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Autore: Il Cavaliere Nero    05/07/2011    7 recensioni
New York e Londra. Due città diverse. Due anni di distanza. Due ragazzi innamorati. Due vite che si scontrano e poi incontrano. Due strade che non possono più separarsi. Storia della storia dell’amore tra Shinichi e Ran:
(…) stava quasi già pensando di confessargli i suoi sentimenti –ci aveva provato, quel giorno, al Tropical Land! “Smettila di parlare di Sherlock Holmes! Vuoi capirlo o no che non vedevo l’ora di venire qui con te, tu non capisci cosa provo!” gli aveva urlato contro, ma lui era avvampato e, cercando di balbettare qualcosa, si era irrigidito completamente. Il coraggio aveva dunque abbandonato Ran, che subito si era finta divertita: “Ahah, perché ti imbarazzi tanto? Non sei affatto un bravo detective se non sei riuscito a capire che stavo scherzando!”

come si è evoluta nel corso del manga la loro vicenda?
[Presenti riferimenti ad eventi accaduti, in Italia, nel manga ma non ancora nell'anime]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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E a Tokyo, quando?

New York.
Splendida città americana.
Sede della Statua della Libertà.
Già, la statua della libertà! L’aveva vista per caso, aprendo gli occhi dopo quella lunga dormita, quando oramai l’aereo era atterrato e la mamma di Shinichi, la bella Yukiko, accompagnava lei e suo figlio ad uno dei teatri più famosi al mondo, per assistere allo spettacolo ‘Golden Apple’. *
Ran all’inizio aveva rimosso quell’episodio, ricordandolo solamente un anno dopo: la cattiva impressione ed il senso di colpa per aver salvato la vita ad un’assassina – ‘I want to thank you, my sweet angel. You helped me realize my dream’ le aveva detto Rose, poco prima dell’arresto, riferendosi all’omicidio di Heat- evidentemente avevano avuto la meglio sul ricordo delle esperienze piacevoli, portandola a rimuovere qualsiasi avvenimento vissuto in quella splendida città. E, sino a poco tempo prima, aveva completamente dimenticato anche il grande cambiamento avvenuto nel suo cuore: a New York lei aveva capito di amare Shinichi.

“Non so quale sia il motivo che spinge una persona ad un ucciderne un’altra, ma perché dovrebbe esserci una ragione per salvarla?”

Queste erano le parole che il giovane aveva rivolto al terribile serial killer giapponese in cui si erano imbattuti nel tentativo di recuperare il fazzoletto di Sharon, due anni prima. E Ran, alle sue spalle, si era sentita più leggera, libera dal terribile peso che sino ad allora le aveva gravato sullo stomaco, l’idea di essere stata complice di un’assassina. In quel preciso istante il suo unico pensiero fu: -Avrei dovuto capirlo prima, che sciocca sono stata…Shinichi ha ragione, non c’è un buon motivo per salvare la vita di qualcuno…- e poi, vinta dalla malattia, era caduta a terra, priva di sensi. Non aveva idea di cosa fosse accaduto dopo, e all’inizio i suoi sentimenti per Shinichi erano rimasti immutati: lui era il suo amico d’infanzia, dotato di un gran cuore.
E nient’altro.
Eppure, durante tutta la notte trascorsa a letto, incosciente per la febbre alta, i suoi sogni avevano avuto sempre lo stesso protagonista: il suo amico d’infanzia.
Vedeva il suo volto magro, esile all’età di sette anni, quando in piscina la teneva sulle spalle perché non si bagnasse i capelli; le guance piene di graffi quando, dopo una lite, entrambi arrivavano alle mani, ma era sempre lei ad averla vinta; i suoi occhi assottigliati quando, in prima elementare, le porgeva il cestino della merenda che qualcuno aveva nascosto e che invece lui aveva ritrovato* ; e infine, sentiva la sua voce, così calda e rassicurante:
“Ora siamo in albergo, Ran. E’ tutto finito.”
Avrebbe davvero voluto rispondergli, ma le mancavano le forze.
Avrebbe voluto allora sorridergli, per fargli capire di averlo sentito: ma era tanto debole da non riuscire a contrarre neppure un muscolo.
