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Autore: FlyChick    05/07/2011    3 recensioni
"...Dammi qualcosa in cui credere perchè io in te non ci credo più.
Chiediti se ti è mai fregato qualcosa di me.
Un anello. Una rosa.
E' proprio questo ciò che conta?
Ah, certo tu risolvi tutto così, sei ricco, puoi fare quello che vuoi. C'è forse qualche cosa in questo dannato mondo che non puoi permetterti?
Ti avevo detto che non ti avrei mai più dato nessuna possibilità ma tu sapevi che non sarebbe stato così, una volta che te ne avessi data una sapevi che te ne avrei date altre cento. Quella doveva essere la centunesima, una dopo l'altra ormai avevo perso il conto..."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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If I Never See You Face Again

Ciao :) questa one-shot come avrete già letto riguarda i Maroon 5, ed in particolare il cantante Adam Levine.
Chiaramente non intendo delineare il suo vero carattere attraverso questa storia, la quale è completamente inventata.
Il titolo è la canzone, a parer mio molto bella, che i Maroon 5 hanno eseguito in collaborazione con Rihanna.
Direi che questa FF ha tutte le carte in regola per essere una song-fic anche se non ho riportato le parole della canzone,
o meglio, delle canzoni, visto che sicuramente tra queste righe riconoscerete la traduzione di alcuni dei loro testi.
Consideratela come una "raccolta" di quelli che secondo me sono i loro brani migliori.
Rating arancione per il contenuto, non è proprio esplicito e dettagliato ma meglio non rischiare.
Spero di non offendere nessuno, se siete troppo sensibili a certe tematiche pensate bene prima di leggere.
(amori malati, sesso, problemi interiori, qualche accenno di violenza...)
Buona Lettura.
Ditemi i vostri pareri! Lasciate un commento!
Baci, Flychick.


