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Autore: Leah Black    06/07/2011    0 recensioni
Lui. che con i soldi aveva comprato tutto, rispetto, amici, conquiste. Lei, che con la sua forza d'animo si era conquistato il rispetto di chiunque l'avesse mai conosciuta.
Loro che separati non avevano conosciuto cosa volesse dire amare, che insieme si erano odiati e accoltellati, ma che alla fine avevano capito che senza dell'altro non avrebbero mai potuto vivere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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bhò 'Non puoi ancora farmi questo!'
'E chi me lo impedirebbe, eh?'
La voce della ragazza cedette alla potenza del suo dolore, venendo soffocata dalle lacrime.
'Chi melo impedisce? Rispondimi!'
'Dovresti impedirtelo tu stesso!' urla. Urla disperata come se quello fosse l'unico modo per farsi capire. Urlare, urlare il proprio dolore in faccia al suo carnefice, che amava dannatamente. Ma la stava ferendo da talmente tanto tempo che oramai non sapeva neanche lei se la forza del suo amore sarebbe bastato per sempre. Se sarebbe bastato a convincerla a perdonarlo ancora. E ancora. E ancora.
'Io?' le urla anche lui. Urlano. L'unica maniera per buttare fuori quella forza che altrimenti entrambi scoprirebbero di non avere per niente.
'Vattene.' le dice lui in un sussurro, ma la voce è fredda, quasi non gli importasse niente di lei.
'Adesso è tardi e non voglio che nessuno ti veda qui assieme a me.'
'Io devo sempre rimanere nell'ombra, giusto? Io che ti ho..'
'Zitta! Tu.. tu non hai fatto niente e ora te ne devi andare.' Aveva avuto un attimo di esitazione pronunciando l'ultima frase. Non era vero che lei non aveva fatto niente per lui. Lo aveva risollevato dal baratro della droga e dell'alcol, lo aveva aiutato a riprendere in mano la sua vita. Lei per lui c'era sempre stata, E sapeva che ci sarebbe stata per sempre, in eterno. E lo sapevano entrambi. Era anche per questo che lui si prendeva così tanto potere su di lei. Quando la voleva la prendeva, quando ne era stufo, la scacciava. No, non stufo di lei, ma stufo del dolore che sapeva essere lui a provocare, stufo di sentirsi così maledettamente male per lei. Lei che non era nessuno. Lei che era tutto per lui.
Lei si vestì in fretta, velocemente, così tanto che si dimenticò addirittura parti di abbigliamento. Lo faceva ogni volta che lui la scacciava in maniera così brutale dopo che per un'altra notte l'aveva posseduta non solo nel corpo, ma anche nell'anima e nella mente. Un giorno una collana, un altro un fermaglio per i capelli. Quel particolare giorno la sciarpa. Oh, avrebbe avuto freddo nel percorso per arrivare alla sua stanza nel college. Eccome  se ne avrebbe avuto. Era pieno inverno, e una bufera di neve imperversava al di fuori della sua di stanza, quella gelide, fredda e inospitale stanza che apparteneva a lui.
Si affacciò alla finestra per osservare quella ragazza, quell'unica ragazza che era riuscita ad entrargli nel sangue, che era riuscita a buttare giù la barriera che aveva impiegato 20 lunghissimi anni per erigere tra sè e il mondo.
Poi, un giorno, era arrivata lei, che lo aveva riscoperti dopo il lungo periodo passato tra l'ultimo giorno di scuola elementare e il primo del college. Così tanto tempo, eppure i due si erano riconosciuti subito. Ma si erano tenuti distanti l'uno dall'altro, perchè ormai appartenevano a due mondi completamente diversi. Lui che non aveva dovuto fare nessun sacrificio per ottenere niente. I soldi di papà funzionavano decisamente meglio di altro.
Lei che tutto quello che aveva se l'era dovuto conquistare con l'impegno, il sacrificio, perchè i suoi genitori non potevano permettersi di mandare la loro adorata figlia al college. Allora lei si era rimboccata le maniche e si era messa d'impegno per ottenere tutte le borse di studio possibili per non gravare sui suoi genitori, che a sedici anni conosceva la stanchezza che un lavoro faticoso ti lascia. Le sue mani erano piena di calle per i tanti pavimenti lavati. Ma la sua mente era giovane, come quella di una bimba curiosa e con il cuore grande, in grado di far entrare chiunque ne fosse degno. Ma non aveva il solito animo capriccioso di una bambina. Non era cresciuta viziata, e sapeva accettare tutte le differenze che potevano celarsi tra un essere umano e l'altro.
Lui la osservava dalla sua finestra mentre  a testa china si dirigeva al sicuro tra le braccia delle sue amiche, che l'avrebbero consolata, amorevolmente rimproverata per essersi un'altra volta lasciata mettere i piedi in testa da lui. Quel lui misterioso di cui nessuno conosceva l'identità, ma di cui tutti conoscevano la cattiveria con cui trattava la ragazza più rispettata di tutto il college.