In sogno, aveva rivisto anche la scena vissuta poche ore prima: Shinichi che le urlava di abbandonare quel vecchio edificio abbandonato e cadente, Shinichi che l’aiutava a sostenere il corpo dell’uomo barcollante nel vuoto, Shinichi che la difendeva e spiegava all’assassino che non vi era alcun motivo logico per averlo sottratto alla morte.

“Non so quale sia il motivo che spinge una persona ad un ucciderne un’altra, ma perché dovrebbe esserci una ragione per salvarla?”

Questa frase le era risuonata per l’ennesima volta nella testa, poi si era svegliata. I suoi occhi, però, risultavano infastiditi dalla luce abbagliante che illuminava la stanza e dunque aveva portato immediatamente le mani sul volto.
“Posso spegnere la lampada, se vuoi.” le aveva assicurato una voce.
La ragazza allora si era voltata di scatto, trovandosi davanti al sorriso di Shinichi.
Ignorandone la motivazione, Ran si era comunque sentita avvampare, ed inconsciamente aveva ritirato il capo, spingendolo contro il cuscino, come se avesse voluto tenere la sua bocca ben distante dalle labbra dell’amico.
Amico?
Solo allora Ran era stata capace di vedere Shinichi quale il ragazzo che era diventato: non più il bambino che giocava con lei, ma il giovane che risolveva brillantemente dei casi difficili e la proteggeva da ogni pericolo. E le piaceva. Le piaceva da morire.
Questa presa di coscienza, però, le era costata cara: per tutta la restante giornata non era riuscita a guardarlo in faccia per la vergogna, come se lui –visto il detective eccezionale che era diventato- avesse potuto leggerle nella mente. Soltanto una volta era stata costretta a fissarlo, quando cioè Shinichi aveva voluto personalmente controllare che la sua febbre fosse scesa! Le loro fronti si erano incontrate e mentre il ragazzo monitorava la temperatura della pelle, Ran aveva avuto occasione di guardarlo negli occhi: brillavano di intelligenza.
Da quel giorno in poi, trascorrere del tempo con lui era stato sempre più piacevole: stava quasi già pensando di confessargli i suoi sentimenti –ci aveva provato, quel giorno, al Tropical Land! “Smettila di parlare di Sherlock Holmes! Vuoi capirlo o no che non vedevo l’ora di venire qui con te, tu non capisci cosa provo!” gli aveva urlato contro, ma lui era avvampato e, cercando di balbettare qualcosa, si era irrigidito completamente. Il coraggio aveva dunque abbandonato Ran, che subito si era finta divertita: “Ahah, perché ti imbarazzi tanto? Non sei affatto un bravo detective se non sei riuscito a capire che stavo scherzando!” aveva mentito spudoratamente *- quando il detective l’aveva abbandonata.
Le indagini, che tanto l’avevano affascinata perché le avevano rivelato l’acume di Shinichi, glielo avevano invece sottratto: e prima gelosa di tutte le sue ammiratrici, era divenuta allora gelosa dei casi, tanto più che il giovane faceva ritorno in città, a Tokyo, per risolverne alcuni, ma non poteva tornare per vedere lei.
Troppo tempo aveva represso questo risentimento. E quando l’aveva finalmente esternato
“Perché non chiedi a Shinichi cosa prova per te?” le aveva suggerito Sonoko.*
“Non permettergli di sfuggirti…Lui deve essere sincero e dirti cosa pensa di te. I tiri a effetto non funzionano! La vittoria arriva con tiri diretti, nel mezzo!” l’aveva incitata Kazuha. *
Già, a loro sembrava facile! Ma come avrebbe potuto rivolgersi a lui in tal modo?
“Ciao, Shinichi! Allora, come vanno le tue indagini? Ti è arrivato il maglione che ti ho spedito? Ah, e io ti piaccio?” non le pareva proprio il caso.
Spinta però dal desiderio di sapere, aveva deciso di terminare un sms a lui indirizzato con la sigla XXX, che rappresentavano dei baci: la professoressa Jodie gliel’aveva rivelato.*
In fin dei conti, tutte le volte (rare!) in cui si erano rivisti, lui era parso così sincero quando le aveva assicurato di sentire la sua mancanza, i suoi occhi sembravano così veritieri quando la fissavano dispiaciuti! Qualcosa doveva pur sentire!
