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Autore: raffa_94    05/07/2011    1 recensioni
[Jin Akanishi/Yuya Tegoshi; accennata Ryo Nishikido/Yuya Tegoshi]
POV di Jin: Lui ti ha sempre riempito di gioia, no? Quindi capirò se quando leggerai tutto questo vorrai riempirmi di botte fin quando nemmeno la mamma mi riconoscerà. Io… lo sto scrivendo soltanto perché… ti voglio bene.
DISCLAIMER: Non sono miei: appartengono soltanto a loro stessi. Tutto quello che è scritto è pura finzione per cui non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere e dell’orientamento sessuale di queste persone, né offenderle in alcun modo.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: KAT-TUN, NEWS
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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A letter from an hopless idiot



Non è stata colpa mia, non è stato affatto colpa mia, è soltanto che…

Un sospiro. Le sue mani si muovono sul mio petto: è sotto di me e sta ansimando; riconosco il suono della sua voce sempre presente nei miei sogni e ovunque vada. Tremo un po’.

… lui si è offerto. Mi ha concesso il suo corpo, io ho soltanto deciso di… accontentarlo.

Ho freddo, ma non posso fare a meno di provare allo stesso modo caldo; la sua mano è sulla chiusura lampo dei miei pantaloni, la abbassa, priva l’asola del bottone e mi accarezza. Ci sono soltanto i boxer ora e... i suoi vestiti.

È colpa sua. Davvero colpa sua.
È lui che ha gemuto in quel modo, strusciandosi contro di me. È lui che ha sussurrato «Scopami» al mio orecchio, in modo così sensuale da farmi cedere. È colpa sua.

Sospiro ancora: ora è la sua bocca ad accarezzarmi, le sue labbra strusciano contro di me ed io mi lascio sfuggire innumerevoli gemiti. Le mie mani si posano tra i suoi capelli, accarezzandoli, tastandoli.
«Ahh… non… continuare» mormoro tentando di fermarlo, ma lui non mi ascolta.

… vengo nella sua bocca.
Vengo senza un minimo di decenza, senza un po’ di controllo.
Vengo e me ne vergogno.

«Sei assurdo» mi hai detto ridendo. «Davvero ti sei vergognato? No dai! Ehi! Lo hai sentito? Dice che si è vergognato quando è venuto! È assurdo, no?» l’altro - non ricordo nemmeno chi fosse - ha riso con te, prendendomi in giro.
«Smettetela» ho detto.

Lui, però, non ha riso di me quando, alzando il volto e leccandosi le labbra nel modo più indecente che gli si confaceva, ha guardato la mia espressione.

Mi bacia.
Un bacio semplice, casto.
Credo di essere un po' arrossito, ma non ne sono certo. So solo di avere caldo, un caldo bestiale; non riesco neanche a respirare correttamente.
Lui si sfila la maglia e mi mostra il proprio petto nudo, porta una mia mano sul suo torace: è magro, ma resistente; è freddo, ma mi riscalda. Lo accarezzo lentamente e lui inarca la schiena, spingendosi verso di me.

La mia bocca è su un capezzolo: lo lecco, lo mordo, succhio.
Lui geme e mi spinge verso di sé: ha gli occhi chiusi e il suo cuore batte forte; spinge la mia testa verso il suo viso e mi bacia ancora.
Questa volta è un bacio frenetico.

Lui mi ha spinto, lui mi ha baciato, lui mi ha toccato, lui mi ha pregato, lui ha voluto di più.
È colpa sua.

Quando ci siamo invertiti le posizioni, non lo so neanche.
Forse sarà stato quando mi ha accarezzato con le sue labbra, non so; so che me ne sono accorto soltanto ora che lui è a cavalcioni su di me e gioca con l’elastico dei propri boxer.
«Lo dovrei togliere?» mi chiede sorridendo provocante ed io annuisco.
«Posso sempre togliertelo io» gli dico, mentre lui si morde un labbro, accarezzandosi al di sopra della stoffa. La mia mano dal suo petto scorre fino a raggiungere la sua.
«Ti aiuto» sussurro mentre mi aggiusto un po’ su letto e appoggio la schiena contro la testata.

Mi ha provocato: è inutile mentire. Mi ha leccato, mi ha confuso, mi ha stregato …
È colpa sua. Davvero colpa sua e non lo dico soltanto per non prendermi alcuna responsabilità delle mie azioni. È soltanto… davvero… colpa sua.

Guardandolo, non si potrebbe davvero dire che sia così stretto: la sua carne è bollente e il suo interno mi stringe fino quasi a farmi male.
Lui ha la bocca semiaperta, gli occhi chiusi e la schiena inarcata: i suoi fianchi ondeggiando su di me, mentre le nostre mani accarezzano la sua erezione.
Guardandolo, non avrei mai potuto dire che fosse così sexy: un po’ di saliva gli scivola dalla bocca, mentre lui si ferma per riprendere fiato. Deglutisce e apre gli occhi: mi guarda ed io lo attiro a me, baciandolo.

Non potrei dire che non mi è piaciuto, sarebbe dire il falso.
Non potrei neanche dire che lui mi piace tutto ad un tratto, solo perché siamo finiti a letto senza neanche capirne il motivo: sarebbe anche questa una bugia.
Posso dire che… per me non ha significato nulla – e la mia mano non trema mentre te lo scrivo.
Posso dire che le mie mani non erano sudate, che il mio intero corpo non prova caldo ogni volta che lo vedo e che non posso fare a meno di… non mi è mai stato simpatico, no? Non l’ho neanche mai trovato sexy, nonostante tu mi dicessi in continuazione che lo era.
Quindi… posso fare a meno della sensazione delle sue labbra sulle mie.

«Ahh … non… questo non ha significato nulla né cambierà nulla, sai?» lo guardo mentre lo dico: è steso accanto a me, i capelli sono attaccati alla sua fronte e sono bagnati, ha il fiato corto e sorride piano ascoltandomi.
«Ovvio … non cambia nulla …» mormora e mi dà un bacio sulle labbra.

Non posso dirti che mi dispiace.
Non posso dirti che mi sono vergognato perché se chiudevo gli occhi, sentivo i tuoi passi avvicinarti e avvertivo la tua aura assassina dirigersi verso di me.
Non posso dirti che è stata anche colpa mia, perché … se ti dico che è colpa sua, tu non ti arrabbierai, ma… mi capirai. Mi capirai davvero, perché ha stregato anche te.
Lo hai detto una volta, no? «È una sirena, riesce a ottenere sempre quello che vuole anche solo guardandoti»: lo dicesti con la sigaretta tra le labbra e gli occhi lucidi di gioia.
Lui ti ha sempre riempito di gioia, no? Quindi capirò se quando leggerai tutto questo vorrai riempirmi di botte fin quando nemmeno la mamma mi riconoscerà.

Io… lo sto scrivendo soltanto perché… ti voglio bene.
Ti voglio davvero bene.
Che razza di modo di dimostrarlo, eh? Ma è la verità.
Voglio essere sincero con te, almeno quanto tu lo sei con me. È per questo che l’unica ragione per cui sto sprecando inchiostro e macchiando un foglio bianco è soltanto perché ti voglio bene.

Ricordalo, Ryochan.
Ricordalo quando tenterai di uccidermi.
Ricordalo quando userò come scudo Tomohisa.
Ricordalo sempre.
   
 
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