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Autore: Chicca Weasley    04/07/2011    4 recensioni
Casa Potter, un piccolo Harry che davvero non vuole dormire: come se la caverà James?
Storia partecipante al primo turno del contest "Maschi contro Femmine - Contest" indetto da Wynne_Sabia sul forum di EFP
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
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“Merlino, che stanchezza!
Quanto vorrei buttarmi sul letto e dormire una vita intera…”

Questi a grandi linee i pensieri di un uomo che si era appena alzato dal divano e, dopo un abbondante spuntino base di pudding ai mirtilli e succo di zucca ghiacciato, si accingeva ad affrontare il lungo e faticoso viaggio che dal salotto di casa sua lo avrebbe portato, su per le scale, alla camera da letto.

Trascinava i piedi lungo il corridoio come se ogni singolo centimetro di moquette fosse in grado di prosciugare le  poche energie vitali rimastegli. Prosciugarlo a tal punto da farlo cadere addormentato lì, sull’ingresso di casa. Cosa che avrebbe senza dubbio fatto prendere un infarto a Lily il mattino seguente, e che gli avrebbe fatto guadagnare una sgridata epica, di quelle che non riceveva da quando sgraffignava leccornie dalle cucine di Hogwarts con gli altri Malandrini.

Solo James Potter sapeva quanto la prigionia potesse essere faticosa e stressante. Ma d’altra parte lo faceva per la sicurezza della sua Lily e del loro piccolo Harry. Se c’era una cosa che James non si sarebbe mai perdonato, avesse vissuto anche 100 anni, era che i suoi cari potessero soffrire a causa sua.
Sarebbe morto piuttosto.

Questa era anche la ragione per la quale, dopo essersi spinto fino al piano superiore della villetta di Godric’s Hollow che abitava,  si sentiva più tranquillo nell’ udire il respiro regolare di sua moglie o il battito veloce del piccolo cuore di suo figlio. Aveva imparato a riconoscere i suoni che più lo tranquillizzavano. E per quanto quest’ abitudine potesse risultare strana, lui amava rimanere in piedi, in mezzo al corridoio nel cuore della notte, solo per ascoltare quei segnali di vita, per accertarsi di non essere solo. Aveva imparato a sue spese questi trucchetti per far si che la notte risultasse meno inquietante.
Sin da quando era a Hogwarts, e il buio impenetrabile del tunnel cavo sotto il Platano Picchiatore gli offuscava i sensi… James sapeva come fare. Allora ascoltava i lamenti sommessi di Remus, i guaiti spavaldi di Sirius e persino lo squittio di Peter e si sentiva subito al sicuro.

E ora, dopo quasi 10 anni, era ancora lo stesso.

Dopo lunghi attimi di contemplazione si decise a entrare in camera da letto e con estrema delicatezza si sedette sul letto, attento a non svegliare Lily. Ma Merlino solo sapeva quanto quella donna avesse il sonno leggero.
“James, che ti prende? Non ti è bastata la cena?” mormorò contro il cuscino.
“Non ti si può nascondere niente a te, vero, Evans?” rimandò l’uomo, sedendosi con le spalle alla moglie e sfilando la maglietta del pigiama. La cuscinata sulla  nuca che ricevette come risposta lo colse del tutto impreparato, tanto da farlo piegare in avanti e fargli cadere gli occhiali lungo il naso. Si girò lentamente, sorpreso. La dolce Lily, ora completamente sveglia, era in ginocchio al centro del letto, la sua arma ancora in mano, tesa in avanti e pronta a colpire di nuovo.
“Vuoi la guerra?” chiese il moro raddrizzandosi gli occhiali.
Lily alzò un sopracciglio, con aria di sfida,  e gli lanciò addosso il cuscino.
James lo prese al volo e lo gettò a terra, mormorando qualcosa di vagamente simile a un “E guerra sia…”. Poi si gettò di peso sul letto, e atterrò la moglie, sopraffacendola con un mix di solletico e baci sul collo, una specialità Made in Potter.
“James, ti prego, pi-piano…” fu l’unica cosa che Lily riuscì a dire, ridendo a crepapelle.
“Oh, mia cara… l’hai voluto tu!” le rispose il marito continuando la sua tortura, senza accorgersi che intanto la moglie era riuscita ad afferrare la bacchetta dal comodino.
“James ti giuro che se svegli Harry, lui sarà l’unico figlio che ti sarà concesso di avere” esplose la donna, frapponendo tra lei ed il marito la bacchetta magica, che puntò velocemente al cavallo dei pantaloni di lui. Purtroppo per la giovane però, si trovava ancora sdraiata con il moro a cavalcioni sopra di lei, era completamente rossa in viso e aveva la voce roca a forza di ridere, fattori che resero la sua minaccia molto meno convincente di quel che avrebbe dovuto suonare.
“Ok Evans, sei tu il capo…” sussurrò James, chinandosi verso la moglie e sfilandole la bacchetta dalle mani, mentre le posava un bacio leggero a fior di labbra. Con un unico fluido gesto, volse il braccio verso la porta, mormorò Colloportus e Muffliato, per poi riportare l’attenzione alla ragazza ancora stesa sotto di lui. Riprese a baciarla, ora lento e con passione crescente, in tutti i punti del corpo che riusciva a raggiungere. Labbra, naso, collo, spalle…