Eppure a quell’sms Shinichi non aveva replicato. *
Per lei, era stato davvero un brutto colpo: per questa ragione, mesi dopo, aveva pensato di regalare il cioccolato cucinato nel giorno di San Valentino a suo padre* .
Ma, di nuovo, Shinichi era stato imprevedibile: non soltanto era tornato e, seppur non svegliandola, aveva mangiato quel dono d’amore, ma il White Day era tornato per la seconda volta, regalandole delle caramelle per la gola! *
Cosa voleva dunque significare? Le idee di Ran erano così confuse! Prima un’azione che la faceva sperare nell’amore ricambiato, poi un avvenimento che la rendeva sicura del contrario. E allora? Allora com’era possibile provare a tastare il terreno, ad ipotizzare una sua possibile replica a qualsivoglia dichiarazione? Dopotutto, la sola idea di voler tastare il terreno non reggeva: come si può farlo a distanza? Sarebbe stato possibile se si fossero visti tutti i giorni, frequentando la stessa scuola e uscendo insieme… ma così?
Prima le dava il suo numero di cellulare, rivelandole che alcune parole possono essere comunicate soltanto a voce, non per mezzo di un testo scritto, poi partiva senza aspettare il suo risveglio*.
Come doveva interpretare quei comportamenti così diversi, quasi contradditori? Shinichi era davvero un tipo imprevedibile. La sorprendeva sempre, sempre…ed anche per questo, lei lo amava.
Ogni volta che improvvisamente lui ricompariva, provava le stesse emozioni: dapprima percepiva il cuore battere sempre più forte, finchè i battiti non le si ripercuotevano nella gola; poi uno strano tremore s’impadroniva di lei, e lo stomaco iniziava a darle fastidio, procurandole la stessa sensazione che provava prima di un combattimento di karate (quando si era confidata con Kazuha, lei le aveva detto: “Capita anche a me! Credo siano le cosiddette ‘farfalle nello stomaco’ che tutti i romanzi d’amore citano sempre!”). E infine, percepiva il volto arrossarsi, sino a che tutto il corpo ribolliva.
E tutto questo era accaduto anche durante il festival scolastico, dopo aver visto Il Cavaliere Nero* sfilarsi la maschera per rivelare il volto di Shinichi. In quell’occasione, però, si era aggiunta una sensazione nuova, che in passato non aveva mai provato: Ran si era sentita una donna e aveva visto Shinichi come un uomo. Probabilmente la consapevolezza di averlo quasi baciato – o, come preferiva credere, di essere stata quasi baciata da lui- aveva molto contribuito, ma in ogni caso lei si era sentita per la prima volta attratta da Shinichi, e aveva iniziato a guardare il suo corpo con occhi diversi: le gambe, rese atletiche e veloci dal calcio, sempre ferme eppure sempre pronte a scattare; il petto, sempre eccessivamente coperto da vestiti inutili, ma che lei era certa fosse scolpito e ben allenato; le braccia, così muscolose da poterla proteggere, cingendola tutta; le mani forti, che spesso aveva osato immaginare scorrere avide sul suo corpo; le dita, che desiderava tanto giocassero tra i suoi capelli; le labbra, che, lo rimpiangeva amaramente, per pochissimo non era riuscita a baciare. Nel momento in cui aveva scoperto che dietro quella maschera non si celava il dottor Araide, ma Shinichi, aveva immediatamente pensato al bacio mancato: e prima un enorme imbarazzo, poi un profondo dispiacere si erano impadroniti di lei. Quanto avrebbe voluto che le loro bocche si unissero, che le loro lingue…! No, basta: non osava immaginare oltre, i suoi pensieri le sembrava quasi profanassero quel ragazzo tanto candido, danneggiassero il loro secolare rapporto.
Ran, negli ultimi tempi, non aveva idea di come comportarsi con lui. Ed il giorno in cui lei, suo padre e Conan avevano ricevuto ed accettato l’invito della signora , che li invitava a proprie spese in Inghilterra* , dapprima non aveva saputo cosa fare, soltanto poi aveva deciso: dopo aver ricercato in tutti i libri, frugato in qualsivoglia enciclopedia, trovato foto ovunque, si era dedicata ad una lunghissima lista di souvenir da acquistare o luoghi da visitare e fotografare, così da poter tornare a casa con una buona refurtiva di regali che poi avrebbe spedito a Shinichi… Londra è la città di Sherlock Holmes, dopotutto.
