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Autore: LoveShanimal    06/07/2011    6 recensioni
Io sono Helena. E questa è la mia storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A photograph of you and I
 

 

A Martina, che da quando l'ho incontrata non mi ha mai abbandonato.


Prima del capitolo, vorrei spendere due parole. Sono di nuovo qui, con una nuova storia, tante idee, paura che sia un fiasco, ma tanta grinta e voglia di crescere insieme a lei. 
Ringrazio, ancora, chi ha seguito e recensito la mia vecchia storia. Mi avete riempito di gioia e soddisfazione.
Ma adesso non parliamo di cose vecchie, ma di nuove.
Questo è un capitolo molto breve, ma è solo per introdurre personaggi e un po' la storia. Spero vi piaccia o, anche se chiedo troppo, vi incuriosisca. 
Grazie a Rosa che oggi mi ha dato l'ispirazione. 
Grazie a voi che inizierete questo nuovo "capitolo" con me. 
Grazie ai Mars, che riempiono la mia vita.



Capitolo 1: Here we are at the start.
 
 
*Me lo sono inventato.
 
Attraversai poco convinta la porta del locale di fronte a me, e la musica si insinuò nelle mie orecchie, con tanta potenza da stordirmi.
Dove mi aveva fatto andare Kris?
Kris, cioè Kristen, non era una mia semplice amica, era la struttura, la colonna portante della mia vita. È stata l’unica che c’è stata, sempre, fin dall’inizio. Che mi ha sempre dato i consigli migliori, e che mi supportava comunque quando dovevo subire le conseguenze di non averla ascoltata. Mi ha aiutato a cambiare vita, a tagliare fuori le persone sbagliate e soprattutto mi ha dato la forza di andare avanti e iniziare il progetto più grande della mia esistenza.
Le dovevo molto, quindi non potevo mai dire di no alle sue folli proposte, e spesso me ne pentivo.
Quella sera, mi diede appuntamento al locale più esclusivo di Los Angeles, “The kiss of the moon” *, per passare una serata diversa. Diversa da cosa poi, mi chiedevo io? Ogni week-end uscivamo e facevamo le stesse cose che fanno le ragazzine, quando poi ragazzine non eravamo più da tanto, troppo tempo.
Mi avvicinai al buttafuori, mostrai la carta di identità, e quello mi fece segno di entrare. Mi diede un cartellino con il numero 13, che mostrai al cameriere che mi accompagnò. Era da più di tre mesi che Kris aveva ordinato quel tavolo, e aveva lottato per avere proprio quel numero che per noi significava tanto: era l’età in cui ci eravamo conosciute.
Me lo ricordo ancora, quel giorno. Quel giorno in cui ci incontrammo, al parco, quando io avevo litigato con i miei genitori e lei mi tirò su il morale, senza neppure sapere chi fossi.
Sembrava passato un secolo, erano successe milioni di cose e altrettante ne erano cambiate.
Mi sedetti al divanetto bianco e accavallai le gambe. Chissà quanto mi avrebbe fatto aspettare.
Iniziai a guardarmi intorno, così, per perdere tempo.
Il locale era diviso in due sezioni, fondamentalmente. La parte centrale, in cui c’era la pista da ballo, e tutto intorno lo spazio con tavoli e poltrone. Sul tutta la parete opposta a me c’era un lungo bancone del bar. Mi concentrai sul lato destro di questo, dove c’era un gruppo di ragazze, di cui riconoscevo solo alcune chiome bionde, che circondavano un ragazzo con i capelli rosa. Era l’emblema della perfezione quello, sicuramente era un modello o qualcosa del genere.
Improvvisamente la musica cambiò, e passò da una da discoteca ad una più rock. Vidi il ragazzo che stavo fissando sorridere e girarsi verso la pista da ballo.
Seguii il suo sguardo, e nascosto da una folla intravidi un uomo, questa volta, che si muoveva neppure fosse preso da un attacco di epilessia. Mi attraeva la sua danza, quindi rimasi un po’ a fissarlo mentre tutti intorno a me si scatenavano. Quando tutti alzarono le braccia, però, fu totalmente coperto. Già non si vede perché è basso – pensai – poi questi lo coprono!
Mi scossi e mi diedi della stupida per aver pensato una cosa del genere: gli uomini dovevano essere totalmente fuori dalla mia vita.
Mi girai verso l’uscita, ma di Kris neppure l’ombra. Quindi mi alzai, e andai al bar per ordinare qualcosa. Quando il barista si girò per preparare il drink, vidi con la coda dell’occhio qualcuno avvicinarsi, ma non ci feci caso. Appoggiò il braccio al bancone, e mi disse: “Bel vestito!”
Sentii quelle galline che erano con lui ridere. Allora mi girai, e senza esitare nemmeno un attimo davanti i suoi occhi color del cielo, esclamai con fare ironico: “Bella cresta rosa!” gli feci l’occhiolino, presi il drink che il barista mi aveva porto con tempismo perfetto, e me ne andai ancheggiando.
“It’s not pink, it’s fucking pomegranate!” disse lui.
Io tornai solamente al mio posto, senza rigirarmi e senza degnarlo di un minimo di attenzione. Mi sedetti al mio posto, e buttai giù tutto di un colpo il contenuto del mio bicchiere, senza perdere neppure un po’ di lucidità.