Arrivato in prossimità dell’orecchio soffiò “Visto Lily, quel tuo Mocciosus serve a qualcosa…”.
La rossa non si arrabbiò, non in quel momento: si limitò a socchiudere gli occhi e a scuotere la testa. Quando li riaprì, incontrò lo sguardo di James. Le accarezzava piano i capelli, mordendosi le labbra. Lo faceva sempre quando sapeva di aver sbagliato.
“Scusa” disse, e fece per alzarsi da lei. Ma la donna lo trattenne per i polsi, e avvicinò di nuovo le loro bocche.
Ci sarebbe stato un altro momento per arrabbiarsi, un’altra vita forse. Ma non ora.
Avevano troppo da godere e troppa poca vita da vivere.

Circa un’ora più tardi, la porta della camera da letto di quella villetta a Godric’s Hollow si riaprì.
James, gli occhiali perennemente storti sul naso, i capelli più arruffati del solito e diversi segni rossi sul collo, aveva deciso che era l’ora della passeggiatina notturna verso il bagno.
Con l’andatura di uno zombie, si diresse nuovamente lungo il corridoio.

“Ormai passo più tempo qui che in camera!” si ritrovò a pensare.

Quando sentì che poteva anche tornarsene a dormire, e provarci davvero questa volta, un versetto soffocato catturò la sua attenzione. Non era una risatina, sembrava più un brontolio continuo, un tentativo di proferire parola represso… probabilmente da pugnetti bagnati di saliva.

Coprì velocemente la distanza che lo separava dalla porta della cameretta di Harry e infilò la testa nella fessura tra la porta e il muro. Anche da lì riusciva a scorgere il corpicino del figlio, che si agitava e tendeva le manine verso la giostrina appesa sopra al lettino. Tre asticelle di legno chiaro incrociate, ognuna delle quali aveva all’estremità una piccola figura intagliata a mano, sei in tutto. Un Boccino, una scopa volante, una cappello da mago, un calderone, una bacchetta magica e un leone rampante, il simbolo di Grifondoro. Regalo di Sirius: nessuno, né James, né Lily, né tantomeno il piccolo Harry avrebbe saputo apprezzarlo di più.

