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Autore: Kuruccha    06/07/2011    4 recensioni
- Avete visto il mio cane?
I due si guardarono perplessi. - Che diavolo stai dicendo, bellezza?
- Il cane che era sotto al tavolo. L'avete visto?

[Post-serie]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ed, Ein, Faye Valentine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Biglietto di ritorno
Capitolo unico



Dannazione.
Il gelato sul fondo della coppa continuò a sciogliersi rapidamente. Faye mischiò con ben poco interesse la poltiglia che andava formandosi.
Dannazione.
Accavallò la gamba destra sulla sinistra, poggiando il mento sul palmo della mano. Guardò con disinteresse la folla che, oltre il bordo del tavolino del bar, proseguiva incessante nelle attività quotidiane.
Perchè diavolo deve fare così caldo?
Le gambe dei passanti sembravano sciogliersi e diventare di gelatina; la loro immagine ondeggiava leggermente come fosse un miraggio, schermata dal caldo continuamente emanato dall'asfalto rovente.
Portò alla bocca il cucchiaino colmo di gelato. Era già quasi totalmente sciolto. Sbuffando, allontanò con un gesto secco la coppa. Notò la scia di condensa lasciata sul tavolino d'acciaio; le fece venire ancora più caldo. Si asciugò la fronte con il dorso della mano.
Dannazione.
Sollevò la gamba destra e la riappoggiò a terra. La accavallò di nuovo sulla sinistra.
Aaah, maledizione!
Nel sole della tarda mattinata, la stoffa chiara dell'ombrellone del bar era così luminosa da essere accecante. Distolse lo sguardo. Abbandonando la schiena contro l'acciaio tiepido della sedia, lasciò ciondolare la testa e chiuse gli occhi.
Che puzza. Col caldo, stare in mezzo alla gente è insopportabile.
Poco distante da lì qualcuno litigava animatamente; poteva udire chiaramente degli schiamazzi poco promettenti. Il battibecco si fece progressivamente più acceso.
Dannazione, se non stanno zitti li faccio tacere io!
Si sollevò di scatto, rovesciando la sedia all'indietro. Richiamati dal fragore, i due uomini sollevarono lo sguardo verso di lei.
 - Ma dico, la volete piantare?
Al suo rimprovero, anche tutti gli altri clienti del bar si zittirono. Un uggiolìo sommesso giunse da sotto il tavolino.
 - E qui chi diavolo c'è? - domandò, colpendo la superficie con il palmo aperto ed abbassandosi per controllare.
Delle zampine si tesero in avanti. Un paio d'orecchie, abbassate per il tono di voce troppo alto di poco prima, puntarono di nuovo verso l'alto. Il cagnolino tirò fuori la lingua e cominciò ad ansimare, apparentemente felice, agitando un mozzicone di coda.
Riconoscendo la macchia asimmetrica sul suo muso, Faye sbarrò gli occhi.
 - Ma tu sei... -
Venne interrotta dai brutti ceffi che poco prima stavano battibeccando tra loro.
 - Ci sono problemi? - le domandò uno dei due con tono minaccioso, avvicinandosi.
Faye voltò appena il viso e lo osservò da sopra la spalla.
 - Non ci sarebbero, se solo voi faceste meno casino - rispose, e subito girò la testa per guardare di nuovo il cane di poco prima. Non avrebbe potuto sbagliarsi per nulla al mondo; sapeva benissimo di quale cane si trattasse.
Non c'era più.
 - Ma dove... -
Raddrizzò la schiena, volgendosi di nuovo verso i due uomini.
 - Avete visto il mio cane?
Gli altri si guardarono perplessi. - Che diavolo stai dicendo, bellezza?
 - Il cane che era sotto al tavolo. L'avete visto?
Uno dei due rise fragorosamente.
 - Cos'è, una trovata originale per distrarci?
Faye lo fissò con sguardo torvo.
 - Voglio solo sapere se avete visto il mio cane.
 - Io non ho visto proprio niente. E tu, Joe? Hai visto il cane della signorina, forse?
 - Credo proprio di no, Sam - gli rispose l'altro. - E ora, risolta questa faccenda, veniamo a noi, bellezza!
Faye, con la coda dell'occhio, notò che qualcosa stava svoltando l'angolo. Incurante dell'insistenza dei due, si fece spazio tra loro, spintonandoli, e corse all'inseguimento della piccola sagoma marroncina. Dopo un attimo di perplessità, anche i due uomini partirono all'inseguimento.

