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Autore: Uff_san    14/02/2004    11 recensioni
Locke, Kefka... un mondo distrutto.
Genere: Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ultima risata.

Un tramonto rosso, un bosco, un fuoco acceso. Un uomo seduto, guarda l’orizzonte fra lo spazio concessogli dalle fronde degli alberi.

“Quanto dolore ci hanno addossato…”

Un sorriso amaro, una lacrima. Un ricordo.

“Terra…”

Un mondo ingiusto, un cielo indifferente, un sole ormai freddo.

“Sai che ti ho amata…”

No, non lo sa. Non l’ha mai saputo. La causa di questo turbine freddo di disperazione, di chi è non ha idea.

Al tempo? No, non a lui.

“Mia è la colpa.”

Notte. Una luna nel cielo, le stelle luminose… talmente fragili da fargli sembrare di poterle spegnere con un soffio. Così come la vita. Una stella cadente.

“Odio ricordare…”

Si distende vicino al fuoco e si addormenta col volto rigato.

Un’alba, un bosco, un fuoco ormai spento. Un uomo affranto che si mette in cammino.

Un rumore.

L’uomo è in allarme, il mostro fa un passo falso.

L’uomo lo uccide con un pugnale, lanciato alla gola della belva.

L’uomo riprende l’arma, la pulisce, la infila nel fodero.

Uno sguardo, un sospiro. Un dolore.

“Chi mi è rimasto?”

Nessuno gli è rimasto.

Le due donne amate, perse entrambe. Kefka, l’impero, gli Esper… maledetti.

L’uomo arriva in una città.

Con un braccio si asciuga il volto.

“Odio ricordare.”

Entra nella locanda.

“Serve qualcosa, amico? Ho delle ottime camere, ottima zuppa, e anche ottime ragazze… ne hai bisogno, credo!”

“Cosa?”

“Ma si, le donne sono la cosa migliore per dimenticare la tristezza! Sempre che tu le possa pagare, ovvio!”

L’oste esplode in una risata.

Lo straniero si accorge di aver gli occhi gonfi.

Si ricompone.

“No, niente ragazze… solo una camera… grazie.”
Entra nella stanza.

E’ piccola, scomoda e sporca.

Ma calda.

Altri ricordi. E lui odia ricordare.

Mattina. Lo straniero scende e paga.

L’oste ghermisce le monete e gli porta da mangiare.

L’uomo ingoia senza parlare.

Una ragazza gli si avvicina.

“Ciao, bello… vieni da me, stasera… solo 2 monete d’oro.”

Lui non risponde. La guarda senza espressione.

La ragazza va via ammiccando languida.

Lui non pensa neanche di accettare la proposta.

Esce dalla locanda. Si dirige verso una vecchia casa in disuso.

Estrae una chiave, la infila nella toppa, entra.

Accende una lampada e scende le scale, silenzioso.

Due ragazze sdraiate sul letto.

“Sembra che dormano…”

Non dormono. Sono morte. Le sue ultime speranze erano scomparse.

Gli elisir del vecchio infine non hanno fatto più effetto.

Si avvicina, e guarda i volti delle due.

Una non ha segni tangibili di ferite.

L’altra è graffiata in più punti. Uno squarcio gli si apre nel petto, ora coperto da vesti nuove.

Odia ricordare.

Si asciuga le lacrime, lentamente esce di casa e chiude a chiave la porta.

Si dirige verso il cimitero.

Osserva le tombe degli amici.

Esce di città.

Corre verso la torre, da solo.

Dopo poche settimane è in prossimità della meta.

Un altro uomo lo vede avvicinarsi.

Un giullare, sembra.

Un sorriso maligno attraversa il volto del joker, poi ordina l’accensione.

Lo straniero vede una immenso raggio di luce venirgli incontro.

Estrae la spada.

Il volto è rigato.

“Arrivo…”

Il raggio lo colpisce.

La sua armatura fonde.

La sua spada si dissolve.

Il suo corpo evapora.

Sorride.

“Arrivo!” ripete.

Una risata stridula risuona dalla bocca del giullare.

Quella sera, un’altra stella cadente attraversa il cielo.

L’ultima di una serie.

L’ultima stella che splendeva.

Il buio ingoia la notte. La luna si fa opaca.

Una risata stridula si spande nella terra.

Paura, gli uomini la temono.

Il giullare ha vinto.

  
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