivò un messaggio sul cellulare. Era Alessandro.
“ Sofi, quando devi tornare in albergo, dimmelo. Sono anche io a Roma, ti vengo a prendere.”
Che cosa? Era a Roma? Cosa ci faceva anche lui lì?
“Tra mezz’ora ho finito tutto, se vuoi, ti mando l’albero dei gemelli.” Risposi sbrigativa, dovevo far sembrare di essere tremendamente impegnata.
“ Va bene. “ risposta fredda, un punto. Bene, si era arrabbiato.
Senza far trapelare le mie emozioni, continuai il viaggio in macchina e dopo una ventina di minuti raggiungemmo l’albergo.
Ripercorsi la hall, per l’ultima volta nella mia vita, e mi fermai in un angolo, insieme a lui.
<< Grazie per la cena, James. E’ stato un piacere conoscerti. >> dissi con un sorriso. Probabilmente non l’avrei incontrato mai più.
<< Non c’è di che, il piacere è stato tutto mio. >> disse lui.
Rimanemmo un po’ lì, a guardarci, senza sapere cosa fare.
<< Hai ancora tempo? Ti va di prendere qualcosa da bere? >> mi chiese.
Guardai l’ora. Da lì a poco sarebbe arrivato Ale.
La cosa era stata bella finché era durata, ma era arrivato il momento di ricominciare la vita comune, quella che vivevamo io e molte altre persone al mondo.
Era giunto il momento di accantonare il sogno che mi portavo dietro da quando ero una bambina.
<< Mi dispiace, James, ma tra poco arriva il mio fidanzato a prendermi. >> dissi io con una nota di dispiacere.
<< Ah, beh… allora dobbiamo salutarci. >> disse lui, non riuscendo a nascondere l’amarezza.
Arricciai le labbra e senza accorgermene, due secondi dopo lo stavo abbracciando. << Grazie, per aver avverato un mio desiderio. >> ammisi, staccandomi da lui.
<< Grazie a te, Sofia. Mi hai trattato come una persona normale, non credo che molti altri mi avrebbero lanciato addosso della pasta. >> rise di gusto, poi le lasciò un foglietto.
<< Questo è il mio indirizzo email, personale e questo è il mio numero. Ti prego di non farlo avere a nessuno. >>
<< Puoi fidarti. >> risposi io prendendo il foglietto e stringendolo tra le dita.
<< Lo so, chiunque può fidarsi di te. Stasera credo che qualsiasi altra ragazza sarebbe cascata ai miei piedi, che fosse stata fidanzata o meno. >>
<< Lo immagino anche io. >>
<< E’ fortunato, il tuo Alessandro. >>
Senza sapere cosa dire, feci un piccolo sorriso. << Sono più fortunata io. >>
<< No, fidati. >> si piegò a lasciarle un bacio sulla guancia. << Fatti sentire qualche volta. Ciao Sofia. >>
E così ci congedammo. Un bacio sulla guancia, un sorriso e addio. Era finito.
Sette anni per far si che il mio sogno si avverasse.
Mi voltai e notai Alessandro, fermo a qualche metro da lei.
<< Hai, sentito tutto? >> domandai avvicinandomi a lui.
<< Sì. >> rispose secco, senza alcuna espressione.
<< Ale senti… >>
<< No Sofi, ascolta tu me. Non immaginavo ci riuscissi. Mi ero sbagliato, non mi ero del tutto fidato e sono venuto lo stesso qui. Credevo che te ne saresti andata… >> ammise sospirando.
<< Come puoi solamente pensare che io me ne vada? >> replicai orripilata al solo pensiero.
<< Lo so, scusami. >>
<< Sei uno stupido. >> dissi io sorridendo e mi avvicinai a baciarlo.
Il nostro fu il bacio più bello di tutti.
 
 
 
 
Due giorni dopo, James rispose al twitter di una fan.
“Cosa mi è piaciuto di più dell’Italia? Una ragazza, Sofia.”
“Nel senso che te ne sei innamorato?”
“Nel senso che tutti se ne innamorerebbero.”

   
 
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