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Autore: Margaret24    06/07/2011    4 recensioni
Harry, dopo essere tornato a Hogwarts per sbrigare alcune faccende alla fine della Seconda Guerra, si reca nell’ufficio del preside e, incapace di trattenersi, guarda nel Pensatoio, dove sono conservati i ricordi di Lupin.
ATTENZIONE! Se salta subito al capitolo "La Prima Guerra è finita", sappiate che non è il primo, ma non so come aggiustarlo!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Ordine della Fenice, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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 Ci fu un altro vorticare di luci e suoni, ed Harry si ritrovò ancora una volta ad Hogwarts. Questa volta riconobbe la Sala Professori. Vi erano solo due persone all’interno: una era Lupin; l’altra era Severus Piton.
Lupin stava controllando dentro il guardaroba dei professori,  per poi richiuderlo deluso. Piton era chino sulla scrivania, intento a scrivere su dei fogli. Harry si avvicinò e lesse alcuni nomi: erano i compiti in classe dei Corvonero.
A un tratto, il mago alzò il capo e guardò Lupin irritato, mentre quest’ultimo spostò con cautela l’armadio.
“Si può sapere cosa stai facendo?” sbottò.
“Sto cercando un altro Molliccio” rispose Lupin tranquillamente.
“E come speri di trovarlo?” chiese Piton tornando a correggere i compiti.
“Beh” disse Lupin con aria leggermente accigliata, mentre si piegava per controllare i cassetti di uno scrittoio, “a meno che qualcuno non riesca a far entrare un satellite in un cassetto...”
“Intendevo ‘come speri di trovarlo in questo castello?’” precisò Piton con lo stesso tono irritato. “Ci saranno migliaia di cunicoli...”
“Oh beh, chi cerca trova!” rispose allegro Lupin. “Ci sono già riuscito una volta, mi sembra...”
Harry riuscì a stento a trattenere una risata, mentre Lupin lanciava un’occhiata in tralice a Piton, il quale per tutta risposta prese a scrivere con più foga, mantenendo ostinatamente la testa china sulla pergamena.
“Andiamo, Severus, non sarai ancora arrabbiato per quel Molliccio...” disse Lupin rialzandosi e guardandolo apertamente.
“Quale Molliccio?” disse Piton a denti stretti, senza smettere di scrivere.
Lupin sospirò, e disse: “Non ti sembra che quel ragazzo abbia già sofferto abbastanza?”
Piton alzò finalmente la testa. Aveva un’espressione risentita sul volto, ma non rispose.
“Non fingere di non saperlo” disse Lupin tristemente. “Sai cosa è successo a Frank ed Alice Paciock...”
Piton riprese a scrivere.
“Io non lavoro per i Servizi Sociali, Lupin” disse con una nota di disprezzo nella voce. “Sono qui per insegnare. E Paciock non mostra la minima capacità dei suoi genitori. Se non vivesse con sua nonna, mi chiederei di chi fosse il figlio...”
Lupin si accigliò di nuovo, ma non rispose. Forse pensava, come Harry, che non era il caso di ricordare a Piton i progressi che Neville aveva fatto contro il Molliccio. Probabilmente si stava anche chiedendo cosa fossero i Servizi Sociali.
“Come va la Pozione?” chiese Piton bruscamente, come desideroso di cambiare argomento. Lupin fece un sorriso un po’ obliquo.
“E da quando ti interessa la mia salute?” chiese.
“Non mi interessa, infatti” sbottò Piton. “Bisogna sempre informarsi sui sintomi delle proprie pozioni, anche se...” aggiunse con un sorriso soddisfatto, “...non dovrebbe essere riscontrato alcun errore”
“Quanta modestia...” commentò Lupin sarcastico. “Comunque, ti informo che la tua Pozione è perfetta, Severus. Davvero, non avevo mai provato una sensazione del genere...” si bloccò di colpo, perché Piton aveva alzato gli occhi al cielo, impaziente.
“Scusa, hai ragione, non ti interessa” si affrettò a dire Lupin. Esitò:
“Comunque... per quello che vale... grazie, Severus”
Piton rialzò lo sguardo. “Non lo faccio per te”  disse sprezzante.
“Certo, lo so” disse Lupin divertito dal suo orgoglio. “Che non si venga mai a sapere che Severus Piton fa un favore a un Lupo Mannaro! A proposito...”
“Di’, non dovevi cercare un Molliccio?” sbuffò Piton, continuando a scrivere.