Lei non aveva voglia di vedersi con nessuno, sentiva ancora i suoi occhi addosso mentre percorreva il tratto di strada che separava il dormitorio maschile da quello femminile. Ma fece solo finta di entrare nel suo, svoltato l'angolo si allontanò velocemente per andare a rifugiarsi in un pub, dove non era alcol che cercava. Cercava solo un luogo dove non sentirsi fuori posto con il suo dolore, dove cercare un pò di quel calore che le mancava, ma che desiderava con tutta se stessa e che solo una persona poteva donarle.
Ma lui non voleva e lei non glielo avrebbe strappato. Conosceva la sua debolezza. Era sicura al 100% che gli sarebbe rimasta al fianco finché avrebbe avuto vita. Era lui la sua vita. Era lui che le dava un motivo di vita. Non sapeva se anche il suo amore sarebbe sopravvissuto per tutto quel tempo. No, perchè l'amore deve essere costantemente alimentato per poter vivere. Non dovrebbe essere consumato fino all'ultimo grammo, perchè si rischierebbe di non trovarne più. E allora non avrebbe trovato altro che vuoto. Un vuoto desolante che si sarebbe allargato sempre di più, fino ad invadere ogni parte del proprio essere, fino ad essere la parte  dominante della propria persona.
Non avrebbe mai trovato odio. Lei non poteva odiarlo. Non poteva odiare la sua stessa vita. E poi, se non ci fosse stato più amore, non avrebbe potuto esserci neanche il suo doppelgaenger, l'Odio.
Odio e amore non sono altro che due facce della stessa medaglia. L'uno senza l'altro non può esistere- Ma l'odio assieme all'amore non potrà mai prendere vita. Sono destinati a stare assieme per sempre senza raggiungersi mai, a guardarsi continuamente in faccia senza toccarsi, a ferirsi, curarsi, abbandonarsi e poi ritrovarsi senza avere mai la pace di un abbraccio.
A quel punto non sapeva più se stava pensando all'amore e all'odio astratti o se si stesse riferendo a un lui e una lei ben precisi e concreti.
La notte passava così, tra un bicchiere di birra e una riflessione quando la porta si aprì improvvisamente e si trovò davanti a lei lui, che infuriato la stava guardando come se avesse commesso chissà quale crimine.
Lui appena l'aveva vista svoltare l'angolo era uscito di corsa a cercarla, a riprendersela. Finalmente, dopo quasi un anno che quella storia fatta di prendi, poi fuggi, poi pretendi e scacci via, aveva capito che lui voleva solo lei, che senza non avrebbe più potuto stare al mondo, perchè lei era tutto il suo fottutissimo mondo, quello che non si compra con i soldi, quello che degno o meno ti guadagni perchè sei tu e non il figlio di qualcuno, o quello con i soldi di qualcuno. Aveva capito tutto quanto nel giro di tutti quei giorni, mesi in cui la scacciava dalle sue lenzuola, in cui la guardava freddamente dopo aver preso quel calore che tanto cercava e che solo lei poteva dargli.
L'aveva cercata nella sua stanza, dove aveva trovato la sua coinquilina che quasi era svenuta quando l'aveva vista, l'aveva cercata in tutti i posti possibili e immaginabili. Si stava per arrendere, quando l'aveva vista nel pub, e come una furia, entrò e si diresse verso di lei.
'Cazzo ci fai qui?'
'Non sono affari tuoi.'
'Ti ho cercata da per tutto!'
'Non ti è bastata la scopata di prima?' fu lei a chiederlo. E fu lui a rimanerne sorpreso. Lei non si esprimeva così. No lei era quella gentile, che pur di non fare del male accettava qualsiasi schiaffo o pugno o stilettata al cuore. Lei non rispondeva così.
'Vieni con me.' Un ordine, un'imposizione che lei quella volta non avrebbe mai accettato. Ma se non l'avesse ascoltato bene, se non l'avesse conosciuto così bene non avrebbe sentito una nota di.. cos'era? Supplica? Bisogno? Sofferenza? Comprensione?
Lei alzò gli occhi in un attimo. Quegli specchi d'acqua chiara che fino a quell'istante erano rimasti fossi sul boccale di birra. Si fusero con i loro gemelli, quelle pozze di un nero profondo che ti inghiotte e non ti lascia più andare via, che sembrano non ti mollino mai, che se ti giri sai che li troverai puntati su di te, a osservarti, conoscerti, capirti.
Le due pozze così differenti e opposte si unirono in un'unica cosa, una fusione così completa che il mondo che li circondava per loro non sarebbe più esistito.
Si studiarono, si insultarono e poi si spiegarono solamente guardandosi allo specchio dell'altro, vedendo se stessi, il compagno e la coppia che sarebbero diventati se solo lo avessero voluto entrambi.
Lui tese una mano verso di lei, quella mano che spesso l'aveva scacciata, ma mai le si era posata addosso con l'intenzione di ferirla, di farle volontariamente del male. No, per quello bastavano le parole.
Ma quella volta non c'era bisogno di parole. Lei sentiva la necessità dei fatti e una mano, tesa davanti a lei, stava a significare che qualcosa in lui si era acceso, qualcos'altro spento, ma finalmente era arrivato a patti con se stesso e aveva accettato lei, che era la parte più importante di lui.
Lei accettò la mano e la strinse, forte, con tutte le sue forze. Era la sua ancora e non l'avrebbe mai lasciata.



E fu così che in una notte di inverno l'Odio e l'Amore si scontrarono e decisero che non si sarebbero mai più separati, nemmeno dopo la morte.
   
 
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