BROKEN
Era
il 16 Ottobre 2000, e nel Mondo Magico regnava la calma apparente.
Malfoy
Manor invece era in fermento, con i mille se non più elfi che giravano per il
giardino preparando tavoli, posate, tovaglie e sedie, e con ben tre wedding
planner che davano ordini a destra e a manca come colonnelli dell’esercito.
Il
popolo Purosangue e i dipendenti di quasi tutti i giornali scandalistici erano
in fermento per il Matrimonio del Secolo, tra Astoria Greengrass e Draco
Malfoy, entrambi della créme de la créme della società magica, e con famiglie
che sostenevano il Signore Oscuro.
La
sposa quella mattina era emozionata e felice perché avrebbe realizzato il suo
sogno d’amore, si guardava allo specchio e si sentiva una Regina, con quel
vestito bianco, puro semplice e quei boccoli lasciati sciolti sulle spalle
candide, e brindava con le sue damigelle pensando che aveva vinto una sfida, ma
che questa volta il premio era molto prezioso.
Nell’ala
est del maniero allo stesso modo si levarono in aria tre bicchieri di pregiato
champagne e partirono sonore risate.
Lo
sposo, al contrario della fidanzata, vedeva questo matrimonio come un obbligo,
uno sporco dovere a cui era costretto a sottostare, quella che indossava era
una maschera di sentimenti finti, che reprimeva il vero Draco.
In
quel momento realizzò che non avrebbe mai potuto fare quello che realmente
voleva.
Dalla
finestra si poteva intravedere l’immenso tendone bianco che veniva innalzato
dagli inservienti, tutto era bianco, e il cielo terso completava il bellissimo
panorama.
Blaise
Zabini, testimone dello sposo, si avvicinò alla finestra e dopo aver sgranato
gli occhi disse:
“Draco, noi usciamo ok? Theo alza le chiappe e rendiamoci utili!” e trascinò
fuori Nott.
“Ehi
Bla, ma che...?” il biondo era confuso, ma subito dopo si sentì un sonoro pop e
davanti a lui comparve una ragazza incappucciata.
“Pansy,
che ci fai qui?” chiese perplesso Draco, che a parer suo la ragazza sarebbe
dovuta essere in America.
La
ragazza non parlò, si tirò giù il cappuccio nero e alzò il viso, fu allora che
l’uomo vide in che stato era la sua amica.
“Cosa
ti è successo?” e si fece più vicino, ma lei si scostò.
“Nulla
Draco, è solo l’amore. Siediti per favore, sarà un po’ lunga” e lui senza dire
nulla si adagiò sulla cassapanca.
“Non
è facile per me dire queste cose, specialmente se sei stata educata per tutta
una vita, ad essere rigida, composta e a non mostrare sentimenti, ma sento che
oggi te lo devo dire, anche se sono sicura che non cambierà nulla..
Vedi
tu ed io ci siamo conosciuti da bambini te lo ricordi? Passavamo in quel
giardino ore intere a giocare rincorrerci e far uscire di testa gli elfi e
qualche volta a cruciare strani animali, non me ne sono dimenticata;
Abbiamo
passato la nostra infanzia insieme, e a undici ci siamo ritrovati a Serpeverde
a Hogwarts, eravamo migliori amici. E io stavo meravigliosamente.
Durante
i primi quattro anni io mi sono innamorata di te, Draco, e poi con quella sera
al Ballo del Ceppo, è stata fantastica, perché pensai di non poter scegliere
persona migliore alla quale donarmi. Mi sbagliavo.
Perché
da lì poi mi hai considerato come la tua sgualdrina personale, perché esaudivo
ogni tua richiesta, e non sai quanto me ne pento ora, perché quel legame che c’era
tra di noi si è spezzato…” la ragazza prese fiato e diede un occhiata al volto
del ragazzo, i loro occhi erano incatenati.
“Ma
io da giovane sedicenne oca e stupida ho continuato, poi dopo la guerra siamo
tornati a Hogwarts per il settimo anno mi sono resa conto dell’errore
madornale, e poi la grandissima freccia che ha spezzato il mio cuore è stata la
notizia del tuo matrimonio combinato con Astoria” la mora incominciò ad avere
gli occhi pieni di lacrime.
“Oggi
dopo tanto ho preso tutto il mio coraggio e sono venuta qui solo per dirti
ufficialmente che ti amo, Draco. So che tu continuerai a vedermi come un
giocattolo per sempre, come amica e basta, ma dovevo dirlo a te, ma anche a me
stessa” la ragazza attese in silenzio guardandosi i piedi, finchè decise di
tirare fuori la bacchetta per smaterializzarsi.
Ma
una mano la fermò, ed era quella del suo amato.
“Pansy,
sei stata coraggiosa a venire qua proprio oggi, ma credo tu sia rimasta la
stupida di Hogwarts!
Tu
per tutti questi anni sei vissuta nell’illusione che io ti consideri una
puttana, beh non è così!
Cazzo,
non ti rendi conto che… che non eri solo tu a stare male? Che io da degno erede
della casta Malfoy dovevo seguire gli ordini di mio padre e obbedirgli fino all’ultimo?
E che non ho mai voluto questa vita? E che anche io provo qualcosa di
dannatamente forte per te, e che devo reprimere ogni giorno?” sbraitò tenendosi
la testa fra le mani.
“Io
non ho detto niente perché avrebbe fatto ancora più male non trovi?” la guardò
negli occhi.
“Sì,
fa male, ma te lo dovevo dire. Solo un'altra richiesta e sparirò dalla tua
vita, amore mio!”
Pansy
si andò a sedere accanto a lui e con le dita fece girare il volto del biondo.
“Baciami
per l’ultima volta” era una richiesta, ma dentro la frase c’era tanto amore,
tristezza e malinconia.
Draco
in quel momento sorrise, uno di quelli veri, pieno di felicità e si avvicinò al
volto di Pansy.
I
nasi si sfioravano e le fronti si toccavano, e proprio in quel momento le loro
labbra s’incontrarono in una danza spericolata quanto pericolosa, che è l’amore.
Fu
un bacio, veloce, dolce e casto, Draco non fece in tempo ad aprire gli occhi
che sentì un sonoro pop della smaterializzazione.
E
per l’ennesima volta il cuore del giovane Malfoy si ruppe, e questa volta
niente e nessuno poteva ripararlo.