“Davvero una splendida lezione quella dell’altra volta” continuò Lupin ignorando l’interruzione. “Io stesso non avrei saputo fare di meglio. Da quando i Lupi Mannari sono tra le tue Creature Oscure preferite?”
“Da quando me ne sono ritrovato uno di fronte” ribatté acido Piton.
“Già, è successo anche a me!” esclamò Lupin, con finto entusiasmo. “Hanno il loro fascino, vero?”
Gli occhi di Piton erano ridotti a fessure, ma poi sorrise maliziosamente:
“Volevo farti un favore...”
Lupin rise:
“Sì, come no. Chissà, avrai fatto venire gli incubi a quei ragazzi...”
“Non quanti dovresti averne tu, ad ogni modo” sibilò Piton.
Il sorriso svanì dal volto di Lupin, lasciando spazio all’amarezza. A quanto pareva, aveva toccato un nervo scoperto.
Piton alzò lo sguardo.
“Che cosa nascondi, Remus Lupin?” sussurrò.
“Lo sai cosa nascondo” disse Lupin, con una leggera nota di tristezza nella voce.
“A parte la Licantropia” ribatté Piton. “Sirius Black evade da Azkaban ed eccoti qui, professore di Difesa Contro le Arti Oscure a Hogwarts...”
“Avevo bisogno di uno stipendio” disse Lupin. La sua espressione era tranquilla, ma non vi era più l’ombra di un sorriso.
“Come mai ti rifai vivo dopo dodici anni?” domandò Piton sempre con la stessa malizia nella voce.
“Cos’è, dovevo mandarti un gufo ogni tanto?” chiese sarcastico Lupin.
Piton sogghignò, poi disse: “Io non sono Silente, Lupin...”
“Ma va?”
“Cos’è che è andato storto, eh?” continuò Piton. “Non hai ricordato al tuo amico che la Signora Grassa richiede una parola d’ordine?”
“Sono dodici anni che non dico qualcosa a Black” sottolineò Lupin, con voce stranamente fredda.
Piton posò la piuma con cui scriveva, raccolse i rotoli di pergamena e si avvicinò a Lupin, guardandolo intensamente. Lupin sostenne il suo sguardo penetrante, con un’espressione quasi compassionevole. Sospirò e scosse il capo.
“Guarda dove siamo arrivati, Severus” sussurrò. “Usi così spudoratamente la Legilimanzia, adesso? Sei così accecato dall’odio... Odi me, odi Harry, odi metà degli studenti di questa scuola... Cos’ha spinto Silente a fidarsi di te nonostante fossi un Mangiamorte?”
Piton non abbassò lo sguardo, ma non aveva più la malizia sul volto. Sembrava completamente spiazzato da quella domanda, anche se cercava di non darlo a vedere.
“Ecco” continuò Lupin piano, “ora siamo sulla stessa scopa”
 “È senso di colpa quello che vedo, Lupin?” chiese Piton curioso. Finalmente Lupin distolse lo sguardo, guardando in basso. Poi sorrise di nuovo e alzò gli occhi.
“Per cose che spero tu non capirai mai, Severus”
“Non ci tengo proprio a diventare come te” precisò l’altro. Lupin continuò a fissarlo tranquillo. Piton gli rivolse un ultimo sguardo sprezzante, poi si voltò e uscì dalla Sala Professori sbattendo la porta.
Lupin restò immobile per un po’, continuando a fissare la porta. Poi, lentamente, andò verso la scrivania e si sedette, prendendosi la testa tra le mani. Sembrava molto stanco, come se l'incontro con Piton gli avesse prosciugato tutta l'energia. Si alzò di nuovo e andò alla finestra. Da lì, Harry poté scorgere gran parte dei terreni della scuola, tra cui il Platano Picchiatore. Seguì lo sguardo di Lupin e si accorse che era proprio quello che stava guardando, con un’espressione malinconica. A un tratto, Harry trasalì, sentendo delle voci. Voci di ragazzi, provenienti dal nulla. Gli sembrava di averle già sentite...
“Lunastorta, stanotte ci hai fatto prendere un colpo!”
“Ma dove volevi andare? Per poco non incrociavamo i Centauri...”
Risate.
“Voi state bene?”
“Chi, noi? Scherzi? Mai stati meglio!”
“Anche oggi nemmeno un graffio! Stai migliorando, Lunastorta!”
“Ramoso, non montargli la testa, altrimenti il prossimo mese vorrà fare un salto ai Tre Manici di Scopa...”
Altre risate.
“E tu, Felpato, smettila di imitarmi. Ricorda che solo io posso ululare alla Luna...”
“L’ululato di lupo non si batte!”
Le voci si dissolsero. Pochi secondi dopo, anche quel ricordo svanì, ma Harry era sicuro di aver visto una goccia cadere silenziosamente sul davanzale della finestra.
 
 

 
 

  
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