James si avvicinò di soppiatto al lettino, per scoprire gli occhietti del figlio che lo fissavano curiosi, due pozze verdi e profonde che brillavano anche nell’oscurità di quella notte d’ottobre.
Con fare scherzoso portò le mani ai fianchi.
“Allora campione, che si fa? Almeno tu hai intenzione di dormire in questa casa?” disse il ragazzo prendendo in braccio il bimbo, che aveva ripreso il suo versetto così simile ad una risata.
“A quanto pare, no…” sospirò James.
Spostò il piccolo Harry, posandolo sulla propria spalla, e cercando di cullarlo avanti e indietro.
“Vediamo un po’, com’è che fa mamma per farti addormentare?” continuò a dire James, ormai senza sapere con chi stava parlando, se con se stesso o con suo figlio.
“Potrei raccontarti una storia! Che ne dici, Harry?”
Il bimbo si limitò ad affondare ancora di più la testolina contro la spalla del padre: che fosse un cenno d’approvazione?
“Ok, una storia, una storia.. Pensa Ramoso, non è così difficile… I tre fratelli? No, non è adatta a un bambino così piccolo… Lo stesso vale per lo Stregone dal Cuore Peloso… Baba Raba forse, si credo che potrebbe andare! Allora Harry, devi sapere che tanto tempo fa…” e si interruppe bruscamente.
Harry ora non era più posato pacificamente sulla sua spalla. Si spingeva invece in avanti, tendendo la manina, che apriva e chiudeva ritmicamente, come se volesse afferrare l’aria.
Non solo: il versetto stava via via diventando un lamento, che minacciava di esplodere al più presto in un pianto. Per evitre che ciò accadesse, James si spostò verso il lettino, la direzione che la manina tesa di Harry gli indicava. Da quella posizione, il bimbo strinse velocemente la manina attorno al finto Boccino d’Oro della sua giostrina, per poi rivolgere al padre un espressione di trionfo e un gran sorriso sdentato.
“Tu si che hai un futuro da Cercatore, Harry!” disse ridacchiando James “vedrai, saremo tutti fieri di te!”.
Con lo sguardo fisso sulla manina del piccolo, e la mente che fantasticava sul futuro della squadra di Grifondoro con suo figlio come cercatore , James ebbe un’ idea brillante.
“Ehi, Harry, io so cosa raccontarti!” esclamò, quasi spaventando il bambino.
E si lanciò in un racconto dettagliato: era la storia di una bellissima bambina, con i capelli rossi e gli occhi verdi. La bambina era una strega, e per sua fortuna quando era andata alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, il Cappello Parlante l’aveva smistata in Grifondoro, la Casa dei leali e dei coraggiosi. La bambina aveva anche un amico, uno strano bambino ambiguo con i vestiti neri e i capelli unti, che era stato smistato a Serpeverde, culla degli ambiziosi senza scrupoli. Ma il vero protagonista della storia che James aveva inventato di sana pianta per il piccolo Harry, era un bambino di undici anni. Una bambino con i capelli neri perennemente arruffati e con gli occhiali tondi. Il bambino dai capelli neri si era innamorato della bambina dai capelli rossi sin dalla prima volta che l’aveva vista sull’Espresso per Hogwarts. Ma lei lo trovava arrogante e presuntuoso, e non faceva che sprecare il suo tempo con quello strano Serpeverde. Con il passare degli anni la bambina dai capelli rossi si era trasformata da adolescente acerba a donna straordinariamente bella, e quasi lo stesso aveva fatto il bambino dai capelli neri. Mentre il bambino Serpeverde, bè, lui era rimasto sempre lo stesso. Alla fine, anche con l’aiuto dei suoi tre migliori amici, il ragazzo dai capelli neri era riuscito a conquistare il cuore della ragazza dai capelli rossi, l’aveva sposata e poco dopo era nato un bimbo, che aveva i capelli neri del papà e gli occhi verdi della mamma.

“Allora Harry, hai capito qual è la morale della storia?”
Il bimbo, che per tutta la durata del racconto era rimasto ad ascoltare rapito il padre, sgranò ancora di più gli occhi.
“La morale è mai fidarsi dei Mocciosus Serpeverde con i capelli unti!” rivelò James come se fosse la cosa più ovvia del mondo “Piuttosto passa la notte nella Foresta Proibita!!”

Harry, fece un gran sorriso, segno che aveva apprezzato la storia, anche se non l’aveva aiutato ad addormentarsi.

“Ah, quasi dimenticavo… qualche consiglio per quando sarai ad Hogwarts. Cerca di non rivelarli a destra e manca, intesi?” aggiunse James con fare cospiratorio “Trovati dei buoni amici: uno fedele e uno che sia anche molto bravo a scuola, in caso ti servisse una mano in Pozioni… dubito che in questo campo abbia ripreso da tua madre. Cerca di farti amici tutti i professori: in questo modo, e con un Mantello dell’Invisibilità, avrai davvero vita facile. Tranquillo, al Mantello provvedo io… e per ultimo, ma è il consiglio più importante, trovati una ragazza con i capelli rossi. Detto tra noi… sono le migliori.”
James concluse il suo piccolo monologo strizzando l’occhio al figlio.

Dal canto suo Harry continuava a sorridere all’indirizzo del giovane padre, dimostrando come poteva la sua gratitudine per quegli insegnamenti che, anche se ancora non poteva saperlo, nessuno gli avrebbe più dato negli anni a venire.

“Ok, campione adesso credo proprio che sia il caso dia andare a nanna… se la mamma ci scopre svegli a chiacchierare ci metterà in punizione a tutt’e due, stanne certo!”

Intanto, fuori dalla porta, Lily ascoltava indisturbata i discorsi deliranti del marito.
Poi, senza fare rumore, tornava in camera e asciugava con il bordo della camicia da notte le lacrime, dovute in parte alle risate represse in parte a vera e propria commozione per l’ennesima inconsapevole dichiarazione d’amore che il marito le aveva dedicato.

Una buona mezz’ora più tardi, il piccolo Harry ancora non ne voleva sapere di dormire.
Dall’alto dei suoi 15 mesi, sentiva di essere il padrone indiscusso della situazione. Era già abbastanza furbo da saper volgere le varie situazioni a suo favore. Con papà, ad esempio, bastava una sorriso abbastanza grande, una finto pianto o, meglio ancora, una presa dei vari boccini giocattolo per farlo andare in brodo di giuggiole. La mamma era un po’ più complicata da corrompere, ma si poteva fare qualcosa anche con lei.