Gli aveva mandato un sms: “Indovina dove vado, Shinichi… A Londra!”
Non aveva ricevuto alcuna risposta.
All’interno della casa adibita a museo del più famoso investigatore del mondo, assistendo alla assolutamente non celata frenesia di Conan, gli aveva telefonato:
“Indovina dove sono, Shinichi! Nella casa di Sherlock Holmes!”
“Sì, lo immaginavo, mi avevi detto che saresti andata a Londra.” Un tono di voce neutro, assolutamente indifferente: possibile…?
“STUPIDO, STUPIDO, STUPIDO SHINICHI!” gli aveva allora urlato, interrompendo la comunicazione. Soltanto quando, ore dopo, si era ritrovata di fronte alla statua dell’investigatore aveva compreso la motivazione che forse aveva condotto il suo amico d’infanzia a tale freddezza: Londra era il luogo più sacro al mondo per lui, che probabilmente avrebbe considerato quel viaggio come una specie di pellegrinaggio…magari aveva colto nei racconti di Ran una presa in giro a suo sfavore, come se la ragazza avesse voluto canzonarlo: “Io sono a Londra, e tu no! Io sto visitando il museo di Sherlock Holmes e tu no!”
Le erano venute le lacrime agli occhi, al pensiero che il suo atteggiamento avesse potuto scatenare l’invidia o peggio, la rabbia, di Shinichi. Stava già pensando a come rimediare –un messaggio in codice! Cos’avrebbe amato di più?- che l’aveva scoperto in quella città.
“La soluzione è il Big Bang qui!” aveva esclamato, cercando poi di dissimulare quanto appena detto “Qui p-perché…sto vedendo un programma in tv riguardo l’Inghilterra!”
“Sei qui, Shinichi! Non è vero?” ma in cuor suo aveva sperato di sbagliarsi.
-Magari è vero che sta vedendo la televisione! La rabbia era tanta che ha cercato di calmarsi visitando Londra in modo virtuale!- ma, appena pensata, quella spiegazione le era parsa tanto strana…quasi comica!
-Ebbene, vediamo!- questa era stata la risoluzione finale. Per tutto il pomeriggio l’aveva inseguito, chiedendo a ogni passante se avesse visto un ragazzo giapponese. E quando ciascuno rispondeva affermativamente e le indicava la strada da percorrere, lei sperava che si trattasse di un altro ragazzo giapponese, un turista magari, persino Conan! Ma non lui.
Lui non poteva averle mentito così spudoratamente; inoltre, se davvero avesse deciso di nasconderle la sua presenza nella città dove lei stessa si trovava, il motivo poteva essere soltanto uno: non voleva vederla. Ma perché? Perchè non aveva voglia di incontrarla? Non riusciva a pensare ad una risposta senza che l’immagine del liceale-detective avvinghiato ad un’altra donna, prosperosa e affascinante, le invadesse la mente. E seppur la ragione di quel suo comportamento non fosse una fidanzata, certa era l’equazione: Shinichi non ha voglia di vedermi, quindi non gli piaccio.
Non mi ama.
E Sonoko e Kazuha che le avevano consigliato di essere sincera e chiedergli cosa provava! Le avrebbe riso in faccia.
“Well, the boy has run into the phone booth just now.” (Il ragazzo è entrato nella cabina telefonica proprio adesso.) le aveva infine risposto una donna che teneva per mano un bimbo, alla domanda: “Have you seen a Japanese boy?” (Ha visto un ragazzo giapponese?)
Il momento della verità era arrivato!
Lo aveva chiamato. Lui era uscito dalla cabina telefonica. L’aveva guardata con sguardo seccato. L’aveva trattata con il solito atteggiamento spavaldo e disinvolto: “Spiegare cosa? E’ capitato che mi trovassi a Londra. Tutto qui.”
E non aveva aggiunto nient’altro.
Quella sicurezza in quell’occasione le era parsa insolenza, strafottenza, superficialità.