¨If I never see your face again¨

Sorridi. Sorridi pure.
Io non ne ho più voglia; e anche se l'avessi il sorriso me l'hai rubato tu. Tu che ora sei lì
su quel tappeto rosso, circondato dai tuoi compagni, con quell'award tra le mani.
Quelle mani. Mani che all'inizio mi hanno sfiorata, insicure e discrete, e che poi mi hanno sedotta ed intrappolata, percorrendo ogni centimetro del mio corpo.
Quasi mi vergogno a guardarti in faccia dopo quello che è successo. A dire la verità da un lato ricorderò quei momenti facendone tesoro e tenendoli segreti; e dall'altro non riesco ancora a credere di avere dato tutta me stessa ad uno come te.
Ogni cosa è ancora impressa nella mia mente, come un marchio a fuoco. Ogni sensazione, ogni sguardo.
Non ricordo in che circostanza ci siamo conosciuti, ma quel che è successo dopo lo ricordo eccome. Quella sera. Il nostro primo incontro.
Mi avevi bendata, nella tua stanza in quell'albergo; non volevi che vedessi nulla. Nulla di quello che stavi per farmi.
"Ti piace dolcezza?"
Dio, se mi piaceva. Non riuscivo a vederti ma sentivo che eri lì, sopra e dentro di me. Le tue labbra sul mio petto, il tuo respiro sul mio collo.
Ma chiedimi anche ora se mi piace. Se mi piace il fatto che tu sia lì ed io a guardarti da lontano.
No, ora non mi piace affatto.
Come non mi è piaciuto quando la sera dopo, ritornato dal concerto arrabbiato, mi hai sbattuto la porta in faccia dicendomi che ero una sciocca e che non avevi tempo da perdere con me.
Bastardo.
Sarei potuta andare via, tanto chi ero io per te? Mi avevi conosciuta per caso, solo per uno scopo. E l'avevi raggiunto. Dunque io a cosa ti servivo ora?
Ma non l'ho fatto.
Infatti sei venuto tu a bussare alla mia porta. Non volevo farti entrare perchè sapevo come sarebbe andata a finire ed io volevo continuare a dire di avere ancora una dignità. Sentivo dal modo in cui mi chiamavi da fuori quanto fossi ancora nervoso.
Violento.
Ma io non ho resistito.
Mi hai messo le mani addosso ed io ti ho lasciato fare. Mi hai spinta e mi hai buttata su quel letto e non avevo le forze di respingerti ne tantomeno di controllarti. Forse nemmeno volevo farlo. Anche se, devo essere sincera, mi hai fatto male. Me lo meritavo?
Calmati.
Travolgimi di emozioni nonostante tu per me non ne provi nessuna.
Torturami prendendo il tuo tempo.
Sfogati.
Perchè d'altronde per quanto io continui a negarlo, amo quando sei con me.
Amo tutto di te.
Adoro quello che mi fai provare.
Perchè tu sai quello che voglio.
Ma tu vuoi sempre di più. Sempre.
E allora prendimi.
Prendimi tutta.
Prendi tutto quello che ho.
Non mi interessa, perchè io sarei disposta a perderlo tutto quanto per avere un briciolo del tuo affetto.
Ridi solo al pensiero di fare una cosa simile.
Io credo che prima o poi lo farai, è solo questione di tempo.
Ma tu invece fingi.
Fingi di nuovo.
Perchè tutte le belle parole che mi dici quando ormai tra di noi non ci sono più ostacoli e ti sei tranquillizzato riguardano ciò che riesci a provare col mio corpo.
"Sei bellissima, sei perfetta, sei fantastica."
E tutti quei falsi 'ti amo' che mi sussurri non fanno altro che confondermi.
Sprofondo nella tristezza. Perchè tu non sai quello che dici.
Mi batte forte il cuore. Perchè comunque, l'hai detto.
Ormai era quasi arrivato a piacermi il modo in cui mi mentivi, mi ferivi e poi mi cercavi di nuovo.
"Basta pensarci!" mi dico mentre ancora ti osservo camminare tra flash e giornalisti disinvolto come sempre mentre gli altri salutano i fans.
La presentatrice ti intervista e mentre parla al microfono tu la guardi.
Quegli occhi.
Oh, riconosco quello sguardo. E' lo stesso con cui hai sedotto me.
Rispondi con il tuo solito sorriso e la tua apparente indifferenza poi te ne vai, ritorni a farti fotografare vincitore insieme a James, Jesse, Matt e Mickey.
Ma guardati. Sei falso, costruito. Ti atteggi come se non fosse successo niente. Come se ieri sera o meglio, questa mattina visto l'orario, non avessimo litigato di nuovo.
Tu urlavi e non mi ascoltavi. Te ne andavi in un'altra stanza non curante della mia rabbia. Io nervosa ti seguivo, distruggevo qualsiasi cosa mi capitasse per le mani. Ti lanciavo oggetti.
Mi dicevi 'dammi di più' ed io giuro che cercavo di farlo, ma tu eri sempre lo stesso, non dicevi nulla.
Anzi,
mi umiliavi dicendo che anche se me ne fossi andata nessuno sapeva amare come te. Oh accidenti, quanto era vero. E ti odio per questo.
Mi avevi avuta così tante volte e ancora pretendevi di più. Di più. Sempre di più.
La mia testa mi faceva un male tremendo.
Volevo che quella fosse l'ultima volta che litigassimo perchè tanto sarebbe finita ogni volta come tutte le altre.
Litighiamo fino all'alba.
Tu sparisci.
Io vorrei morire.
Ed il giorno dopo risolvi presentandoti con un anello ed una rosa.
Ricordo lo sgomento nell'aprire quella porta e nel vederti lì.
Il tuo sguardo che diceva 'no, non finisce stanotte, dammi solo un'altra possibilità per mettere a posto le cose', ed io ad osservarti logorata dalla mia stessa passione.
Ti interessa di me? Io non credo proprio.
Dammi qualcosa in cui credere perchè io in te non ci credo più.
Chiediti tu stesso se ti è mai fregato qualcosa di me.
Un anello. Una rosa.
E' proprio questo ciò che conta?
Ah, certo tu risolvi tutto così, sei ricco, puoi fare quello che vuoi. C'è forse qualche cosa in questo dannato mondo che non puoi permetterti?
Ti avevo detto che non ti avrei mai più dato nessuna possibilità ma tu sapevi che non sarebbe stato così, una volta che te ne avessi data una sapevi che te ne avrei date altre cento. Quella doveva essere la centunesima, una dopo l'altra ormai avevo perso il conto.
Ma io non sono stupida come tu credi.
Probabilmente in quel momento non ti rendevi conto di chi avevi davanti: io non mi facevo comprare così.
No.
Tu a me non compravi con un solitario da due milioni di dollari. Mi dispiace, ma quello de 'i diamanti sono i migliori amici di una ragazza' è solo uno stupido stereotipo con il quale hai tirato avanti fino ad oggi. Se tutte le altre ci sono cascate peggio per loro, ma io non sono così.
O meglio, ero convinta di non esserlo.