Alla fine Harry aveva convinto papà James a portarlo in camera da letto, e a farlo dormire tra lui e mamma Lily nel lettone, che era tanto più grande e comodo della sua culla, anche se non aveva la giostrina.

Ebbene si, James era riuscito a farsi abbindolare dal figlio, e Lily non aveva voglia di discutere del fatto che i bambini dell’età di Harry non vanno abituati a dormire in camera con i genitori. Non a quell’ora della notte.

“Amore, ma che ore sono?” aveva mormorato semplicemente quando James era rientrato in camera con Harry in braccio.

“Non lo so e non ci tengo a saperlo…” aveva risposto caustico il marito, soffocando uno sbadiglio.
Harry si era accoccolato tra i genitori, con una manina stretta a pugno intorno al dito del padre e l’altra posata sul viso della madre, che era a suo volta stretta al petto del marito.

“James, domani è la notte di Halloween… Sirius ti ha portato il costume di Harry?”
“No Lils, ha detto che passa domani mattina…”
“Ok… Jamie?”
“Mmh?”
“Ti amo.”
“Anche io ti amo, Evans.” disse James posando un ultimo bacio sulle labbra della moglie, e uno sulla testolina di Harry, finalmente addormentato.

E quella fu l’ultima frase per quella notte.
Erano le 4 del mattino, di un piovoso 31 ottobre.
Andava tutto bene.




Angolino autrice (se così si può definire la pazza che tiene occupate le dita smanettando sulla tastiera...):

Innanzitutto riporto qui di seguito la valutazione  della giudiciA Wynne_Sabia (che, ancora una volta ringrazio di cuore! Prima o poi si stancherà di me...)

//  (Chicca Weasley)
Frutto: Mirtillo - James Potter

Giudizio:

- Grammatica: 6,5/10
- Stile: 8/10
- Originalità: 9/10
- Caratterizzazione personaggi: 9,5/10
- Gradimento personale: 8/10


Totale: 41/50


  • Grammatica: qui ho trovato parecchie pecche. Ti spiego: prima di tutto già della prima frase hai chiuso le virgolette due volte, poi hai dimenticato un verbo essere “Questi a grandi linee ? i pensieri”. Per due volte hai lasciato lo spazio dopo l'apostrofo e con il verbo abitare si una “in cui” (la casa in cui viveva), poi “Non ti si può nascondere niente a te” è scorretto, dovevi usare o “ti” o “a te”, non entrambi. I numeri sarebbe meglio scriverli in parola, se non si tratta di date o percentuali. Parlando al passato, dovresti scrivere “in quel momento”, non “ora”. E credo ci siano altri errori che ora mi sfuggono.

  • Stile: lo stile non è male, viene indebolito dagli errori grammaticali e a tratti è un po' ripetitivo dal punto di vista lessicale, ma nulla di grave.

  • Originalità: la storia non è affatto banale, ma scegliere la notte prima della morte dei Potter non è il massimo dell'originalità, come del resti parlare di Lily quando si parla di James. Tuttavia, complimenti!

  • Caratterizzazione personaggi: i personaggi sono ben caratterizzati, ma in alcuni punti James e Lily mi sembrano un po' troppo "ragazzini", devi comunque ricordare che sono dei genitori, ma come vedi ti ho tolot solo mezzo punto perchè non è niente di grave.

  • Gradimento personale: mi è piaciuta, ma non troppo, ad essere sincera. Non ho capito alcune parti (come quando parlando di James dici "a sue spese", perchè?), ma tutto sommato è una bella storia e lascia un senso di tenerezza! Brava!



Che dire, sono contentissima della valutazione e di essere passata alla seconda fase del contest, seppur a tavolino.
Per il resto, vorrei che voi lettori malcapitati sapeste che nonostante tutto, sono molto soddisfatta della mia storia.
Questo perchè è la prima volta che scrivo sul fandom di Harry Potter, e perchè con la presente (uh, ma quanto siamo burocratici...) Chicca Weasley riprende ufficilmente la sua attività di scrittrice su EFP!! *e qui tutti dovrebbero scappare terrorizzati*
No, a parte gli scherzi... dopo più di un anno di assenza, ci riprovo... che il Dio delle Fan-Fiction ci assista tutti. Amen!

Grazie in anticipo a chi recensirà, leggerà, darà una sbirciatina, stamperà la storia per incartarci il pesce fritto...

Ok, giuro, ho finito :D

 
  
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