Non solo le aveva mentito. Non solo era scappato. Non solo aveva evitato con ogni mezzo un loro possibile incontro. Ma aveva cercato di ingannarla: “Sto vedendo un programma in tv riguardo Londra!!” Quella frase le risuonò nella mente! Stava forse giocando a nascondino?
“Perché non mi hai detto che eri qui?” i sentimenti ebbero la meglio sull’orgoglio e volle chiederglielo: gli dava l’ultima possibilità di mostrarle una motivazione valida per quell’atteggiamento assurdo, come se non fossero amici d’infanzia ma semplici conoscenti.
“I-io avevo dimenticato di dirti che sarei venuto a Londra, e così…mi sembrava poco carino rivelartelo ora…”
“Hai avuto un sacco di occasioni per dirmelo!!” quello che aveva pensato, aveva detto: niente finzioni, niente bugie.
Lei non era menzognera come lui.
“Beh…”
Lei non si comportava come lui.
“Che sciocca sono stata…” si disse, abbassando gli occhi.
Lei non considerava il loro rapporto così poco importante, come invece faceva lui.
Tutte le sue ricerche, tutte le sue cure, le attenzioni che gli rivolgeva! Per non ricevere in cambio nulla. Shinichi la trattava come una rompiscatole, come se fosse un’ammiratrice fastidiosa.
-Love is zero…- improvvisamente si era ricordata le parole di Minerva e non era più riuscita a trattenere le lacrime.
“Calmati, dai!” Ma troppe volte Shinichi le aveva rivolto quella frase e così l’aveva liquidata.
“Smettila di piangere!” Il caso del diplomatico.
“Ti invito al Beika Center Building, così la pianti di piangere.” L’incontro durante il festival scolastico.
“Mica piangerai ora? Dai, non allontanarti da me.” Lo Shiragami.*
“Calmarmi?”
Ogni volta Shinichi la liquidava in quel modo, senza aggiungere altro.
“Se davvero ti definisci un detective dovresti capire cosa racchiude il mio cuore!” gli aveva urlato contro, piangendo senza freno.
L’orgoglio in quel momento aveva avuto la meglio su qualsiasi sentimento e lei era fuggita via: non voleva più vederlo! Se lui la teneva così in poco conto e non aveva intenzione di incontrarla quando ne aveva la possibilità, perché avrebbe dovuto farlo lei? Non voleva avere più niente a che fare con lui!
Ma la sua fuga era stata arrestata dal detective, che l’aveva afferrata per un braccio. E in un momento, mentre lei continuava a gridare di lasciarla andare, facendo voltare tutti i passanti, le parole di Shinichi l’avevano assalita:
“Sei la ragazza più difficile che io conosca, talmente diversi sono i sentimenti che provi contemporaneamente! Anche se io fossi Holmes per me sarebbe impossibile capirti, perché il cuore della donna che si ama… come potrebbe essere oggetto di deduzione?* ”
Non aveva capito subito. Aveva impiegato un paio di secondi per assimilare ciò che Shinichi le aveva appena rivelato: lui…lui l’amava? Man mano che il significato di quella frase le appariva chiaro, la mano con cui Shinichi teneva saldamente il suo braccio diveniva calda, poi bollente, infine incandescente! Quel contatto bruciava, bruciava dannatamente…
Per il ragazzo era probabilmente lo stesso, poiché l’aveva lasciata andare, quasi gettando via, lontano da sé quel braccio che rimaneva a mezz’aria.
“E come potrebbe l’amore valere quanto lo zero? Non farmi ridere! Lo zero è il valore da cui ogni cosa trae origine! Se non ci fosse, nulla potrebbe mai nascere…nulla si porterebbe a termine! Dillo alla regina dei campi da tennis…diglielo!*”
Non ci poteva credere…tante volte aveva immaginato quel momento e aveva sperato di sentirsi dire quelle parole durante qualche appuntamento e lui gliele aveva pronunciate proprio quando meno se l’era aspettato! Shinichi non era affatto cambiato: Shinichi era, come sempre era stato, imprevedibile.
Ran aveva sempre pensato che, in una situazione del genere, avrebbe percepito i battiti cardiaci accelerare vertiginosamente e il volto avvampare: in quel momento, invece, ebbe l’impressione che il suo cuore si fosse fermato e sentì freddo, tanto freddo. Per questo la mano del ragazzo che le aveva appena confessato d’amarla le era parsa tanto calda.