E di nuovo ripenso a stanotte.
Tu che mi afferri i polsi, mi lanci sul letto, mi dici di stare ferma. Di stare calma. Perchè non mi sarebbe piaciuto se tu mi avessi insegnato una lezione. E quell'anello che brilla al mio dito mentre mi stringi le mani, larghe su quel cuscino. Ma infondo cos'avresti fatto? L'unica cosa di cui non potevo lamentarmi di te era di non aver mai alzato le mani su di me. Forse perchè io ti davo sempre ciò che volevi. Lo sapevi. Ed io ti volevo troppo.
Alla fine anche questa volta cedo.
Io non voglio ma tu si. Ed io sono tua, lo ripeti sempre, e se lo vuoi tu quindi lo voglio anch'io.
E quando tutto finisce di nuovo litighiamo, cerco di picchiarti, piango, ma tu sei più forte di me.
Mi blocchi, mi abbracci.
Le tue braccia forti coperte di tatuaggi attorno a me. La mia testa sul tuo petto.
Mi hai ridotta ad uno straccio.
Almeno sorreggimi.
Dio, quanto mi detesto quando sono tra le tue braccia e sento il tuo battito cardiaco lento, che non rispecchia affatto la tua indole.
Cosa mi rimane ora?
Un anello, che quasi sembra stringermi come una morsa.
Una rosa che appassisce. Come noi. E che sembra continuare a ferirmi con le sue spine.
In realtà io non ti avevo mai chiesto niente di tutto ciò perchè in cuor mio sapevo che, ripensandoci bene, sarebbero state le uniche cose che mi avresti dato.
Io volevo altro. Volevo te non sciocchi regali, i quali erano s
imbolo di un sogno che io credevo vicino, quando in realtà non c'era nessuna speranza che si realizzasse.
Ed ora ogni notte sola nel mio letto prego di riuscire a dormire, chiedendomi perchè questo sia successo a me. Perchè ogni singolo momento debba essere così difficile. Perchè non riesco a dimenticarti?
Semplice. Perchè come un uragano mi hai stravolta, mi hai cambiata. Mi sei passato sopra innumerevoli volte indisturbato perche io con uno sguardo ti dicevo di farlo.
E sono ancora qui che ti guardo alla televisione che ringrazi il tuo pubblico e che alzi quel maledetto premio.
Mi hai
uccisa quando mi hai detto che non ero l'unica, ma che ero soltanto l'ultima. L'ultima di tante, che a breve sarebbe stata soltanto un ricordo. Proprio quando stavo cominciando ad abituarmi ad amare il tuo veleno, mi sarei ritrovata sola. Come tutte le altre.
Eri stanco delle mie sfuriate.
Eri stanco di avermi sempre tra i piedi.
Non mi sopportavi più.
Ero ossessiva. Sciocca. Troppo problematica.
Ma questa volta non avresti avuto l'ultima parola.
Ti sei esposto troppo. Sei andato troppo lontano, e a me questo non è piaciuto. Affatto.
N
on mi importa più ora, voglio solo non rivedere mai più la tua faccia.
Non credevo che saremmo mai arrivati a questo punto. Ma ci siamo.
Beh, i miei complimenti. Non solo sei riuscito a vincere quel tanto desiderato award, ma ora hai vinto anche il mio odio.
Ti odio Adam, perchè mentre tu mi usavi io imparavo ad amarti. E fidati, l'avrei fatto in silenzio se per te quello era l'amore.
In ogni tua parola, in ogni tuo sguardo indifferente, in ogni tuo gesto io sarei riuscita a compensare il mio amore malato per te.
Ma ora basta. Puoi andare al diavolo, nella mia vita non c'è più spazio per te.
Sono passate soltanto diciotto ore e nella mia testa ti ho già detto addio.
Di noi rimangono soltanto polvere e fotografie strappate.
Addio, non voglio rivederti mai più. Voglio cancellare qualsiasi cosa mi ricordi di te.
Basta, sono stanca.
Spengo il televisore.
Ma un anello brilla ancora al mio anulare.
E continuo a rigirarlo e ad osservarlo.
Ancora, ancora ed ancora...

fine
  
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