Habanero
(o da grande)



“Kushina non c’è bisogno che tu porti con te la volpe,
possiamo usare quel poco chakra che ci è rimasto per vedere Naruto ancora una volta!”

Kushina sgrana gli occhi; le parole di Minato arrestano il dolore martellante, la stanchezza spossante, persino la ferrea presa di Kyuubi su di lei pare allentarsi.

Cosa?

Non riesce a parlare; le manca la voce e respirare è fin troppo doloroso. Soffoca un gemito portandosi una mano alla bocca.
Lo sa, lo sa per certo, presto il velo gelido della morte piomberà su di lei ricoprendola e ponendo fine alla sua vita.
Kushina non teme la morte, non l’ha mai temuta –è una kunoichi dannazione!- e non la teme nemmeno ora, ad un passo dalla fossa.
Ma non capisce le parole di Minato, rivedere Naruto? Come può essere? si chiede.
Minato sembra leggere la muta perplessità di sua moglie nel pallido e cereo volto, nei suoi occhi cerchiati e vitrei.

"Sigillerò la volpe in Naruto".

"No!"

Questa volta la donna dai lunghi capelli vermigli trova la forza di parlare, di rantolare la sua decisione, tra un colpo di tosse e l’altro. Non gli permetterà di sacrificarsi, non anche lui. Se morissero entrambi, chi baderà al loro piccino?
Sigillare la volpe nel corpo di Naruto? Che pazzia!
Squote il capo; non ha nessuna intenzione di vedere il suo bambino vivere un’esistenza di solitudine e di difficoltà.
Lui merita il meglio, una vita serena e spensierata, si dice, abbassando lo sguardo sul pargolo stretto nella coperta ed accoccolato tra le forti braccia del padre.
È così piccolo, i lineamenti sono quelli di Minato, riflette con dolcezza, chissà se da grande avrà anche qualcosa di mi- si arresta, Kushina, mentre un terribile senso di vertigine la coglie.
Da grande.
Da grande. Ripete come un mantra.
Da grande non lo vedrò, realizza con angoscia crescente, mentre nella sua testa risuonano i suoi stessi pensieri: sto per morire insieme a Minato. 
Non avrà l’occasione di vedere suo figlio crescere e giocare insieme agli altri bambini, non ci sarà quando Naruto entrerà all’accademia  e neppure quando il suo bambino tornerà a casa dalla prima missione, per abbracciarlo e preparargli la cena.
Nella confusione degli ultimi avvenimenti –il parto, l’attacco del tizio mascherato, la fuga, la liberazione del demone-, non ha avuto il tempo di analizzare bene la situazione, di comprendere ciò che tutto quello avrebbe comportato nel futuro, quali rischi, quali cambiamenti. Kushina ha pensato esclusivamente a trattenere la volpe a nove code; non le è passato nemmeno per l'anticamera del cervello che Naruto non lo rivedrà mai più.
Un nodo dal sapore amaro –senso di colpa- le sale alla gola, le lacrime premono per riversarsi lungo le sue gote.
Razza di baka di un habanero rosso sangue!, si maledice ricacciando indietro, con stizza violenta, quelle perle bollenti agli angoli degli occhi.
Kushina vuole rivedere il suo bambino una volta cresciuto, vuole avere l’occasione di spiegargli tutto quanto, di scusarsi.
Un tocco leggero e rassicurante fa tornare alla realtà la donna; Minato le ha preso la mano e la stringe tra le sue sorridendole incoraggiante. Ha lo stesso sorriso di quando ci siamo conosciuti tanti anni fa, osserva Kushina con lieve sorpresa, se non stessi per morire dal rimorso glielo rinfaccerei subito, ridendogli in faccia.
Respira a fondo una, due, tre, quattro volte prima di serrare delicatamente la presa sulla mano dell’uomo che ama e, con un leggero sbuffo, si ritrova a sorridere mestamente ma ad annuire con convinzione.Dopo tanti anni quel suo sorriso la fa capitolare tuttora.
Minato la fissa con intensità per poi posare delicatamente il bambino a terra e alzarsi in piedi.
Kushina fa leva sulle vacillanti membra, si avvicina al volto del bimbo dormiente, totalmente ignaro di quello che accadrà, fino a sfiorargli una guanciotta vellutata con le sue labbra aride e screpolate.
Morte e vita, pensa tristemente la donna. Madre e figlio.

Ti rivedrò, Naruto.

Con la coda dell’occhio scorge l’uomo che ama preparare il rituale per l’invocazione.

È una promessa.