Non avrebbe mai dimenticato l’espressione del suo volto quando, dopo averle rivelato i suoi sentimenti, la fissava serio: quel momento era durato pochi istanti, subito dopo infatti i suoi occhi si erano chiusi, schivi. Ma quei pochi istanti , indelebili, non avrebbero mai abbandonato la sua mente, ma avrebbero anzi costituito i suoi più cari ricordi: i capelli spettinati per la corsa, gli occhi azzurri – gli stessi occhi azzurri che, due anni prima, la scrutavano preoccupato in un vecchio edificio newyorkese abbandonato- capaci di abbagliarla, le labbra serrate, le guance arrossate per quanto aveva detto. Mai come allora Shinichi le era apparso più bello.
In quel momento, infatti, Ran poteva vederlo quale l’uomo che era diventato: non più il giovane che risolveva brillantemente dei casi difficili e la proteggeva da ogni pericolo, ma l’uomo che l’amava. Che l’amava. Ed anche lei lo amava. Lo amava profondamente.
Sebbene non fosse riuscita a rispondergli per il grande imbarazzo che presto si era sostituito alla sorpresa – all’inizio era stato suo padre Kogoro a parlargli per chiedergli aiuto riguardo l’indagine londinese, e soltanto dopo un lungo arco di tempo si era decisa a prendere in mano il telefonino e comunicarci personalmente!-, lei lo amava.
-Non c’è bisogno che tu sottoponga a deduzioni il mio cuore, Shinichi, perché ti appartiene- avrebbe tanto voluto replicare…!
Ed infatti, qualche giorno dopo, Sonoko avrebbe convenuto con lei:
“Ma sei pazza, non gli hai risposto? Kudo-kun potrebbe pensare che il tuo silenzio equivalga ad un rifiuto! Sbrigati, chiamalo: io sarò il vostro pubblico!* ” le avrebbe detto.
Ma, per il momento, non le importava: perché dover elaborare attentamente una frase, quando poteva ripetere ancora e ancora quella che Shinichi le aveva suggerito?
“Il cuore della donna che si ama…come potrebbe essere oggetto di deduzione?”
Inoltre, quando finalmente l’avrebbe rivisto, quando finalmente l’avrebbe incontrato…le parole sarebbero venute da sole. Shinichi era un tipo troppo imprevedibile perché fosse possibile prepararsi un discorso: l’avrebbe guardato negli occhi, in quegli splendidi e brillanti occhi azzurri, e gli avrebbe rivelato i suoi sentimenti. Sempre che Shinichi, abile investigatore, davvero non li avesse già compresi…gli avrebbe chiesto anche questo. E l’avrebbe fatto a Tokyo; era curioso, infatti, come il loro rapporto avesse raggiunto le vette più alte soltanto all’estero: Ran aveva capito d’amarlo a New York. Shinichi aveva dichiarato d’amarla a Londra. Coincidenza davvero singolare! Beh, la loro città natale doveva senza dubbio riconquistarsi il primato.
-Non mi sfuggirai, Shinichi. Tornerai a Tokyo, e a Tokyo ascolterai le mie parole.-
Gliel’avrebbe detto: si sarebbe dichiarata. Ma l’avrebbe fatto solamente di persona, niente telefono, niente sms, niente intermediari.
Soltanto lui e lei.
Soltanto Shinichi e Ran.
D’altronde, il ragazzo stesso poco tempo prima le aveva detto:
“Ci sono cose che non possono dirsi se non a parole. Non è vero, Ran?* ”

^***^ ^***^ ^***^

Precisazioni
*(…) Golden Apple
:Volume 35, file 1-4.
*(…) il cestino della merenda che qualcuno aveva nascosto e che invece lui aveva ritrovato: E’ l’unico episodio effettivamente raccontato da Gosho a cui faccio riferimento. Gli altri sono solo frutto della mia fantasia. Ran rivela quando detto sopra alla sua ex maestra nel volume 10 .
* (…) Tropical Land (…): Volume 1, file 1, episodio 1. L’inizio dell’inizio dell’inizio, in poche parole!