Seminare quei due fu, tutto sommato, più facile di quanto avesse pensato. Aveva addirittura sopravvalutato la loro intelligenza.
Dopo una decina di minuti - in cui lei li aveva osservati girare in tondo per il quartiere - quei tizi avevano già perso tutto l'entusiasmo iniziale e avevano desistito. Capì di essere al sicuro solo quando, dopo averli visti entrare in una bettola, li scorse attraverso la vetrina, seduti al bancone in compagnia di una bottiglia di brandy.
La ricerca di una bestiola così piccola sotto il sole cocente del mezzogiorno, tuttavia, la sfiancò immediatamente. Stanca per l'inseguimento di poco prima e accecata dalla luce troppo forte, non faceva che scontrarsi con la fiumana di passanti provenienti dalla direzione opposta; nello schermarsi gli occhi con una mano, notò di avere di nuovo la fronte sudata e i capelli fradici.
All'ombra di uno dei tanti alti edifici della città, trovando refrigerio nella frescura di un vicolo buio, maledì Ein per la sua velocità e i due tizi di prima per la loro insistenza; maledì poi anche se stessa per essersi lasciata sfuggire quell'occasione.
Dannazione.
Aveva progettato di lasciare la città quella sera stessa, e l'incontro con i due tizi di prima - e con altri ugualmente simpatici nei giorni precedenti - non aveva fatto altro che confermare che quella fosse la scelta migliore; l'aver trovato Ein aveva però messo in discussione tutti i suoi programmi. Benchè non avesse mai amato particolarmente quel cane, con i suoi latrati continui e la sua capacità di perdere pelo ovunque e in qualsiasi periodo dell'anno, non le piaceva l'idea che fosse solo su un pianeta come quello; magari non l'avrebbe tenuto con sé, ma avrebbe almeno cercato di affidarlo a qualcuno che avrebbe potuto occuparsene degnamente. Il randagismo non era certo pane per i denti di una bestiola abituata ad abbuffarsi di scatolette.
Sospirò e si accese una sigaretta. Dopo due boccate la spense.
Dannazione. Con questo caldo, anche il fumo fa schifo.
Pestò la cicca buttata per terra.

Tornando al proprio hotel passò di nuovo davanti al bar in cui si era fermata poche ore prima. Si ricordò di non aver pagato il gelato. Poco male; non l'aveva nemmeno mangiato, e la sola idea di quella poltiglia colorata le diede il voltastomaco. Nel controllare che i due tizi di prima non fossero tornati, lanciò un'occhiata al tavolino a cui era seduta; qualcuno l'aveva occupato. E sotto la sedia del nuovo cliente c'era Ein, pacificamente disteso con la lingua a penzoloni.
E così quel cane opportunista ha già trovato una nuova casa...!
Sospirando, si diresse verso il tavolo incriminato.
... Tsk! E mi costringe pure a sborsare dei soldi!

 - Posso? - domandò, scostando appena la sedia.
Lo sconosciuto, che già da seduto sembrava un ragazzino allampanato, sollevò gli occhi coperti da un enorme paio di occhialoni. Le parve un viso incredibilmente familiare.
 - Buongiooorno, Faye-Faye! - esclamò, sorridendo.
 - Non ci posso credere! - gridò lei di rimando, richiamando ancora una volta l'attenzione di tutti gli altri clienti.
 - Ehe, ehe! - rise l'altra, grattando la pancia di Ein.
 - Dove sei stata per tutto questo tempo?
Prima di risponderle, la ragazzina le sorrise ancora.
 - Ed ha fatto tante cose diverse! Ed e Ein sono sempre state insieme, però! Non è vero? - domandò rivolgendosi al cane, che si limitò ad uggiolare ancora.
Faye sorrise nel notare che certi suoi modi di fare non erano cambiati per niente. In tante cose era rimasta la stessa Ed di sempre.
 - Tuo padre non riuscirebbe ancora a capire se sei un maschio o una femmina. Sei ancora piatta come una tavola.
 - Buuu! Non è vero! Ed sembra una ragazza ora! Guarda, questa è una gonna! - spiegò, alzandosi in piedi e ruotando su se stessa.
Faye rise sotto i baffi.
 - Ora siediti, dai.