Purtroppo o per fortuna, avevo imparato a reggere grandi quantità di alcool senza problemi, dopo un po’ di esercizio.
Il casino al centro della pista era diminuito, e adesso non c’era più tutta la folla intorno a quell’uomo, ma anzi lui era sparito. Ormai c’erano solo gruppi non troppi grandi o persone singole agli estremi che aspettavano solo degli inviti.
Iniziai a spazientirmi e presi il cellulare, per vedere l’orario.
Kris era in ritardo, e non di poco.
Trovai anche un messaggio, suo, dove mi diceva di aspettare un poco perché sarebbe arrivata presto.
Stavo per alzarmi per andare a prendere un altro drink, ma mi ritrovai davanti uno dei camerieri che cercava di attirare la mia attenzione. Appena vide di avercela fatta, si chinò leggermente per spostare un drink dal vassoio al tavolino, e prima che se ne andasse lo richiamai.
“Scusi, io non ho ordinato niente!”
Si chinò verso di me, per farsi sentire anche se c’era la musica. “Infatti gliel’ha offerto quel signore lì al bar.” Mi indicò un punto, dove però c’era più di un solo signore.
“Quale? .. Quello con i capelli colorati?” sembrava stesse indicando proprio lui.
“No, quello con gli occhiali.. il signore che prima stava suonando in pista!”
“Chester, non ti pago per chiacchierare! Ci sono altri clienti da servire!” il cameriere si scusò e seguì il suo capo, che si era intromesso nella nostra conversazione.
Io iniziai a riflettere, sbalordita.
Presi il bicchiere e ne annusai il contenuto. Nulla di strano.
Iniziai a sorseggiare quel cocktail, riconoscendolo tra quelli più costosi in circolazione.
Proprio mentre stavo decidendo di andarmene, qualcuno si sedette al mio fianco, e alzai la testa infuriata pensando che fosse la mia amica. Invece, investendomi con la sua bellezza, il musicista con gli occhiali si stava spaparanzando accanto a me, portando un braccio dietro le mie spalle.
“Ciao.” Mi disse lui, sorridendo. Io rimasi zitta, fissando i suoi occhi. Che voleva da me?
“Cosa c’è, ora non hai più la lingua? Mi ha detto mio fratello che invece sei una tipa tosta, hai insultato i suoi capelli! Sono pochi quelli che lo hanno fatto e lo possono raccontare!” fece una risata roca, e mi dovetti concentrare, con la musica alta, per capire tutte le sue parole.
“Non verrò a letto con te.” dissi con fermezza.
“E chi te l’ha detto che era questo il mio piano?” sorrise malizioso.
“Mi offri uno dei drink più costosi del bar senza conoscermi, ti siedi al mio divanetto mettendomi un braccio intorno al collo – dissi, spostandolo – e pensi davvero che sia così stupida da non capire i tuoi piani? Scusa tesoro, con me non attacca.”
“Non esiste una donna che mi abbia mai detto di no.” Disse lui, senza sorridere ma con uno sguardo che poteva mettere incinta chi lo fissava per più di un minuto.
“Sai, c’è sempre una prima volta. – sorrisi invece io – ti è andata male! Ma puoi sempre rimediare, sai, e io ti posso dare una mano.”
“Questa mi è nuova! – vide che non scherzavo, e continuò – quale sono i tuoi consigli?”
Con un sorriso vittorioso, dissi: “Ci sono tante ragazze sole nel bar. Quelle due – dissi, facendogli un segno – sono entrambe out per quello che vuoi fare tu. Una è appena uscita da una storia seria, la conosco, è una botta e via adesso la distruggerebbe. Toccala e ti perseguiterò per il resto della mia vita – smisi per un momento di sorridere – l’altra è solo in un periodo di crisi con il suo ragazzo, si sente poco apprezzata e vuole divertirsi. Però peggiorerà solo le cose, le rovinerai l’esistenza. Si è vestita in modo appariscente proprio per essere notata, ma non è convinta di quello che fa perché ha sempre gli occhi bassi e si tiene al margine più estremo del bancone. Ci sono poi altre donne che non hanno compagnia, che potrebbero convincersi che venire con te sia giusto. Però c’è una che sono sicura che accetterà, l’avrà fatto già mille volte. Lei.” Puntai il dito verso una ragazza circondata di uomini, che si scatenava ma non ballava davvero con nessuno.
“Come mai sei così sicura?”
“C’è stato un periodo che conoscevo e frequentavo tantissime persone, e ho imparato a capire più o meno i caratteri di ogni individuo dai piccoli gesti. Almeno, non sarà un totale fiasco stasera no?” gli feci un occhiolino, e lui ricambiò con una risata. Per un millesimo di secondo, avevo davvero pensato di accettare il suo invito, ma non era possibile. Non per me. Non dopo quello che avevo passato.
Proprio in quel momento, arrivò Kristen, che mi salutò allegra, e guardò sorpresa l’uomo al mio fianco.
“Grazie mille, seguirò i tuoi consigli! – si alzò, e prima di andarsene mi porse la mano – io sono Shannon, piacere comunque!”
Gliela strinsi, e sorrisi. “Piacere, sono Helena!”
 
Si, io sono Helena. E questa è la mia storia.
 
 
 
  
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