* Perché non chiedi a Shinichi cosa prova per te?”: Volume 28, file 11.
*“Non permettergli di sfuggirti! Lui deve essere sincero e dirti cosa pensa di te! I tiri a effetti non funzionano! La vittoria arriva con tiri diretti, nel mezzo!”: Volume 30, file 1.
* la professoressa Jodie gliel’aveva rivelato: Volume 34, file 1.
*Eppure a quell’sms Shinichi non aveva replicato: Shinichi ignora quale sia il vero significato delle X. Pensa voglia dire “Accidentaccio!”. Quest’equivoco è presente nel manga e nel file citati sopra.
*San Valentino e White Day: rispettivamente, manga 33, file 6, manga 69 file 9.
*(…) non per mezzo di un testo scritto, poi partiva senza aspettare il suo risveglio: rispettivamente manga 47, file 4 e manga 63, file 2.
*Il Cavaliere Nero: Volume26 file 4.
* (…) che li invitava a proprie spese in Inghilterra: I riferimenti agli avvenimenti di Londra, appartengono agli episodi 616-621 .
*(…) Shiragami: Il caso del diplomatico (volume 10), del festival scolastico (il cavaliere nero, volume 26) e dello Shiragami sono i tre casi in cui Shinichi è effettivamente riapparso incontrando Ran, esclusi ovviamente i film e gli oav, che Gosho non cura personalmente.
(…)deduzione?: Mi perdonerete se traduco in modo piuttosto libero, il fatto è che non potevo tirarmi indietro dal dare anche io la mia "interpretazione" italiana della loro dichiarazione...l'ho amata davvero tanto! La frase originale era: “You’re really troublesome! You’re a troublesome tough case, you know? With all these distracting emotions, even if I were Holmes, it’d impossibile to figure out! The heart of a woman whom one like…how can someone accurately deduce that!!”
*(…)Diglielo!: La traduzione è ancora libera. In originale è : “And as for love being zero? Don’t make me laugh! You can tell the queen of the grass court this, too! Zero is where everything starts! Nothing would ever be born if we didn’t depart from there! Nothing would ever be achieved…tell her that!”
* (…)io sarò il vostro pubblico!: Abbiate pieta, non ho voglia di riandarlo a cercare xD Ma è il file che si trova due volumi dopo la dichiarazione di Shin ;D
* Ci sono cose che non possono dirsi se non a parole, non è vero, Ran?”: l’ho citato già sopra, ma comunque: volume 47, file 4.

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Note dell’autrice: Lo so, lo so, dovrei andare avanti con Un Silenzio Controproducente! E’ solo che, visto l’episodio 621 e sentite quelle stupende musiche di sottofondo (*ççççççççççççççç*) non sono riuscita a trattenere le dita e…ecco qua la fic XA Ho provato ad analizzare, dall’inizio alla “fine” il rapporto tra Shinichi e Ran. All’inizio avevo pensato ad una semplice one-shot, poi però ho voluto integrare questa storia con l’analisi di Ran e poi anche quella di Shinichi. Il prossimo capitolo conterrà quindi la descrizione dal punto di vista del nostro detective preferito. Prima però è meglio che concluda il trentaduesimo capitolo della fic “primaria” , poiché rischia di diventare una What If, dal momento che oramai la dichiarazione tra Shin e Ran è già avvenuta xD Oltre che i riferimenti agli avvenimenti effettivamente accaduti nel manga/anime, ho voluto narrare in questa storia i miei sentimenti, tutti i pensieri che mi hanno attraversato la mente quando ho assistito, man mano, allo svilupparsi del loro rapporto. Questa dichiarazione di Shin è stata, per me, del tutto inaspettata e per questo enormemente gradita. Da brava fan della loro coppia, mi auguro che sarà possibile coronare il sogno che in questa fic è stato di Ran, in realtà è mio xD di assistere ad un loro bacio! Spero di non essere stata troppo melensa, ho scritto davvero quel che provavo. E con questo, la smetto di annoiarvi: grazie di cuore a tutti coloro che leggeranno o recensiranno! Come detto nelle precisazioni, l’episodiocorrispondente al manga è il 621…ed è reso benissimo! *ç* Gustatevelo! ;D Un grosso bacione e a presto

XXX Cavy XXX

   
 
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