 - E quindi, in questi quattro anni non hai fatto altro che rimanere nella base su Marte?
Ed annuì leccando con gusto il gelato che Faye aveva ordinato per lei. - Sì sì, sì sì! Ed e Ein non avevano voglia di cercare altre persone. Volevano aspettare che gli altri tornassero.
 - Gli altri...
 - Ein, ne vuoi un po'?
Senza attendere la risposta, Ed appoggiò la propria coppa sul pavimento. Il cane cominciò a leccarla con gusto.
 - Ma che fai? - le domandò Faye, abbassandosi per controllare la situazione.
 - A Ein piace tanto il gelato alla nocciola! - spiegò la ragazzina, il cucchiaino stretto tra le labbra che andava su e giù.
Faye sospirò. Dopo essersi raddrizzata, osservò il proprio gelato ancora intatto. Si stava sciogliendo. Lo mischiò e lo spinse verso Ed, che vi si tuffò senza fare complimenti.
 - Ma dimmi, Ed - ricominciò, - Visto che sei sempre stata su Marte... hai visto anche Jet?
 - Oh, sì sì! Jet torna a casa, ogni tanto!
 - E come sta? Cosa sta facendo?
 - Lui continua a fare il cacciatore di taglie! Ogni tanto anche Ed e Ein lo aiutano! - rispose, agitando le braccia e fingendo di digitare su una tastiera immaginaria.
 - Dì a quel vecchiaccio di non metterti in pericolo. Sei pur sempre una ragazzina.
 - Oh no no, oh no no!
Faye sorrise ancora. Le parve fosse passata una vita dall'ultima volta che l'aveva fatto in maniera così continuativa.
 - E Spike?
Ed fece una smorfia poco convinta e abbassò gli occhi verso Ein.
 - Oh, Spike non è ancora tornato, no no.
 - Nemmeno Jet sa nulla di lui?
 - Nulla di nulla, no no!
 - Ah.
Faye fissò il poco gelato rimasto nella coppa di prima. Ormai era diventato una poltiglia liquida, come quello che aveva ordinato al mattino.
 - Ma prima o poi tornerà! Se anche Faye ritorna a bordo della Bebop, forse Spike verrà! - esclamò la ragazzina, il solito sorriso stampato in viso. Ein le poggiò le zampette sulle gambe e cominciò a scodinzolare.
 - Quelli sono tempi passati, ormai. - rispose.
Si alzò in piedi, poggiando una banconota sulla superficie d'acciaio del tavolo.
 - Io vado.
 - Buuu! Faye se ne va! - si lamentò, pestando i piedi.
Faye sorrise ancora.
 - Sono stata felice di rivederti. Il destino è stato gentile a concederci questa seconda chance - concluse, incamminandosi. - Spero che vorrà farci incontrare ancora.
Ed rise, inforcando nuovamente gli occhialoni.
 - Il destino? Tu sottovaluti le capacità di Ed! - gridò la ragazzina.
Faye si voltò e non potè far altro che ridere a propria volta.
 - Dì al vecchio che tornerò a trovarvi.
 - A presto, Faye-Faye!
La donna, agitando la mano, sparì dietro l'angolo.




*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
6.7.2011
Seriamente: in un primo momento Cowboy Bebop non mi aveva colpita più di tanto. Però... non posso fare a meno di continuare a scriverci su. Ci sono così tanti punti da analizzare, così tante cose a cui pensare...
Questa ossessione non mi passerà tanto in fretta. G_G
Una sola (inutile) puntualizzazione: sì, nella mia testa Ein è una cagnetta. XDDD
A presto, sicuramente. :D
Kuruccha
   
 
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